Il Segretario Generale della FABI plaude alla permanenza di Viola e Profumo alla guida del Gruppo MPS. Leggi la dichiarazione su Il Sole 24 Ore, Il Corriere della Sera e MF
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MPS, SILEONI ?BENE PERMANENZA DI VIOLA E PROFUMO?

Il Segretario Generale della FABI plaude alla permanenza di Viola e Profumo alla guida del Gruppo MPS. Leggi la dichiarazione su Il Sole 24 Ore, Il Corriere della Sera e MF
MPS, SILEONI ?BENE PERMANENZA DI VIOLA E PROFUMO?
Il Segretario Generale della FABI plaude alla permanenza di Viola e Profumo alla guida del Gruppo MPS. Leggi la dichiarazione su Il Sole 24 Ore, Il Corriere della Sera e MF
IL SOLE 24 ORE mercoledì 15 gennaio 2014
Mps, Profumo e Viola restano al vertice - «Ora ogni sforzo per il successo dell'aumento di capitale, la Fondazione ceda la quota in tempi rapidi» LE REAZIONI In Borsa il titolo risale del 2,65% a 0,186 euro, plauso dei sindacati bancari: «risultato positivo per l'intero sistema del credito"
Cesare Peruzzi
FIRENZE. Niente dimissioni. Alessandro Profumo e Fabrizio Viola restano al loro posto, rispettivamente di presidente e di amministratore delegato di Banca Monte dei Paschi. La conclusione positiva era nell'aria e il mercato l'ha salutata premiando il titolo Mps in Borsa (+2,65% a 0,186 euro). «Faremo l'aumento di capitale», ha detto Profumo al termine del consiglio d'amministrazione di ieri.
Iniziata con il voto degli azionisti guidati dalla Fondazione Mps, che nell'assemblea del 28 dicembre hanno approvato l'aumento di capitale da 3 miliardi facendolo slittare a maggio, rispetto all'opzione di gennaio proposta dal cda, la telenovela senese ha oscillato tra la tentazione dei manager di lasciare Rocca Salimbeni e la consapevolezza di dover dare continuità al piano di ristrutturazione del Monte.
Un ruolo decisivo l'ha giocato l'azione di moral suasion delle istituzioni, Banca d'Italia e ministero dell'Economia in primis, che hanno rafforzato la richiesta di non lasciare arrivata a Profumo e Viola da fuori e dentro il sistema del credito, dagli Enti locali senesi, dalla Regione Toscana e dalla stessa Fondazione Mps, il cui leader Antonella Mansi ha voluto sgombrare il campo dai personalismi fin dal giorno dell'assemblea, invitando il consiglio d'amministrazione e i due manager a proseguire lungo la strada tracciata. Viola ha comunque messo a disposizione del consiglio il proprio mandato. Un atto "dovuto", dal momento che l'ad aveva proposto l'aumento di capitale a gennaio ed è il responsabile ultimo del piano di ristrutturazione. Il cda gli ha per ò «confermato all'unanimità la fiducia, tenuto conto dell'interesse della banca - come si legge in una nota ufficiale di Rocca Salimbeni - formulando altresì l'auspicio che, sulla base delle dichiarazioni di Fondazione Mps, la stessa Fondazione sia in grado di procedere alla dismissione della partecipazione in Banca Mps in tempi rapidi, con un impatto positivo per realizzare l'aumento di capitale».
Un messaggio in direzione di Palazzo Sansedoni, dunque, che ha il sapore del classico sassolino tolto dalla scarpa, soprattutto nella parte conclusiva del comunicato: «Il consiglio d'amministrazione - dice testuale - anche sulla base di quanto richiesto dalla Consob con specifica lettera, ha infine deliberato di avviare taluni approfondimenti di natura tecnico legale riguardo agli eventuali effetti dannosi conseguenti allo slittamento dell'operazione di aumento di capitale rispetto ai tempi originariamente proposti dal consiglio. Della questione sarà interessato il Comitato parti correlate che potrà, qualora ritenuto necessario, attivare advisor indipendenti al fine di rafforzare le proprie valutazioni. In merito all'avvio di tali approfondimenti, nonchè alla volontà del consiglio d'amministrazione della banca di fare quanto in proprio potere per effettuare l'operazione di aumento di capitale nei tempi deliberati dall'assemblea - puntualizza la nota - è stata data notizia con specifica lettera alla Fondazione Monte dei Paschi».
Il tempo dirà se il fuoco (e che genere di fuoco) cova sotto la cenere dei rapporti tra Rocca Salimbeni e Palazzo Sansedoni. Intanto il mercato brinda al fatto che Profumo e Viola restano, così come aveva reagito positivamente allo slittamento dell'aumento di capitale. «Il consiglio d'amministrazione e il management della banca - conclude il comunicato - sin d'ora effettueranno ogni ragionevole sforzo al fine di eseguire con successo l'operazione di aumento di capitale nei tempi più rapidi compatibili con i termini deliberati in assemblea, e alle migliori condizioni consentite nell'attuale contesto».
