BPM, SILEONI: “VITTORIA DI GIARDA ? VITTORIA DELLA GENTE PER BENE”
La dichiarazione del Segretario Generale della FABI, Lando Maria Sileoni, riportata dai principali quotidiani nazionali: Corriere della Sera, Repubblica, Il Giornale, La Stampa, MF e Avvenire
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La dichiarazione del Segretario Generale Sileoni, riportata dai principali quotidiani nazionali: Corriere della Sera, Repubblica, Il Giornale, La Stampa, MF e Avvenire. Leggi i servizi a cura dei giornalisti Federico De Rosa, Vittoria Puledda, Massimo Restelli, Francesco Spini, Luca Gualtieri e Gregorio Massa
CORRIERE DELLA SERA domenica 22 dicembre 2013
Soci e sindacati scelgono Giarda per Bpm
L’ex ministro stravince in assemblea: «Ora torniamo alla normalità»
MILANO — Dino Piero Giarda è il nuovo presidente della Banca Popolare di Milano. L’ex ministro è stato eletto ieri dall’assemblea dei soci, che ha deciso di proseguire lungo la linea della discontinuità mettendo in minoranza la lista guidata da Piero Lonardi, storico rappresentante del Comitato soci non dipendenti.
Dopo due anni di gestione di Andrea Bonomi è un segnale importante. La lista guidata da Giarda ha più che doppiato la compagine avversaria raccogliendo 3.961 voti contro i 1.569 dei concorrenti. Concorrenti che non hanno mollato fino all’ultimo. In assemblea il pressing è stato incessante ma non è riuscito a ribaltare i pronostici della vigilia, che assegnavano all’ex ministro un importante margine di vantaggio grazie anche all’appoggio compatto dei sindacati bancari nazionali. «Sono lusingato dei consensi che la mia candidatura ha avuto, spero di essere all’altezza e di fare bene per la banca» ha commentato Giarda.
Il neopresidente della Bpm ha riunito ieri informalmente il nuovo consiglio di sorveglianza per impostare l’agenda dei lavori e subito dopo la pausa natalizia ci sarà l’insediamento ufficiale. In cima alla lista c’è la nomina del consiglio di gestione. Giarda ha confessato che cinque componenti «sono pochi», così come sono «troppi» 19 consiglieri di sorveglianza. Ma è lo statuto a prevederlo e «le modifiche possono essere proposte solo dal consiglio di gestione o da un certo numero di soci. Il consiglio di sorveglianza non ha alcun potere», ha ricordato il neopresidente, che così ha messo in chiaro anche da dove dovrà arrivare un’eventuale riforma della governance. Il consiglio di gestione sarà scelto entro il 12 gennaio e il neopresidente non ha escluso che qualcuno degli attuali membri possa essere confermato. La spinta dei sindacati nazionali Fabi, Fiba, Uilca e Fisac è stata decisiva per il successo di Giarda e della lista che insedierà in Bpm 11 consiglieri. Con l’ex ministro entreranno Mauro Paoloni, probabile vicepresidente, Marcello Priori, Alberto Balestreri, Andrea Boitani, Angelo Busani, Donata Gottardi, Alberto Montanari, Giampietro Giuseppe Omati, Lucia Vitali e Claudia Bugno. «è la vittoria del cambiamento rispetto all’improvvisazione e alla demagogia — ha commentato il segretario nazionale della Fabi, Lando Maria Sileoni —. è la vittoria dei lavoratori e dei pensionati, della gente per bene che vuole definitivamente voltare pagina». «Vince l’idea di una banca cooperativa al servizio dei cittadini, del territorio e della gente onesta», ha aggiunto il leader della Fisac Cgil, Agostino Megale.
