Il Segretario Generale della FABI sottolinea come le nuove norme fiscali della Legge di stabilità influiranno positivamente sui bilanci delle banche. Leggi i servizi su Il Sole 24 Ore, Libero, Il Giornale e Il Messaggero">

BANCHE, SILEONI PLAUDE AL GOVERNO: ?BENE SGRAVI FISCALI?

Il Segretario Generale della FABI sottolinea come le nuove norme fiscali della Legge di stabilità influiranno positivamente sui bilanci delle banche. Leggi i servizi su Il Sole 24 Ore, Libero, Il Giornale e Il Messaggero
BANCHE, SILEONI PLAUDE AL GOVERNO: ?BENE SGRAVI FISCALI?
Il Segretario Generale della FABI sottolinea come le nuove norme fiscali della Legge di stabilità influiranno positivamente sui bilanci delle banche. Leggi i servizi su Il Sole 24 Ore, Libero, Il Giornale e Il Messaggero

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IL SOLE 24 ORE venerdì 18 ottobre 2013
Dalla deducibilità più risorse per le banche
L’impatto si vedrà sul lungo termine, ma le nuove norme sulla deducibilità fiscale di svalutazioni e perdite sui crediti potrebbero consentire alle banche di incrementare i loro utili del 7% del 2014 e del 5% l’anno dopo; in pratica, un miliardo di profitti in più per le prime nove banche italiane in due anni.
La stima è di Mediobanca securities, che ha ragionato sulla base delle bozze del provvedimento, in base alle quali le perdite sui crediti – oggi deducibili in 18 anni sopra una franchigia pari allo 0,3% del totale del portafoglio crediti – potranno essere scaricate in cinque anni. La norma dovrà essere prima ufficializzata e poi passare al vaglio di Camera e Senato, ma i benefici maggiori sembrano destinati alle banche con la situazione più problematica sul fronte dei crediti: è così che secondo gli analisti di Piazzetta Cuccia il maggior impatto potrebbe riguardare Bper e il Creval (+20% dell’utile 2014), mentre per UniCredit (+5%) i benefici sarebbero limitati dal fatto che molte svalutazioni su crediti hanno origine all’estero; quanto a Credem e Intesa Sanpaolo (rispettivamente +3% e +6%), gli effetti modesti sono dovuti essenzialmente a una qualità del credito per il momento superiore alla media di sistema.
A esercitarsi sul tema, ieri, anche gli economisti di Banca Imi, secondo i quali per UniCredit il beneficio fiscale 2013 sarebbe di 271 milioni (più 236 nel 2014 e 219 nel 2015), per Banca Mps di 101 milioni, per Ubi di 45 milioni, per il Banco Popolare di 48 milioni.
Per ora, comunque, si tratta solo di stime. E non soltanto perché la sorte della norma è ancora tutta da definire: tra gli addetti ai lavori ci sono ancora diverse tecnicalità da chiarire. A partire dai 2,2 miliardi di coperture extra che proprio la legge di stabilità prevede per il 2014 grazie alla «revisione del trattamento delle perdite di banche, assicurazioni e altri intermediari»; in sostanza, il Governo sembra aver calcolato che nel primo anno di applicazione del nuovo regime il Fisco dovrebbe registrare maggiori entrate per oltre 2 miliardi, che si tradurrebbero in un prelievo più salato per banche e assicurazioni.
Il motivo, ragionano gli addetti ai lavori, potrebbe essere nell’abolizione della «franchigia» pari allo 0,3%, così come l’equiparazione del trattamento di queste ultime con le svalutazioni. Tra i dati positivi, invece, l’estensione della deducibilità dall’Ires ma anche all’Irap.
Dal canto suo l’Abi, che aveva chiesto la deducibilità delle perdite in un solo anno e ha ottenuto una riduzione dagli attuali 18 a 5 anni, esprime una moderata soddisfazione moderata: «Ci si allontana dal paradosso dei 18 anni ma ancora non c’è parità di condizioni competitive con altre banche europee e non si attirano i capitali internazionali», ha dichiarato mercoledì il presidente Antonio Patuelli. Positivo il giudizio di Lando Maria Sileoni, segretario generale Fabi, secondo il quale «il Governo ha dato dimostrazione di una particolare attenzione verso il settore», mentre per il presidente dell’Adusbef Elio Lannutti, si tratterebbe dell’«ennesimo regalo a fondo perduto» alle banche.
La prova del nove, per ò, sarà nella capacità della norma – se introdotta – di liberare nuovo credito: un aiuto in più per la ripresa e ricompensare, indirettamente, il Fisco. @marcoferrando77 © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL GIORNALE venerdì 18 ottobre 2013
Nella manovra c’è un bollo forfettario sulle richieste inviate agli uffici pubblici via web E poi la clausola di salvaguardia: se fallisce la spending review meno sgravi per tutti
Antonio Signorini
Le tasse (come il diavolo) si nascondono nei dettagli. Nelle clausole di salvaguardia, cioè nelle misure che, in caso di necessità, possono sostituire delle coperture che si sono rivelate deboli. E tra le pieghe di provvedimenti collegati alla legge di Stabilità, ad esempio il decreto fiscale che sarà approvato nei prossimi giorni.
