Dopo le critiche della FABI e dei soci, Bonomi ritira il progetto di trasformazione della BPM in SPA ibrida. Leggi la notizia sul Corriere della Sera, La Stampa, Il Giornale, Il Sole 24 Ore, Italia Oggi e Milano Finanza.">

BPM, PASSO INDIETRO DI BONOMI. STOP ALLA SPA

Dopo le critiche della FABI e dei soci, Bonomi ritira il progetto di trasformazione della BPM in SPA ibrida. Leggi la notizia sul Corriere della Sera, La Stampa, Il Giornale, Il Sole 24 Ore, Italia Oggi e Milano Finanza.
BPM, PASSO INDIETRO DI BONOMI. STOP ALLA SPA

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Dopo le critiche della FABI e dei soci, Bonomi ritira il progetto di trasformazione della BPM in SPA ibrida. Leggi la notizia sul Corriere della Sera, La Stampa, Il Giornale, Il Sole 24 Ore, Italia Oggi e Milano Finanza.
MF-MILANO FINANZA giovedì 9 maggio 2013
Per il consiglio di gestione la riforma della governance non è più prioritaria – Pop Milano congela il piano spa- Il timore è che la bagarre interna possa mettere a repentaglio l’aumento di capitale da 500 milioni. Ma la separazione tra azionisti e management verrà difesa e potrebbe emergere un nuovo progetto
di Luca Gualtieri
Il progetto di trasformazione in spa della Banca Popolare di Milano potrebbe essere congelato almeno fino all’autunno. Sarebbe questo l’orientamento emerso ieri ai vertici di Piazza Meda dopo giorni di contrapposizioni con i dipendenti-soci e i sindacati.
Come noto, il piano messo a punto dal consiglio di gestione e fortemente voluto dal presidente Andrea Bonomi ha incassato una pesante bocciatura all’assemblea di sabato 27 aprile. In quella sede dipendenti-soci e pensionati, mobilitati dai principali sindacati del credito, hanno espresso parere negativo sulla trasformazione societaria, bocciando il televoto con una maggioranza bulgara del 98% (anche se di fatto ha votato solo lo 0,75% del capitale sociale). Questo risultato ha imposto a Bonomi una delicata riflessione sulla realizzabilità del progetto e sui costi di una prolungata conflittualità interna.
Un contributo decisivo a questa riflessione potrebbe essere venuto dal pool di banche che a ottobre garantirà l’aumento di capitale da 500 milione, necessario per rimborsa i Tremonti bond. Le contrapposizioni interne e le incontrollate fughe di notizie potrebbero infatti trasmettere al mercato un’immagine negativa di Bpm, mettendo a rischio la ricapitalizzazione. è naturale quindi che gli istituti coinvolti, tra i quali c’è anche Mediobanca in qualità joint global coordinator e joint bookrunner, vedano di buon occhio una normalizzazione del clima interno. La stessa Banca d’Italia infine avrebbe invitato le parti ad abbassare i toni, mettendo in guardia soprattutto il consiglio di sorveglianza.
Tutte queste riflessioni hanno portato il presidente a valutare seriamente un rinvio della riforma a dopo l’aumento, se non addirittura un accantonamento definitivo. La decisione su una «pausa di riflessione» sembra comunque presa e potrebbe essere ufficializzata entro la fine della settimana. Risulta difficile non interpretare questa mossa come una parziale sconfitta, anche se la partita non pu ò dirsi ancora chiusa. Accantonata la spa, Bonomi potrebbe infatti ripiegare su un piano B ancora tutto da definire, che difenda per ò la rigida separazione tra stakeholder e management, richiesta con forza dalla stessa Banca d’Italia. All’interno di questo schema non si possono escludere modifiche statutarie volte a favorire i soci-non dipendenti, come ad esempio una riduzione delle deleghe di voto assegnate ai pensionati.
In attesa di capire quali saranno le mosse di Bonomi, non v’è dubbio che il passo indietro sulla spa rappresenti una vittoria per i sindacati. Superate le divisioni del passato Fabi, Fisac-Cgil, Fiba-Cisl e Uilca si sono schierati compattamente a difesa della cooperativa, determinando il risultato bulgaro dell’assemblea di aprile. Ieri il segretario generale della Fisac, Agostino Megale, ha dichiarato che «un’altra strada rispetto alla spa è possibile, all’insegna della costruzione di un progetto condiviso, basato sul rilancio del modello popolare e cooperativo». Inoltre, per Megale c’è «la necessità di una idea alternativa alla trasformazione in spa, da costruire con un ruolo essenziale da parte di Banktalia». (riproduzione riservata)
ITALIA OGGI giovedì 9 maggio 2013
Scontri bpm – Sindacati No pressioni sui soci
Non si attenua lo scontro tra i vertici di Bpm e i sindacati, dopo l’assemblea del 27 aprile e in vista di quella del 22 giugno. In una nota, Fabi e Fiba-Cisl hanno denunciato che «i vertici di Popolare Milano, dopo l’assemblea del 27 aprile, che ha respinto quasi all’unanimità la proposta di cambiamento della procedura di voto, hanno deciso di affidare a una società leader mondiale nella stakeholder communication il compito di contattare i soci in vista dell’assemblea straordinaria del prossimo 22 giugno, con lo scopo dichiarato di consentire loro un voto informato e consapevole. La Fabi e la Fiba-Cisl chiedono perentoriamente alla Vigilanza della Banca d’Italia e alla Consob di verificare e, all’occorrenza, di intervenire per impedire comportamenti illegali».
