Rimangono incerte le condizioni dell'istituto di credito pesantemente condizionato da crediti anomali. La FABI in presidio sotto le finestre della dirigenza della Capogruppo: "Interventi strutturali. Basta prendersela con i lavoratori"
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UNIPOL BANCA, LA FABI IN PIAZZA CON UN PRESIDIO

Rimangono incerte le condizioni dell’istituto di credito pesantemente condizionato da crediti anomali. La FABI in presidio sotto le finestre della dirigenza della Capogruppo: “Interventi strutturali. Basta prendersela con i lavoratori”
UNIPOL BANCA, LA FABI IN PIAZZA CON UN PRESIDIO

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FABI Unipol Banca scende in piazza a Bologna con un presidio proprio sotto le finestre della dirigenza della capogruppo. La situazione della banca rimane ancora nebulosa, sono ormai mesi che le Organizzazioni Sindacali chiedono all’azienda un piano di ristrutturazione valido, che possa portare ad un vero rilancio del Gruppo. Ma a tutt’oggi, non ci sono ancora state risposte. Per questo la FABI e le altre Organizzazioni Sindacali hanno deciso “smuovere” un po’ le acque organizzando, per oggi, un presidio.
“Chiediamo – spiega Adriano Di Martino, Coordinatore FABI Unipol Banca – progetti concreti che possano dare alla nostra azienda un futuro certo. Riteniamo assolutamente necessari aggiustamenti strutturali, senza i quali non sarà possibile rilanciare la banca”.
Come è stato in più occasioni fatto presente dal sindacato, il bilancio della banca è da tempo condizionato da massa di credito anomalo, peraltro in continuo aumento, verso cui la dirigenza non ha preso le opportune decisioni.
“Ancora una volta l’azienda intende scaricare sui lavoratori responsabilità di bilanci in perdita, che non sono assolutamente da addebitare al mal funzionamento della rete. Abbiamo avanzato proposte – prosegue Di Martino – per rilanciare l’istituto, ma l’Amministratore Delegato non ha accettato di riceverci, demandando tutto al capo del personale del Gruppo”.
A non essere poi comprensibile è l’atteggiamento tenuto dall’azienda al momento della corresponsione del VAP nello scorso luglio.
“Nonostante il 2012 avesse visto un bilancio con 28 milioni di utili, si è deciso di investire il 25% in più in consulenze e di non assegnare il premio di produttività ai lavoratori. O meglio – conclude Di Martino – noi non abbiamo voluto piegarci all’umiliante offerta di veder riconosciuto ai colleghi un VAP pari alla metà di quello del 2011, nonostante ci fosse una situazione di bilancio nettamente migliore”.
Bologna, 08/10/2013
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