I BANCHIERI ROTTAMANO GLI SPORTELLI
Sileoni: "no a ulteriori tagli. Serve un modello diverso di banca che offra nuovi servizi e opportunità di lavoro". Leggi la dichiarazione de leader della FABI su Corriere della Sera, Il Giornale, Libero, Avvenire, Il Tempo, Repubblica.it, Il Resto del Carlino e su tutti i quotidiani locali
LA REPUBBLICA Economia & Finanza 21 aprile 2014
Banche, lo sportello è da rottamare: nei prossimi anni chiuderanno 1.500 filiali - L'esigenza di far scendere i costi e la graduale affermazione dei canali alternativi - in primo luogo Internet - cambiano il rapporto tra clienti e istituti di credito. Dal 2007 a oggi gli sportelli sono scesi 32.800 a 31.900 e guardando i piani industriali dei maggiori gruppi la cura dimagrante andrà avanti. Le banche estere: "L'Italia non attrae"
Banche, lo sportello è da rottamare: nei prossimi anni chiuderanno 1.500 filiali Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione delle banche italiane
Sileoni, sindacato bancari: “Meno sportelli? Sterile riduzione di costi”
MILANO – Le operazioni di cassa si spostano sui siti internet delle grandi banche, se non addirittura sugli smartphone dei clienti, così il bancario della filiale si deve reinventare. L’evoluzione tecnologica colpisce anche gli istituti di credito e i servizi erogati dal loro personale di “front office”, cioè coloro che si rapportano direttamente con la clientela nelle filiali tradizionali. Basta pensare a quante operazioni eravamo abituati a eseguire “fisicamente” presso gli sportelli e ora si sono smaterializzate; se a questo si unisce l’evoluzione degli strumenti di pagamento – con i vecchi assegni, ad esempio, destinati alla pensione – si capisce come stia cambiando il rapporto tra istituti e consumatori.
E allora le banche spingono l’acceleratore sulla rottamazione degli sportelli, iniziata già da qualche anno sotto la spinta della crisi e delle transazioni online. Dopo i circa 800 persi dal 2007, nei prossimi anni è prevista la chiusura di circa altri 1.500, considerando solo i grandi istituti. Le filiali cambieranno: meno operazioni di cassa e più consulenza – dagli investimenti alla gestione del risparmio – sono le parole d’ordine. A ci ò si affianca la necessità dei vertici delle banche di ridurre i costi, con gli inevitabili sacrifici richiesti alla categoria dei bancari. Uno scenario criticato da Lando Sileoni, segretario generale del sindacato autonomo Fabi: “La strategie fin qui attuate dalle banche italiane e incentrate soltanto su un taglio lineare del costo del
lavoro e degli sportelli e sull’outsourcing di attività non hanno portato a un rilancio del settore”. Meglio piuttosto “abbandonare le vecchie politiche e ampliare la gamma dei serivizi puntando anche sulla consulenza assicurativa, pensionistica e fiscale”.
Ecco dunque i dati, che si ricavano dalla Banca d’Italia e dall’analisi di oltre 600 istituti: dal 2007 il sistema bancario italiano ha perso circa 800 sportelli passando da circa 32.800 a 31.900. Il calo è stato più forte soprattutto per le spa situate per lo più nei centri urbani e che hanno fatto massiccio ricorso alle tecnologie di banca on line, mentre quelle popolari o le Bcc, radicate nei piccoli centri o in quelli rurali e con una clientela più avanti negli anni, stanno cercando di mantenere la rete magari riducendo gli spazi e il personale impiegato.
Sono dunque lontani i tempi nei quali le banche si contendevano le filiali dismesse dalle rivali per motivi Antitrust a colpi di offerte milionarie valutando ogni singolo sportello centinaia di migliaia di euro con l’ausilio di perizie e analisi di società di consulenza. La crisi economica, il crollo del mercato immobiliare e l’introduzione delle nuove tecnologie hanno reso quelle analisi preistoria. Analizzando i piani industriali delle grandi (Unicredit, Intesa, Mps) si ricava un cambio di rotta: “I clienti per le operazioni giornaliere come bonifici, estratto conto o pagamento bollette – spiega un banchiere all’Ansa – non sono più disposti a fare file e operano da casa o dall’ufficio con pc e smartphone o anche dall’Atm ma per accendere un mutuo o realizzare operazioni complesse o percepite tali vogliono ancora parlare con qualcuno”.
