SPECIALE BPM, LA STAMPA DEL 24/04/2013

“No al televoto. L’assemblea dei soci non è un talent show”. La dichiarazione del Coordinatore FABI di BPM, Magrini, ripresa dai principali quotidiani.

IL GIORNALE mercoledì 24 aprile 2013
BANCHE La guerra di Piazza Meda – Gli uomini di Bonomi lasciano il vertice Bpm – Altre tre dimissioni dal consiglio di sorveglianza, occhi a Bankitalia Annunziata: «Il piano spa continua». Ma c’è il peso del gruppo «Amici»
Massimo Restelli
Andrea Bonomi ritira gli «ambasciatori» dal consiglio di sorveglianza della Popolare di Milano. Con un effetto domi­no, all’indomani delle dimissio­ni del presidente Filippo Annunziata lasciano Cesare Piove­ne e Anna Maria Pontiggia. Entrambi militavano nella lista di Investindustrial; via anche Fe­derico Fornaro (Alessandria) approdato al Senato con il Pd.
Il dato sistemico è l’addio dei «bonomiani», perché sancisce la definitiva presa di distanza da quello che resta della vec­chia guardia di Bpm. Dove il blocco di potere trasversale che faceva perno sull’ex Associ­zione Amici starebbe cercando di guadagnare nuovo spazio.
è iniziata quindi la guerra fi­nale per il controllo di Piazza Meda, con la prospettiva che la decisione di Investindustrial in­duca Bankitalia ad assestare un nuovo colpo: sia Piovene sia Pontiggia hanno sostanzial­mente motivano la decisione con l’impossibilità di gestire la cooperativa nel suo percorso di avvicinamento all’assemblea di giugno per il riemergere dei «potentati» interni. Simile era stata la spiegazione di Annun­ziata, che ha per ò aggiunto co­me il progetto spa «non sareb­be in discussione» neppure «se si dimettesse l’intero cds»,visto che quest’ultimo non ha voce nella gestione. Sul tavolo della sorveglianza c’era poi il parere, molto problematico, stilato dal­lo studio Benessia sulla fattibili­tà del voto a distanza. Questa è una delle variabili chiave per ge­stire l’assemblea dei soci, men­tre la base riprende forza, aiuta­ta dalla levata di scudi decisa dai vertici di altre Popolari a di­fesa del «modello-coop».Saba­to ci sarà l’assaggio della «gran­de guerra», con l’assise sul bi­lancio e, appunto, il voto a di­stanza. L’opzione è stata boc­ciata ieri anche dalla Fabi, che con Lando Sileoni ha in più oc­casioni difeso il «modello popo­lari » anche per sventare prece­denti per l’intero settore.
Se continueranno gli addii al cds, alcuni sarebbero stati «fre­nati », potrebbe comunque mancare il numero legale: l’or­gano di sorveglianza conside­rando le recenti dimissioni di Giovanni Bianchini, è già passa­to da 18 a 13 voci. Se scendesse a undici «teste», la parola passe­rebbe all’assemblea. E Bonomi, con l’aiuto della Vigilanza, potrebbe sfruttare le elezioni per acquisire maggiore forza. Fuori dal coro, invece, il rappre­sentante dei soci esterni Piero Lonardi, che ha definito «stru­mentali » le dimissioni da un cds che «non ha mai svolto il suo compito». Il board tornerà comunque a discutere venerdì per valutare l’esposto in Banki­talia ris­petto alla proposta alter­nativa alla spa avanzata da Enri­co Castoldi, Ruggero Cafari Pa­nico e Maurizio Cavallari.