Nella nota, i sindacati hanno precisato che «la decisione di affidarsi a una società esterna suscita, infatti, profonde e motivate obiezioni nel metodo e nel merito. In prima istanza, viene violato il diritto dei soci alla tutela della propria privacy. Questa società è un soggetto terzo, non socio, a disposizione del quale sono stati messi gli elenchi dei soci e dati sensibili quali indirizzi e numeri telefonici, senza alcun assenso degli interessati». «In secondo luogo», hanno continuato le due sigle, «il diritto dei soci all’informazione pre assembleare è soddisfatto con la pubblicazione sul sito internet della società, da parte dell’organo di amministrazione, delle relazioni sulle materie all’ordine del giorno e di tutta la documentazione che sarà sottoposta all’assemblea. Non si comprende, pertanto, l’utilità dell’iniziativa, peraltro onerosa, in riferimento alla quale i soci non hanno mai dato mandato al management. Nel merito, l’iniziativa, che la legge non contempla, suscita obiezioni anche maggiori. Quali sono le garanzie di obiettività e di neutralità della campagna informativa organizzata da questa società? Chi controlla che questa non si risolva in un illegittimo sistema di pressione per orientare il voto in direzione favorevole alla trasformazione di Bpm in spa»?
«Le informazioni in nostro possesso confermano questi interrogativi inquietanti».
LA STAMPA giovedì 9 maggio 2013
ACCORDO BANCO POPOLARE-AGRICOLE SU AGOS – Bpm, Bonomi congela la trasformazione in spa
MILANO [R. E.] Il piano di trasformazione di Bpm in spa potrebbe essere congelato, su richiesta del presidente Andrea Bonomi, mentre l’aumento di capitale finalizzato al rimborso dei Tremonti bond dovrebbe andare avanti. A far traboccare il vaso sono state le telefonate, su richiesta dei vertici della banca, indirizzate ai soci da parte di un call center specializzato nella comunicazione agli stakeholder per promuovere il piano-spa. La mossa ha scatenato tutti i sindacati: la Fabi, Fiba, Uilca e Fisac. E il messaggio che hanno mandato i singoli rappresentati dei sindacati è stato univoco: «basta pressioni sui soci altrimenti ci arrabbiamo», «siamo disponibili ad aprire ad un nuovo piano purché la cooperativa non venga toccata», «intervenga Bankitalia per tracciare la strada da percorrere». La partita è ancora tutta da giocare fino all’assemblea del 22 giugno con le parti sociali che intanto invocano l’intervento della Banca d’Italia.
Il Banco Popolare, intanto, firma l’armistizio coi francesi dell’Agricole per Agos Ducato. L’accordo prevede 300 milioni di ricapitalizzazione e 150 milioni di emissioni di passività finanziarie da realizzarsi in due momenti distinti nel 2013.
IL GIORNALE giovedì 9 maggio 2013
La mossa di Bonomi: slitta il progetto «spa»
Marcello Zacché – Gio, 09/05/2013 – 07:38
Andrea Bonomi è pronto a fare un passo indietro: nel consiglio di gestione della Bpm di martedì prossimo, convocato anche per la trimestrale, il presidente sta pensando di rinviare la trasformazione della spa, concentrando le attenzioni di tutti sull’aumento di capitale, reale priorità per la Banca Popolare di Milano.
L’idea, iniziata a maturare dopo la rissosa assemblea del 27 aprile, è quella di ricompattare i sindacati interni intorno a un progetto condiviso, senza per questo rinunciare a una nuova governance. In questo senso circolano già idee alternative alla spa, che hanno come obiettivo la diminuzione del peso dei dipendenti soci in assemblea, piuttosto che l’eliminazione del diritto di voto. Anche perché quella di una nuova governance sarebbe una richiesta dirimente per le banche che verranno chiamate a sostenere l’aumento di capitale: al di là della forma che il modello potrebbe prendere, il tema è quello di porre tra i manager e i soci steccati più solidi di quanto non siano quelli introdotti dal sistema dualistico. Quindi la forma cooperativa rimarrebbe, ma opportunamente modificata.
La spa potrebbe tornare a far capolino in un momento successivo. E con essa verrebbero naturalmente anche rimandati i benefici finanziari che sarebbero andati ai dipendenti con l’introduzione della Fondazione, stimati (al lordo del progetto di ripristino della destinazione del 5% degli utili ai lavoratori) in circa 100mila euro a testa. Una tale nuova iniziativa, solo rivolta alla ricapitalizzazione per rimborsare i Tremonti bond, libererebbe Bonomi dall’accusa di voler gestire la Bpm solo in ottica speculativa, rendendo più difficile ai sindacati dire ancora no. Mentre l’ultima parola spetterà alla Banca d’Italia.