Da qui al 2017 così Intesa Sanpaolo prevede di passare da 4100 a 3300 sportelli (erano 6100 nel 2007), Unicredit di ridurre 500 sportelli da qui al 2018 sulle attuali 4100 e Mps 200 degli attuali 2300. Una ritirata che si nota già nei centri urbani costellati di filiali vuote o riconvertite in altri esercizi commerciali. Lo scoglio per chiudere la filiale alle volte è rappresentato dagli alti costi di riconversione: togliere i vetri blindati costa infatti diverse migliaia di euro così come rimuovere il caveau, oppure dalla rescissione dei contratti di affitto. Per questo a volte si vedono negozi ed esercizi commerciali che mantengono le vetrine e i serramenti del precedente utilizzo.
Mentre le banche italiane fanno i conti con questa realtà, dalle banche estere – ma che operano in Italia – arriva un’indicazione poco incoraggiante per l’attrattività del Belpaese nei confronti dei capitali esteri. Sono l’eccesso di normative, la burocrazia e il peso del fisco gli ostacoli più percepiti, secondo un’indagine condotta da Aibe, Associazione italiana banche estere e Ispo sul grado di percezione dell’Italia presso importanti operatori internazionali con attese di investimenti di medio e lungo periodo. La criticità del Sistema Italia scaturisce dalla misurazione dell’indice Aibe-Index che è oggi a 33,2 su una scala da 0 a 100 (dove 0 indica l’assenza di attrattività e 100 il grado massimo).
Gli intervistati collocano l’Italia nella parte bassa della graduatoria di attrazione dei capitali esteri, con Russia, Spagna e Francia, che occupano le ultime posizioni. Paesi, questi quattro, in cui il saldo tra attrattività e non attrattività è per tutti negativo. Mentre ai vertici si posizionano Stati Uniti, Germania e Cina, seguiti da Gran Bretagna, India e Brasile, per i quali il saldo è positivo.
(21 aprile 2014) © Riproduzione riservata
E allora le banche spingono l’acceleratore sulla rottamazione degli sportelli, iniziata già da qualche anno sotto la spinta della crisi e delle transazioni online. Dopo i circa 800 persi dal 2007, nei prossimi anni è prevista la chiusura di circa altri 1.500, considerando solo i grandi istituti. Le filiali cambieranno: meno operazioni di cassa e più consulenza – dagli investimenti alla gestione del risparmio – sono le parole d’ordine. A ci ò si affianca la necessità dei vertici delle banche di ridurre i costi, con gli inevitabili sacrifici richiesti alla categoria dei bancari. Uno scenario criticato da Lando Sileoni, segretario generale del sindacato autonomo Fabi: “La strategie fin qui attuate dalle banche italiane e incentrate soltanto su un taglio lineare del costo del
lavoro e degli sportelli e sull’outsourcing di attività non hanno portato a un rilancio del settore”. Meglio piuttosto “abbandonare le vecchie politiche e ampliare la gamma dei serivizi puntando anche sulla consulenza assicurativa, pensionistica e fiscale”.
Ecco dunque i dati, che si ricavano dalla Banca d’Italia e dall’analisi di oltre 600 istituti: dal 2007 il sistema bancario italiano ha perso circa 800 sportelli passando da circa 32.800 a 31.900. Il calo è stato più forte soprattutto per le spa situate per lo più nei centri urbani e che hanno fatto massiccio ricorso alle tecnologie di banca on line, mentre quelle popolari o le Bcc, radicate nei piccoli centri o in quelli rurali e con una clientela più avanti negli anni, stanno cercando di mantenere la rete magari riducendo gli spazi e il personale impiegato.
Sono dunque lontani i tempi nei quali le banche si contendevano le filiali dismesse dalle rivali per motivi Antitrust a colpi di offerte milionarie valutando ogni singolo sportello centinaia di migliaia di euro con l’ausilio di perizie e analisi di società di consulenza. La crisi economica, il crollo del mercato immobiliare e l’introduzione delle nuove tecnologie hanno reso quelle analisi preistoria. Analizzando i piani industriali delle grandi (Unicredit, Intesa, Mps) si ricava un cambio di rotta: “I clienti per le operazioni giornaliere come bonifici, estratto conto o pagamento bollette – spiega un banchiere all’Ansa – non sono più disposti a fare file e operano da casa o dall’ufficio con pc e smartphone o anche dall’Atm ma per accendere un mutuo o realizzare operazioni complesse o percepite tali vogliono ancora parlare con qualcuno”.