Quell’atto è il terzo degli sbar­ramenti a fuoco in preparazio­ne contro il «progetto spa», in­sieme a quello dei sindacati (pur con dei distinguo tra loro) e quello dei soci-pensionati (di grande peso in assemblea, com­plici le deleghe), dove stanno confluendo i dipendenti usciti con il piano esuberi e alcuni ex esponenti degli «Amici». Quan­to ai sindacati, sia la Fabi sia Fi­ba sono schierate per la coope­rativa; la Fisac e la Uilca, che era­no state le ultime ad alimentare gli «Amici», faticano invece a trovare una posizione univoca. A esacerbare gli animi nel quadrilatero di Piazza Meda ha comunque contribuito la deci­sione della banca di procedere contro sette dipendenti che ave­vano cercato di fare proseliti in vista dell’assemblea, utilizzan­do la mail aziendale: un addet­to sarebbe stato sospeso, altri 6 avrebbero ricevuto lettere di ri­chiamo. Oggi è attesa la replica dei sindacati interni, statuto dei lavoratori alla mano.
VENERDI’
Nuovo summit per l’esposto alla Vigilanza contro la vecchia guardia
ASSEMBLEA
Pensionati in manovra.
Benessia freddo sul voto a distanza. No della Fabi
LA STAMPA mercoledì 24 aprile 2013
DOPO ANNUNZIATA SI DIMETTONO DAL CDS FORNARO, PIOVENE E PONTIGGIA – Bpm, la grande fuga Lasciano altri tre – Sale la tensione per il progetto della Spa
LUCA FORNOVO FRANCESCO SPINI
La Banca Popolare di Milano in piena bufera. Dopo il presidente Filippo Annunziata, nel corso della riunione di ieri altri tre consiglieri di sorveglianza hanno rassegnato le dimissioni. Il primo è Federico Fornaro, rappresentante della Cassa di Risparmio di Alessandria. E a lasciare sono stati anche Cesare Piovene e Anna Maria Pontiggia, entrambi espressione della lista Investindustrial, il fondo che fa capo ad Andrea Bonomi. Ossia il presidente del consiglio di gestione che da settimane lavora per portare a compimento il suo progetto di trasformazione in Spa della popolare, in un modello ibrido.
Ufficialmente i tre dimissionari (a parte Fornaro, che ha motivato il gesto con la recente elezione al Senato, tra le fila del Pd) hanno lasciato per il clima creatosi, col ritorno – a loro dire – di vecchie logiche legate ai dipendenti soci. Ma, secondo fonti finanziarie, per il momento non avrebbero ancora lasciato gli incarichi nelle controllate: Piovene è sindaco in Akros, Pontiggia in Webank, Fornaro siede nell’organo di vigilanza sempre di Akros.
Rispetto allo showdown che è andato in onda in Piazza Meda, alcuni consiglieri propongono letture alternative. Piero Lonardi, storico esponente dei soci non dipendenti, giudica «strumentali» le dimissioni. L’idea che circola – ma senza alcuna conferma, ovviamente è che questo sarebbe un modo utile per far scattare di nuovo la sirena d’allarme in Banca d’Italia, che a questo punto potrebbe tornare a regolare il traffico di Piazza Meda per favorirne la trasformazione in società per azioni.
Nel frattempo venerdì il cds si riunirà per valutare un esposto diretto proprio a Via Nazionale riguardo al progetto «Idea» messo a punto dai consiglieri Maurizio Cavallari, Enrico Castoldi, e che punta a salvare l’anima cooperativa di Bpm. Progetto che finora non sarebbe stato vagliato dal Cds, ma solo dal consiglio di gestione.
Quello che è certo è che di qui al 23 giugno, quando ci sarà l’assemblea chiamata a votare la trasformazione in Spa, gli ostacoli non si conteranno: ad eccezione della Fisac-Cgil nazionale, tutti i sindacati sono contrari. Gli «Amici» – il disciolto sodalizio dei dipendenti soci – conterebbero sulle due associazioni dei pensionati (che hanno 5 deleghe) per impallinare ogni proposta di riforma dietro cui c’è chi intravede progetti matrimoniali. Insomma, ci si prepara alla guerra.
