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Da IL GIORNALE di mercoledì 14 agosto 2013
«Basta tagli, Abi e sindacati creino una cabina di regia»
Massimo Restelli
Una «cabina di regia» Abi-sindacati per affrontare insieme, sotto la supervisione di esperti super partes, i problemi delle banche italiane e individuare il modello di business adatto al dopo-crisi. A chiederlo è Lando Maria Sileoni che guida la Fabi, il primo sindacato del settore, in vista dell’incontro-scontro con l’Abi in agenda lunedì 16 settembre: sul tavolo ci saranno i numeri delle semestrali.
Le banche sono schiacciate da 130 miliardi di sofferenze e hanno margini ridotti all’osso. Come si esce dall’impasse, senza tagliare i costi?
«La questione della redditività è reale. Dovrebbe preoccupare anche il governo che, al contrario, continua a mostrarsi agnostico. La Fabi ritiene centrale la messa a punto di una politica industriale per il riposizionamento competitivo del Paese: l’esecutivo dovrebbe favorire il credito alle imprese, attraverso la piena e immediata deducibilità fiscale delle perdite sui crediti e una fiscalità di vantaggio sul margine di interesse».
è per ò in gioco lo stesso contratto del settore, a partire dal possibile congelamento della sua parte economica
«La disdetta anticipata del contratto nazionale e la sospensione degli aumenti salariali previsti, sarebbe l’apoteosi di una politica perdente che la Fabi respinge con inflessibile determinazione. A meta degli anni ’90, in occasione di una crisi del settore meno grave dell’attuale, le parti sociali trovarono soluzioni creative. Propongo, quindi, l’istituzione di un gruppo di lavoro ristretto tra segreterie nazionali e Abi, sotto la supervisione di studiosi di riconosciuti profili scientifici e indipendenza, per affrontare, in forme non convenzionali, la questione decisiva della banca del futuro e avviare il percorso di rinnovo del contratto nazionale, alla sua naturale scadenza».
E se le banche puntassero subito tutto sull’online?
«La banca online rappresenta una tendenza in atto. Non si tratta di contrastare l’innovazione ma di governarla. E per governarla è indispensabile avere un progetto di banca del futuro, multi-stakeholder, multi-canale, con business specializzati e innovativi, capace di tessere una sintesi, socialmente giusta e coesa, di tutti gli interessi in gioco. Questo è il problema correttamente posto, ed anche è la sfida che attende le parti sociali. Gli alti dirigenti sono lautamente pagati per costruire un progetto di banca del futuro, che tuttavia non hanno ancora minimamente elaborato».
Gli analisti prevedono una cura dimagrante per tutte le banche europee e un sacrificio sugli sportelli …
«Molti analisti e banchieri prevedono un forte ridimensionamento degli attivi, per far fronte ai vincoli di Basilea 3. Si tratta, a mio parere, di un riflesso perdente, che non sa leggere la lezione della crisi e che non programma il futuro».
I sindacati come gestiranno eventuali nuovi esuberi?
«L’ulteriore ondata di riduzione dei volumi occupazionali sarebbe la conseguenza perversa della visione errata dell’attuale gruppo dirigente del settore bancario. Non si compete con la sola leva del taglio dei costi del personale. A maggior ragione, se pensiamo che dal 2000 il Fondo esuberi ha accompagnato alla pensione circa 42mila lavoratori e che altri 19mila sono in fase di uscita, in seguito agli accordi sui piani industriali dei primi 15 gruppi. La platea degli aventi diritto si è così, pressoché, esaurita. Non rimarrebbero che i licenziamenti di massa. Se l’Abi vuole questo ce lo dica chiaramente e inizieremo a fare le barricate».
Bankitalia vuole una riforma delle Popolari, a partire da Bpm. Che cosa pensa dell’idea di dare peso nella governance ai soci di capitale?
«Un sistema dove, ogni tre anni, lavoratori e soci possono valutare la gestione esprimendo il voto, è un alto esempio di democrazia. Le Popolari hanno, inoltre, fornito una risposta concreta alla crisi che le Spa non hanno ancora saputo offrire. Ritengo che le critiche rivolte al sistema cooperativo siano più ideologiche che concrete».
La Fondazione Mps ha preso tempo sulla scelta del suo presidente, mentre la banca sta affrontando una delle prove più difficili con la Ue.
«I danni che ha prodotto la politica partitica sul Monte sono caduti sulle spalle di clientela e lavoratori. Giudico l’attuale gestione della banca efficiente e lungimirante; mi auguro quindi che, dopo i danni del passato, i partiti rimangano lontani».