Da qui al 2017 così Intesa Sanpaolo prevede di passare da 4100 a 3300 sportelli (erano 6100 nel 2007), Unicredit di ridurre 500 sportelli da qui al 2018 sulle attuali 4100 e Mps 200 degli attuali 2300. Una ritirata che si nota già nei centri urbani costellati di filiali vuote o riconvertite in altri esercizi commerciali. Lo scoglio per chiudere la filiale alle volte è rappresentato dagli alti costi di riconversione: togliere i vetri blindati costa infatti diverse migliaia di euro così come rimuovere il caveau, oppure dalla rescissione dei contratti di affitto. Per questo a volte si vedono negozi ed esercizi commerciali che mantengono le vetrine e i serramenti del precedente utilizzo.
Mentre le banche italiane fanno i conti con questa realtà, dalle banche estere – ma che operano in Italia – arriva un’indicazione poco incoraggiante per l’attrattività del Belpaese nei confronti dei capitali esteri. Sono l’eccesso di normative, la burocrazia e il peso del fisco gli ostacoli più percepiti, secondo un’indagine condotta da Aibe, Associazione italiana banche estere e Ispo sul grado di percezione dell’Italia presso importanti operatori internazionali con attese di investimenti di medio e lungo periodo. La criticità del Sistema Italia scaturisce dalla misurazione dell’indice Aibe-Index che è oggi a 33,2 su una scala da 0 a 100 (dove 0 indica l’assenza di attrattività e 100 il grado massimo).
Gli intervistati collocano l’Italia nella parte bassa della graduatoria di attrazione dei capitali esteri, con Russia, Spagna e Francia, che occupano le ultime posizioni. Paesi, questi quattro, in cui il saldo tra attrattività e non attrattività è per tutti negativo. Mentre ai vertici si posizionano Stati Uniti, Germania e Cina, seguiti da Gran Bretagna, India e Brasile, per i quali il saldo è positivo.
(21 aprile 2014) © Riproduzione riservata
IL GIORNALE martedì 22 aprile 2014
Vince la banca online Sportelli da rottamare
Sofia Fraschini – Mar, 22/04/2014 – 07:17
Uno dei tanti esempi del processo in atto ormai da qualche anno e che vede, giorno dopo giorno, diminuire da Nord a Sud, la presenza degli sportelli bancari in Italia. Con la crisi e l’affermarsi delle operazioni online, la rottamazione avviata dagli stessi istituti non accenna a fermarsi e, secondo Bankitalia, dopo gli 800 sportelli persi dal 2007 a oggi (da 32.800 a 31.900), nei prossimi anni «l’ecatombe» riguarderà altri 1.500 front office solo tra le grandi banche. Basti pensare che entro il 2017 Intesa Sanpaolo prevede di passare da 4.100 a 3.300 sportelli (erano 6.100 nel 2007), Unicredit di ridurne 500 entro il 2018 (dagli attuali 4.100) e Mps 200 sugli attuali 2.300. Una ritirata che finora è stata massiccia soprattutto per coloro che hanno fatto ricorso alle tecnologie online, mentre le popolari o le Bcc, radicate nei piccoli centri e con una clientela più avanti negli anni, tengono ancora, magari riducendo gli spazi e il personale impiegato. La tendenza, per ò, è ormai in atto e anche guardando ai piani industriali delle grandi banche (Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps) si ricava un cambio di rotta qualitativo: meno operazioni di tipo tradizionale di cassa e più consulenza.
«I clienti per le operazioni giornaliere come bonifici, estratto conto o pagamento delle bollette – spiega un banchiere – non sono più disposti a fare file, e operano da casa o dall’ufficio con il pc e lo smartphone, ma per accendere un mutuo o realizzare operazioni complesse vogliono ancora parlare con qualcuno». «Le strategie fin qui attuate dalle banche italiane, e incentrate soltanto su un taglio lineare del costo del lavoro e degli sportelli, e sull’outsourcing di attività, non hanno portato a un rilancio del settore», il commento di Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi. «Per questo, come sindacato, vogliamo impostare il confronto sul rinnovo del contratto di categoria proponendo un nuovo modello di banca, che generi profitti, creando occupazione e posti di lavoro, e che rafforzi i suoi legami con le imprese del territorio. è necessario – ha quindi proposto Sileoni – che le banche amplino la gamma di servizi, puntando, oltre che sulla tradizionale attività creditizia, anche sull’offerta di consulenze specializzata anche in materia assicurativa, pensionistica e fiscale».
Insomma, lo sportello bancario come concepito oggi è in via di estinzione e deve cambiare pelle. Ma le banche per ora si muovono a piccoli passi, magari intervenendo sui giorni e sugli orari di apertura per raccogliere clientela. Sembrano un ricordo lontano le battaglie a colpi di offerte milionarie con cui le banche si contendevano le filiali dismesse dalle rivali per motivi di antitrust.