Le prime cartucce si spareranno sabato, nell’assemblea a cui sarà presentato il bilancio, quando tra le altre cose si voterà sul «voto remoto». Ma sulla possibilità di esprimere le proprie preferenze assembleari standosene a casa, ieri è giunto il parere dell’avvocato Angelo Benessia, che era stato interpellato dal cds. Nella risposta il giurista esprimerebbe dubbi sulla percorribilità della proposta di modifica statutaria che presenterebbe delle debolezze. Insomma, esito negativo. Anche la Fabi interna a Bpm ha espresso il suo deciso «no» al voto da remoto. «Riteniamo che questa proposta sia impraticabile – ha scritto Matteo Magrini, coordinatore Fabi del gruppo Bpm – perché snaturerebbe uno dei valori fondanti del modello di governance popolare: la partecipazione». Secondo il sindacalista questo valore non deve «essere banalizzato con modalità di voto degne di un talent show».
MF-MILANO FINANZA mercoledì 24 aprile 2013
Altri tre consiglieri lasciano la poltrona dopo il passo indietro di annunziataLa Pop Milano piomba nel caos Duro dibattito in consiglio. Intanto un parere legale di Benessia boccia il voto da casa che sabato arriva in assemblea. Sindacati, dipendenti e pensionati pronti al no. Bankitalia potrebbe intervenire
di Luca Gualtieri
Da almeno due anni in Piazza Meda non si respirava un clima così incandescente. Di fronte al terremoto che in questi giorni scuote la Popolare di Milano la mente corre al passato, cioè agli anni in cui i dipendenti-soci dominavano la scena della banca.
In pochi giorni tutti i paletti posti dal «normalizzatore» Andrea Bonomi sono stati spazzati via e, in vista dell’assemblea di bilancio di sabato, la situazione si fa sempre più burrascosa.
Dopo le dimissioni del presidente Filippo Annunziata, ieri pomeriggio il consiglio di sorveglianza si è riunito in un clima di forte tensione. Nel corso dell’incontro ben tre consiglieri, Cesare Piovene, Anna Maria Pontiggia e Federico Fornaro, hanno fatto un passo indietro, facendo calare il numero complessivo dei membri a 13. Se si scendesse sotto gli 11, la banca dovrà convocare senza indugio l’assemblea per reintegrare il board e portarlo a scadenza naturale. All’inizio della riunione Piovene, eletto nel 2011 in quota al fondo Investindustrial di Bonomi, ha esordito leggendo una dura lettera in cui stigmatizzava il clima insostenibile che si respira nel consiglio dalla presentazione del progetto spa. La discussione si è subito animata e Pietro Lonardi, rappresentante dei soci non dipendenti, ha definito «strumentali» le motivazioni di Piovene, dichiarando che il consiglio di sorveglianza «non ha mai funzionato». Dopo qualche ora Pontiggia, anche lei eletta in quota Investindustrial, ha rassegnato le dimissioni, mentre il passo indietro di Fornaro, in quota alla Fondazione Cari Alessandria, è dovuto soltanto alla sua nomina a senatore.
Altro tema al centro del dibattito è stato il progetto del voto da casa, che sarà sottoposto agli azionisti nell’assemblea di sabato.
Bonomi punta infatti a coinvolgere l’intero corpo sociale nelle scelte della banca, alzando il numero dei votanti e diluendo così la componente dei dipendenti-soci, da sempre padroni delle strategie di Piazza Meda. Secondo quanto appreso da MF-Milano Finanza, alcuni consiglieri di sorveglianza avrebbero chiesto un parere legale all’avvocato Angelo Benessia per fare luce sulla materia. Il verdetto del documento, presentato ieri in consiglio, sarebbe nettamente sfavorevole al progetto di Bonomi per una presunta incompatibilità con lo statuto. Trova dunque un valido appiglio legale l’opposizione che in questi ultimi giorni è venuta montando. La Fabi, il principale sindacato presente in Piazza Meda, ha infatti apertamente sconfessato il nuovo sistema di votazione. «Quanto alla proposta di introdurre il voto elettronico, lanciata dal presidente Andrea Bonomi a mezzo stampa, in vista della prossima assemblea dei soci, riteniamo che questa sia impraticabile perché snaturerebbe uno dei valori fondanti del modello di governance popolare: la partecipazione. Riteniamo quindi che tale valore non debba essere banalizzato con modalità di voto degne di un talent show», ha spiegato ieri in una nota Matteo Magrini, coordinatore Fabi del gruppo Bpm. Sulla stessa lunghezza d’onda potrebbero quasi certamente muoversi anche la Fiba-Cisl, la Uilca e i pensionati (portatori di cinque deleghe).
