Le schizofrenie delle banche vanno messe in luce, in primis dal sindacato e dalla FABI che, ha il dovere di denunciare, come sta facendo, mancanza di progettualità, incapacità e storture.
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UN NUOVO MODELLO DI BANCA PER STARE PI? VICINO AL TERRITORIO, ALLE IMPRESE, ALLE FAMIGLIE

Le schizofrenie delle banche vanno messe in luce, in primis dal sindacato e dalla FABI che, ha il dovere di denunciare, come sta facendo, mancanza di progettualità, incapacità e storture.
UN NUOVO MODELLO DI BANCA PER STARE PI? VICINO AL TERRITORIO, ALLE IMPRESE, ALLE FAMIGLIE

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“Il sistema bancario soffre di mancanza di capacità di visione del futuro, anche per endogene resistenze al cambiamento. Se da parte dei lavoratori e delle lavoratrici un atteggiamento di sana diffidenza rispetto all’introduzione di novità a raffica pu ò ben essere compreso e anche condiviso, lascia basiti l’incapacità del gruppo dirigente delle banche italiane a disegnare un futuro che sia di settore”.
Questo il nocciolo della relazione che Mauro Bossola, Segretario Generale aggiunto e, qui a Torino, Segretario Coordinatore della FABI, ha pronunciato al XX Congresso davanti a oltre 200 persone, fra delegati, dirigenti e invitati.
L’analisi di Bossola parte dalla crisi, che ancora attanaglia il Piemonte e la provincia di Torino, e che ha sembianze precise, con circa 600 aziende che ricorrono alla cassa integrazione per un totale, in Piemonte, di quasi 36mila lavoratori interessati. In Provincia di Torino i cassaintegrati sono 12.300 secondo i dati prodotti quest’estate dall’Assessorato Regionale al Lavoro.
“Pu ò darsi – ha detto Mauro Bossola – come ci viene raccontato a giorni alterni, che ci siano segnali di ripresa, che la luce stia per apparire in fondo al tunnel, ma dal nostro osservatorio noi non la vediamo”.
Comunque, se c’è, si tratterà per l’Italia, di una ripresina fragile, soggetta a ricadute e basata sostanzialmente su una crescita delle esportazioni, perché gli stipendi non aumentano e tantomeno i consumi interni.
“Bisognerebbe invece far ripartire la domanda interna che, per consumi ed investimenti, rappresenta ben l’80% del PIL. Per fare questo la via maestra resta quella di attuare una vera riforma fiscale riducendo le tasse sul lavoro e sulle imprese, smantellando un barocco sistema di adempimenti e pagamenti. A chi obietta che mancano le risorse ricordiamo le centinaia di miliardi di evasione fiscale e la soffocante e costosa burocrazia che strangola la vita dei cittadini e delle imprese”.
Per quanto riguarda il settore Credito, non bisogna dimenticare che l’Italia è ultima in Europa per aiuti di Stato alle banche: comprendendo MPS, il sostegno è, infatti, pari allo 0,3% del PIL, mentre in Germania è l’1,8%, in Belgio il 4,3%, in Olanda il 5,1% e in Spagna il 5,5%, fino al 40% dell’Irlanda.
Anche per questo motivo, ma non solo, è in crisi la capacità delle banche di dare credito, che nella qualità è deteriorato e diventa un peso per il sistema.
“è in crisi la capacità/possibilità delle banche di dare credito, che nella qualità è deteriorato e diventa quindi un peso per il settore, bloccando di fatto nuove erogazioni alle imprese e famiglie” – ha continuato il Segretario Generale Aggiunto della FABI.
In pochi anni il livello delle sofferenze, se si parla di qualità del credito, è passato da 40 a 140 miliardi, pari al 7% del totale degli impieghi bancari. Si arriva addirittura al 14% qualora si voglia tenere conto anche dei crediti dubbi (partite incagliate, esposizioni scadute, etc.), per un totale di circa 250 miliardi di euro.
Ogni volta le banche si rifanno alle parole del Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ma evidentemente – oltre ad avere problemi di miopia – sono affette anche da turbe all’udito perché delle ricette della Banca d’Italia ripetono ed insistono solo su quella del contenimento dei costi e, in prima linea, del costo del lavoro.
Visco, invece, è tornato a battere sulla necessità di riformare la governance bancaria e sulla dimensione “pletorica” di molti consigli di amministrazione che, secondo il governatore e anche secondo noi (se possiamo permetterci l’accostamento), vanno semplificati per responsabilizzare gli organi societari e ridurre “costi inutili”.
E lo stesso dicasi per le consulenze milionarie ai soliti noti che continuano a taglieggiare il sistema.
“E cosa pensare del fatto che, in una situazione di crisi e di scarsa redditività del sistema bancario, in Italia secondo l’EBA ci siano quasi 100 banchieri milionari, che guadagnano cioè oltre un milione di euro all’anno, dei quali oltre il 50% a retribuzione fissa? Ma il collegamento tra retribuzioni e risultati vale solo quando si parla del premio di produttività dei bancari?” – incalza Bossola.
Solo le continue pressioni del sindacato e della FABI, in particolare, hanno costretto le banche a ridurre gli stratosferici compensi dei manager, che negli ultimi mesi sono calati mediamente del 30%.