Uno dei tanti esempi del processo in atto ormai da qualche anno e che vede, giorno dopo giorno, diminuire da Nord a Sud, la presenza degli sportelli bancari in Italia. Con la crisi e l’affermarsi delle operazioni online, la rottamazione avviata dagli stessi istituti non accenna a fermarsi e, secondo Bankitalia, dopo gli 800 sportelli persi dal 2007 a oggi (da 32.800 a 31.900), nei prossimi anni «l’ecatombe» riguarderà altri 1.500 front office solo tra le grandi banche. Basti pensare che entro il 2017 Intesa Sanpaolo prevede di passare da 4.100 a 3.300 sportelli (erano 6.100 nel 2007), Unicredit di ridurne 500 entro il 2018 (dagli attuali 4.100) e Mps 200 sugli attuali 2.300. Una ritirata che finora è stata massiccia soprattutto per coloro che hanno fatto ricorso alle tecnologie online, mentre le popolari o le Bcc, radicate nei piccoli centri e con una clientela più avanti negli anni, tengono ancora, magari riducendo gli spazi e il personale impiegato. La tendenza, per ò, è ormai in atto e anche guardando ai piani industriali delle grandi banche (Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps) si ricava un cambio di rotta qualitativo: meno operazioni di tipo tradizionale di cassa e più consulenza.
«I clienti per le operazioni giornaliere come bonifici, estratto conto o pagamento delle bollette – spiega un banchiere – non sono più disposti a fare file, e operano da casa o dall’ufficio con il pc e lo smartphone, ma per accendere un mutuo o realizzare operazioni complesse vogliono ancora parlare con qualcuno». «Le strategie fin qui attuate dalle banche italiane, e incentrate soltanto su un taglio lineare del costo del lavoro e degli sportelli, e sull’outsourcing di attività, non hanno portato a un rilancio del settore», il commento di Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi. «Per questo, come sindacato, vogliamo impostare il confronto sul rinnovo del contratto di categoria proponendo un nuovo modello di banca, che generi profitti, creando occupazione e posti di lavoro, e che rafforzi i suoi legami con le imprese del territorio. è necessario – ha quindi proposto Sileoni – che le banche amplino la gamma di servizi, puntando, oltre che sulla tradizionale attività creditizia, anche sull’offerta di consulenze specializzata anche in materia assicurativa, pensionistica e fiscale».
Insomma, lo sportello bancario come concepito oggi è in via di estinzione e deve cambiare pelle. Ma le banche per ora si muovono a piccoli passi, magari intervenendo sui giorni e sugli orari di apertura per raccogliere clientela. Sembrano un ricordo lontano le battaglie a colpi di offerte milionarie con cui le banche si contendevano le filiali dismesse dalle rivali per motivi di antitrust.
LIBERO martedì 22 aprile 2014
La banca cambia pelle Chiudono 1500 filiali Dal 2007 sono sparite 800 agenzie, ma la rivoluzione non è finita In futuro meno operazioni allo sportello e più spazio ai consulenti
ATTILIO BARBIERI
Dopo il boom che nel ventennio dagli inizi degli anni Ottanta alla metà dei Novanta, quando gli sportelli bancari raddoppiarono, ora gli isituti sono impegnati nella rottamazione delle filiali. Dal 2007 in poi ne hanno chiuse circa 800, ma il bello (si fa per dire) deve ancora venire. Nei prossimi tre anni, infatti, dovrebbero scomparirne altre 1500, inghiottite dalle politiche di taglio ai costi e di austerity abbriacciate un po’ da tutti gli operatori tradizionali del credito. Il conto per ò, è approssimato per difetto: includendo nel computo anche le banche locali e quelle di minori dimensioni, le sedi sacrificate salgono a 1800. Per fermarci alle big – classificazione in cui Bankitalia include Spa, popolari e banche di credito cooperativo – i numeri assoluti non lasciano spazio alla fantasia: nel 2007 gli sportelli erano circa 32. 800, ora sono scesi a 31. 