Il clima interno si sta facendo insomma sempre più incadescente, al punto che in molti ipotizzano un intervento della Banca d’Italia, da sempre vicina alle posizioni di Bonomi e critica verso i dipendenti-soci. Finora soluzioni estreme quali il congelamento del voto erano parsi assai remoti, eppure l’evoluzione del quadro di questi ultimi giorni rende l’ipotesi sempre più plausibile, pur in assenza di conferme. Nel frattempo il consiglio di sorveglianza si riunirà di nuovo venerdì, proprio alla vigilia dell’assemblea, per discutere dei numerosi e delicati temi sul tappeto. Tra questi potrebbe esserci anche la presentazione di un esposto a Bankitalia contro i tre consiglieri che nelle settimane scorse hanno presentato un piano alternativo alla trasformazione in spa.
CORRIERE DELLA SERA mercoledì 24 aprile 2013
Ribaltone Bpm, la «Spa» si allontana – Via altri tre consiglieri. Il dimissionario Annunziata: il progetto resta
MILANO — La guerra è ripartita. E nessuno sembra avere intenzione di fare prigionieri. Dopo un anno e mezzo di tregua alla Bpm, nuova gestione e sindacati interni sono entrati in collisione. Il primo a farne le spese è stato il presidente del consiglio di sorveglianza, Filippo Annunziata, che lunedì ha rassegnato le dimissioni accusando alcuni consiglieri di «non svolgere il proprio ruolo in modo indipendente». E ieri altri tre amministratori lo hanno seguito: Anna Maria Pontiggia, Cesare Piovene e Federico Fornaro. I primi due erano stati indicati dalla Investindustrial di Andrea Bonomi, l’altro dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Il segnale è chiaro: in questo consiglio Bonomi non vuole stare. E ha «ritirato» i suoi. Le dimissioni sono state spiegate con l’impossibilità di proseguire nello svolgimento del mandato.
In questo clima la trasformazione di Piazza Meda in società per azioni, snodo chiave del piano di rilancio avviato da Bonomi e Piero Montani, rischia di non arrivare al traguardo. Ci sono ancora due mesi di tempo per trovare una soluzione, anche se la strada appare sempre più in salita. Ieri il consiglio di sorveglianza che ha ratificato le dimissioni di Annunziata e degli altri tre amministratori, avrebbe chiesto allo Studio Benessia un parere legale sul voto da casa, che sarà sottoposto sabato prossimo all’assemblea di Bpm, riscontrando dubbi sulla percorribilità. Si tratta di uno degli snodi chiave per il varo della Spa. Secondo alcuni osservatori servirebbe a diluire la componente sindacale e quindi a disperdere il fronte del «no» all’assemblea di giugno, in cui dovrà essere votata la trasformazione. Da parte loro i sindacati, seppure con posizioni diverse, sembra stiano convergendo. La Fiba-Cisl ha già detto di non essere d’accordo con il nuovo modello. Uilca e Fisac hanno espresso riserve. E ieri, a sorpresa, la Fabi, che finora si era mantenuta cauta, ha fatto sapere che sabato voterà contro il voto da casa.
