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VIII CONGRESSO FABI ANCONA A MUSO DURO CONTRO LE INGIUSTIZIE

è indispensabile che al ruolo manageriale si impongano le dovute responsabilità e le sanzioni in caso di errori e si creino i necessari controlli, perché ormai è noto che quando Lorsignori sbagliano le conseguenze le pagano i più deboli, cioè i lavoratori
VIII CONGRESSO FABI ANCONA A MUSO DURO CONTRO LE INGIUSTIZIE

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è indispensabile che al ruolo manageriale si impongano le dovute responsabilità e le sanzioni in caso di errori e si creino i necessari controlli, perché ormai è noto che quando Lorsignori sbagliano le conseguenze le pagano i più deboli, cioè i lavoratori.
“Non sono quantificabili i danni fatti dall’economista Fornero alla nostra nazione. La Fornero con la sua riforma pensionistica ha cancellato i diritti di chi aveva contratto degli accordi individuali o di coloro che erano stati espulsi dal mondo del lavoro (parlo degli esodati), ma non ha compromesso solo i diritti di questi lavoratori ha compromesso lo stato di fiducia dell’intera nazione. Oggi il cittadino Italiano sa che il suo futuro pu ò essere sempre messo in discussione da uno stato pasticcione e truffaldino e questo non aiuta il cittadino ad avere fiducia nello stato italiano”.
Questo il nocciolo della relazione di Massimo Buonanno, Segretario Coordinatore della FABI di Ancona, che punta il dito contro la classe politica e la classe dirigente del Paese, incapaci di applicare semplici principi di buon senso per rilanciare l’economia, per attenuare le differenze sociali, per far rinascere l’Italia.
Anche la legge 92/2012 denominata legge Fornero, che ha introdotto meccanismi di maggiore flessibilità in uscita dal lavoro, con la presunzione di creare nuova occupazione, si è rilevata un vero e proprio fallimento.
Per non parlare delle ingiustizie che si consumano ogni giorno anche nel settore bancario, dove solo il sindacato e la FABI in particolare cercano di contrastare l’arroganza di banchieri e manager.
“è notizia ufficiale (dati di bilancio) che in Carifac 18 dirigenti si sono divisi nell’anno 2012 2.226.000 euro di stipendio + 492.000 euro di spesucce varie, e nel 2011 l’allora Direttore Generale Mariani, nonostante le grosse perdite della società CARIFAC, si è adeguato lo stipendio da 150.000 euro a 450.000 con il voto contrario dei soli nostri rappresentanti sindacali presenti in assemblea”.
Se poi si considerano le reali capacità di certi dirigenti, ci sono dati che fanno accapponare la pelle, come – ad esempio – l’enorme mole delle spese legali (4.148.00 euro!) che la Banca Popolare di Puglia e Basilicata ha dovuto accantonare per far fronte ai numerosi risarcimenti danni chiesti dai clienti.
Eppure, questi presunti manager non si peritano molto di irrogare continuamente provvedimenti disciplinari, con intenti espulsivi, nei riguardi dei lavoratori, schiacciati fra le pressioni commerciali ed il rispetto delle norme.
Di fronte all’arroganza e alla mancanza di buon senso di molti dirigenti, l’unico baluardo è rappresentato dalla FABI e, sul territorio, dalla FABI di Ancona, che con determinazione e passione ha sempre tutelato i lavoratori ingiustamente accusati.
“Noi del Sab di Ancona pensiamo da sempre che un nostro iscritto non si debba mai sentire solo” – dice con forza Massimo Buonanno, che rincara: “è necessario che al ruolo manageriale si impongano le dovute responsabilità e le sanzioni in caso di errori e si creino i necessari controlli perché ormai è noto che quando loro sbagliano le conseguenze le pagano i più deboli.
Nulla è stato fatto nei confronti dei manager delle 12 banche commissariate nel panorama italiano”.
E ancora: “Anzi molti di loro sono usciti dalle aziende con laute liquidazione che stridono con la loro palese cattiva gestione, liquidazioni che avrebbero potuto garantire lo stipendio a migliaia di famiglie italiane”.
Per questo, è necessario che al ruolo manageriale si impongano le dovute responsabilità e le sanzioni in caso di errori e si creino i necessari controlli, perché ormai è noto che quando loro sbagliano le conseguenze le pagano i più deboli, cioè i lavoratori.
Eppure, l’ABI ha addirittura disdettato con inusuale largo anticipo il Contratto Nazionale, allo scopo di svuotarlo e di puntare alla divisione della categoria e dei Contratti Integrativi Aziendali.
“Ma dove vivo e dove hanno vissuto questi signori?” – accusa Buonanno – “Non è grazie al bancario e alle sue rappresentanze sindacali che si è fatto fronte ai problemi creati dai manager nel passato come con le crisi Banco Roma, Sicilcassa, Banco Napoli, creando un fondo di sostegno al reddito, di cui la stessa ABI ha abusato, ottenendone vantaggi? Non è merito del bancario e delle sue rappresentanze aver creato un fondo occupazionale per garantire nuova e più stabile occupazione per i giovani italiani?”.
Questi signori sono hanno davvero la faccia di bronzo, poiché sono gli stessi che dicevano che le banche dovevano aprire altri sportelli (quasi sempre con costi esagerati per gli affitti e per le acquisizioni) per avere una maggiore ramificazione nel territorio; sono gli stessi che dicevano che dividere la clientela in segmenti era più proficuo, salvo poi ricredersi. Sono gli stessi che hanno prodotto il 41% delle sofferenze bancarie quantificate ad oggi in 140 miliardi di euro.
Sono gli stessi che hanno bisogno di incrementare le spese di consulenza esterna in tutti i bilanci aziendali; dichiarando di fatto la loro incapacità, sono gli stessi che chiedono e pretendono aumenti dei loro salari in periodi di crisi, sono gli stessi che nei loro bilanci non riescono a far diminuire le spese generali, i costi operativi, le spese amministrative, le spese per legali esterni, sono gli stessi che non sanno gestire le loro aziende.
Il dibattito si è sviluppato, pungolato dai diversi stimoli offerti dalla relazione, sul ruolo del sindacato, sui programmi da realizzare nel futuro, sulla necessità di porre l’accento su democrazia e partecipazione.
In sintesi, in questa società che manifesta bisogni antichi e nuovi sempre crescenti, ai quali le forze politiche, sociali ed economiche stentano a fornire adeguate risposte, il sindacato e la FABI devono riaffermare i Valori senza tempo e dare un proprio contributo positivo, concreto e costruttivo, con umiltà, coscienti dei propri limiti oggettivi, ma con la consapevolezza che il cambiamento parte dalle piccole cose.
Al termine, le votazioni per l’elezione del nuovo Direttivo provinciale e della Segreteria, nonché dei Delegati al Congresso Nazionale del prossimo marzo 2014.
Ancona 07/11/2013
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