IL SENSO DELLE PAROLE
“Vogliamo offrire uno spunto per un altro modo di confrontarsi, tra di noi e con i nostri interlocutori. Un modo diverso. è possibile, vorremmo dimostrarlo… because we can!” Un think tank per tutta la FABI: ecco la proposta che esce dal Congresso di Verona.
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“Ascoltare, pensare, agire” sono tre semplici parole, ma dense di significato che preludono ad eventi particolarmente importanti.
La FABI di Verona prova a rinnovare anche i riti congressuali con una relazione originale, a più voci, che vuole stimolare la riflessione e il dibattito, più che presentare il lavoro fatto ed analizzare minuziosamente la situazione politico-sindacale.
“Ci siamo riproposti di condensare in pochi minuti, un intero quadriennio di lavoro” – dice Marco Muratore, Segretario Coordinatore della FABI di Verona – “lavoro condiviso, lavoro comune, lavoro bene comune, lavoro per il bene comune. Consegniamo alla classe dirigente che questo congresso democraticamente esprimerà un sindacato provinciale sano, attivo, coeso”.
Così la relazione/non relazione introduttiva.
Ascoltare: in modo attivo cercando di capire le vere esigenze; capire le richieste di aiuto, dimostrando empatia; “mettersi nei panni dell’altro”; ascoltare anche per captare gli insegnamenti, soprattutto quando vengono dai saggi e dai maestri.
“Ne incontriamo diversi nella nostra vita, ma spesso li sottovalutiamo, perdendo così preziose fonti. Occorre anche leggere con attenzione e concentrazione, assumere informazioni, selezionarle e collocarle nella nostra mente secondo un certo ordine”.
Leggere tanto per leggere non serve. Leggere per imparare è, invece, molto utile.
Pensare: da non confondere con il verbo supporre, che indica una confusione, “pensare è forse l’attività più bella e profonda di una persona, perché, oltre ad elaborare, consente di immaginare, di fantasticare, di progettare, di vedere il futuro e anche cose che altri non vedono”.
Col pensiero l’uomo acquista coscienza di sé e del mondo in cui vive. Tutto ci ò che si apprende va soppesato, valutato e sottoposto ad esame per capirne la portata. Naturalmente per valutare occorre buon senso, capacità e addestramento.
Così dev’essere anche per il sindacato e, particolarmente, per la FABI.
Un think tank veronese? Non solo veronese, ma nazionale: questa la proposta che viene dal Congresso di Verona.
“Agire: tradurre in azioni concrete ci ò che si è deciso. E qui viene la parte più difficile. Azione da realizzare esclusivamente solo dopo aver ben capito le informazioni che assumiamo”.
Sulla necessità di migliorare la preparazione dei dirigenti sindacali, partendo proprio dalla necessità dell’ascolto, ha insistito anche Lando Maria Sileoni, il Segretario Generale della FABI, nel suo applauditissimo intervento.
“Le banche si fanno assistere da società di consulenza, specializzate soprattutto nella riduzione dei costi, a cui dobbiamo saper opporre argomentazioni valide, sia sul piano sindacale sia sul piano economico”.
Poi il leader della maggior Organizzazione Sindacale del credito ha nuovamente portato un affondo contro i poteri forti, che devono uscire dalla governance, se si vuole che le banche siano gestite con criteri improntati alle regole serie dell’economia e della finanza, evitando di far credito agli amici degli amici, cioè a coloro che non lo meritano.
Da questa politica derivano i 140 miliardi di sofferenze delle banche, che i banchieri vorrebbero scaricare sulle spalle dei lavoratori, mentre sono frutto di scelte sbagliate, a volte dolosamente sbagliate, degli stessi banchieri.
Ora la categoria ha dato una risposta forte con lo sciopero del 31 ottobre scorso.
“Un altro pacchetto di ore di sciopero è stato proclamato, sia per’convincere’ i banchieri che facciamo sul serio sia perché siamo coscienti che il momento è difficile e che la nostra battaglia sarà lunga. Ma non molleremo, perché sappiamo che la posta in gioco è molto alta: si tratta di difendere il nostro lavoro e di garantire un futuro alle nostre famiglie”.
Il capo della FABI dice di non volere una guerra santa, ma afferma a chiare lettere che bisogna “riconquistare” il Contratto Nazionale e che è indispensabile che i lavoratori ne siano ben coscienti.
“Se dovesse riaprirsi un tavolo di confronto, il problema da affrontare subito sarà quello del fondo di sostegno al reddito, che noi vogliamo mantenere, mentre le banche pretendono di riformarlo, cioè – tradotto – di destrutturarlo, sfasciarlo e trasformarlo in qualcosa che farebbe risparmiare le banche e che lascerebbe i lavoratori senza adeguate tutele”.
I banchieri, “la peggior classe dirigente dal dopoguerra”, hanno dimostrato di avere scarso senso di responsabilità. “Noi, invece, vogliamo farci carico di tutta la categoria, dei 309mila bancari e delle loro famiglie” – ha detto Lando Marisa Sileoni – che poi ha concluso: “Penso che da questa situazione di crisi usciremo bene, ma è indispensabile che restiamo uniti e che combattiamo sino in fondo la nostra battaglia”.
Con queste indicazioni, il compito fondamentale della futura segreteria e della futura classe dirigente sarà quello di continuare questo percorso con dedizione e sacrificio.
“Il dirigente sindacale deve mettersi al servizio, essere in prima linea, avere una profonda passione e amore per questa attività” – ha detto Marco Muratore,’il padrone di casa’ a Verona.
Infine il momento dei ringraziamenti: a tutti i dirigenti sindacali di Verona, alle impiegate, ai pensionati, al pubblico presente, “ma soprattutto ai nostri iscritti – conclude Marco Muratore – che col loro sostegno ci hanno consentito di continuare a lavorare per il bene della nostra organizzazione e per il bene, supremo, dei lavoratori bancari e degli iscritti Fabi, per dare il nostro contributo a rendere sempre migliore tutto il nostro Paese”.
Congresso di Verona in sintesi? “Insieme, per la centralità del lavoro in un’economia sociale”.
Dibattito partecipato e “vero”, con portatori di esperienze sul campo.
Ultimo atto del Congresso le votazioni, da cui è uscito il nuovo Comitato Direttivo Provinciale, che ha eletto la nuova Segreteria, riconfermando il Segretario Coordinatore, Marco Muratore.
“Vae Roma” (=guai a Roma) sembra essere l’antica origine del toponimo di Verona.
Ma potremmo concludere: guai a chi s’arrende, perché ha già perso in partenza!
Verona 13/11/2013
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