900, in vase ai dati che si ricavano dai documenti di Bankitalia. Le banche spingono l’ acceleratore sulla rottamazione degli sportelli, iniziata già da qualche anno sotto la spinta della crisi e delle transazioni online. Dopo i circa 800 persi dal 2007, nei prossimi anni è prevista la chiusura di circa altri 1. 500 filiali, considerando solo i grandi istituti. Sono questi gli aggiornamenti dei piani industriali dei 14 principali istituti di credito. E non è una sorpresa: dal 2007 il sistema bancario italiano ha perso circa 800 sportelli passando da circa 32. 800 a 31. 900 secondo i dati che si ricavano dalla Banca d’ Italia. La scure sulle filiali cala un po’ in tutte le grandi banche. Intesa, ad esempio, prevede di scendere da 4100 a 3300. Si badi che l’ istituto guidato da Giaqnni Bazoli ne contava ben 6100 nel 2007. Unicredit prevede di sacrificare 500 sportelli sui 4100 attuali entro il 2018. Montepaschi farà a meno di 200 sportelli sui 2300 in attività. La ritirata è chiaramente visibile nei centri urbani, dove molte vetrine occupate da decenni da agenzie bancarie sono chiuse oppure ospitano attività di altro genere. Ma anche cittadine di provincia e paesini sono stati toccati dal fenomeno. Una parte dei processi di ristrutturazione è senza dubbio legata alla disintermediazione presso le strutture fisiche, dovuta alla diffisione della banca online. Anche negli isituti meno propensi all’ innovazione che hanno mantenuto il modello tradizionale, impostato sul contatto fisico con la clientela, il numero di operazioni eseguirte direttamente da casa attraverso le connessioni internet sicure oppure dagli sportyelli bancomat è in rapido aumento. Oltre due clienti su tre fra gli under 50 sono soliti operare da remoto, con l’ home banking. La percentuale cala all’ aumentare dell’ età, ma se si eccettuano i pensionati tra la popolazione attiva la tendenza è quella di operare sempre meno allo sportello e sempre di più da casa. Complice anche la diffisione del commercio elettronioco che ha stimolato giovani e anziani a dotarsi di strumenti di pagamento come le carte ricaricabili e quelle virtuali, generate di volta in volta al momento dell’ acquisto, il legame fisico con il propriop istituto di credito è andato rarefacendosi negli ultimi anni. Paiono lontanissimi gli anni in cui le banche si contendevano le filiali dismesse dalle concorrenti, magari costrette a lasciarle dalle decisioni dell’ Antitrust. La crisi economica, il crollo del mercato immobiliare e l’ introduzione delle nuove tecnologie hanno relegato la coersa allo sportello nella preistoria. Direttori di filiali itineranti, che ne guidano magari anche otto o dieci, specialisti dedicati alle diverse funzioni raggiungibili magari 10 ore al giorno per almeno sei giorni la settimana: la «remotizzazione» di molte funzioni che per tr 5 adizione venivano delegate alle filiali, ciontribnuiiosce qa ridisegnare la geografia del credito nel nostro Paese. E il fenomeno è in atto già da alcuni anni. I sidacati dei bancari sono costantemente in allarme. «Finché si parla di efficientamento possiamo starci, ma questa politica di tagli lineari farà perdere il contatto con il territorio e con le famiglie», afferma Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, la sigla più rappresentativa del settore. «Fino ad ora la chiusura degli sportelli ha prodotto degli esuberi per il personale di banca. Noi vogliamo impostare il confronto sul rinnovo del contratto di categoria proponendo un nuovo modello di banca. è vero», aggiunge Sileoni, «le operazioni bancarie allo sportello sono diminuire del 40% negli ultimi due anni ma gli istituti devono abbandonare le vecchie politiche e ampliare la gamma di servizi, con una consulenza specializzata». In realtà questo sono in molti a farlo. Utilizzando per ò gruppi di professionisti che non stanno in filiale.
