Il Segretario Generale Sileoni ha incontrato i dirigenti sindacali di Parma, spiegando perché bisogna essere uniti e compatti nello sciopero del 31 ottobre contro la disdetta del Contratto Nazionale. Illustrate anche le proposte FABI per un nuovo modello di banca
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SILEONI, FACCIA A FACCIA CON I QUADRI SINDACALI DI PARMA

Il Segretario Generale Sileoni ha incontrato i dirigenti sindacali di Parma, spiegando perché bisogna essere uniti e compatti nello sciopero del 31 ottobre contro la disdetta del Contratto Nazionale. Illustrate anche le proposte FABI per un nuovo modello di banca
SILEONI, FACCIA A FACCIA CON I QUADRI SINDACALI DI PARMA

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Lando Sileoni, Segretario Generale della FABI, il sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari, ha incontrato oggi a Parma i quadri sindacali locali, per pianificare la mobilitazione all’indomani della disdetta da parte dell’ABI del Contratto Collettivo di categoria.
L’incontro, molto vivace e partecipato, si è svolto nella sede FABI di Parma e ha visto a raccolta oltre 50 sindacalisti del posto, che hanno rivolto al loro leader svariati quesiti sulle vertenze all’ordine del giorno, non ultima quella nazionale.
Domande a cui il Segretario Generale non si è sottratto, rispondendo in maniera puntuale e articolata.
A moderare il dibattito Fabrizio Tanara, Coordinatore di FABI Parma, che conta circa 5000 iscritti sugli oltre 120mila nazionali. Presente anche l’ex Segretario Generale della FABI, Enrico Gavarini.
Sileoni ha esordito sottolineando l’importanza dello sciopero contro la disdetta del Contratto, fissato il 31 ottobre prossimo, nel quale dovrà essere coinvolta tutta la categoria.
“Dobbiamo dare una risposta forte e compatta ai banchieri, perché vogliono farci rimanere senza un Contratto Nazionale”, ha detto il leader della FABI. “Quello dell’ABI è un atto gravissimo che lede i diritti fondamentali dei lavoratori”.
“Ancora una volta le banche vogliono scaricare sui dipendenti i loro errori di gestione”. E a questo punto il numero uno della FABI ha snocciolato i numeri: a luglio le sofferenze bancarie si attestavano a 140 miliardi di euro. Una disfatta sicuramente imputabile alla crisi, ma soprattutto a cattive politiche di gestione del credito, che hanno spesso premiato imprese o società evidentemente prive dei necessari requisiti di solidità finanziaria. “Gli alti dirigenti che hanno contribuito all’incremento delle sofferenze stanno tutti al loro posto”, ha attaccato il numero uno della FABI.
Scelte poco lungimiranti, il cui conto si vuol far saldare adesso ai circa 309mila bancari italiani. Ma Sileoni ha puntato l’indice anche contro l’assenza di modelli vincenti d’organizzazione delle banche. Le continue revisioni dei piani industriali, infatti, non hanno modernizzato gli istituti italiani ma hanno finito soltanto per disorientare lavoratori e clientela.
Il leader della FABI ha infine ricordato come ormai da 10 anni gli interventi sul costo del lavoro rappresentino una ricetta buona per tutte le stagioni nelle banche italiane. Basti pensare che dal 2000 ad oggi sono stati prepensionati volontariamente 48mila lavoratori e a questi se ne aggiungeranno altri 19800 da adesso al 2020.
Tutte uscite volontarie e incentivate, a fronte delle quali i sindacati hanno ottenuto nuove assunzioni, ma che comunque hanno fatto drasticamente scendere nel giro di un decennio gli occupati del settore: passati dai circa 335mila del 2000 ai 309mila attuali.
Sileoni ha poi illustrato analiticamente tutte le proposte che la FABI porterà avanti rispetto a una nuova organizzazione del lavoro e di un nuovo modello di banca che dovrà mantenere inalterati i livelli occupazionali ed esser socialmente responsabile.
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