Nessun commento invece dal presidente uscente del consiglio di gestione, Andrea Bonomi, che per ò è intervenuto più volte in assemblea per sostenere la sua gestione e rispondere alle critiche dei soci sui costi di consulenza sostenuti nei due anni di mandato. «Sono serviti per rilanciare la banca e per il piano industriale», ha puntualizzato il patron di Investindustrial, che resterà nel consiglio di sorveglianza di Bpm con due amministratori, a cui fa capo un decisivo diritto di gradimento sul consiglio di gestione, per la cui nomina serve il via libera del rappresentante del fondo. Giarda e Bonomi si incontreranno subito dopo le feste. La nuova gestione eredita dalla vecchia anche l’importante dossier sull’aumento di capitale da 500 milioni di euro, a cui era stato associato la modifica della governance. Ieri l’assemblea ha esteso fino a luglio i termini per effettuare l’operazione. «E’ necessario e sarà fatto», ha assicurato Giarda, puntualizzando tuttavia che «i tempi dovranno essere armonizzati con le richieste che ci sono nel contratto con il consorzio di garanzia. Mi auguro solo che non ci sia una richiesta rigida da parte delle banche di cambiamento formale dello statuto prima dell’aumento di capitale, perché le modifiche statutarie sono come quelle della Costituzione: creano lungaggini senza fine, mentre l’aumento dovrebbe seguire i tempi del mercato». Federico De Rosa © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA REPUBBLICA domenica 22 dicembre 2013
Giarda vince in assemblea la Bpm ha voltato pagina – Ora le sfide su consiglio di gestione e aumento di capitale
VITTORIA PULEDDA
MILANO — Piero Giarda è il nuovo presidente del consiglio di sorveglianza Bpm. Ha fatto incetta di voti, forse più delle attese: è stato eletto con 3.961 voti su 5.705 mentre alla lista di Piero Lonardi sono andati poco meno di 1600 voti: l’alleanza con Enzo Simonelli, tradizionalmente vicino alla componente dei dipendenti della banca, non si è dimostrata vincente in termini di voti per Lonardi, rappresentante storico dei soci non dipendenti. Ad Andrea Bonomi (grande sconfitto dopo due anni di tentativi di riforma radicale), o per meglio dire alla sua Investindustrial, sono andati i due posti nel cds che lo Statuto Bpm assegna agli investitori istituzionali. Bonomi in assemblea si è anche difeso dalle accuse sulle troppe consulenze: «Sono state usate per il rilancio della banca».
«Lo straordinario successo della lista Giarda vuol dire che vince l’idea di una banca cooperativa al servizio dei cittadini, del territorio e della gente onesta», ha commentato il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale. Quasi le stesse parole per il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni: «E’ la vittoria del cambiamento rispetto alla demagogia, della professionalità e della gente per bene», mentre Massimo Masi (Uilca) ha parlato di «candidato per riportare la gloriosa banca milanese alla normalità ». La lista Giarda è stata appoggiata
da tutti i sindacati nazionali e da molte organizzazioni di categoria. Ma in sala, durante l’assemblea, c’erano anche molti sindacalisti interni della Bpm, quelli che un tempo si riconoscevano nell’Associazione Amici (ora sciolta). E’ probabile che una fetta non irrilevante di quei consensi sia confluita sulla lista Giarda.
«Spero di essere all’altezza del compito e di fare bene per la banca – ha ringraziato Giarda subito dopo l’esito del voto -sono lusingato dalla nomina». Il compito che lo aspetta non è semplice: la nomina del cdg è rimandata entro il 12 gennaio (con uno slittamento di qualche giorno rispetto alle prime indicazioni dello stesso ex ministro). Sarà il primo banco di prova della reale indipendenza che il neo cds potrà avere, nella ricerca dei cinque nomi da indicare per il cdg. Indispensabile su questo punto ottenere il placet di Bonomi: ai suoi due consiglieri infatti lo Statuto della Bpm assegna il diritto di esprimere il gradimento sul cdg.
In un primo momento Giarda aveva indicato la strada dell’assoluta discontinuità rispetto al consiglio di gestione uscente, e anche ieri ha confermato che presidente e amministratore delegato dimissionari non verranno indicati nuovamente in posizione apicale
nel nuovo cdg. Ma non ha più escluso che i consiglieri uscenti possano entrare a far parte del nuovo cdg ed è stato ancora più sfumato («E’ una domanda complicata », ha detto ieri) sulla possibilità che i medesimi possano assumere funzioni apicali. L’interrogativo non è futile, perché alla presidenza del cdg potrebbe andare ad esempio Dante Razzano, da tempo a fianco di Bonomi e facente parte del consiglio uscente.
