Faccia a faccia tra il Segretario Generale della FABI Sileoni e oltre 150 quadri sindacali locali. Presenti anche dirigenti sindacali delle Marche. Sileoni risponde a tutte le domande sulle questioni all'ordine del giorno, a cominciare dal Fondo per l'occupazione
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FABI ON THE ROAD FA TAPPA A RIMINI

Faccia a faccia tra il Segretario Generale della FABI Sileoni e oltre 150 quadri sindacali locali. Presenti anche dirigenti sindacali delle Marche. Sileoni risponde a tutte le domande sulle questioni all’ordine del giorno, a cominciare dal Fondo per l’occupazione
FABI ON THE ROAD FA TAPPA A RIMINI
Rimini: oggi il tour FABI on the road fa tappa nella città romagnola, recentemente al centro dell'attenzione per il commissariamento di una delle banche storiche della regione, la Cassa di Risparmio di Rimini, salvata dalla liquidazione coatta amministrativa anche grazie all'impegno della FABI, che ha fatto di tutto per mobilitare lavoratori e imprenditori locali al fine di mantenere la banca radicata sul territorio.

Un merito che il Segretario Generale della FABI, Lando Maria Sileoni, riconosce pubblicamente al padrone di casa, il coordinatore di FABI Rimini, Giuseppe Taddia, in una sala riempita da oltre 150 rappresentanti sindacali venuti apposta per confrontarsi con il leader della prima organizzazione sindacale del credito.

In prima fila i sindacalisti romagnoli (della FABI di Rimini, Faenza, Forlì-Cesena e Ravenna), ma c’è una nutrita presenza anche di quadri sindacali marchigiani (della FABI di Ancona, Pesaro, Macerata e Ascoli Piceno-Fermo).

Il dibattito comincia così nel segno del confronto e dello scambio d’idee. Si spazia da argomenti di carattere locale, che riguardano le banche del territorio, a cominciare della Carim, a quelli di respiro nazionale.

L’intervento di Sileoni è conciso e tocca tutti i principali temi all’ordine del giorno.

“Abbiamo portato a casa un contratto che ha garantito il recupero dell’inflazione, in un momento in cui gran parte delle categorie produttive non è riuscita ad arrivare alla firma di un accordo. Le compensazioni ci sono, ma gli aumenti a regime rimangono”, ribadisce Sileoni, sottolineando il particolare momento storico in cui è maturato il rinnovo: con da una parte le banche, pronte a seguire l’esempio di Marchionne e a farsi propri contratti di gruppo, e dall’altra una delle crisi peggiori dal dopoguerra a oggi, che tradotto significa bilanci in perdita e redditività in caduta libera.

Più di uno i pericoli scampati dalla categoria negli ultimi 4 anni, grazie al lavoro politico della FABI, prima organizzazione sindacale del settore. A cominciare dalla mancata introduzione dell’indennità di disoccupazione, che avrebbe portato al licenziamento di 35mila lavoratori bancari, un’iniziativa caldeggiata dall’ABI, ma duramente contrastata dalla FABI e poi morta sul nascere.

Numerosi anche i risultati faticosamente conquistati: come la creazione di un fondo per la nuova occupazione, unico nel panorama produttivo italiano, fortemente voluto dalla FABI nell’ambito del rinnovo del Contratto Nazionale, che consentirà nuove assunzioni stabili nelle banche, l’istituzione di un Fondo emergenziale, che garantisca forme di sostegno al reddito per due anni ai lavoratori bancari licenziati, la firma, dopo una durissima trattativa, del Contratto Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo, la sottoscrizione di accordi sui piani industriali che a fronte di prepensionamenti volontari e incentivati hanno permesso la conferma dei precari e “nuova e buona occupazione”.

Quanto al Fondo per la nuova occupazione il numero uno della FABI non le manda certo a dire. “Faremo nome e cognome dei banchieri che non versano il 4% del proprio stipendio sul fondo. Qualora non versino, saranno le banche a versare per loro”.

“Il fondo è pienamente operativo”, ha ricordato Sileoni, “abbiamo uno strumento che ci permette di fare nuova occupazione a tempo indeterminato”

Ma Sileoni delinea anche le sfide future, che di qui a qualche anno il sindacato si troverà ad affrontare. Come ad esempio la possibile introduzione della banca online, che potrebbe portare a una drastica riduzione dei livelli occupazionali e che dovrà, quindi, essere gestita con intelligenza e lungimiranza politica per tutelare al meglio i lavoratori.

Sul piatto anche lo spinoso tema delle esternalizzazioni del back office, rilanciato ultimamente dal Gruppo MPS. “Dobbiamo lavorare per tenere unita la categoria, cercando di mantenere all’interno del perimetro bancario anche i lavoratori del back office”, ha detto Sileoni.

Insomma, parole d’ordine: “difendere a denti stretti le nostre conquiste”, ha concluso il leader della FABI.

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