Il Segretario Generale della FABI, Sileoni, difende i lavoratori coinvolti nelle esternalizzazioni del Gruppo MPS. Leggi il servizio su Plus 24 a firma del giornalista Nicola Borzi.
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MPS, SILEONI INTERVIENE SU PLUS 24

Il Segretario Generale della FABI, Sileoni, difende i lavoratori coinvolti nelle esternalizzazioni del Gruppo MPS. Leggi il servizio su Plus 24 a firma del giornalista Nicola Borzi.
MPS, SILEONI INTERVIENE SU PLUS 24
Il Segretario Generale della FABI, Sileoni, difende i lavoratori coinvolti nelle esternalizzazioni del Gruppo MPS. Leggi il servizio su Plus 24 a firma del giornalista Nicola Borzi.

Da PLUS 24, settimanale de Il Sole 24 Ore, di sabato 10 agosto 2013

Tiro incrociato sul piano Mps Ue e sindacati fissano i paletti – Il Commissario Almunia vincola il «sì» agli aiuti alle regole comunitarie, le sigle pretendono il rispetto degli accordi

Nicola Borzi

La semestrale con perdite per 380 milioni, ben superiori alle attese degli analisti, non è il solo dei problemi in casa Mps. Sono molte le questioni aperte al Monte, già terremotato dai contenuti degli avvisi di chiusura indagini sugli ex vertici per l’acquisizione di Antonveneta. La più rilevante è la lettera inviata il 16 luglio dal commissario Ue alla concorrenza, Joaquin Almunia, al ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, con la richiesta di “miglioramenti” sul piano di ristrutturazione per evitare “l’apertura di una procedura di inchiesta formale” della Commissione sugli aiuti a Siena. Poi c’è la governance: due giorni dopo la lettera di Almunia (resa nota solo a fine luglio dal Financial Times) l’assemblea del Monte ha eliminato il limite al tetto azionario del 4%, ponendo le basi per la fine del controllo della Fondazione. Infine c’è lo “stato di avanzamento lavori” del Piano industriale e il dibattito sull’esternalizzazione del polo di backoffice.
Quest’ultimo è il punto più caldo. Il cda di Mps tratta in esclusiva con Accenture e Bassilichi l’outsourcing delle attività di backoffice, «in linea con quanto annunciato al mercato e discusso con i sindacati». L’esternalizzazione dovrebbe riguardare 1.100 dipendenti. Ma la società informatica dei fratelli Leonardo e Marco Bassilichi, con un giro d’affari di oltre 260 milioni e circa 1.120 dipendenti, è legata al Monte: Mps ne è azionista e cliente. L’acquisizione del backoffice del Monte raddoppierebbe dunque i dipendenti dell’impresa fiorentina, che è istituto di pagamento finanziario ibrido grazie alla controllata Moneynet attiva nella monetica.
Ma sull’esternalizzazione del backoffice Mps la Fabi, per bocca del segretario generale Lando Sileoni, pone paletti rilevanti: «Verificheremo il rispetto dell’accordo sul piano industriale, firmato il 19 dicembre 2012, che prevede ampie tutele e stringenti garanzie occupazionali per i lavoratori oggetto di outsourcing; valuteremo i requisiti della nuova società a cui verranno conferite le lavorazioni e ci opporremo con fermezza a ipotesi di partnership con aziende orientate, per vocazione strategica, alla mobilità territoriale». Per la Fabi va garantito «l’accesso volontario al Fondo di solidarietà» per ottenere la «riduzione, imprescindibile, di tutti i costi operativi diversi da quelli del personale, comprese le remunerazioni del top management». Ma «se il dibattito internazionale sul piano industriale del gruppo Mps e sulla sua efficacia dovesse essere piegato strumentalmente a creare le condizioni per la perdita di autonomia della banca, l’opposizione della Fabi sarà intransigente e senza quartiere», avvisa Sileoni.
Una posizione che conferma il “no” espresso anche da Fiba/Cisl, Uilca, Fisac sui contenuti della lettera di Almunia. Il Commissario Ue, nella missiva a Saccomanni, ha rivelato l’esistenza di contatti telefonici ed epistolari e di riunioni tecniche tra Roma e Bruxelles sul futuro di Mps. Almunia ha definito “gonfiata” la necessità che parrebbe essere stata prospettata dall’Italia di tagliare 5.000 posti di lavoro per compensare una perdita di introiti stimata in 320 milioni, rimproverando il Governo di non aver preso in considerazioni soluzioni alternative. Nel mirino della Ue anche gli stipendi del top management di Mps: nelle banche sostenute dall’intervento pubblico le regole Ue prevedono per l’alta dirigenza emolumenti non superiori a 15 volte il salario medio nazionale. Almunia ha ricordato che la regola va applicata fino al termine del piano di ristrutturazione o finché tutti gli aiuti non sono stati rimborsati. Temi sui quali Palazzo Chigi, d’intesa con Banca d’Italia, respinge al mittente l’accusa di errori di valutazione, che sarebbero commessi da Bruxelles. Ma il ping pong non tranquillizza i bancari del Monte.

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