Nel frattempo le sigle sindacali – a livello nazionale – si sono scatenate all’unisono contro Bonomi, accusato di iperattività nel contattare i soci in vista dell’assemblea del 22 giugno. Farebbe parte di queste manovre l’aver affidato a Georgeson, leader mondiale nella stakeholder communication, il compito di fornire ai soci le informazioni utili per dare il proprio voto. Fabi, Fiba e Uilca si sono ieri indignate minacciando di ricorrere alle autorità (Consob e Banca d’Italia). Mentra la Fisac ha ribadito la contrarietà alla spa. Anche per questo se Bonomi confermasse l’intenzione di fare il passo indietro, si rimescolerebbero di nuovo le carte.
IL SOLE 24 ORE giovedì 9 maggio 2013
Bpm, Bonomi rinuncia al progetto della Spa – Il vertice vuole evitare rischi nella votazione sull’aumento
MILANO. Ormai è questione di giorni. Poi il progetto di trasformazione in società per azioni della Banca Popolare di Milano sarà archiviato in un cassetto. Si vedrà tra qualche mese se la sospensione sarà definitiva, almeno nella sua attuale configurazione, o se invece l’ipotesi Spa tornerà d’attualità in autunno. è questa l’indicazione che filtra dai piani alti di Piazza Meda alla vigilia di un’altra doppia seduta dei consigli di sorveglianza e del consiglio di gestione in programma per domani. Dato il clima di tensione che si è creato nella base sociale dopo la bocciatura del voto a distanza nell’assemblea di fine aprile, il rischio è che alla prossima assemblea del 22 giugno la doppia delibera sulla trasformazione in Spa e sull’aumento di capitale da 500 milioni vengano trasformate in un referendum sul vertice della banca. Pregiudicando la stabilità del l’istituto che necessita della ricapitalizzazione per poter ripagare – senza oneri aggiuntivi – i Tremonti bond che vanno in scadenza per un importo analogo. Ecco perchè il presidente del consiglio di gestione Andrea Bonomi sta valutando in queste ore, insieme al board, l’opportunità di rinviare nel tempo – magari all’autunno – il voto dei soci sul progetto Spa, anteponendo la decisione sul l’aumento di capitale. Le preoccupazioni della Banca d’Italia, d’altra parte, sono ormai esplicite dopo che due giorni fa Via Nazionale ha inviato una missiva al cds e al cdg – di cui è stata data lettura nelle sedute di martedì – invitandoli a evitare ulteriori spaccature. Le anomalie della governance della Bpm restano fonte di grave preoccupazione per l’istituto di Vigilanza. Ma ancora più rischiosa è l’eventualità che le «faide» interne alla banca pregiudichino il buon esito del l’aumento di capitale.
Basta leggere la lunga sequenza delle note dei sindacati nazionali di ieri per capire che in Bpm sta montando un clima da barricate contro il progetto Spa. Cui, probabilmente, guardano con interesse ambienti vicini ad altre grandi banche popolari.
In ogni caso, qualunque progetto di alleanza o di trasformazione dell’attuale governance societaria è ora costretto a lasciare il passo alla ricapitalizzazione che sarà deliberata il 22 giugno e realizzata sul mercato a settembre. Poi entro fine anno, si vedrà se il dialogo tra Bonomi e i sindacati dei dipendenti interni – che a differenza dei «nazionali» in queste ore non hanno interrotto il dialogo col vertice – porteranno a un nuovo schema di governance condiviso. Il focus del consiglio torna sulla banca e sull’aumento, ma andranno tenute nel debito conto da parte di tutti gli stakeholders le indicazioni che arrivano dalle banche del consorzio di garanzia, che chiedono comunque un ammodernamento della governance prima di andare sul mercato. Al.G.
CORRIERE DELLA SERA giovedì 9 maggio 2013
Popolare Milano, in sospeso la svolta «spa»
MILANO — Il piano di trasformazione della Bpm in spa rischia di restare solo un progetto. Il presidente Andrea Bonomi avrebbe intenzione di fermare il confronto sul nuovo statuto e prendere una pausa di riflessione. Il manager vuole evitare che il muro contro muro in corso con i sindacati interni finisca per bloccare la banca. Per cui all’assemblea già convocata per il 23 giugno verrebbe sottoposto solo l’aumento di capitale da 500 milioni già deliberato dal board, con cui saranno rimborsati i Tremonti bond. Per Bonomi è prioritario e non vuole rischiare che una forzatura sulla spa pregiudichi la raccolta di nuove risorse. La ricapitalizzazione è garantita da un consorzio bancario, che per ò vorrebbe comunque legare l’operazione a un nuovo assetto di governance per Piazza Meda. Non è quindi escluso che Bonomi chieda all’assemblea qualche ritocco allo statuto. Nelle ultime settimane il presidente della Bpm ha effettuato un’approfondita ricognizione tra il mondo cooperativo e sindacale per capire come sbloccare l’impasse e dare un nuovo assetto a Piazza Meda, in modo da renderla più «public» senza snaturare l’identità della cooperativa.
Federico De Rosa
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