ROMA CAPUT FABI
Congresso Provinciale di FABI Roma. Sileoni: ” Nostra priorità riconquistare il Contratto. Quando ABI dice che disdetta è un atto tecnico mente: dal 30 giugno via tutte le garanzie”. Morelli: “Dopo fuga della politica e fallimenti dei banchieri, sindacato unica voce a tutela dei lavoratori”
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Firmare un accordo sul Fondo di Solidarietà, in scadenza il 31 dicembre, per gestire senza traumi i piani industriali, e riconquistare il Contratto Nazionale.
Queste le priorità del sindacato tracciate dal Segretario Generale della FABI, Lando Maria Sileoni, al XX Congresso Provinciale della FABI di Roma, davanti a una platea di oltre 100 quadri sindacali locali.
Siamo disponibili a trattare (“non siamo un sindacato antagonista”, ripete Sileoni), ma non regaleremo nulla alla controparte, perché in gioco ci sono 60 anni di diritti dei lavoratori faticosamente conquistati.
Questo, in estrema sintesi, il messaggio del leader della FABI, più volte interrotto dagli applausi. “Noi”, afferma Sileoni, “vogliamo riaprire le trattative, ma dall’altra parte ci troviamo di fronte a un muro di gomma. La partita nei prossimi mesi si annuncia, quindi, molto complessa”.
Una battaglia, quella per la riconquista del Contratto Nazionale, che dovrà necessariamente essere combattuta da tutto il sindacato unitariamente, perché se si perde “muore la categoria”.
“Quando l’ABI dice che la disdetta è un atto tecnico e non politico, mente sapendo di mentire: dal 30 giugno decade infatti la stessa clausola di ultrattività del Contratto. Ci ò vuol dire che i banchieri potranno, secondo la propria convenienza economica, azzerare tutte le tutele a favore della professionalità dei lavoratori: dagli inquadramenti ai fondi previdenziali di gruppo e più in generale tutti gli accordi siglati negli ultimi 4 anni, senza contare che la disdetta depotenzia anche i sindacati aziendali e la loro capacità di condurre trattative in difesa dei posti di lavoro”.
E l’obiettivo dell’ABI, perseguito attraverso la disdetta del Contratto, è proprio quello di ridurre il numero degli addetti del settore senza troppi intralci.
“La nostra posizione è semplice e lineare”, chiarisce Sileoni, “per trattare vogliamo il mantenimento dell’ultrattività”.
Durissima la critica ai banchieri che, in molti casi, hanno portato le banche al collasso, concedendo credito facile agli amici. “Il 60% delle sofferenza è stato deliberato dai direttori generali in su”, accusa Sileoni, “e il conto adesso lo si vuol far pagare ai lavoratori”.
Ma la FABI, oltre a criticare senza sconti il management , sa anche fare proposte, come ad esempio quella per un nuovo modello di banca finalmente vicina al territorio e alle famiglie e che potrebbe anche contemplare nuove figure professionali.
“Ben vengano nuove figure professionali, magari più orientate alla consulenza, se ci ò serve a salvare posti di lavoro”, dice Sileoni.
Il leader della FABI ricorda poi l’amplissima adesione dei lavoratori bancari allo sciopero dello scorso 31 ottobre, e la capacità del sindacato di aver fatto passare, anche a livello mediatico, il messaggio che i bancari non sono i banchieri. “Per la prima volta abbiamo portato l’opinione pubblica dalla parte dei lavoratori del credito”.
Poi parole di lode verso il padrone di casa, Mauro Morelli, Segretario Nazionale della FABI e Coordinatore della FABI di Roma e al suo ruolo di primo piano svolto in Unicredit, nelle trattative a tutela dei lavoratori del Gruppo.
Un rapporto di stima personale e professionale reciproca quella che lega Sileoni e Morelli. Quando prende il microfono il numero uno del SAB di Roma, ricorda come la FABI è diventata il sindacato di riferimento dei lavoratori bancari, anche a livello mediatico, proprio grazie all’abnegazione e al duro lavoro di Sileoni.
Ma Morelli, nella sua dettagliata relazione, fa anche il punto sulla situazione romana: la piazza di Roma è, infatti, una di quelle che maggiormente ha pagato il prezzo delle ristrutturazioni in termini di occupati, sebbene le uscite siano avvenute sotto forma di esodi volontari e incentivati, grazie agli accordi sindacali.
Nonostante ci ò, la FABI resta ancora il primo sindacato sul territorio, con oltre 5mila iscritti.
Morelli, poi, punta l’indice contro gli squilibri del sistema, con i top manager che, malgrado i pessimi risultati industriali, ormai sotto gli occhi di tutti, guadagnano 60 volte di più di un dipendente (“un fatto indegno”), con la politica che ha assistito inerte alla “fuga” delle aziende di credito dal territorio, fino ai mali di un modello di banca fondato sulla speculazione finanziaria, non più sull’intermediazione a lungo termine, e sul credito clientelare, che ha portato il sistema verso il dissesto. Infine, il sistema di governance, tutto da rifare, perché ad oggi i controllori coincidono spesso con i controllati.
“Oggi a difendere i lavoratori c’è solo il sindacato”, conclude Morelli, “il sindacato tratta per migliorare le condizioni dei lavoratori rispetto alle tutele minime previste dalla legge (vedi esternalizzazioni) e si fa garante di un patrimonio di diritti e conquiste importanti per tutti i gli addetti del settore”.
Roma 25/11/2013
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