Il Gruppo Intesa Sanpaolo viene meno agli accordi e disdetta la contrattazione integrativa per i lavoratori di Banca Monte Parma, oltre a negare l'armonizzazione dei trattamenti. Savi: "Inaccettabile. Banca non rispetta i patti. Ora mobilitazione"
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BANCA MONTE PARMA, VIA L?INTEGRATIVO

Il Gruppo Intesa Sanpaolo viene meno agli accordi e disdetta la contrattazione integrativa per i lavoratori di Banca Monte Parma, oltre a negare l’armonizzazione dei trattamenti. Savi: “Inaccettabile. Banca non rispetta i patti. Ora mobilitazione”
BANCA MONTE PARMA, VIA L?INTEGRATIVO

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Intesa Sanpaolo disdetta la contrattazione integrativa dei lavoratori di Banca Monte Parma e i sindacati rispondono proclamando la mobilitazione.
Oltre ad aver dichiarato 50 esuberi, lo scorso 24 gennaio, e aver aperto la procedura per giungere ad un ulteriore risparmio delle spese sul personale di 30 milioni di euro, Intesa Sanpaolo pochi giorni fa ha dichiarato chiuso il confronto con i sindacati e ha disdettato unilateralmente la contrattazione di secondo livello, negando inoltre l’armonizzazione dei trattamenti integrativi.
Il provvedimento dell’azienda, che entrerà in vigore il primo maggio e che è stato comunicato questa settimana alle Organizzazioni Sindacali, “è molto grave perché viene meno a impegni che la banca stessa si era assunta con i lavoratori, firmando l’accordo del 14 gennaio 2012”, ha spiegato Franco Savi, Rappresentante Sindacale Aziendale FABI di Banca Monte Parma.
In pratica, quando l’istituto parmigiano era stato acquisito dal Gruppo Intesa, alla fine del 2011, sindacati e azienda avevano sottoscritto un patto: oltre al piano d’esodi volontari e incentivati per un centinaio di persone, si stabiliva che per due anni i dipendenti sarebbero rimasti senza contrattazione integrativa, da ripristinare dopo il primo gennaio 2014, data a seguito della quale, inoltre, i lavoratori sarebbero stati equiparati nei trattamenti integrativi agli addetti del Gruppo Intesa.
Una misura temporanea, quindi, concordata con i sindacati per permettere alla banca di risanare i propri conti.
Eppure, a distanza di due anni, e nonostante il costo del lavoro sia già diminuito del 30%, Banca Monte Parma vuole nuovamente affilare la sua mannaia sui dipendenti.
“Il Gruppo Intesa Sanpaolo ha rifiutato qualsiasi dialogo con il sindacato. E cosa, ancora più grave, è venuta meno ad accordi legittimamente firmati. Non possiamo tollerare che ancora una volta l’incapacità dei manager venga fatta pagare ai lavoratori, i quali invece hanno rispettato gli impegni presi , sostenendo notevoli sacrifici.
Per questo, insieme alle altre sigle, stiamo valutando una serie di iniziative di protesta e di mobilitazione (che renderemo note per tempo), con azioni di sciopero, manifestazioni, il coinvolgimento dell’opinione pubblica e tutto quanto sarà necessario per far valere i nostri diritti”, ha concluso Savi.
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