"Il lavoro al centro: una banca costruita sulle persone, non sul solo guadagno"
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XX CONGRESSO PROVINCIALE FABI FIRENZE-PRATO-PISTOIA

“Il lavoro al centro: una banca costruita sulle persone, non sul solo guadagno”
XX CONGRESSO PROVINCIALE FABI FIRENZE-PRATO-PISTOIA

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L’obiettivo di riportare al centro l’individuo, il desiderio di tornare a una dimensione più semplice, meno complessa e più autentica, dove i rapporti umani facciano la differenza: questo il concetto portante dell’intervento del Segretario Coordinatore Leonardo Comucci al XX Congresso Provinciale FABI di Firenze-Prato-Pistoia.
Un Congresso, quello toscano, svoltosi in una sede appropriata ad un discorso così fondato sui valori umani: l’Istituto Salesiano Dell’Immacolata, della scuola di Don Bosco, una figura simbolica e un riferimento importante per tutti coloro che operano nel volontariato, nella formazione, nella cooperazione.
Sono passati quattro anni dal precedente appuntamento congressuale, e per il SAB Toscano è momento di bilanci. Quattro anni che hanno visto susseguirsi esuberi, piani di ristrutturazione, fusioni, problemi occupazionali, difficili rinnovi contrattuali.
E, da ultimo, la clamorosa disdetta, con dieci mesi di anticipo sulla naturale scadenza, del Contratto Nazionale di categoria, cui ha fatto seguito, per “emulazione”, la disdetta del Contratto delle BCC.
“Abbiamo risposto con uno sciopero di categoria fortemente voluto, ben organizzato e ottimamente riuscito. Uno sciopero che, dopo tanti anni, è riuscito nuovamente a ricompattare fortemente l’intera categoria” le parole di Comucci.
Ricordiamo, infatti, che lo sciopero dello scorso 31 ottobre ha visto scendere in campo oltre il 90% dei lavoratori: lo sciopero più riuscito degli ultimi 50 anni, se si considera che dal 1958 non si registrava una così massiccia adesione.
Un momento estremamente difficile quello che il settore sta attraversando. Difficile a livello globale, così come a livello locale.
“Ogni giorno qualcuno cerca di spiegare che i segnali di ripresa sono dietro l’angolo – espone Comucci – e che la luce sta per apparire in fondo al tunnel ma, ahimè, dal nostro osservatorio, noi questa ripresa non la vediamo”.
“La via maestra per far ripartire il nostro paese – continua il Coordinatore toscano – è rappresentata da una vera riforma fiscale che riduca le tasse sul lavoro e sulle imprese, smantellando un assurdo sistema di adempimenti e pagamenti. A chi obietta che mancano le risorse, ricordiamo le centinaia di miliardi di evasione fiscale che non riguardano certo noi dipendenti, bensì il pubblico delle partite IVA e, soprattutto, le grandi società”.
Entra poi in gioco l’argomento delle sofferenze bancarie e la vera causa delle stesse, argomento affrontato da Comucci anche in una recente intervista sul TG3 Toscana.
Chi sono, infatti, i reali responsabili delle sofferenze del sistema bancario italiano? I semplici dipendenti bancari o, magari, i direttori generali, i top manager e i Consigli di Amministrazione delle banche?
A questa domanda ha risposto recentemente proprio la Banca d’Italia, con uno studio molto particolareggiato e ripreso il giorno stesso da un comunicato stampa del Segretario Generale FABI, Lando Maria Sileoni.
Infatti, mentre Patuelli, presidente dell’ABI, cerca di far passare il messaggio per cui le sofferenze non sono figlie di una cattiva gestione, le dichiarazioni del Direttore Generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, vanno esattamente nella direzione opposta.
I dati sono chiari: le posizioni in sofferenza su crediti fino a 25mila euro rappresentano circa il 15,6%, mentre i crediti inesigibili superiori a 125mila euro arrivano a toccare la percentuale del 72,6% e i super debitori, quelli con debito superiore a 25 milioni di euro, pesano per l’11,7%.
E le responsabilità sono facilmente attribuibili: gli affidamenti a partire da 125mila euro in su rientrano tutti nelle autonomie e nelle competenze delle direzioni generali, dei consigli d’amministrazione e dei consigli di gestione delle banche.
Insomma, come lo ha definito Sileoni, l’ABI ha tentato, ancora una volta, il suo solito “giochetto di prestigio”: far apparire le cose diverse da ci ò che realmente sono.
“I banchieri – riprende Comucci – vanno avanti per la loro strada, guidati esclusivamente dagli utili per la società e, conseguentemente, dalle loro verticali progressioni di carriera e relativi lauti guadagni”.