Per quanto riguarda invece i tempi dell’aumento di capitale,
Giarda ha ricordato che è compito del cdg scegliere il momento più opportuno (intanto l’assemblea di ieri ha allungato i tempi massimi al 31 luglio) ma ha auspicato che questo possa essere realizzato prima delle modifiche di governance chieste dalle banche del consorzio: «Mi auguro solo che non ci sia una richiesta rigida da parte delle banche di cambiamento formale dello Statuto», ha detto, per evitare lungaggini eccessive. © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL GIORNALE domenica 22 dicembre 2013
La Bpm vara la «legislatura» Giarda
Massimo Restelli
I sindacati nazionali consegnano la Banca Popolare di Milano a Piero Giarda, eletto presidente del consiglio di sorveglianza dai dipendenti-soci e dai pensionati di Piazza Meda, al termine di un’assemblea dal quorum impraticabile per l’avversario Piero Lonardi: le urne, presidiate dagli uomini della Consob, hanno assegnato all’ex ministro 3.961 preferenze, sulle 5.705 totali, ponendo così fine allo stallo conseguente alla crisi dell’«esecutivo Bonomi».
La «legislatura Giarda» dovrà comunque fare i conti, a norma di statuto, con Investindustrial per la decisiva composizione del consiglio di gestione e la scelta del nuovo capo azienda. Tanto che Giarda si è già visto costretto a correggere la linea della «piena discontinuità», che aveva difeso in campagna elettorale. Andrea Bonomi e Davide Croff lasciano, ha ribadito ieri il professore-banchiere, senza per ò più escludere di individuare il presidente o l’ad tra gli altri consiglieri uscenti: «è una domanda complicata…», ha ammesso Giarda, augurandosi di trovare una soluzione «entro il 12 gennaio. E che Dio me la mandi buona». Il parterre considera quindi in ascesa per la presidenza del Cdg le quotazioni di Dante Razzano, storico «fiduciario» di Bonomi; mentre altri guardano ancora a un possibile coinvolgimento di Carlo Salvatori.
I negoziati entreranno nel vivo da domani, così da far combaciare, sotto l’occhio vigile di Bankitalia, le aspettative dei «grandi elettori» di Giarda con quelle di Investindustrial, che vuole «garanzie» per il proprio 6,7% di Bpm, anche in vista dell’aumento di capitale da 500 milioni ritenuto indispensabile da Palazzo Koch. Il termine ultimo per lanciare la ricapitalizzazione è stato prorogato da aprile a luglio, proprio per dar modo al nuovo amministratore delegato di presentare il piano industriale. Giarda «spera» invece che le banche del consorzio di garanzia rinuncino alla richiesta di un cambio di governance che esporrebbe la banca a «lungaggini senza fine». Lo status cooperativo e l’indipendenza di Bpm non sono in discussione, ha ribadito il neopresidente, a patto per ò che Bpm diventi una banca «normale» e «solida». Allo stesso modo Giarda (cui vanno 11 posti dei 19 del Cds) vorrebbe – come auspicato dalla stessa Bankitalia – tagliare le seggiole intorno al tavolo della sorveglianza e aumentare quelle della gestione. Ai soci esterni di Lonardi (che raggiungono comunque il risultato record di quattro rappresentanti) non è quindi bastata, per espugnare il fortino Bpm, l’alleanza con Ezio Maria Simonelli, forse l’unico che poteva fare breccia, grazie al meccanismo delle deleghe, nella base della cooperativa contro il progetto unitario dei sindacati. Quella di Giarda «è la vittoria del cambiamento rispetto all’improvvisazione» e agli «interessi di bottega», ha tirato la stoccata il leader della Fabi, Lando Maria Sileoni. Molti sono per ò certi che, dopo l’invito alla trasformazione in Spa avanzato da Bankitalia all’intera categoria e la fuga in avanti di Bonomi sull’introduzione del voto a distanza, su Bpm si sia giocata una partita molto più ampia. Quella condotta dell’intera lobby delle Popolari per cui era divenuto prioritario «tamponare» il caso Milano, per darsi l’agio di migliorare la governance, salvando la natura cooperativa.