La decisione di Profumo e Viola ha rassicurato anche il sindacato: «è un risultato positivo per il gruppo Mps e l'intero sistema bancario italiano», commenta Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi. I prossimi mesi saranno comunque cruciali per Siena: sia sul versante Fondazione, impegnata a cedere una quota o tutto il proprio 33,5% di Mps nel tentativo di assicurarsi un futuro; sia sul fronte della banca, che deve realizzare l'aumento di capitale e vuole evitare la nazionalizzazione. Le frizioni assembleari di fine anno è bene che restino una parentesi. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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CORRIERE DELLA SERA mercoledì 15 gennaio 2014
Aumento Mps, Profumo: vado avanti - L'ipotesi di danni: il rinvio dell'operazione potrà costare fino a 250 milioni in più
MILANO — Resta confermato il vertice del Montepaschi. Alessandro Profumo resta alla presidenza dell'istituto senese, Fabrizio Viola al comando come amministratore delegato. Ora si ricomincia a lavorare all'aumento di capitale da 3 miliardi necessario a ripagare gran parte dei 4 miliardi di Monti bond ottenuti come aiuti di Stato. E si comincia a fare il conto di quanto potrà costare: una cifra che potrebbe superare i 250 milioni tra maggiori interessi sui Monti bond e costi vivi della ricapitalizzazione.
L'esito del consiglio di amministrazione di ieri pomeriggio era dato quasi per scontato dal mercato — anche per questo il titolo è salito per l'intera giornata fino a 0,1861 euro, +2,65% — specialmente dopo le pressioni affinché i due banchieri non lasciassero la guida della banca dopo lo scontro in assemblea con la Fondazione Mps, primo azionista al 33,4%. Non era invece scontato che a presentarsi dimissionario davanti al consiglio fosse Viola: piuttosto tutti gli occhi erano puntati su Profumo, mentre l'amministratore delegato veniva dato stabile a Rocca Salimbeni dopo che la Banca d'Italia nei giorni scorsi aveva fatto capire di non gradire un passaggio del banchiere da Siena a Milano per guidare la Bpm. Al consiglio è stato per ò proprio il capo-azienda a presentarsi con la lettera di dimissioni, «quale soggetto proponente» l'aumento a gennaio. Le dimissioni sono poi state ritirate dopo aver ottenuto «all'unanimità» la conferma sulla fiducia da parte del consiglio, che ha anche espresso «l'auspicio» che la Fondazione guidata da Antonella Mansi «sia in grado di procedere alla dismissione della partecipazione in Mps in tempi rapidi, con un impatto positivo per realizzare l'aumento di capitale». L'ente ha già cominciato a cedere piccole quote sul mercato ma è in cerca di una soluzione strategica con investitori istituzionali italiani e stranieri con i quali condividere la governance della banca, sia pure rimanendo con una quota poco più che simbolica.
Profumo ha invece preferito non mettere sul tavolo la sua uscita dalla banca. Nei confronti del presidente di Mps avrebbe avuto effetto la moral suasion del ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni. Nei giorni scorsi un'opera di convincimento sarebbe stata svolta anche dal presidente del Consiglio, Enrico Letta, in una telefonata con lo stesso Profumo. «Faremo l'aumento di capitale», ha detto ieri il banchiere dopo il consiglio. La decisione dei vertici è «non solo un risultato positivo per il gruppo Mps, ma anche per l'intero sistema bancario italiano», ha commentato Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, «una loro uscita avrebbe avuto effetti destabilizzanti».
Ora la banca punta a far partire l'aumento nel più breve tempo possibile, fermo restando il termine iniziale del 12 maggio deciso dall'assemblea del 28 dicembre su proposta della Fondazione Mps — che ha superato la proposta originaria del management di partire a gennaio — e considerando anche le condizioni del mercato. Lo spread in calo aiuta la banca, carica di oltre 20 miliardi di Btp in pancia, ma i maggiori interessi sui Monti bond — 120 milioni stimati a maggio — zavorreranno i conti dell'istituto. E potrebbero rendere più onerose le commissioni per le banche del consorzio di garanzia, già stimate in 120-150 milioni (comprese le consulenze e gli altri costi). Non a caso il consiglio ha deliberato — anche in risposta alla Consob — di avviare approfondimenti tecnico-legali sugli «eventuali effetti dannosi conseguenti allo slittamento» della ricapitalizzazione, anche se la banca «farà quanto in proprio potere per effettuare l'operazione di aumento di capitale nei tempi deliberati dall'assemblea». Fabrizio Massaro fmassaro@ corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA

v align=”center”>MF-MILANO FINANZA mercoledì 15 gennaio 2014

Mps conferma Profumo e Viola – Adesso timone puntato verso l’aumento. Accertamenti sui possibili danni del rinvio a maggio L’invito alla Fondazione: ceda al più presto la propria quota. Alla finestra la cordata degli Enti
di Luca Gualtieri
Il consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi ha rinnovato la fiducia ai vertici, che resteranno al proprio posto per portare avanti il piano industriale. Si è conclusa senza colpi di scena la riunione di ieri del board di Rocca Salimbeni.
