Il tour "FABI on the road" fa tappa a Brescia. I quadri sindacali bresciani discutono con il leader della FABI di Contratto Nazionale, piani industriali, nuova occupazione, attacchi ai diritti dei lavoratori. Prossimo appuntamento il 16 aprile a Rimini
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BRESCIA, SILEONI RISPONDE A OLTRE 150 QUADRI SINDACALI

Il tour “FABI on the road” fa tappa a Brescia. I quadri sindacali bresciani discutono con il leader della FABI di Contratto Nazionale, piani industriali, nuova occupazione, attacchi ai diritti dei lavoratori. Prossimo appuntamento il 16 aprile a Rimini
BRESCIA, SILEONI RISPONDE A OLTRE 150 QUADRI SINDACALI
Faccia a faccia tra il Segretario Generale della FABI e i quadri sindacali bresciani. Oggi il tour FABI on the road fa tappa a Brescia, una delle piazze bancarie più rilevanti per numero di addetti.

Il confronto inizia attorno all'una. La sala dove è convocata la riunione è gremita: sindacalisti di vecchio corso, pensionati ma anche diversi giovani si alternano al microfono per rivolgere al leader della FABI le più svariate domande.

A fare gli “onori di casa” Piergiuseppe Mazzoldi, Coordinatore FABI Brescia.

Al centro del dibattito sono ancora una volta i lavoratori bancari e i loro diritti sempre più compromessi da una crisi finanziaria che non risparmia ormai nessun istituto.

Sileoni risponde pragmatico ad ogni domanda. “Per me ascoltare le considerazioni di voi rappresentanti sindacali aziendali, che siete il cuore pulsante dell’organizzazione, è fondamentale”, esordisce.

Il dibattito è intenso e appassionato. Tanti gli argomenti sul tavolo: si comincia parlando del rinnovo del Contratto Nazionale ABI.

“Abbiamo portato a casa un contratto che ha garantito il recupero dell’inflazione, in un momento in cui gran parte delle categorie produttive non è riuscita ad arrivare alla firma di un accordo. Le compensazioni ci sono, ma gli aumenti a regime rimangono”, ribadisce Sileoni, sottolineando il particolare momento storico in cui è maturato il rinnovo: con da una parte le banche, pronte a seguire l’esempio di Marchionne e a farsi propri contratti di gruppo, e dall’altra una delle crisi peggiori dal dopoguerra a oggi, che tradotto significa bilanci in perdita e redditività in caduta libera.

Più di uno i pericoli scampati dalla categoria negli ultimi 4 anni, grazie al lavoro politico della FABI, prima Organizzazione Sindacale del settore. A cominciare dalla mancata introduzione dell’indennità di disoccupazione, che avrebbe portato al licenziamento di 35mila lavoratori bancari, un’iniziativa caldeggiata dall’ABI, ma duramente contrastata dalla FABI e poi morta sul nascere.

Numerosi anche i risultati faticosamente conquistati: come la creazione di un fondo per la nuova occupazione, unico nel panorama produttivo italiano, fortemente voluto dalla FABI nell’ambito del rinnovo del Contratto Nazionale, che consentirà nuove assunzioni stabili nelle banche, l’istituzione di un Fondo emergenziale, che garantisca forme di sostegno al reddito per due anni ai lavoratori bancari licenziati, la firma, dopo una durissima trattativa, del Contratto Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo.

Poi gli accordi sui piani industriali dei principali gruppi bancari. “Ne sono stati rinnovati ben 11”, ricorda il leader della FABI, “e in ogni trattativa la nostra Organizzazione Sindacale è sempre riuscita a imporre due paletti imprescindibili alla controparte: uscite solo su base volontaria e incentivata e nuova occupazione”.

Qualcuno in sala fa notare come la categoria dei bancari sia sotto attacco. “Certamente le banche tentano di ridurre i costi”, ammette Sileoni, “ma la controffensiva sindacale non si fa attendere”.

Senza dimenticare che chi lavora allo sportello gode indubbiamente di maggiori garanzie e tutele rispetto ad altre categorie di lavoratori.

“Siamo gli unici ad avere un fondo esuberi interamente autofinanziato”, dice Sileoni. “Un fondo che è stato creato da ABI e Organizzazioni Sindacali e ha consentito di gestire dal 2000 ad oggi in maniera morbida tutti i piani industriali dei maggiori gruppi, consentendo uscite volontarie e incentivate in cambio di nuova occupazione”.

Infine, una riflessione sul ruolo del sindacato oggi: avere il coraggio di combattere ma anche la capacità di negoziare.

Le battaglie non sono mancate. “Siamo stati gli unici a denunciare le spropositate retribuzioni dei manager di settore, a batterci contro la modifica dell’articolo 18, a fare pressione affinché gli esodati fossero salvaguardati”, rivendica con Sileoni.

Un sindacato riformista ma non antagonista: questa l’anima della FABI.

Perché, come conclude Sileoni, “vogliamo gestire in maniera pragmatica il cambiamento, facendo l’esclusivo interesse dei lavoratori che rappresentiamo”.

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