ULTIMATUTUM DEL GRUPPO INTESA SU BANCA MONTE PARMA
Parte la trattativa sulle tensioni occupazionali. Intesa Sanpaolo categorica: “O licenziamenti o tagli delle retribuzioni”. Savi: “Inaccettabile. Lavoratori hanno già sostenuto notevoli sacrifici”. Intanto i dipendenti votano a favore della mobilitazione
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La FABI ribadisce il suo no all’aut aut di Intesa Sanpaolo riguardo alla vertenza Banca Monte Parma.
Nell’incontro che si è tenuto ieri, il primo da quando è stata aperta la procedura sulle tensioni occupazionali, la delegazione aziendale ha, infatti, posto i sindacati di fronte a un ultimatum: o accetteranno il licenziamento di 50 lavoratori, con accesso al Fondo emergenziale, oppure la banca provvederà a decurtare le retribuzioni, a demansionare, a imporre la sospensione dell’orario di lavoro senza copertura del Fondo di solidarietà, quindi con notevole riduzione degli stipendi, e senza versamento della contribuzione previdenziale, a cancellare definitivamente le voci individuali in busta paga relative ai trattamenti aziendali.
Una proposta inaccettabile, che per la FABI rappresenta un pericoloso precedente, a maggior ragione alla vigilia dell’inizio delle trattative sul rinnovo del Contratto Nazionale.
“Si tratta di un vero e proprio ricatto da rispedire subito al mittente”, ha detto Franco Savi, RSA FABI in Banca Monte Parma.
“I lavoratori, da quando la banca nel 2011 è entrata nell’orbita nel Gruppo Intesa, si sono fatti carico di notevoli sacrifici economici, con il blocco dei Contratti Integrativi, degli straordinari, le 10 giornate di solidarietà e la contribuzione forzosa del 5% dello stipendio da parte dei quadri direttivi, oltre alle uscite per esodi e pensionamenti.
Insomma, il costo del lavoro ha già subito una pesante riduzione che si aggira attorno a 30%. Per questo riteniamo inammissibile che la banca continui a riproporre la solita ricetta dei tagli, quando in realtà sarebbe ora che il rilancio passasse attraverso piani industriali seri e credibili, orientati all’aumento dei ricavi”.
“Peraltro l’accordo di integrazione del 2012, firmato da Intesa Sanpaolo e sindacati, prevedeva, conclusi i sacrifici, una graduale armonizzazione dei trattamenti di Gruppo per i dipendenti di Banca Monte Parma. Cosa che non è avvenuta. Intesa Sanpaolo si dimostra quindi inadempiente agli accordi che essa stessa ha firmato”.
Un’indignazione condivisa anche dagli stessi lavoratori della banca, che hanno già dato mandato alle Organizzazioni Sindacali di “mettere in atto tutte le azioni di mobilitazione e protesta per contrastare le proposte e l’atteggiamento inutilmente distruttivo della controparte”.
Parma 06/02/2014
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