La battaglia, insomma, è in pieno svolgimento. Il presidente reggente, Giuseppe Coppini, ha convocato per venerdì una nuova riunione del consiglio per deliberare la presentazione di un esposto in Banca d’Italia sulla proposta di governance alternativa avanzata dai tre consiglieri di sorveglianza Maurizio Cavallari, Ruggiero Cafari Panico e Enrico Castoldi, i primi due ex Amici della Bpm, il terzo invece era stato indicato da Matteo Arpe all’epoca della contesa con Bonomi per il controllo della banca. La proposta avrebbe travalicato i compiti del consiglio.
A questo punto resta da capire quanto spazio di manovra hanno ancora Bonomi e Montani. Ieri Annunziata ha detto che il progetto di trasformazione in Spa «non è in discussione» e che se anche l’intero consiglio di sorveglianza si dimettesse «le cose non cambierebbero» perché «è privo di poteri di gestione». Al puzzle manca tuttavia ancora un tassello fondamentale: il parere della Banca d’Italia sul nuovo statuto. Palazzo Koch sarebbe in attesa di alcuni chiarimenti da Bpm sul nuovo assetto, in particolare avrebbe chiesto garanzie sulla stabilità. Ma la bagarre scoppiata in Piazza Meda rischia di rimettere tutto in discussione.
Federico De Rosa
ITALIA OGGI mercoledì 24 aprile 2013
Bpm, animi accesi – In vista dell’assemblea di sabato
Si alza la temperatura in Banca popolare di Milano, in vista dell’assemblea di sabato. Dopo le dimissioni del presidente del cds, Filippo Annunziata, annunciate lunedì sera, ieri si sono dimessi altri due consiglieri nel corso dello stesso cds. Sono Cesare Piovene e Federico Fornaro (eletto senatore nel Pd). Il cds tornerà a incontrarsi venerdì: sul tavolo, la valutazione di un esposto alla Banca d’Italia contro i tre consiglieri che hanno presentato nelle settimane scorse il piano alternativo alla trasformazione in spa. Nel frattempo, i lavori del consiglio di gestione sono rimasti aperti in attesa delle decisioni del cds.
Intanto, il sindacato Fabi ha detto che la proposta di introduzione del voto elettronico in assemblea, «lanciata dal presidente Bonomi a mezzo stampa, impraticabile, perché snaturerebbe uno dei valori fondanti: la partecipazione».
Monta la protesta sindacale anche in merito ai richiami ufficiali della direzione del personale ad alcuni dipendenti per l’utilizzo della posta elettronica interna. Decisione della direzione definita «grave, in quanto lesiva dei più elementari diritti sanciti dalla Costituzione e dallo statuto dei lavoratori».
Se ci ò non bastasse, la direzione del personale ha anche inviato ai sindacati una lettera in cui si esclude l’accesso ai locali aziendali ai non dipendenti, per «esigenze di sicurezza e riservatezza». Secondo i sindacati, è, di fatto, un ulteriore inasprimento della contrapposizione tra chi è favorevole e chi contrario al progetto spa.
LA REPUBBLICA mercoledì 24 aprile 2013
Bpm, via gli uomini di Bonomi dal Cds – Si valuta esposto a Bankitalia, polemiche dopo dimissioni di presidente e tre consiglieri
VITTORIA PULEDDA
MILANO — Clima sempre più incandescente alla popolare di Milano. Dopo le dimissioni della vigilia del presidente del consiglio di sorveglianza (cds), Filippo Annunziata, ieri è stata la volta di altri tre consiglieri: due di questi -Cesare Piovene e Anna Maria Pontiggia – erano stati eletti con la lista presentata a suo tempo da Investindustrial (cioè dal fondo di private equity gestito da Andrea Bonomi, attuale presidente del consiglio di gestione della banca) che a questo punto non ha più rappresentanti nel consiglio di sorveglianza. Ieri ha rassegnato le dimissioni anche Federico Fornaro, eletto senatore nelle
liste del pd alle ultime elezioni e indicato, in seno al consiglio di sorveglianza della Bpm, dalla Fondazione Cassa di risparmio di Alessandria. A questo punto il cds è formato da 13 membri, ma devono scendere sotto 11 perché si debba convocare un’assemblea per nominarne uno nuovo.
