le=”text-align: justify”>Il 20 dicembre i sindacati si incontreranno con ABI per discutere dell’adeguamento del Fondo di Solidarietà alla Legge Fornero con l’obiettivo di tutelare i lavoratori in uscita. Leggi gli articoli de Il Sole 24 Ore, Il Giornale e Milano Finanza
IL SOLE 24 ORE mercoledì 11 Dicembre 2013
Tra Abi e sindacato c’è l’armistizio
LA SCADENZA. Le parti devono adeguare lo strumento alle novità della legge Fornero, a rischio le tutele per 20mila prepensionandi
Matteo Meneghello
MILANO – Tregua armata tra sindacati e Abi, a tre mesi dalla disdetta ufficiale del contratto nazionale dei bancari che ha di fatto congelato i rapporti tra le parti. Le delegazioni di Dircredito, Fabi, Fiba, Fisac, Sinfub, Ugl Credito e Uilca sono state convocate per venerdì 20 dicembre al tavolo, con l’obiettivo di discutere l’adeguamento della disciplina normativa e fiscale del fondo di solidarietà alle novità introdotte dalla legge Fornero. Se l’ammortizzatore non sarà adeguato entro il 31 dicembre rischia di finire nella parte residuale, ossia tra quei fondi per i quali non è stato trovato un accordo specifico, con la conseguenza che i settori a cui appartengono avranno solo la cassa integrazione. Federcasse (rappresenta le banche di credito cooperativo), che ha a sua volta disdettato il contratto di categoria, ha già siglato un accordo sul fondo di solidarietà, lo scorso 31 ottobre.
Oggi i sindacati decideranno il da farsi. Con tutta probabilità, nella previsione di un accordo sul fondo, Dircredito, Fabi, Fiba, Fisac, Sinfub, Ugl Credito e Uilca decideranno di riattivare i rapporti nei gruppi, che erano stati sospesi all’indomani dell’annuncio della disdetta anticipata del contratto nazionale da parte dell’Abi. Le due controparti sono vicine a siglare una sorta di armistizio: la manifestazione di protesta, inizialmente prevista proprio per il 20 dicembre a Milano di fronte a Palazzo Mezzanotte, sarà sospesa.
Il riavvicinamento forzato, dettato dalle necessità stringenti di rivedere il fondo di solidarietà – un passaggio indispensabile, a fronte di circa 20mila lavoratori che entro il 2020 dovrebbero finire in prepensionamento volontario – potrebbe anche favorire la riapertura del dialogo relativo alla discussione del nuovo contratto nazionale: la discussione relativa al ccnl – confermano fonti vicine alle parti – dovrebbe a questo punto essere sospesa almeno fino al prossimo 7 gennaio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
MF-MILANO FINANZA mercoledì 11 Dicembre 2013
Banche, disgelo sul contratto
di Antonio Satta
Schiarita nei rapporti tra banche e sindacati; forse non si pu ò ancora parlare di armistizio nella guerra iniziata dopo la disdetta anticipata del contratto di lavoro decisa lo scorso settembre dall’Abi (l’associazione bancaria italiana), ma di tregua sì. Il 20 dicembre, infatti, le parti torneranno a riunirsi per discutere dell’adeguamento alla normativa Fornero del fondo di solidarietà di settore.
Un incontro per la verità molto tecnico e in qualche modo anche dovuto, visto che le norme introdotte dall’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero davano tempo alle categorie fino al 31 dicembre 2013 per adeguare i propri fondi. Ma dopo lo sciopero nazionale dei bancari dello scorso 31 ottobre (il primo dopo 13 anni) e la battaglia di comunicati sempre più duri provenienti dal fronte sindacale il fatto che le parti si risiedano intorno a un tavolo è già un bel segnale di disgelo. Un passaggio che potrebbe essere rafforzato oggi stesso, se alla fine di una consultazione generale fra le organizzazioni sindacali coinvolte verrà annunciata una sospensione delle iniziative di lotta già varate. Le segreterie nazionali di Fabi, Fiba-Cils, Fisac-Cgil, Dicredito, Sinfub e Ugl giusto un mese fa avevano deciso un pacchetto di altre 15 ore di sciopero da realizzarsi entro febbraio. Come si diceva, l’incontro del 20 dicembre sarà molto tecnico e riguarderà aspetti normativi e non economici; non si parlerà, per esempio dell’adeguamento delle risorse del fondo, uno dei capitoli centrali della vertenza in corso, che riguarda il costo del lavoro ma anche il modello di banca del futuro con tutte le ricadute organizzative e contrattuali che ne derivano. Grazie al Fondo di Solidarietà, che è l’unico ammortizzatore del comparto bancario, dal 2000 a oggi sono stati gestiti 48 mila prepensionamenti volontari e altre diverse migliaia sono già previste nei prossimi anni. Attualmente il Fondo di Solidarietà eroga assegni a 15 mila persone in attesa di pensione definitiva, che in assenza di essi si troverebbero nella scomoda situazione degli esodati. Ora per ò c’è da affrontare un’altra nuova grande ristrutturazione del sistema bancario. La crisi ha colpito duro anche il comparto, tanto che le banche considerano ormai insostenibile lo stesso contratto nazionale di lavoro siglato a inizio 2012. I dati forniti dall’Abi dicono che il costo del lavoro pesa in media 77 mila euro, un livello che le banche considerano troppo alto rispetto alla media europea di 55 mila euro. Non solo; gli istituti lamentano anche che la contrattazione aziendale abbia portato a una concentrazione del personale nei livelli di inquadramento più elevati, con un 40,3% di quadri direttivi fra i 323.400 dipendenti dell’intero settore, con un’età media degli addetti anch’essa elevata, cifre che, ovviamente il sindacato legge in modo diverso. Aziende e organizzazioni sindacali sanno comunque entrambi che la nuova ristrutturazione avrà inevitabilmente bisogno di nuovi esodi. Una massa che l’attuale dote del fondo potrebbe non riuscire a sostenere, ma questo, appunto è uno dei temi che ancora non sono sul tavolo, come non si è ancora cominciato a discutere veramente dell’altra questione chiave, che riguarda il nuovo modello di contratto auspicato dalle banche, che prevederebbe solo una parte di salario fissa e l’altra variabile, sul modello dei promotori finanziari. Ma il fatto che il tavolo sia stato aperto è già un passo avanti. (riproduzione riservata)
IL GIORNALE mercoledì 11 Dicembre 2013
L’Abi di Patuelli trova l’armistizio con i sindacati
L’Abi di Antonio Patuelli ha convocato i sindacati venerdì 20 dicembre. Sul tavolo della «sala verde» di Palazzo Altieri ci saranno solo le misure per adattare il Fondo esuberi alla riforma Fornero: la priorità, per tutti, è infatti mettere in sicurezza i 19.800 prepensionamenti già messi in cantiere dal settore da qui al 2020. Il dato politico è per ò l’inizio del «disgelo» tra l’Abi e le forze sociali sul rinnovo del contratto nazionale. L’armistizio permetterà infatti al vicepresidente Francesco Micheli di riportare i sindacati al tavolo dopo lo sciopero di fine ottobre e gli altri annunciati. Tanto che l’Abi ha convocato i sindacati nel giorno in cui volevano manifestare davanti alla Borsa. Ora da gennaio si parlerà dell’accordo di categoria. Insomma: turiamoci il naso e trattiamo.