Dopo il boom che nel ventennio dagli inizi degli anni Ottanta alla metà dei Novanta, quando gli sportelli bancari raddoppiarono, ora gli isituti sono impegnati nella rottamazione delle filiali. Dal 2007 in poi ne hanno chiuse circa 800, ma il bello (si fa per dire) deve ancora venire. Nei prossimi tre anni, infatti, dovrebbero scomparirne altre 1500, inghiottite dalle politiche di taglio ai costi e di austerity abbriacciate un po’ da tutti gli operatori tradizionali del credito. Il conto per ò, è approssimato per difetto: includendo nel computo anche le banche locali e quelle di minori dimensioni, le sedi sacrificate salgono a 1800. Per fermarci alle big – classificazione in cui Bankitalia include Spa, popolari e banche di credito cooperativo – i numeri assoluti non lasciano spazio alla fantasia: nel 2007 gli sportelli erano circa 32. 800, ora sono scesi a 31. 900, in vase ai dati che si ricavano dai documenti di Bankitalia. Le banche spingono l’ acceleratore sulla rottamazione degli sportelli, iniziata già da qualche anno sotto la spinta della crisi e delle transazioni online. Dopo i circa 800 persi dal 2007, nei prossimi anni è prevista la chiusura di circa altri 1. 500 filiali, considerando solo i grandi istituti. Sono questi gli aggiornamenti dei piani industriali dei 14 principali istituti di credito. E non è una sorpresa: dal 2007 il sistema bancario italiano ha perso circa 800 sportelli passando da circa 32. 800 a 31. 900 secondo i dati che si ricavano dalla Banca d’ Italia. La scure sulle filiali cala un po’ in tutte le grandi banche. Intesa, ad esempio, prevede di scendere da 4100 a 3300. Si badi che l’ istituto guidato da Giaqnni Bazoli ne contava ben 6100 nel 2007. Unicredit prevede di sacrificare 500 sportelli sui 4100 attuali entro il 2018. Montepaschi farà a meno di 200 sportelli sui 2300 in attività. La ritirata è chiaramente visibile nei centri urbani, dove molte vetrine occupate da decenni da agenzie bancarie sono chiuse oppure ospitano attività di altro genere. Ma anche cittadine di provincia e paesini sono stati toccati dal fenomeno. Una parte dei processi di ristrutturazione è senza dubbio legata alla disintermediazione presso le strutture fisiche, dovuta alla diffisione della banca online. Anche negli isituti meno propensi all’ innovazione che hanno mantenuto il modello tradizionale, impostato sul contatto fisico con la clientela, il numero di operazioni eseguirte direttamente da casa attraverso le connessioni internet sicure oppure dagli sportyelli bancomat è in rapido aumento. Oltre due clienti su tre fra gli under 50 sono soliti operare da remoto, con l’ home banking. La percentuale cala all’ aumentare dell’ età, ma se si eccettuano i pensionati tra la popolazione attiva la tendenza è quella di operare sempre meno allo sportello e sempre di più da casa. Complice anche la diffisione del commercio elettronioco che ha stimolato giovani e anziani a dotarsi di strumenti di pagamento come le carte ricaricabili e quelle virtuali, generate di volta in volta al momento dell’ acquisto, il legame fisico con il propriop istituto di credito è andato rarefacendosi negli ultimi anni. Paiono lontanissimi gli anni in cui le banche si contendevano le filiali dismesse dalle concorrenti, magari costrette a lasciarle dalle decisioni dell’ Antitrust. La crisi economica, il crollo del mercato immobiliare e l’ introduzione delle nuove tecnologie hanno relegato la coersa allo sportello nella preistoria. Direttori di filiali itineranti, che ne guidano magari anche otto o dieci, specialisti dedicati alle diverse funzioni raggiungibili magari 10 ore al giorno per almeno sei giorni la settimana: la «remotizzazione» di molte funzioni che per tr 5 adizione venivano delegate alle filiali, ciontribnuiiosce qa ridisegnare la geografia del credito nel nostro Paese. E il fenomeno è in atto già da alcuni anni. I sidacati dei bancari sono costantemente in allarme. «Finché si parla di efficientamento possiamo starci, ma questa politica di tagli lineari farà perdere il contatto con il territorio e con le famiglie», afferma Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, la sigla più rappresentativa del settore. «Fino ad ora la chiusura degli sportelli ha prodotto degli esuberi per il personale di banca. Noi vogliamo impostare il confronto sul rinnovo del contratto di categoria proponendo un nuovo modello di banca. è vero», aggiunge Sileoni, «le operazioni bancarie allo sportello sono diminuire del 40% negli ultimi due anni ma gli istituti devono abbandonare le vecchie politiche e ampliare la gamma di servizi, con una consulenza specializzata». In realtà questo sono in molti a farlo. Utilizzando per ò gruppi di professionisti che non stanno in filiale.