Il presidente Alessandro Profumo e l’amministratore delegato Fabrizio Viola non abbandoneranno i propri incarichi, come ventilato subito dopo la burrascosa assemblea di sabato 28 dicembre.
Anche se ieri Viola ha messo a disposizione del cda il proprio mandato, il board ha «confermato all’unanimità la propria fiducia», come spiega una nota. Secondo quanto risulta, all’indomani dell’assemblea del 28 il banchiere avrebbe preso in considerazione un’uscita dal Monte e un ritorno alla Bpm. Banca d’Italia avrebbe per ò sconsigliato una soluzione di questo genere. Profumo e Viola sono stati infatti i registi del piano di ristrutturazione recentemente approvato da Bruxelles e, agli occhi dei regolatori e del mercato, rappresentano oggi i garanti del nuovo corso. In questi termini si era espresso lunedì anche il ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni che, in un incontro con i rappresentanti dei sindacati, aveva puntualizzato: «Non ci sarà nessuna radicalizzazione o esasperazione nel cda», lasciando così intendere che Profumo e Viola non si sarebbero dimessi.
A Siena, si fa peraltro notare, è aperta una delicata inchiesta sulla passata gestione della banca e gli attuali vertici potrebbero dare un contributo prezioso alla magistratura.
Ieri la notizia della conferma di Viola e Profumo è stata salutata positivamente anche dal fronte sindacale. «La permanenza di Profumo e Viola alla guida della banca più antica del Paese rappresenta non solo un risultato positivo per Mps, ma anche per il sistema bancario italiano», ha dichiarato il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni.
Insomma oggi i vertici di Mps sono pronti a riprendere il percorso iniziato lo scorso anno. Una tappa decisiva di questo percorso sarà costituita dall’aumento di capitale da 3 miliardi necessario per ripagare il 70% dei Monti bond ed evitare la nazionalizzazione. I soci hanno rinviato tutto a metà di maggio, ma Rocca Salimbeni si rimetterà presto al lavoro per imbastire ex novo l’operazione. «Il cda e il management», spiegava la nota di ieri, «sin d’ora effettueranno ogni ragionevole sforzo per eseguire con successo l’aumento di capitale nei tempi più rapidi compatibili con i termini deliberati in assemblea ed alle migliori condizioni consentite nell’attuale contesto». Peraltro, pur senza riaprire lo scontro con un’impugnativa della delibera assembleare, ieri sono stati avviati «approfondimenti di natura tecnico-legale riguardo gli eventuali effetti dannosi conseguenti allo slittamento dell’operazione di aumento di capitale rispetto ai termini originariamente proposti».
Massima attenzione andrà poi al consorzio di garanzia, visto che l’impegno di pre-underwriting del precedente pool scadrà a fine mese. Un altro fronte caldo sarà poi quello della Fondazione. Come noto Palazzo Sansedoni ha chiesto e ottenuto il rinvio dell’aumento finalizzato a normalizzare la propria situazione finanziaria. Per farlo dovrà cedere larga parte del 33,5% detenuto in Mps, un progetto su cui l’advisor Lazard lavora alacremente. Nella nota di ieri il cda auspicava che la Fondazione «sia in grado di procedere alla dismissione della partecipazione in Mps in tempi rapidi, con un impatto positivo per realizzare l’aumento di capitale».
Anche se Palazzo Sansedoni ha sempre smentito trattative, la quota in Mps sarebbe da qualche settimana nel radar di quattro grandi Fondazioni capitanate dalla Cariplo. Secondo fonti finanziarie, la cordata sarebbe vicina a un accordo sul prezzo del concambio (l’operazione dovrebbe prevedere uno swap di titoli), previsto a circa 18 centesimi rispetto all’attuale valore di mercato delle azioni Mps, cioè 0,1861 euro. Va peraltro ricordato che da inizio anno il titolo è salito del 6% e che questo trend favorisce l’Ente, che ha in bilancio la quota Mps a 0,24 euro. Il progetto della cordata, come anticipato da MF-Milano Finanza lo scorso 20 dicembre, non sarebbe per ò solo finalizzato a tutelare il patrimonio della Fondazione ma prevederebbe un secondo passaggio, fondamentale anche per reperire le risorse necessarie a ricapitalizzare la banca. L’operazione dovrebbe infatti vedere il coinvolgimento di investitori stranieri, soprattutto hedge fund americani, e di un importante fondo sovrano mediorientale (si è fatto il nome di Aabar, già socio forte di Unicredit). (riproduzione riservata)
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