Secondo le ricostruzioni, le dimissioni sarebbero state motivate con il tornare a prevalere, all’interno del cds, di vecchie logiche, in un clima in cui sarebbe sempre più difficile lavorare. Posizioni analoghe insomma a quelle espresse il giorno prima da Annunziata. «Io ritengo piuttosto
che alcune motivazioni siano strumentali. A mio parere in consiglio di sorveglianza, che non ha mai funzionato in modo pieno e condiviso, sono ora scoppiate contraddizioni che lo stanno facendo crollare», tuona Piero Lonardi, rappresentante storico dei soci non dipendenti all’interno della Bpm e attualmente membro del cds.
Solo un piccolo assaggio di quanto si stia inasprendo lo
scontro, in vista di quella che è la vera posta in gioco: la trasformazione della popolare in società per azioni. Ieri mattina ad esempio si era riunito un consiglio di gestione non previsto e per dopodomani è previsto un consiglio di sorveglianza straordinario, per valutare se presentare un esposto alla Banca d’Italia rispetto alla proposta di alcuni consiglieri di mettere a punto un piano alternativo al progetto di
spa di Andrea Bonomi.
Il tempo stringe e già sabato 27 rappresenta un appuntamentochiave, con l’approvazione dei conti da parte dell’assemblea e una modifica del regolamento assembleare per consentire il voto a distanza (anche da casa o da agenzie Bpm). Quest’ultimo passaggio potrebbe rappresentare il grimaldello per far passare più agevolmente la trasformazione in spa. Ieri il cds ha esaminato
un parere richiesto allo studio Benessia sulla proposta, all’ordine del giorno dell’assemblea di sabato prossimo, avanzata dal presidente Bonomi di introdurre in assemblea il voto elettronico a distanza. Secondo quanto emerso dal parere dell’avvocato sarebbero emerse alcune perplessità: il voto da casa, via Internet, presenterebbe alcune «debolezze».
Più netta l’alzata di scudi da
parte della Fabi: «Riteniamo che questa proposta sia impraticabile perché snaturerebbe uno dei valori fondanti del modello di governance popolare: la partecipazione », ha detto Matteo Magrini, coordinatore Fabi del gruppo Bpm che al contempo ha condannato il comportamento scorretto avuto dalla direzione della banca ai danni di alcuni dipendenti.
IL SOLE 24 ORE mercoledì 24 aprile 2013
Bpm, si dimettono tre consiglieri – Dopo il presidente Annunziata lasciano il cds anche Piovene, Fornaro e Pontiggia
Paolo Paronetto
Dimissioni in serie, consigli straordinari, esposti alla Banca d’Italia. Dopo essere stata scoperchiata dall’addio del presidente Filippo Annunziata, la spaccatura all’interno del consiglio di sorveglianza della Banca Popolare di Milano continua ad agitare la vita dell’istituto in questa vigilia assembleare. Sabato i soci dovranno esaminare il bilancio 2012 e le modifiche sul voto a distanza, ma nel frattempo l’organo di controllo della banca continua a perdere pezzi. Ieri si sono dimessi Cesare Piovene, Federico Fornaro e Anna Maria Pontiggia, che hanno così seguito l’esempio di Annunziata, che aveva formalizzato l’uscita lunedì sera. Piovene e Pontiggia erano stati candidati alla carica di consigliere dalla Investindustrial del presidente del consiglio di gestione, Andrea C. Bonomi. Fornaro, eletto in Senato con il Pd, era espressione della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria.
