Il Segretario Generale della FABI apre i lavori del X Congresso provinciale di Viterbo, la sua città. Circa duecento sindacalisti, tra dirigenti e attivisti, hanno ascoltato la relazione del loro leader">

NELLA TANA DEL LUPO

Il Segretario Generale della FABI apre i lavori del X Congresso provinciale di Viterbo, la sua città. Circa duecento sindacalisti, tra dirigenti e attivisti, hanno ascoltato la relazione del loro leader
NELLA TANA DEL LUPO

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Questa volta il Segretario Generale della FABI, Lando Maria Sileoni, gioca in casa. Il leader del sindacato dei bancari è infatti a Viterbo, dove, alla presenza di una sala gremita di sindacalisti, circa 200 tra dirigenti e attivisti, si è svolto il X Congresso provinciale.
Ad aprire i lavori, ovviamente, il padrone di casa, che ripercorre la storia della FABI viterbese, dagli esordi ad oggi. Con tutte le difficoltà che sono state superate dalla categoria proprio grazie al sindacato che non ha mai mancato di portare il proprio sostegno ai lavoratori del credito.
“Abbiamo preso l’organizzazione che eravamo 200 iscritti. Oggi sono più di 900 su poco più di mille dipendenti – ha esordito Sileoni. Qui l’organizzazione sindacale è cresciuta ed è stata sempre vicina ai lavoratori. Siamo stati un’organizzazione lungimirante perché abbiamo lavorato bene, facendo passare il messaggio che il sindacato lavora per i bancari”.
“La FABI di Viterbo si inserisce pienamente nella linea della FABI nazionale, perché qui c’è un gruppo legato da rapporti veri. Qui c’è un clima che fa la forza del nostro sindacato”.
Quindi la disdetta del Contratto Nazionale.
“L’ABI vuole portarci verso una balcanizzazione della categoria. Perché se entro giugno non otteniamo un contratto, arriveremo ad una situazione in cui ogni Gruppo, ogni banca, avrà le carte in mano per farsi il proprio contratto aziendale. Esattamente come ha fatto Marchionne in Fiat. Cosa significa: significa che il sindacato perderà l’unico strumento utile per difendere la categoria. Allora – ha tuonato il segretario – il contratto ce lo dobbiamo conquistare. Non serve per rivendicare un trattamento economico migliore o chissà cosa. Ma serve per difendere la categoria.
Le banche dicono il vero dicendo che non guadagnano più come prima e che il trattamento che gli altri paesi europei fanno alle banche è di gran lunga migliore di quello che il Governo italiano fa per le nostre. Provocando, così, un grave dislivello nella crescita. Ma siamo altrettanto certi che l’unico modo che banche hanno per uscire dalla crisi è quello di opporvi un nuovo modello di banca: una banca che torni ad essere sul territorio, a fianco di famiglie e imprese”.
Per avere voce in capitolo, sarà fondamentale la riuscita dello sciopero del 31 ottobre.
“Dobbiamo ottenere un Contratto dignitoso che ci permetta, da una parte, di gestire i piani industriali senza traumi e, dall’altra, un ricambio generazionale. Per questo lo sciopero del 31 ottobre deve riuscire. Se non riesce sarà l’inizio della fine della categoria” ha chiuso Sileoni.
I lavori si sono conclusi con le votazioni e l’elezione dei nuovi organismi dirigenti provinciali, Comitato Direttivo e Segreteria.
Viterbo, 15/10/2013
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