All'indomani dell'approvazione del bilancio 2012 del Banco Popolare, che evidenzia perdite per 945 milioni di euro, la FABI va all'attacco dei vertici e chiede che gli errori del management non ricadano per l'ennesima volta sui lavoratori.
"Come appare evidente", ha affermato il Coordinamento FABI del Banco Popolare, "il risultato negativo non dipende dall'operatività ordinaria ma da quella straordinaria e soprattutto rappresenta la conseguenza della politica perpetrata per anni tendente a privilegiare alla qualità del credito erogato, la mera creazione di volumi; insolvenze, incagli e partite deteriorate che grazie a qualche "top manager" vedono il Banco Popolare al primo posto nella classifica nazionale dei" crediti difficilmente esigibili".
"Le scelte che hanno portato a questo "Profondo Rosso" sono state prese dalle stesse persone che in anni passati avevano avallato l'utilizzo dei derivati in Italease, dei mutui RES e RESFIN ben noti a tutti i colleghi, ai fidi erogati con insufficienti garanzie e ad operazioni finanziarie dimostratesi fallimentari.
Le stesse persone che continuano ad occupare incarichi di vertice da oltre 10 anni con retribuzioni assolutamente fuori mercato e irrispettose dei risultato ottenuti".
Lo spettro di nuovi esuberi. Per il momento il Banco Popolare non ha ancora presentato il nuovo piano industriale, ma alla luce dei negativi risultati d'esercizio, ha già ventilato alla stampa la possibilità di nuove uscite di personale nel prossimo triennio, pari a 675 unità.
Un’ipotesi già duramente contrastata dalla FABI, come ha sottolineato Piero Marioli, Coordinatore nazionale FABI di Gruppo.
“Questa banca”, ha detto Marioli, “deve cambiare strategia, perché non si pu ò pensare che la soluzione dei problemi sia la riduzione dei posti di lavoro». Nel 2012 il Banco Popolare ha già tagliato del 7,3% le spese per il personale e un ulteriore giro di vite viene visto con scetticismo. “Se andiamo a vedere cosa ha determinato le perdite del 2012 notiamo che, oltre ad Agos Ducato, ci sono stati un miliardo e 284 milioni di rettifiche sui crediti. Quella è l’eredità degli anni delle vacche grasse, quando i manager, pur di fare volumi, concedevano crediti anche a chi non meritava troppa fiducia. La media delle sofferenze nelle banche italiane è dell’8%, mentre noi siamo al 12%, primi in assoluto. Se questi sono i risultati della banca mi domando come sia possibile continuare ad avere tanti ruoli apicali, a cui sono assegnati emolumenti che stridono con i dati di bilancio. Urge una strategia basata su una politica dei ricavi, non sui tagli”.
La FABI contesta, poi, il “doppiopesismo” dell’azienda nel concedere bonus e incentivi economici. Il sistema incentivante riservato ai dipendenti è stato infatti bloccato quest’anno e l’erogazione dello stesso premio aziendale risulta al momento essere in forse, mentre è previsto un nuovo piano di distribuzione di azioni ai consiglieri d’amministrazione della banca e al top management, in barba allo stato di salute dei conti.
Del resto il Banco Popolare non è nuovo a questo tipo d’operazioni. Già lo scorso anno, dopo aver chiuso il bilancio 2011 con una perdita secca di 2,2 miliardi, aveva comunque pagato incentivi extra ai suoi consiglieri e dirigenti di alto livello.
“I nodi sono venuti al pettine”, ha concluso Marioli, “non ci si pu ò chiedere di socializzare quelle responsabilità che hanno dei destinatari da tempo individuati, i colleghi sono veramente stanchi di doversi fare quotidianamente carico sia dell’inettitudine di qualcuno, sia della cronica mancanza di Organizzazione in azienda”.
“Siamo di conseguenza, disponibili ad intraprendere un percorso di collaborazione che porti all’individuazione di tutte quelle misure idonee a risolvere questa situazione a dir poco incresciosa, ribadendo per ò che tutto questo non pu ò che prescindere dall’assunzione di responsabilità da parte di tutti, in primis dei responsabili del disastro”.
Verona 18/03/2013