FABI VARESE: ?ABBIAMO VINTO LA SCOMMESSA?
Fuori da queste porte c’è una categoria, che vive con preoccupazione quest’epoca di trasformazioni, d’incertezza, di mutamento e di cambiamento. A loro la FABI vuole dare certezze nel futuro
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“I lavoratori delle banche chiedono politiche imprenditoriali stabili, posate sul tradizionale metodo di fare banca che la storia conferma essere stata la strada vincente, fino a quando almeno le banche hanno deciso che il guadagno a breve e la remunerazione dell’azionista, costituisse il valore centrale dell’impresa”.
Questo il cuore della relazione con la quale Pierpaolo Ferri, Segretario Coordinatore della FABI varesina, ha introdotto i lavori del XIX Congresso Provinciale, gridando forte il suo “basta!” alle riduzioni di personale, ai contratti a tempo determinato, al credito facile per gli amici degli amici, alle retribuzioni stratosferiche degli alti dirigenti.
“Chiediamo migliore e più organizzazione, e quindi più lavoro e più occupazione” – continua Ferri – mentre i banchieri, incapaci di progettare un nuovo modello di banca, insistono nel descrivere i bancari come poco elastici nell’adattarsi al nuovo ed alle moderne tecnologie e pretendono di archiviare l’attuale Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.
Davanti ad una sala affollata, il Coordinatore della FABI di Varese non esita nella sua denuncia: “L’ABI e ora anche Federcasse vogliono stendere un manto di asfalto su una strada che ha uno spessore di 65 anni di negoziazioni, mai semplici, a volte anche cruente, che hanno comportato grandi sacrifici e scelte difficili per la categoria, ma rivelatesi lungimiranti nei fatti.
Si pensi all’area contrattuale; al fondo di solidarietà; alla creazione delle aree professionali, tutti strumenti che hanno contribuito a tenere insieme la categoria e a mantenere costanti i livelli occupazionali. Per non parlare della costituzione del fondo per l’occupazione come incentivo alle assunzioni a tempo indeterminato, ai contratti di solidarietà, all’estensione dell’orario di lavoro, che solo alcuni sprovveduti hanno giudicato un arretramento, ma che ha scongiurato la chiusura di molte centinaia di sportelli ed ha consentito di confermare con contratto a tempo indeterminato tutti i contratti a termine in scadenza.
Con la firma di quel Contratto – ecco il senso del discorso – il sindacato ha guardato ai giovani ed ha tenuto alta la bandiera della solidarietà. Una solidarietà praticata nei fatti e non solo rispolverata nei giorni di festa.
Parla a una platea di persone che devono fare i conti ogni giorno con le ricadute della crisi, quindi, Pierpaolo Ferri scatta una fotografia molto eloquente della situazione, con oltre 40 sportelli in meno rispetto a 4 anni fa e con una popolazione bancaria scesa da 3.800 a circa 3.500 unità.
“La pesante crisi del manifatturiero sul nostro territorio, così come nell’industria locale, probabilmente incide sulle scelte organizzative delle banche, ma è nostro fermo convincimento che le ragioni del costante ridimensionamento di sportelli ed organici segue logiche squisitamente politico/organizzative legate all’unica idea del banchieri, quella della riduzione dei costi del personale. Il che sta a significare quanto le banche siano legate al profitto piuttosto che agli investimenti di medio o lungo termine sul territorio dove operano”.
Poi il capo della FABI varesina non si nasconde che l’impatto tecnologico fa la sua parte ed incide nei parametri di distribuzione dei servizi: “Nella nostra provincia, dove risiedono circa 880.000 abitanti, sono attivi 340.000 contratti home banking famiglie e 40.000 contratti home banking corporate, senza contare i 170.000 contratti phone banking e 568 sportelli bancomat”.
Quindi il sindacato è ben consapevole che anche l’aspetto tecnologico-informatico, nel suo sviluppo, incide nell’operatività e che banche non guadagnano più come prima, per questo ha avanzato alle controparti la costituzione di una cabina di regia con personaggi di spessore, indipendenti, per costruire insieme un nuovo modello di banca, per cercare di uscire dalla crisi. Tuttavia, la categoria non rinuncerà mai ai suoi diritti e al suo Contratto Nazionale e le controparti troveranno di fronte a sé una FABI che lotterà fino all’ultimo per conservare il principio delle dinamiche salariali, per mantenere l’attuale assetto degli inquadramenti e, soprattutto, per mantenere la volontarietà nell’accesso all’esodo.
Dei timori di non uscire dalla crisi aveva parlato il Segretario Nazionale, Mauro Morelli, che ha accusato la classe politica, il cui specchio è rappresentato dalle banche.
“Banchieri vecchi – privilegiati, strapagati, ma incapaci – pretendono di far pagare il prezzo dei loro errori ai bancari”. E i governi? “Cialtroni, che hanno lasciato in mezzo a una strada gli esodati e che ora fanno sconti e favori alle banche, magari strozzando i pensionati”.
Discrezionalità assoluta e iniquità continue sono i mostri che le banche vorrebbero imporre ai lavoratori, sfacciatamente, impudentemente. “Settantenni ottantenni che accusano la nostra categoria di essere troppo vecchia e non riciclabile. Dobbiamo combattere compatti , ma per vincere e per salvare la nostra categoria dobbiamo essere uniti e rispettare, anche al nostro interno, chi non la pensa come noi”.
Chiudendo, Mauro Morelli ha richiamato la necessità di fare sindacato e non solo servizi, anche quando la posizione è scomoda.
“Impariamo a dire di no, se bisogna dire di no. La Segreteria Nazionale lo sta già facendo”.
Ringraziamenti a tutti, ai dirigenti impegnati ogni giorno “in trincea”, ma anche ai pensionati, il cui apporto è fondamentale per il sindacato, soprattutto nella prospettiva, da parte della Segreteria uscente.
“La FABI di Varese -ha detto Pierpaolo Ferri – le sue strutture sindacali e di servizi, sono una macchina che vuole correre sempre più forte, perché riteniamo che ci sia sempre qualcosa in più da poter dare e fare”.
Varese 30/11/2013
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