Permettici, Santo Padre, di darti del tu e, con la semplicità con cui ti sei rivolto alla gente che ti acclamava in piazza San Pietro, di salutarti con calore ed affetto umano.
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FRANCESCO I, UNO DI NOI

Permettici, Santo Padre, di darti del tu e, con la semplicità con cui ti sei rivolto alla gente che ti acclamava in piazza San Pietro, di salutarti con calore ed affetto umano.
FRANCESCO I, UNO DI NOI

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Permettici, Santo Padre, di darti del tu e, con la semplicità con cui ti sei rivolto alla gente che ti acclamava in piazza San Pietro, di salutarti con calore ed affetto umano.
è stata subito empatia con un Papa come te, che viene dal popolo, da una famiglia semplice di emigrati, da un Paese “alla fine del mondo”, che ha sofferto molto a causa della dittatura prima e della crisi poi.
La FABI è un sindacato aconfessionale, nel senso che, statutariamente, come libera organizzazione di lavoratori, non aderisce ad alcuna religione, lasciando ai singoli quelle scelte che non possono che essere personali e intime. Tuttavia, la FABI è sempre stata partecipe e attenta al mondo circostante, compresa la Chiesa Cattolica, al cui magistero in tema di dottrina sociale si è sempre ispirata.
Ora, nei tempi difficili che viviamo – nella confusione dei Valori, nella prevaricazione della cattiva economia sulla buona politica, nell’esaltazione del profitto ad ogni costo, dimenticando l’uomo – sapere di avere in te una guida morale, un alleato, un amico, ci rincuora e ci fa sperare.
Così, vorremmo chiederti, con molta semplicità e con la naturalezza con cui ci si rivolge ad un buon padre, di non dimenticarti di noi lavoratori, ma soprattutto di coloro che non hanno lavoro, dei diseredati, dei poveri, degli sconfitti, di coloro che bene conoscono la fatica di vivere, degli emarginati, degli esclusi, insomma degli ultimi di questa società.
In questo mondo nuovo, in cui la solidarietà è spesso dimenticata, se non calpestata, per lasciar posto ai falsi idoli del denaro e del successo, abbiamo tutti bisogno di parole sagge, d’incoraggiamento, di consolazione, di speranza.
Tu hai voluto assumere il nome del Poverello d’Assisi, un santo universale, amato anche dai non cristiani e dai non credenti, un uomo semplice che ha sfidato le regole del tempo, che ha saputo rivolgersi a tutti, senza distinzioni di fede, razza o ceto, ed ha cambiato il mondo.
Noi speriamo che tu, ispirato anche dal suo esempio, sia davvero “pontefice sommo”, cioè costruttore di ponti, per unire tutti i continenti, tutti i popoli, tutte le fedi; per far ritrovare al mondo la via giusta, per rimettere al centro l’uomo.
Buon lavoro, fratello Francesco!
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