CORRIERE DELLA SERA martedì 22 aprile 2014
Le banche rottamano gli sportelli
MILANO —Un numero vale più di tutti: le operazioni bancarie allo sportello sono diminuire del 40% negli ultimi due anni. Che sia tutta colpa dell’homebanking con le transazioni online, non vi è certezza. Quel che è certo è che le banche stanno spingendo l’acceleratore sulla rottamazione degli sportelli. Dopo i circa 800 persi dal 2007, nei prossimi anni è prevista la chiusura di circa altre 1.500 filiali, considerando solo i grandi istituti. Sono questi gli aggiornamenti dei piani industriali delle 14 principali banche nazionali. Dal 2007 il sistema bancario italiano è passato da circa 32.800 a 31.900 sportelli secondo i dati di Banca d’Italia. «è vero — spiega Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari — le operazioni bancarie allo sportello sono diminuire del 40% ma la strategia dei tagli non ha portato rilanci del settore. Bisogna spingere sulla riconversione del personale con nuove attività, nuovi mestieri e un nuovo modello di banca». Corinna De Cesare © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL TEMPO martedì 22 aprile 2014
Le banche rottamano gli sportelli – sindacato Fabi: i tagli lineari non hanno portato a un rilancio del settore
Banche in cura dimagrante. La crisi morde il mondo del credito e si pone con maggiore urgenza la necessità di far scendere i costi. Di qui la strategia di ridimensionare la rete delle filiali anche sull’ onda del passaggio online di molti servizi. Dopo la chiusura di circa 800 sportelli dal 2007 a oggi, nei prossimi anni è prevista la soppressione di circa altri 1. 500, considerando solo i grandi istituti. Sono lontani i tempi nei quali le banche si contendevano le filiali dismesse dalle rivali per motivi Antitrust a colpi di offerte milionarie valutando ogni singolo sportello centinaia di migliaia di euro. Le filiali cambieranno: meno operazioni di cassa e più consulenza – dagli investimenti alla gestione del risparmio – sono le parole d’ ordine. A ci ò si affianca la necessità dei vertici delle banche di ridurre i costi, con gli inevitabili sacrifici richiesti alla categoria dei bancari. Uno scenario criticato da Lando Sileoni, segretario generale del sindacato autonomo Fabi. «Le strategie fin qui attuate dalle banche italiane e incentrate soltanto su un taglio lineare del costo del lavoro e degli sportelli e sull’ outsourcing di attività non hanno portato a un rilancio del settore» afferma Lando Maria Sileoni, Segretario generale della Fabi, sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari. «Per questo vogliamo impostare il confronto sul rinnovo del contratto di categoria proponendo un nuovo modello di banca, che generi profitti, creando occupazione e posti di lavoro e che rafforzi i suoi legami con le imprese del territorio».
LEGGO martedì 22 aprile 2014
Dal 2007 a oggi chiusi 800 punti. Alitalia, oggi cda della verità Banche da rottamare Addio a 1. 500 sportelli Filiali leggere, meno cassa e più consulenza
Marco Pasciuti
La crisi continua a mordere e le transazioni online ad aumentare, così le banche spingono l’ acceleratore sulla rottamazione degli sportelli. In base a quanto si legge nei loro piani industriali, i grandi istituti prevedono un taglio di 1. 500 filiali dopo averne perse già 800 dal 2007: secondo dati della Banca d’ Italia, che fotografano la situazione di oltre 600 banche fra spa, popolari e banche di credito cooperativo, in 7 anni gli sportelli sono passati da circa 32. 800 a 31. 900. Sono lontani i tempi in cui le banche si contendevano le filiali dismesse dalle rivali a colpi di offerte milionarie. Analizzando i piani industriali delle grandi (Unicredit, Intesa, Mps) si ricava un cambio di rotta verso uno sportello con meno operazioni di tipo tradizionale di cassa e più consulenza, che resta indispensabile per siglare un mutuo o stipulare un finanziamento per un’ impresa. Così da qui al 2017 Intesa Sanpaolo prevede di passare da 4. 100 a 3. 300 sportelli (erano 6. 100 nel 2007), Unicredit di ridurre 500 sportelli da qui al 2018 sulle attuali 4. 100 e Mps 200 degli attuali 2. 300. Una ritirata che si nota già nei centri urbani, costellati di filiali vuote o riconvertite in altri tipi di esercizi commerciali. I sindacati attaccano: «Le strategie, incentrate soltanto su un taglio lineare del costo del lavoro e degli sportelli e sull’ outsourcing di attività, non hanno portato a un rilancio del settore» spiega Lando Maria Sileoni, Segretario generale della Fabi che chiede «un nuovo modello di banca, che generi profitti, creando posti di lavoro e che rafforzi i suoi legami con le imprese». Ma il futuro pare già scritto: la filiale che verrà avrà meno sportelli e più uffici di consulenza. Sempre in tema di ridimensionamenti, oggi alle 15 è in programma il cda di Alitalia, che dovrà fare chiarezza su diversi punti. I 1. 900 esuberi già metabolizzati dai sindacati non bastano. Forse non saranno 3. 000, ma probabilmente fra i 2. 500 e i 2. 700. Con le banche socie, poi, si dovrà trovare una soluzione soddisfacente in materia di ristrutturazione del debito, nonostante le ritrosia alla cancellazione e alla conversione in azioni. E il Governo, oltre ad offrire sponda ai lavoratori in uscita, dovrà fare la sua parte sul caso Malpensa e sulla necessità di puntare sulle rotte intercontinentali, tagliando il cosiddetto medio raggio.