Gli addii sono stati motivati, con missive lette di fronte al cds, dal riemergere all’interno del consiglio di logiche di potere legate alla «vecchia Bpm» controllata dai dipendenti soci riuniti nell’associazione Amici. Motivazioni definite «strumentali» da Piero Lonardi, rappresentante in cds dei soci non dipendenti, ma che testimoniano le distanze ormai insanabili all’interno della sorveglianza.
Il cds tornerà poi a riunirsi in seduta straordinaria venerdì, alla vigilia dell’assemblea. All’ordine del giorno c’è l’ipotesi di presentare un esposto alla Banca d’Italia sul progetto alternativo alla trasformazione in spa presentato da tre consiglieri (Maurizio Cavallari, Ruggiero Cafari Panico ed Enrico Castoldi) lo scorso 4 aprile. Chi propone il provvedimento ritiene infatti che il comportamento dei tre sia completamente al di fuori delle competenze del consiglio di sorveglianza e costituisca quindi un’invasione di campo nei confronti delle prerogative della gestione. La presidenza ad interim del cds (e dell’assemblea di sabato) sarà assunta dal vice presidente anziano Giuseppe Coppini. Il consiglio sarà poi integrato con ogni probabilità nell’assemblea straordinaria già convocata il 22 giugno per esaminare il progetto di trasformazione in spa e l’aumento di capitale da 500 milioni. I soci dovranno quindi presentare nuove liste di candidati per eleggere il presidente e i consiglieri mancanti.
Il clima continua a surriscaldarsi, intanto, anche sul fronte del voto a distanza. Sabato i soci saranno chiamati a esprimersi su una modifica del regolamento assembleare che di fatto consentirebbe il voto «da remoto», ovverosia da casa tramite internet, senza l’obbligo di partecipare fisicamente all’assemblea. Ieri il sindacato Fabi ha bocciato l’ipotesi, definita «degna di un talent show» e «impraticabile perché snaturerebbe uno dei valori fondanti del modello di governance popolare: la partecipazione». Dubbi sul voto da casa sono stati espressi, secondo quanto rivelato ieri da Radiocor, anche dallo studio legale di Angelo Benessia, a cui il consiglio di sorveglianza si era rivolto per un parere legale. Il cammino della Popolare verso la scelta di giugno sulla spa appare quindi sempre più accidentato, anche se ieri proprio Annunziata, a margine del l’assemblea Mediolanum, è intervenuto per gettare acqua sul fuoco, sottolineando che il progetto spa «non è in discussione». «Anche se tutto il cds si dimettesse», ha notato, le cose non cambierebbero perché il consiglio di sorveglianza «è privo di poteri di gestione».
L’INCHIESTA.it 23 aprile 2013
Piazza AffariLeggi dopo Bufera nell’istituto lombardo – Bpm, Bonomi oltre alla Spa vuole una nuova governance – Antonio Vanuzzo Bonomi con l’appoggio di Bankitalia punta al rinnovo del consiglio di sorveglianza il 22 giugno
Un nuovo consiglio di sorveglianza e una nuova forma societaria. è questo il duplice obiettivo di Andrea Bonomi, presidente del consiglio di gestione della Banca popolare di Milano – appoggiato dalla Banca d’Italia – per l’assemblea del prossimo 22 giugno. Un’impresa ardua, se non altro per il poco tempo a disposizione per trovare 18 nuovi membri del consiglio di sorveglianza, rispetto ai 14 superstiti. Dopo le dimissioni, ieri, del presidente Filippo Annunziata, nel corso della riunione odierna del consiglio di sorveglianza hanno infatti lasciato la poltrona anche Federico Fornaro (Pd), espressione della Cassa di risparmio di Alessandria, Cesare Piovene, in quota Investindustrial, e Alessandra Pontiggia, un passato in Rcs e vicina a Bonomi. Tre uscite che arrivano ad appena tre giorni dall’assemblea dei soci per l’approvazione del bilancio 2012.