Per questo motivo è, oggi più che mai, necessaria una sempre maggiore coesione delle forze sindacali, che unisca anche i dipendenti bancari, senza distinzioni ideologiche: “è questa la vera forza che ci pu ò permettere di vincere, in questo gioco al massacro in cui sta tentando di portarci l’ABI” dichiara con enfasi Comucci.
Va in questa direzione l’auspicio di un nuovo modello di banca, più attento ai territori, alle famiglie e alle imprese, alle lavoratrici e ai lavoratori bancari, un nuovo modello di banca al servizio del Paese che sappia riconquistare, con la trasparenza, la fiducia dei mercati e delle persone.
Poi, nello specifico, la situazione del territorio toscano, con un capoluogo diventato, ormai, terra di conquista da parte di altri gruppi bancari.
“La storica Banca Toscana è stata assorbita in MPS ed oggi si trova ad affrontare la prova più dura della sua millenaria storia; la Cassa di Risparmio di Firenze, la banca di riferimento del territorio, è totalmente nell’orbita di Intesa Sanpaolo, con tanti problemi ancora da risolvere” afferma il Coordinatore toscano.
“Sono poche le realtà in cui è ancora possibile fare trattativa. Tra queste, Findomestic, che vede per ò il suo management a Parigi; altra banca che fa trattativa e rinnova contratti è la Cassa di Risparmio di San Miniato, con la sua sede a San Miniato, in provincia di Pisa, ma con un nucleo importante di iscritti e dipendenti su Firenze; la piccola Ifigest, dove la FABI è maggioranza assoluta; infine, ovviamente, il mondo BCC.”
La gloriosa terra di Toscana, insomma, dove la Banca è nata, con i suoi commerci e commercianti, si ritrova ridotta a ben poca cosa, con nuove importanti fusioni, ristrutturazioni ed esuberi che coinvolgono anche Centro Factoring e Centro Leasing.
Nonostante i problemi da affrontare, una FABI locale che è riuscita a superare difficoltà e tensioni grazie ad un coeso spirito di gruppo; un SAB che continua a crescere, che si impegna sulla formazione e che vede una classe dirigente più giovane ma preparata, che intende fare tesoro dell’apporto di chi ha più esperienza.
Il Coordinatore Comucci non dimentica di ringraziare la Segreteria Nazionale e il Segretario Generale Sileoni “Una squadra che ha gestito con lungimiranza la nostra grande FABI in questo periodo tormentato e pericoloso per la categoria”.
è, poi, la Segreteria Nazionale, rappresentata oggi da Luca Bertinotti, ad apportare il suo contributo al dibattito.
“La FABI è un’Organizzazione in perpetuo movimento: instancabile, inarrestabile, e spinta dall’energia prodotta dal lavoro di tutti”.
Questa la metafora con cui il Segretario Nazionale Bertinotti apre il suo intervento: i SAB, gli iscritti FABI, i lavoratori sono il vero carburante della “macchina” FABI. Una falange macedone, così il primo sindacato dei bancari è stato ribattezzato dalle altre Organizzazioni Sindacali.
E ad un sindacato inarrestabile, corrisponde un leader di pari portata: “Lando è il primo ad aggiornarci, ogni mattina, e a fare il punto della situazione”, sottolinea Bertinotti.
Che affronta poi lo spinoso tema della disdetta contrattuale:
“Il 2013 verrà ricordato, nel settore bancario, come l’anno delle disdette. La disdetta del Contratto Nazionale da parte di ABI, prima, seguita a ruota da Federcasse, per un assurdo effetto emulativo”.
Bertinotti, nel suo intervento, fa la fotografia della drammatica condizione di un paese che ha dormito per troppo tempo, e che ha bisogno di una sferzata, di un forte risveglio per riprendere in mano la difesa dei diritti dei lavoratori.
Questo risveglio si è materializzato, in parte, con lo sciopero dello scorso 31 ottobre. Sciopero a cui seguiranno presto altre mobilitazioni, se l’ABI dovesse rimanere ferma sulle sue posizioni.
Il Segretario Nazionale ricorda le difficoltà quotidiane del lavoratore bancario: sportelli sempre più deserti, sempre più isolati, con una costante carenza di organico, un front-office sempre più penalizzato da cattive politiche gestionali.
Cattive politiche gestionali, è proprio questo il nodo della situazione: una classe dirigente bancaria incompetente e inadeguata, non più al passo con i tempi, che necessita ormai di un netto ricambio generazionale.
E il sindacato come ultimo vero baluardo a tutela dei lavoratori.
“Oggi, più che mai, il sindacato diventa frontiera. Solo il sindacalista, ogni mattina, si sveglia per difendere i diritti dei lavoratori: 309mila lavoratori bancari su cui l’ABI ha posto delle ipoteche”.
“Siamo qui per difendere la dignità dei lavoratori – conclude Bertinotti – una dignità fatta a pezzi dalla classe dirigente bancaria. La FABI c’è: i lavoratori possono contare su di noi”.
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