Poi c’è il problema della tecnologia e dell’home banking, che hanno drasticamente ridotto l’accesso fisico agli sportelli da parte della clientela. Così, le banche vogliono ridurre gli addetti e spostano responsabili di filiali e dipendenti, in nome dell’ottimizzazione delle risorse, dimenticando proprio gli utenti e le piccole e medie aziende che, anche nel giro di pochi mesi, non trovano più i propri referenti.
“Significativi, anche per il Piemonte i dati sulla chiusura di sportelli bancari, che sono stati oltre 200 (finora) dall’ultimo congresso provinciale del 2009 ad oggi, mentre il numero di lavoratori bancari piemontesi è oggi pari a 25mila circa, con una riduzione di 3mila unità”.
Le banche mentre si sforzano di estendere i servizi di consulenza anche negli orari più comodi ad un range molto variegato di utilizzatori (pomeriggi, sabato mattina), le aziende di credito non supportano poi in realtà queste trasformazioni, con veri investimenti sul capitale che dovrebbe reagire in questo contesto, cioè quello costituito dalle risorse umane.
“Così facendo – accusa Mauro Bossola – si trovano nelle filiali impiegati sfibrati e demotivati, utilizzati secondo principi labour intensive, cioè sfruttati e messi in grado di poter completare limitatissimi obiettivi, quasi esclusivamente commerciali che – come tali – finiscono per allontanare ulteriormente una clientela già diffidente verso l’istituzione bancaria così come la conoscono oggi”.
La FABI sostiene con forza che la fiducia dei clienti va ricercata e recuperata attraverso un modello di banca commerciale, a servizio del territorio, con un sostegno alle famiglie, colpite dalla gravissima crisi e della disoccupazione, e alle piccole e medie imprese, che sono il 9% del sistema produttivo.
Poi, avviandosi a concludere, Mauro Bossola ha detto che come organizzazione di categoria la FABI non si accontenterà della critica ma intende incalzare, anche con il rinnovo del contratto nazionale, la controparte ABI e le banche, per costruire un modello nuovo di banca che sappia stare sul territorio e con la gente, attraverso la professionalità di coloro che nelle banche ci lavorano.
“è questa la sfida e non altra. Quando ABI dice che la disdetta data 10 mesi prima al contratto nazionale non cambia nulla, mente sapendo di mentire e cerca di trascinare anche noi nel gorgo dell’incertezza per obbligarci a trattare con la pistola alla tempia.
Noi non lo accetteremo!”.
Quando è venuto il turno del Segretario Generale, Lando Maria Sileoni, – spesso interrotto dagli applausi – ha ringraziato “l’amico e compagno di viaggio” Mauro Bossola e poi ha difeso le scelte fatte dal l’ultimo Congresso Nazionale in tema di rinnovamento, d’iniziativa politica e di riorganizzazione, che hanno portato la FABI ad essere l’interlocutore principale delle banche, degli altri sindacati e dei media.
Poi Sileoni ha voluto dire chiaramente che “il prossimo Contratto Nazionale dev’essere conquistato e non scenderà dal cielo per grazia divina”.
“Per questo è fondamentale dimostrare la compattezza e la determinazione della categoria nello sciopero del 31 ottobre che, se non riuscisse si trasformerebbe in un boomerang per i bancari e renderebbe il percorso molto più difficile”.
Poi la denuncia: “Ieri abbiamo smascherato il maxi sconto fiscale contenuto nella legge di stabilità proposta dal Governo, che avrebbe aumentato la redditività delle banche del 7%, proprio mentre queste hanno disdettato il Contratto Nazionale dieci mesi prima. Un regalo alle banche che, senza mostrare alcuna responsabilità sociale, continuano a fare credito agli amici degli amici, non sanno progettare un vero cambiamento e tentano di scaricare sui lavoratori il costo delle loro incapacità”.
E che dire del pressing di Bankitalia contro le banche popolari?
“Si vuole imporre il modello tedesco: banche tutte spa e poche eccezioni con le banche di credito cooperativo, sempre su modello tedesco”.
Infine, un forte appello all’unità sindacale e alla compattezza della categoria per lo sciopero del 31 ottobre, “dove dovremo conquistarci il contratto il CCNL. Se lo sciopero disgraziatamente non dovesse riuscire, comincerebbero guai seri per la categoria”.
Prima di volare a Catania, dove interverrà al congresso di quella provincia, Sileoni ha voluto premiare Piero Mosca e Angela Rosso per l’insostituibile e prezioso contributo dato negli anni alla FABI.
Rimarchevoli gli interventi di Angelo Di Cristo “difendere con tutte le forze il nostro diritto di avere il Contratto nazionale, di lavoro usando testa e cuore per raggiungere quest’obiettivo” e quello di Cosimo Torraco “presentiamo una FABI in salute, punto di riferimento degli iscritti e polo aggregante per la categoria”.
Numerosi i contributi al dibattito, che si è sviluppato sulle linee tracciate dalla relazione e sulle parole del Segretario Generale, Lando Maria Sileoni.
Poi i delegati hanno proceduto alle votazioni, da cui sono usciti gli organismi provinciali, direttivo e segreteria, che guideranno la FABI di Torino per il prossimo quadriennio.
Bene vivat atque diu Augusta Taurinorum!
Torino 18/10/2013
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