«Incandescente», è la parola più utilizzata per descrivere la situazione di perdurante tensione che da mesi paralizza i meeting dei consiglieri. Una divisione in due fazioni – pro e contro la Spa – su una questione che tecnicamente non compete nemmeno a un organo che, a differenza di Intesa Sanpaolo (istituto che adotta il modello duale di governo societario, ndr), non ha funzione di supervisione strategica. Tant’è che il progetto “Idea”, ovvero l’alternativa alla trasformazione in Spa ibrida, sarebbe stato presentato non nella sede opportuna – l’assemblea dei soci – ma nell’assise del consiglio di sorveglianza dello scorso 4 aprile. Una mossa che avrebbe messo in allerta il comitato per il controllo interno, il quale starebbe pensando di presentare un esposto a Bankitalia.
Per Bonomi la strada per raggiungere la modernizzazione di un istituto con 150 anni di storia cooperativa alle spalle è tortuosa e in salita. Da risolvere ci sono questioni tecniche come il conferimento del Tfr dei dipendenti nella Fondazione, le cui modalità sono ancora allo studio, ai 10-13mila euro che andrebbero a ogni dipendente una volta conferite loro nuove azioni pari al 10% del capitale sociale dell’ipotetica Spa. Una cifra ben lontana dai 50mila euro di cui si discuteva nei mesi scorsi. Al netto dei giudizi sulla bontà della società cooperativa, rinunciare al voto capitario non è una decisione banale, in assenza di ampie garanzie. Eventualità che, lamentano alcuni sindacalisti, non si sarebbe ancora verificata.
Intanto, in una nota firmata dal coordinatore, Matteo Magrini, la Fabi ribadisce il suo niet al voto elettronico. L’idea di modificare lo statuto all’assemblea di sabato prossimo, vista dai sindacati come un mezzuccio da parte di Bonomi per aggregare consenso, è stata bocciata come impraticabile «perché snaturerebbe uno dei valori fondanti del modello di governance popolare: la partecipazione. Riteniamo che tale valore non debba essere banalizzato con modalità di voto degne di un talent show». Un modus operandi respinto anche dal parere legale richiesto dal consiglio di sorveglianza allo Studio Benessia. Ancora da capire, infine, se le riserve basteranno a ripagare i soci. Ovvero, se l’aumento di capitale da 500 milioni sarà completamente a servizio dei Tremonti Bond sottoscritti nel 2009.
TISCALI/Finanza 23/04/2013 18.01
Bpm, i sindacati – dicono no al televoto
BCA POP MILANO “Bpm, i sindacati dicono no al televoto
Si preannuncia incandescente l’assemblea della Banca Popolare di Milano che sabato prossimo dovrà approvare il voto da casa. Un passaggio fondamentale in vista della trasformazione in spa prevista per giugno. La Fabi, il principale sindacato presente in Piazza Meda, ha apertamente sconfessato il nuovo sistema di votazione, invitando indirettamente i propri iscritti a esprimere voto contrario in assemblea. “Quanto alla proposta di introdurre il voto elettronico, lanciata dal Presidente Andrea Bonomi a mezzo stampa, in vista della prossima assemblea dei soci, riteniamo che questa sia impraticabile perché snaturerebbe uno dei valori fondanti del modello di governance popolare: la partecipazione. Riteniamo quindi che tale valore non debba essere banalizzato con modalità di voto degne di un talent show”, spiega in una nota Matteo Magrini, Coordinatore Fabi del Gruppo Bpm. Sulla stessa lunghezza d’onda potrebbero quasi certamente muoversi anche la Fiba-Cisl, la UIlca e i pensionati (portatori di cinque deleghe).
Nel frattempo, dopo le dimissioni del presidente del consiglio di sorveglianza Filippo Annunziata, altri consiglieri potrebbero presto lasciare il board, in un numero che si presume compreso tra due e cinque. Tornando alla nota della Fabi, il sindacato stigmatizza con forza anche la contestazione disciplinare su

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