Marco Pasciuti
La crisi continua a mordere e le transazioni online ad aumentare, così le banche spingono l’ acceleratore sulla rottamazione degli sportelli. In base a quanto si legge nei loro piani industriali, i grandi istituti prevedono un taglio di 1. 500 filiali dopo averne perse già 800 dal 2007: secondo dati della Banca d’ Italia, che fotografano la situazione di oltre 600 banche fra spa, popolari e banche di credito cooperativo, in 7 anni gli sportelli sono passati da circa 32. 800 a 31. 900. Sono lontani i tempi in cui le banche si contendevano le filiali dismesse dalle rivali a colpi di offerte milionarie. Analizzando i piani industriali delle grandi (Unicredit, Intesa, Mps) si ricava un cambio di rotta verso uno sportello con meno operazioni di tipo tradizionale di cassa e più consulenza, che resta indispensabile per siglare un mutuo o stipulare un finanziamento per un’ impresa. Così da qui al 2017 Intesa Sanpaolo prevede di passare da 4. 100 a 3. 300 sportelli (erano 6. 100 nel 2007), Unicredit di ridurre 500 sportelli da qui al 2018 sulle attuali 4. 100 e Mps 200 degli attuali 2. 300. Una ritirata che si nota già nei centri urbani, costellati di filiali vuote o riconvertite in altri tipi di esercizi commerciali. I sindacati attaccano: «Le strategie, incentrate soltanto su un taglio lineare del costo del lavoro e degli sportelli e sull’ outsourcing di attività, non hanno portato a un rilancio del settore» spiega Lando Maria Sileoni, Segretario generale della Fabi che chiede «un nuovo modello di banca, che generi profitti, creando posti di lavoro e che rafforzi i suoi legami con le imprese». Ma il futuro pare già scritto: la filiale che verrà avrà meno sportelli e più uffici di consulenza. Sempre in tema di ridimensionamenti, oggi alle 15 è in programma il cda di Alitalia, che dovrà fare chiarezza su diversi punti. I 1. 900 esuberi già metabolizzati dai sindacati non bastano. Forse non saranno 3. 000, ma probabilmente fra i 2. 500 e i 2. 700. Con le banche socie, poi, si dovrà trovare una soluzione soddisfacente in materia di ristrutturazione del debito, nonostante le ritrosia alla cancellazione e alla conversione in azioni. E il Governo, oltre ad offrire sponda ai lavoratori in uscita, dovrà fare la sua parte sul caso Malpensa e sulla necessità di puntare sulle rotte intercontinentali, tagliando il cosiddetto medio raggio.
AVVENIRE martedì 22 aprile 2014
Banche, saltano 1. 500 filiali «Un posto su 5 non c’ è più» Dal 2000 al 2020 tagli per 70 mila persone
DIEGO MOTTA
MILANO – Un posto su cinque in banca non c’ è più. Se l’ è portato via la Grande Crisi, ma non solo. In Italia siamo a poco più di metà del guado: dal 2000 al 2013 gli istituti di credito hanno tagliato ben 48 mila unità occupazionali. Dal 2013 al 2020, stando ai piani di razionalizzazione annunciati dai “big” del credito e rilanciati dai sindacati dei bancari, altre 20 mila persone sono a rischio. In tutto, in un ventennio sono spariti poco meno di 70 mila posti su un totale di 350 mila: uno su cinque, appunto. A farne le conseguenze anche gli sportelli, una volta presidi indispensabili sul territorio, oggi ancora vitali ma meno strategici di un tempo: circa 1. 500 filiali nei prossimi mesi saranno
MILANO – Un posto su cinque in banca non c’ è più. Se l’ è portato via la Grande Crisi, ma non solo. In Italia siamo a poco più di metà del guado: dal 2000 al 2013 gli istituti di credito hanno tagliato ben 48 mila unità occupazionali. Dal 2013 al 2020, stando ai piani di razionalizzazione annunciati dai “big” del credito e rilanciati dai sindacati dei bancari, altre 20 mila persone sono a rischio. In tutto, in un ventennio sono spariti poco meno di 70 mila posti su un totale di 350 mila: uno su cinque, appunto. A farne le conseguenze anche gli sportelli, una volta presidi indispensabili sul territorio, oggi ancora vitali ma meno strategici di un tempo: circa 1. 500 filiali nei prossimi mesi saranno
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