La sessione di bilancio continua a sfornare sorprese. Il testo del decreto approvato martedì scorso non è ancora definitivo e continuano a uscire bozze, con correzioni. A garantire i risparmi attesi dalla spending review potrebbero (condizionale d’obbligo visto che il testo definitivo ancora non c’è) essere le accise. E anche un taglio alle «agevolazioni, detrazioni nonché i regimi di esclusione, esenzione e favore fiscale vigenti». Dovranno garantire «maggiori entrate pari a euro 3.000 milioni per il 2015, euro 7.000 milioni per il 2016 e euro 10.000 milioni per il 2017». Cifre che potranno essere ridotte «in relazione ai maggiori risparmi di spesa ottenuti » con la spending review .
Delle novità potrebbero emergere anche dal decreto fiscale collegato alla legge di Stabilità che sarà approvato lunedì. Tra queste una imposta di registro minima di mille euro per la compravendita di immobili. Cambia poco per chi acquista un appartamento in città (riguarda cifre sotto i 50mila euro) ma potrebbe diventare una tassa su chi è più debole. Ad esempio, osserva Confedilizia, chi vende immobili di poco valore in un piccolo centro, magari perché è in difficoltà economiche. L’imposta minima potrebbe poi penalizzare il mercato dei box auto. Il tutto per maggiori entrate per 29 milioni di euro.
Piccole somme, ma che possono fare la differenza viste le difficoltà nelle coperture. Nella legge di Stabilità, comprese le ultime bozze, c’è anche quella che ha tutta l’aria di essere una tassa sul clic . Una «imposta di bollo forfettaria sulle istanze trasmesse in via telematica» a tutti gli uffici pubblici. Stato, Regioni, Province, Comuni, Asl. Tassa che vale anche per i documenti trasmessi da queste amministrazioni. Entro tre mesi dall’approvazione, il governo dovrà emanare un regolamento per definire i dettagli del pagamento, che dovrà avvenire via carta di credito o debito. Un freno a uno degli elementi chiave.
Confermata, anche nelle bozze di ieri, la Tasi (tassa sui servizi indivisibili) nella versione penalizzante per i proprietari di prima casa, con un aliquota del 2,5 per mille senza detrazioni, contro quella del 2,4, con le detrazioni, della Tares. «Sono stati cancellati i consistenti tagli di spesa preannunciati ma, soprattutto, gli enti locali hanno evitato che partisse anche in Italia un vero federalismo competitivo fra enti impositori», ha commentato il presidente di Confedilizia Corrado Sforza Fogliani.
Tra i pochi giudizi positivi, quello dei sindacati dei bancari. «La svalutazione dei crediti delle banche, come certificato oggi da Mediobanca, produrrà un aumento degli utili del settore del 7%», ha spiegato Lando Maria Sileoni segretario generale della Fabi. Tradotto, la misura contenuta nelle bozze della legge, pu ò determinare meno esuberi nel settore rispetto ai 30mila previsti.
Sul fronte della crescita, anche il governo sembra convinto che la legge di Stabilità muova poco. Si poteva fare di più ma bisognava per rimanere nei limiti, fare più tagli e con mancanza di una spending review accettata e collaudata, questo si è rilevato difficile, ha detto ieri il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni a un incontro con la stampa estera, durante il quale ha anche detto di non aspettarsi rivoluzioni nella posizione tedesca sulle politiche europee, anche in caso di grande coalizione Cdu-Spd. IMMOBILI NEL MIRINO Prevista una gabella di mille euro per ogni nuova compravendita
IL MESSAGGERO venerdì 18 ottobre 2013
Dal fisco un miliardo alle banche
M I L A N O – La legge di stabilità contiene per le banche italiane un regalo che, secondo le stime di Mediobanca Securities, potrebbe ridurre il carico fiscale, solo nel prossimo biennio e solo per i primi nove istituti, di oltre 1 miliardo di euro. Fino ad oggi, infatti, le perdite su crediti delle banche, per la parte eccedente lo 0, 30% del portafoglio crediti, erano deducibili in 18 anni. Con la manovra del governo Letta, le perdite potranno essere scaricate in cinque anni, così da abbattere più rapidamente e in misura più consistente l’ imponibile. Gli utili aggregati dei primi nove istituti retail godranno, secondo Piazzetta Cuccia, di «un rialzo potenziale del 7%» nel 2014 e del 5% nel 2015, con un risparmio sul carico fiscale, rispettivamente, di 560 e 502 milioni. Considerando che la misura si applica a tutte le banche a anche alle assicurazioni, il mancato gettito per l’ Erario sarà molto più alto. RIDOTTA L’ ANOMALIA- La misura era da tempo in cima alle richieste dall’ Abi, ansiosa di armonizzare la nostra legislazione a quella europea ed eliminare quello che i nostri banchieri e Mediobanca considerano una «distorsione» per gli istituti italiani, penalizzati rispetto ai concorrenti europei nello scaricare fiscalmente le perdite. Per Piazzetta Cuccia la riforma avrà l’ effetto di «accelerare il flusso di crediti all’ economia reale» mentre per l’ agenzia di rating Fitch aiuterà gli istituti «a migliorare la qualità del credito», incoraggiandoli a «pulire i bilanci». Se la Fabi, con il suo segretario Lando Sileoni, saluta «con soddisfazione» un provvedimento che ridà ossigeno alle banche, sperando che si ravvedano dopo la disdetta che ha lasciato senza contratto decina di migliaia di bancari, non manca chi si scaglia, come il presidente dell’ Adusbef, Elio Lannutti, contro «l’ ennesimo regalo a fondo perduto» alle banche che «penalizza consumatori, utenti, contribuenti».
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