LA STAMPA domenica 22 dicembre 2013 (TUTTE LE EDIZIONI)
Popolare Milano, al vertice arriva Giarda – L’ex ministro: entro il 12 gennaio il nuovo consiglio di gestione. Possibile un’apertura a Bonomi
Francesco Spini
Tocca a Piero Giarda tentare un «ritorno alla normalità», come lui stesso si augura, per la Banca Popolare di Milano. è l’ex ministro del Governo Monti, il nuovo presidente del consiglio di sorveglianza di Piazza Meda: alla sua lista – appoggiata dai sindacati nazionali Fabi, Fiba, Uilca e Fisac e da alcune associazioni di categoria -vanno 3961 voti dei 5705 espressi in assemblea, in tutto avrà 11 consiglieri. Quasi il triplo dei 1569 voti raggranellati dalla compagine guidata da Piero Lonardi, storico rappresentante dei soci non dipendenti, a cui vanno 4 posti in cda. A risollevarne le sorti non basta nemmeno l’appassionata «arringa» finale del numero due Ezio Simonelli, già consigliere un tempo vicino agli Amici e che ora dovrà decidere se restare in minoranza in Bpm o presidente dei sindaci a Mediolanum. «Potrebbe essere l’ultima assemblea di questa banca, se succedono cose che mi auguro non succedano…», tuona in una sala per ò desolatamente vuota, con i soci già impegnati a votare per Giarda. Due posti in consiglio, infine, anche per i rappresentanti di Investindustrial.
Una vittoria, quella dell’ex ministro, esulta Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, «della gente per bene che vuole definitivamente voltare pagina», una vittoria «del cambiamento rispetto all’improvvisazione e alla demagogia». Parole di soddisfazione anche dagli altri sindacati del credito, con Massimo Masi, numero uno di Uilca, che punta ora a ritrovare «stabilità» per la banca. La prima prova per il professore della Cattolica sarà la nomina del consiglio di gestione. «Auspico di chiudere la questione cdg entro il 12 gennaio – dice Giarda – e che Dio me la mandi buona!». Rispetto ai propositi di discontinuità assoluta con l’attuale consiglio, ora «non escludo», dice il professore, di ripescare qualche componente dell’attuale cdg, e dare così rappresentanza diretta ad Andrea Bonomi, magari attraverso il suo braccio destro Dante Razzano. La composizione è in fieri, ma tra i nomi dei papabili per il consiglio filtrano quelli di Omar Lodesani (ora in Intesa Sanpaolo) e del professore della Luiss, Giorgio Di Giorgio. Calano le probabilità di vedere Carlo Salvatori alla presidenza, mentre esce di scena la candidadtura di Fabio Innocenzi, numero uno di Ubs in Italia ed ex del Banco Popolare. Giarda – i cui vice sono Mauro Paoloni e Marcello Priori – davanti ai soci ribadisce la volontà di mantenere la forma cooperativa della banca e preservarne l’autonomia. Niente matrimoni. L’assemblea, in cui Consob manda un osservatore perché non si sa mai, vota anche per dare più tempo all’aumento di capitale da 500 milioni: dovrà farsi entro fine luglio del 2014 anziché entro il 30 aprile, «ma sarà il cdg a stabilire il momento più opportuno», spiega Giarda.
Nel giorno del passo indietro, il presidente uscente del consiglio di gestione, Andrea Bonomi, tiene a fare chiarezza di fronte ai soci sulle maxi consulenze, «notizie uscite in maniera pensata per ottenere un risultato e preoccuparvi», accusa. Spiega che quest’anno ai 17,2 milioni per la gestione corrente previsti dal piano si sono aggiunti 11,7 milioni. Di questi 3,642 riguardano il progetto Ovidio (la trasformazione in Spa, poi tramontata), il resto sono consulenze fatte «per il rilancio della banca e per il piano industriale».
Tocca a Piero Giarda tentare un «ritorno alla normalità», come lui stesso si augura, per la Banca Popolare di Milano. è l’ex ministro del Governo Monti, il nuovo presidente del consiglio di sorveglianza di Piazza Meda: alla sua lista – appoggiata dai sindacati nazionali Fabi, Fiba, Uilca e Fisac e da alcune associazioni di categoria -vanno 3961 voti dei 5705 espressi in assemblea, in tutto avrà 11 consiglieri. Quasi il triplo dei 1569 voti raggranellati dalla compagine guidata da Piero Lonardi, storico rappresentante dei soci non dipendenti, a cui vanno 4 posti in cda. A risollevarne le sorti non basta nemmeno l’appassionata «arringa» finale del numero due Ezio Simonelli, già consigliere un tempo vicino agli Amici e che ora dovrà decidere se restare in minoranza in Bpm o presidente dei sindaci a Mediolanum. «Potrebbe essere l’ultima assemblea di questa banca, se succedono cose che mi auguro non succedano…», tuona in una sala per ò desolatamente vuota, con i soci già impegnati a votare per Giarda. Due posti in consiglio, infine, anche per i rappresentanti di Investindustrial.
