Trasferito a 80 km da casa perché aveva difeso un lavoratore in un noto istituto di credito. Il dirigente sindacale, assistito dalla Segreteria Nazionale e dall'ufficio legale della FABI, ha per ò vinto la procedura di conciliazione ed è tornato al suo posto
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QUANDO IL SINDACALISTA ? NEL MIRINO

Trasferito a 80 km da casa perché aveva difeso un lavoratore in un noto istituto di credito. Il dirigente sindacale, assistito dalla Segreteria Nazionale e dall’ufficio legale della FABI, ha per ò vinto la procedura di conciliazione ed è tornato al suo posto
QUANDO IL SINDACALISTA ? NEL MIRINO
Un trasferimento a 80 kilometri di distanza da casa perché aveva difeso un lavoratore a sua volta mandato a lavorare a 200 km dalla sua residenza.

Questo sarebbe toccato a un dirigente sindacale della FABI, in servizio presso un noto istituto di credito, se il caso, ancor prima di finire in tribunale, non fosse stato oggetto di conciliazione tra le parti in causa.

Difeso dalla Segreteria Nazionale e dal legale della FABI, Paolo Berti, il dirigente sindacale è infatti riuscito ad ottenere l’annullamento del trasferimento.

Un provvedimento dal “sapore” decisamente antisindacale, oltre che immotivato. Il lavoratore, con 15 anni di attività alle spalle, non solo ricopriva infatti un ruolo da dirigente provinciale del sindacato ma aveva anche un contratto che escludeva espressamente la possibilità di essere trasferito.

L’allontanamento era scattato subito dopo che il sindacalista aveva preso le difese di un dipendente dell’istituto, anche lui “spedito” a 200 kilometri dal comune di residenza, nonostante gli accertati problemi famigliari.

“Subito come FABI ci eravamo attivati per promuovere una causa contro la banca e alla fine grazie al supporto del nostro ufficio legale eravamo riusciti a far sospendere il provvedimento”, racconta il sindacalista.

Da quel momento in poi l’accanimento nei suoi confronti, culminato con il trasferimento.

Ma la vertenza, per fortuna, si è conclusa ancor prima di finire nelle aule giudiziarie. “La validità delle nostre argomentazione ha indotto la banca a proporre una conciliazione”, spiega il dirigente, adesso reintegrato sul posto di lavoro.

“Se la vicenda si è conclusa con un lieto fine devo ringraziare il mio sindacato, che anche in questo caso non ha lasciato indietro nessuno, per usare le parole del Segretario Sileoni”, conclude il dirigente.

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