Secondo quanto comunicato dall'azienda il CIA scaduto non è più in grado di offrire soluzioni adeguate e compatibili con l'attuale contesto economico e sociale. Ma la FABI, ancora una volta, quando si tratta di diritti dei lavoratori, non ci sta.
"Noi continuiamo a sostenere che il nostro C.I.A. - spiegano i rappresentanti FABI Gruppo Veneto Banca - sia oggi più che mai compatibile e adeguato per gli inquadramenti, il VAP, il premio di fedeltà, il part-time, le regole sulla mobilità, i contributi per i figli (asilo nido, scuola materna, scuola elementare ecc. ecc.), la formazione, nonché per le pari opportunità, le molestie sessuali, fino alla previdenza complementare e all'assistenza sanitaria".
Vane le richieste delle OO.SS., sempre disponibili al confronto nell’ottica di cercare soluzioni adeguate ai problemi, di disporre un’analisi complessiva dei costi, invece di concentrarsi su singoli istituti quali, ad esempio, il premio di fedeltà, la cui cancellazione permetterebbe alla Banca di disporre di 15 milioni di euro. Cifra che l’azienda sostiene voler utilizzare per i giovani, ai quali sarebbe garantito un buono pasto di 5,29 euro a fronte dell’attuale di 1,81. Ma i conti non tornano: la spesa infatti prevista ammonterebbe ad appena 100mila euro l’anno.
“Quello che non capiamo – ha sottolineato Giuseppe Algeri, Segretario del Coordinamento FABI Gruppo Veneto Banca – è la chiusura dell’azienda nei confronti del sindacato. Nonostante ci siamo sempre dimostrati disponibili e aperti al confronto, abbiamo avuto questa notizia il 31 dicembre. Siamo sbigottiti dalla dura presa di posizione con cui si prende una decisione così importante, senza alcuna trattativa con i rappresentanti sindacali. Ora, continueremo a difendere i diritti dei lavoratori, tutti, sia giovani che meno giovani come abbiamo fatto fino ad ora, rimanendo comunque disponibili al confronto con l’azienda. Da quest’ultima, tuttavia, pretendiamo maggior trasparenza e rispetto dei ruoli”.
Roma 03/01/2013