PIANO USCITE, INTESA SANPAOLO NON HA I NUMERI
Si riaprono le trattative sugli esuberi in Intesa Sanpaolo. Il piano uscite, varato ad aprile, ha raccolto 200 adesioni contro le 600 previste. Azienda propone incremento part time e solidarietà difensiva volontaria. FABI: “Solo soluzioni volontarie e condivise”
Si riaprono le trattative sugli esuberi in Intesa Sanpaolo.
Ieri sera l'azienda ha infatti comunicato ai sindacati che l'ultimo piano uscite del Gruppo non ha avuto sufficienti adesioni da parte dei lavoratori e che dunque occorrerà riaprire il confronto per giungere a un taglio del costo del lavoro complessivo di 55 milioni di euro.
L’ultimo accordo sindacale sulle fusioni infragruppo siglato l’undici aprile parlava infatti di 100 pensionamenti e 500 esodi volontari e incentivati entro il 2013, in cambio di cento assunzioni di lavoratori precari
Al 31 maggio, termine di presentazione delle domande, sono arrivate 200 richieste di cessazione del rapporto di lavoro contro le 600 attese.
Sul tappeto restano quindi ancora 350 esuberi da gestire, al netto dei 50 lavoratori che sono andati in pensione per raggiunti limiti d’età. L’azienda ieri ha presentato alcune proposte ai sindacati, anche se il confronto al momento è fermo a una fase interlocutoria.
Incremento dei contratti part time, introduzione delle solidarietà difensiva volontaria e allargamento della platea degli esodabili: queste alcune delle misure che il Gruppo vorrebbe attuare.
“Siamo disponibili a confrontarci”, ha dichiarato a caldo Giuseppe Milazzo, Coordinatore FABI Intesa Sanpaolo, “a patto che si salvaguardi la libertà di scelta del lavoratore. In altre parole le misure di contenimento del costo del lavoro dovranno condivise da tutti i dipendenti interessati e non accetteremo diktat”.
Argomenti che verranno discussi e approfonditi dalle parti nel prossimo incontro del primo luglio.
Roma 21/06/2013