Sileoni ospite d'onore al tredicesimo Congresso Provinciale di FABI Treviso. "Contratto unico strumento per tutelare i lavori e garantire retribuzione"
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Sileoni ospite d’onore al tredicesimo Congresso Provinciale di FABI Treviso. “Contratto unico strumento per tutelare i lavori e garantire retribuzione”
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Il tredicesimo congresso provinciale di FABI Treviso si è aperto con parole di fuoco nei confronti dell’ABI.
A pronunciarle il Segretario Generale della FABi, Lando Maria Sileoni, che alla vigilia dello sciopero del 31 ottobre contro la disdetta ha di nuovo ricordato l’assoluta necessità di un’adesione compatta dei lavoratori alla mobilitazione.
“La categoria non è sotto attacco, è in guerra”, ha esordito Sileoni.
Senza troppi giri di parole, il leader della FABI ha denunciato i reali obiettivi dell’ABI. “i banchieri vogliono arrivare a 250mila addetti, contro gli attuali 309 mila. Vogliono i licenziamenti collettivi, l’indennità di disoccupazione nel settore, per prepensionare obbligatoriamente gli ultra 55 enni, con un assegno pari a 60% dell’ ultima retribuzione per 6/7 anni. Situazione già sventata dal sindacato 3 anni fa. Ma adesso i banchieri sono tornati alla carica.”
“Vogliono scaricare sui lavoratori i 140 miliardi di sofferenza, prendendo il righello e passandolo sugli organici delle banche”.
Da qui l’esigenza si salvare l’unico elemento davvero in grado di tutelare la categoria, quel Contratto Collettivo Nazionale disdettato lo scorso 16 settembre dall’ABI.
“L’unico strumento per evitare i licenziamenti e garantire lo stesso trattamento economico e normativo per tutta la categoria. L’ABI vuole contratti aziendali e di gruppo”, ha rimarcato Sileoni, “e chi pensa sia un vantaggio è illuso: ci ò significherebbe azzerare inquadramenti, premi aziendali e quant’altro, aprendo le porte a trattamenti economici peggiorativi in molti gruppi bancari”.
“Per poter riprenderci il Contratto ci vuole uno sciopero che dia una risposta concreta”, ha poi ribadito il leader della FABI.
L’appuntamento congressuale è stata l’occasione per rinnovare il consiglio direttivo provinciale di FABI Treviso, che successivamente provvederà ad eleggere i delegati al Congresso Nazionale del marzo 2014, ma anche per fare una panoramica sul settore.
“Sicuramente le banche italiane non guadagnano come prima e anche le semestrali 2013 denotano situazione di difficoltà. Ma una cosa è sicura non è certo colpa dei lavoratori!
Le maggiori responsabilità sono da addossare ad un management vecchio, in tutti i sensi, che oltre ad arricchirsi smodatamente non ha letto ed interpretato il cambiamento in corso ed ora presenta a noi il conto dei loro lauti banchetti”, ha detto il padrone di casa, Massimo Gavagnin, Coordinatore FABI Treviso.
Proprio per questo Gavagnin ha anche auspicato un’alleanza strategica tra clienti e istituzioni per reclamare un nuovo modello di banca socialmente responsabile, che sappia interpretare le esigenze del territorio e sostenga concretamente le piccole medie imprese per il rilancio dell’economia, senza ricorrere a vecchie e improduttive strategie basate soltanto sul taglio costo del lavoro.
Una politica tanto più inaccettabile se si considerano gli aiuti pubblici ottenuti dalle banche, in particolare i recenti sgravi fiscali sulle perdite previsti dalla nuova legge di Stabilità.
Infine uno sguardo sulla realtà trevigiana: quella che i sindacalisti riuniti in platea conoscono bene, perché quotidianamente impegnati a difendere i lavoratori da una crisi che ormai da 4 anni a questa parte sta falcidiando posti di lavoro e vite.
E ancora una volta la parola magica è: contratto. Proprio grazie agli strumenti previsti dall’architettura Contrattuale Nazionale è stato infatti possibile evitare il peggio.
è il caso di Banca di Credito Cooperativo di Monastier e del Sile, commissariata lo scorso anno da Bankitalia, dove grazie ai contratti di solidarietà, oggetto di serrata trattativa con i sindacati, i lavoratori hanno mantenuto il posto.
Nessun trionfalismo, certo, ha chiarito Gavagnin. “La popolazione bancaria nel trevigiano principalmente a causa di esodi, spostamento di Direzioni e chiusura di sportelli è scesa sotto le 5000 unità”, ha ricordato il sindacalista.
La situazione di difficoltà oggettiva in cui versa il settore creditizio tuttavia rappresenta per il sindacato uno stimolo in più per stare a fianco dei lavoratori.
“Il terreno di confronto è sempre più in salita, scosceso e assai pericoloso”, ha concluso Gavgnin.
“Un educatore inglese rivolto ai suoi ragazzi li esortava dicendo: “non esiste buono o cattivo tempo ma buono o cattivo equipaggiamento”. Bene riempiamoci lo zaino di tutti gli strumenti negoziali possibili perché, nonostante il meteo avverso, dobbiamo uscire nella bufera della trattativa e conquistarci il contratto”.
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