SE LE DONNE ASPETTANO ALLO SPORTELLO?
La denuncia di FABI Bergamo al convegno “Donne e territorio, percorsi di vita e di carriera”: aumenta la presenza femminile nelle banche, ma solo due donne su 10 sono quadri direttivi. Partecipe al dibattito anche il Segretario Generale Sileoni
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Gli sportelli delle banche di Bergamo e provincia si tingono sempre più di rosa: ben il 40% degli addetti, nei maggiori istituti del territorio, è donna, dato che colloca Bergamo leggermente al di sotto della media nazionale, che si attesta al 43,6%.
Ma secondo stime dell’ABI, nel 2017 si dovrebbe realizzare la piena parità numerica nelle filiali tra lavoratori uomini ed esponenti del gentil sesso.
Un’avanzata che tuttavia non trova riscontro nei percorsi di carriera: nelle banche bergamasche solo poco più di due bancarie su dieci (26%) riescono ad accedere al livello intermedio dei quadri direttivi, mentre sono pressoché assenti ai vertici.
è quanto emerge da un’indagine della FABI, il sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari, presentata oggi al Convegno “Donna, Banca e Territorio- Condivisione, conciliazione, percorsi di vita e di carriera”, organizzato da FABI Bergamo e a cui hanno preso parte, tra gli altri, Barbara Pezzini, Direttrice Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Bergamo, la sociologa Alessandra Vincenti e il Prorettore Università degli Studi di Bergamo, delegata alle pari opportunità, Giovanna Vertova.
Corposo il parterre dei relatori: per la FABI erano presenti il Coordinatore di FABI Bergamo, Fabio Scola, la Segretaria Provinciale, Maria Luisa Serina, e il Segretario Generale Lando Maria Sileoni.
Mentre tra i rappresentanti delle banche del territorio spiccava la presenza di Maria Cristina Brambilla (Vice Direttore Generale BCC di Calcio e Covo), Antonio Maurino (Responsabile relazioni sindacali gruppo Banco Popolare) e Andrea Merenda (Responsabile relazioni sindacali gruppo UBI).
L’indagine della FABI è stata condotta su un campione rappresentativo di quattro grandi banche bergamasche: Banca Popolare di Bergamo, CREBERG, UBI, Banca di Credito Cooperativo di Treviglio.
Guardando agli organici aziendali, si scopre che la BCC di Treviglio è quella con una maggiore presenza femminile, il 46%, contro il 39% di UBI, il 38% di CREBERG e il 37% della Popolare di Bergamo.
Ma le percentuali calano vertiginosamente quando si contano i ruoli direttivi intermedi ricoperti dalle donne: in BCC di Treviglio ha fatto carriera solo il 20% delle bancarie, il 25% in Popolare di Bergamo e il 26% in CREBERG. Va un po’ meglio in UBI, dove le donne con un grado direttivo son il 33%.
“Le banche del territorio”, ha denunciato Fabio Scola, Coordinatore FABI Bergamo, “sono ancora molto lontane dal valorizzare pienamente il talento e la professionalità femminile”.
“Per colmare questo gap”, ha affermato Maria Luisa Serina, Segretaria Provinciale FABI Bergamo, “occorre che le banche potenzino gli strumenti di flessibilità oraria che consentano alle donne di conciliare effettivamente le proprie esigenze di vita con quelle di lavoro. Sono misure che possono rappresentare un valido sostegno, soprattutto per le tante lavoratrici sulle cui spalle grava ancora per intero il peso della cura della famiglia”.
Sicuramente passi avanti, negli ultimi anni, grazie a numerosi accordi firmati con i sindacati, sono stati fatti, ma la strada per arrivare a una parità di genere effettiva è ancora lunga.
Al momento lo strumento di flessibilità oraria più utilizzato dalle bancarie bergamasche è il part time: del 10% di coloro che ne hanno fatto richiesta in CREBERG il 93% è donna, così come in UBI (95% di domande femminili su un totale di 8,6% di richieste).
Ancora più netto il quadro offerto dalla BCC di Treviglio, dove a chiedere il part time sono soltanto donne (100% su un 12,5% di richieste totali).
Eppure non esiste solo il part time: diversi sono gli strumenti che potrebbero permettere alle bancarie di non dover sempre scegliere tra carriera a famiglia.
Dalla sospensione volontaria dell’orario di lavoro al telelavoro. Anche il così detto welfare d’impresa rappresenta un valido supporto: asili nido aziendali, centri ricreativi estivi, ecc.
“In UBI”, ha raccontato Serina, “i sindacati hanno negli ultimi anni stipulato numerosi accordi per venire incontro alle esigenze delle lavoratrici, ma anche dei lavoratori: nell’ultimo accordo sul piano industriale abbiamo acconsentito all’utilizzo della sospensione volontaria dell’orario di lavoro. Una misura che ha riscosso molto successo tra i lavoratori e le lavoratrici, soprattutto quelli con specifiche necessità familiari. Sempre in UBI abbiamo ottenuto l’apertura di asili nido aziendali e di un centro ricreativo estivo che potesse ospitare, durante i mesi di chiusura della scuola, i figli dei dipendenti”.
Misure di supporto, purtroppo, ad oggi adottate solo da poche aziende bancarie, in genere quelle più grandi dove la presenza del sindacato è più forte.
“Certo questi strumenti, pur rappresentando ottimi meccanismi per promuovere la parità di genere, da soli per ò non bastano”, ha concluso Serina.
“è necessario, infatti, che le aziende modernizzino la propria organizzazione del lavoro. Il modello che premia la presenza fisica in azienda piuttosto che, spesso, il raggiungimento di effettivi risultati, tende infatti troppo spesso a penalizzare le donne”.
Al termine del dibattito, ampio e partecipato e moderato dal Capo servizio dell’Economia de L’Eco di Bergamo, Silvana Galizzi, la FABI bergamasca ha voluto donare a due studentesse universitarie un paio di borse di studio del valore di 1500 euro ciascuna, proprio nell’ottica di sostenere e premiare il talento e le competenze femminili, ancora purtroppo non pienamente riconosciuti nel mondo del lavoro.
I premi sono stati consegnati direttamente dal Segretario generale della FABI, Lando Maria Sileoni, che si è complimentato con le ragazze per i loro brillanti risultati accademici.
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