Una vittoria, quella dell’ex ministro, esulta Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, «della gente per bene che vuole definitivamente voltare pagina», una vittoria «del cambiamento rispetto all’improvvisazione e alla demagogia». Parole di soddisfazione anche dagli altri sindacati del credito, con Massimo Masi, numero uno di Uilca, che punta ora a ritrovare «stabilità» per la banca. La prima prova per il professore della Cattolica sarà la nomina del consiglio di gestione. «Auspico di chiudere la questione cdg entro il 12 gennaio – dice Giarda – e che Dio me la mandi buona!». Rispetto ai propositi di discontinuità assoluta con l’attuale consiglio, ora «non escludo», dice il professore, di ripescare qualche componente dell’attuale cdg, e dare così rappresentanza diretta ad Andrea Bonomi, magari attraverso il suo braccio destro Dante Razzano. La composizione è in fieri, ma tra i nomi dei papabili per il consiglio filtrano quelli di Omar Lodesani (ora in Intesa Sanpaolo) e del professore della Luiss, Giorgio Di Giorgio. Calano le probabilità di vedere Carlo Salvatori alla presidenza, mentre esce di scena la candidadtura di Fabio Innocenzi, numero uno di Ubs in Italia ed ex del Banco Popolare. Giarda – i cui vice sono Mauro Paoloni e Marcello Priori – davanti ai soci ribadisce la volontà di mantenere la forma cooperativa della banca e preservarne l’autonomia. Niente matrimoni. L’assemblea, in cui Consob manda un osservatore perché non si sa mai, vota anche per dare più tempo all’aumento di capitale da 500 milioni: dovrà farsi entro fine luglio del 2014 anziché entro il 30 aprile, «ma sarà il cdg a stabilire il momento più opportuno», spiega Giarda.
Nel giorno del passo indietro, il presidente uscente del consiglio di gestione, Andrea Bonomi, tiene a fare chiarezza di fronte ai soci sulle maxi consulenze, «notizie uscite in maniera pensata per ottenere un risultato e preoccuparvi», accusa. Spiega che quest’anno ai 17,2 milioni per la gestione corrente previsti dal piano si sono aggiunti 11,7 milioni. Di questi 3,642 riguardano il progetto Ovidio (la trasformazione in Spa, poi tramontata), il resto sono consulenze fatte «per il rilancio della banca e per il piano industriale».
Tocca a Piero Giarda tentare un «ritorno alla normalità», come lui stesso si augura, per la Banca Popolare di Milano. è l’ex ministro del Governo Monti, il nuovo presidente del consiglio di sorveglianza di Piazza Meda: alla sua lista – appoggiata dai sindacati nazionali Fabi, Fiba, Uilca e Fisac e da alcune associazioni di categoria -vanno 3961 voti dei 5705 espressi in assemblea, in tutto avrà 11 consiglieri. Quasi il triplo dei 1569 voti raggranellati dalla compagine guidata da Piero Lonardi, storico rappresentante dei soci non dipendenti, a cui vanno 4 posti in cda. A risollevarne le sorti non basta nemmeno l’appassionata «arringa» finale del numero due Ezio Simonelli, già consigliere un tempo vicino agli Amici e che ora dovrà decidere se restare in minoranza in Bpm o presidente dei sindaci a Mediolanum. «Potrebbe essere l’ultima assemblea di questa banca, se succedono cose che mi auguro non succedano…», tuona in una sala per ò desolatamente vuota, con i soci già impegnati a votare per Giarda. Due posti in consiglio, infine, anche per i rappresentanti di Investindustrial.
Una vittoria, quella dell’ex ministro, esulta Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, «della gente per bene che vuole definitivamente voltare pagina», una vittoria «del cambiamento rispetto all’improvvisazione e alla demagogia». Parole di soddisfazione anche dagli altri sindacati del credito, con Massimo Masi, numero uno di Uilca, che punta ora a ritrovare «stabilità» per la banca. La prima prova per il professore della Cattolica sarà la nomina del consiglio di gestione. «Auspico di chiudere la questione cdg entro il 12 gennaio – dice Giarda – e che Dio me la mandi buona!». Rispetto ai propositi di discontinuità assoluta con l’attuale consiglio, ora «non escludo», dice il professore, di ripescare qualche componente dell’attuale cdg, e dare così rappresentanza diretta ad Andrea Bonomi, magari attraverso il suo braccio destro Dante Razzano. La composizione è in fieri, ma tra i nomi dei papabili per il consiglio filtrano quelli di Omar Lodesani (ora in Intesa Sanpaolo) e del professore della Luiss, Giorgio Di Giorgio. Calano le probabilità di vedere Carlo Salvatori alla presidenza, mentre esce di scena la candidadtura di Fabio Innocenzi, numero uno di Ubs in Italia ed ex del Banco Popolare. Giarda – i cui vice sono Mauro Paoloni e Marcello Priori – davanti ai soci ribadisce la volontà di mantenere la forma cooperativa della banca e preservarne l’autonomia. Niente matrimoni. L’assemblea, in cui Consob manda un osservatore perché non si sa mai, vota anche per dare più tempo all’aumento di capitale da 500 milioni: dovrà farsi entro fine luglio del 2014 anziché entro il 30 aprile, «ma sarà il cdg a stabilire il momento più opportuno», spiega Giarda.
Nel giorno del passo indietro, il presidente uscente del consiglio di gestione, Andrea Bonomi, tiene a fare chiarezza di fronte ai soci sulle maxi consulenze, «notizie uscite in maniera pensata per ottenere un risultato e preoccuparvi», accusa. Spiega che quest’anno ai 17,2 milioni per la gestione corrente previsti dal piano si sono aggiunti 11,7 milioni. Di questi 3,642 riguardano il progetto Ovidio (la trasformazione in Spa, poi tramontata), il resto sono consulenze fatte «per il rilancio della banca e per il piano industriale».
MF-MILANO FINANZA/News 21 dicembre 2013 13:14
Alla Bpm inizia l’era Giarda
di Luca Gualtieri
Tutto come previsto all’assemblea della Banca Popolare di Milano. Piero Giarda è stato eletto presidente del consiglio di sorveglianza dell’istituto di Piazza Meda, battendo il suo sfidante Piero Lonardi, con 3.961 voti su 5.705 totali.
Giarda, docente presso l’Università Cattolica di Milano ed ex ministro per i Rapporti con il Parlamento del governo Monti, è stato sostenuto dai principali sindacati nazionali del credito, Fabi, Uilca, Fisac-Cgil e Fiba-Cisl e, nel nuovo cds, sarà affiancato come vice presidenti da Mauro Paoloni e Marcello Priori.
Nel suo intervento nel corso dell’assemblea di oggi Giarda ha garantito il "mantenimento della forma giuridica di banca cooperativa e dell’autonomia societaria". Questi due elementi hanno per ò come presupposti fondamentali "la redditività e la solidità patrimoniale della banca. La realizzazione di questi obiettivi sono di straordinaria importanza. L’azienda sopravvive nella sua forma attuale se è in grado di remunerare il capitale che in essa è investito". Bpm inoltre, secondo Giarda, "deve tornare alla normalità. Il mio sogno sarebbe far uscire la banca dai titoli di giornali". Bisogna inoltre "mettere da parte strappi e contrapposizioni. Faccio perfino fatica a capire le ragioni di liste contrapposte", ha concluso il candidato Giarda.
Immediata la reazione di Lando Sileoni, segretario generale della Fabi: "La vittoria della lista Giarda è la vittoria del cambiamento rispetto all’improvvisazione e alla demagogia".
Lo sconfitto è invece Lonardi, presidente del comitato soci non dipendenti di Bpm e membro del consiglio di sorveglianza della banca dall’ottobre 2011. Lonardi ha condotto una campagna elettorale assai combattiva, agitando lo spettro di una fusione con un’altra banca popolare e contestando lo strapotere dei sindacati all’interno della banca. Lo sfidante entrerà comunque nel nuovo consiglio di sorveglianza, insieme ai suoi compagni di lista Roberto Fusilli (ex consigliere uscente indicato dai soci non dipendenti), Ezio Maria Simonelli (noto fiscalista milanese vicino al mondo Fininvest e consigliere di Bpm fino all’aprile 2012) e Flavia Daunia Minutillo.
Dopo le feste dovrebbe invece entrare nel vivo la partita per la nomina del nuovo consiglio di gestione e del consigliere delegato. (riproduzione riservata)
AVVENIRE domenica 22 dicembre 2013
Popolare di Milano, Giarda è il nuovo presidente – ex ministro eletto a larga maggioranza a guida del consiglio di sorveglianza. «Spero di essere all’ altezza
GREGORIO MASSA
MILANO assemblea della Popolare di Milano ha nominato Piero Giarda alla presidenza della banca meneghina. Indicando ieri il nuovo consiglio di sorveglianza, che sarà presieduto dall’ ex ministro, è stato sbloccato lo stallo che si era venuto a creare all’ interno dell’ istituto e si è aperta la strada al lancio del nuovo piano industriale, nonché all’ aumento di capitale da 500 milioni. «Spero di essere all’ altezza del compito e di fare bene per la banca» ha detto Giarda subito dopo l’ elezione. L’ esito dell’ assemblea è stato netto, al di là delle schermaglie della vigilia: la lista capeggiata da Giarda, che ha avuto l’ appoggio dei sindacati nazionali e dei soci pensionati (oltre ad alcune associazioni di categoria) ha ottenuto 3. 961 voti su 5. 705 complessivi. Lo sfidante Piero Lonardi, storico rappresentante dei soci non dipendenti ma che ha avuto l’ appoggio di una frangia della disciolta Associazione degli Amici della Bpm, si è fermato a quota 1. 569. In termini di composizione del nuovo consiglio di sorveglianza, la lista Giarda ha ottenuto 11 dei 19 posti in consiglio, con Mauro Paoloni e Marcello Priori (già membri del consiglio uscente) nuovi vicepresidenti. L’ ex ministro non ha escluso che alcuni degli attuali membri del consiglio di gestione di Bpm possano essere confermati nel nuovo organo gestionale. Quanto all’ ipotesi che uno degli attuali consiglieri di gestione possa essere indicato per i ruoli di vertice, Giarda non ha voluto rispondere: «è una domanda complicata…», ha detto, senza escludere nulla. «In termini di auspicio, mi augurerei di chiudere la questione del consiglio di gestione entro il 12 gennaio e che Dio me la mandi buona», ha scherzato il neopresidente. Nei programmi del professore della Cattolica, ci sono il mantenimento del modello cooperativo e la difesa dell’ indipendenza dell’ istituto, con l’ impegno a un ritorno alla redditività e al rafforzamento patrimoniale in linea con le richieste della Banca d’ Italia e in vista dell’ asset quality review che sarà condotta dalla Bce l’ anno prossimo. Quanto all’ aumento di capitale, il termine ultimo per l’ esecuzione della ricapitalizzazione, già deliberata dall’ assemblea di giugno, è stato spostato al 31 luglio dalla precedente scadenza di fine aprile, ma Giarda ha ribadito che l’ operazione «è necessaria» e deve essere realizzata in tempi rapidi insieme al piano industriale. «L’ aumento dovrà essere fatto nelle condizioni di mercato più favorevoli per la banca e dovrà essere accompagnato da un piano industriale che dimostri che siamo in grado di remunerare il capitale che andremo a chiedere ai nostri sottoscrittori», ha detto Giarda durante il suo intervento in assemblea. Per l’ ex ministro, che in passato è già stato consigliere a Piazza Meda dal 2001 al 2003 e poi presidente della Popolare di Lodi nell’ era post Fiorani, «le cooperative hanno performance che non hanno niente da invidiare a quelle delle banche Spa». Soddisfatti per l’ esito dell’ assemblea i sindacati. Secondo Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, il sindacato di maggioranza dei bancari, «la vittoria della lista Giarda è la vittoria del cambiamento rispetto all’ improvvisazione e alla demagogia».
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