Su Il Sole 24 Ore e su Il Corriere della Sera, il Segretario Nazionale Mauro Morelli commenta l'avvio della procedura sul piano industriale: "tagli inaccettabili. Trattativa in salita"">

UNICREDIT, IL NO DELLA FABI ALLA NUOVA ONDATA DI ESUBERI

Su Il Sole 24 Ore e su Il Corriere della Sera, il Segretario Nazionale Mauro Morelli commenta l’avvio della procedura sul piano industriale: “tagli inaccettabili. Trattativa in salita”
UNICREDIT, IL NO DELLA FABI ALLA NUOVA ONDATA DI ESUBERI
Su Il Sole 24 Ore e su Il Corriere della Sera, il Segretario Nazionale Mauro Morelli commenta l'avvio della procedura sul piano industriale: "tagli inaccettabili. Trattativa in salita"
IL SOLE 24 ORE sabato 10 maggio 2015
Unicredit procede su 7.300 esuberi
Cristina Casadei
Unicredit ha consegnato ieri ai sindacati (Dircredito, Fabi, Fiba, Fisac, Sinfub, Ugl credito, Uilca) la lettera di avvio procedura per il negoziato sul piano strategico 2018. Anche sotto l'insegna della legge 223/91. La missiva chiarisce infatti l'intenzione di ricercare «attraverso il confronto sindacale, avvalendosi del complesso degli strumenti indicati dalle vigenti normative sia contrattuali sia di legge (L.223/91)» soluzioni che assicurino il risultato nei tempi previsti. Il risultato, come spiega il gruppo, è fatto di recupero di produttività e redditività, ma anche di processi di riorganizzazione. Ed è proprio in questo ambito che, in Italia, nell'intero arco del nuovo piano (2014-2018) ci sono ricadute per circa 7.300 posizioni. Saranno realizzate con 5.100 riduzioni di personale di cui 2.400 sono riferibili al piano 2015 (quello che era stato presentato nel 2011) e 2.700 nuove riduzioni riferibili al periodo 2016-2018. A questi si aggiungano anche 2.200 efficientamenti che per ò l'azienda confida di poter gestire attraverso processi di riqualificazione professionale. Il negoziato avverrà in due fasi: la prima, partita ieri, e che si concluderà tra 50 giorni in cui verrà innanzitutto favorita l'uscita di chi ha i requisiti per la pensione. Verranno ricercate forme di flessibilità nell'organizzazione del lavoro, ma soprattutto verrà congelato il secondo livello di contrattazione. A seguire ci sarà una seconda fase in cui verranno favorite le uscite incentivate. Per il sindacato il piano «è totalmente inaccettabile - come spiega Mauro Morelli, segretario nazionale della Fabi - perché penalizza i dipendenti e non mette al centro la tutela dell'occupazione». Tra l'altro Morelli ricorda anche che «dal 2007 al 2018, il saldo dei posti persi in Unicredit ammonterà a circa 35mila, tra esuberi, prepensionamenti, esternalizzazioni e blocco del turn over». © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL CORRIERE DELLA SERA sabato 10 maggio 2015
Unicredit, parte la procedura sugli esuberi
(ri.que. ) Parte il conto alla rovescia per la vertenza sui 5.482 esuberi Unicredit. Ieri una delegazione della banca guidata dal responsabile del personale, Paolo Cornetta, ha incontrato i sindacati e formalizzato l'avvio della procedura. Ora ci sono 50 giorni di tempo per arrivare a un accordo. Sempre ieri da registrare lo sciopero di Uccmb, Unicredit credit management bank , la controllata dell'istituto che si occupa di recupero crediti destinata alla cessione. In Italia Unicredit ha poco meno di 50 mila dei suoi 147 mila addetti. Nell'incontro di ieri a Milano si è andati poco oltre la formale apertura della procedura. La riduzione del personale auspicata dalla banca corrisponde all'11% dell'organico e dovrà avvenire da qui al 2018. Entro questo termine 2.794 dipendenti Unicredit matureranno i requisiti per la pensione. L'istituto valuta la possibilità di evitare il ricorso al fondo di solidarietà del settore. In queste prime mosse del confronto dura la posizione dei sindacati della categoria. «Dal 2007 al 2018, i posti persi in Unicredit saranno circa 35mila, tra esuberi, prepensionamenti, esternalizzazioni e blocco del turn over - fa i conti Mauro Morelli, segretario nazionale della Fabi -. Se l'azienda confermerà l'obiettivo di congelare il contratto integrativo e tagliare il welfare, la trattativa partirà in salita». © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL SOLE 24 ORE sabato 10 maggio 2015
BANCHE E BANCARI – Gestione crediti, Uccmb sciopera contro la cessione
Ieri i 760 bancari di Uccmb (UniCredit Credit Management Bank), leader nazionale nel recupero crediti con portafoglio di oltre 40 miliardi (il 32% del mercato italiano), hanno scioperato contro il progetto di esternalizzazione della loro società con presidi davanti alle sedi di Milano, Roma e Verona. I lavoratori contestano l’incertezza del futuro assetto societario che prevede, come da piano industriale, la possibilità della cessione in assenza di garanzie occupazionali e professionali, anche perché il gruppo ha già reso pubblica la raccolta di manifestazioni d’interesse di investitori internazionali, e gli eccessivi carichi di lavoro. Le segreterie di gruppo di DirCredito, Fabi, Fiba/Cisl, Fisac/Cgil, Sinfub, Ugl Credito e UilCa, in una nota di solidarietà ai dipendenti, hanno confermato il “no” a qualsiasi ipotesi di cessione, sottolineando che la cessione «appare priva di reali ragioni di natura industriale» e risponde «più a logiche interne al top management». I sindacati ritengono che Uccmb «possa continuare ad assicurare un contributo importante ai risultati del gruppo». Secondo la Fisac/Cgil «UniCredit, nel presentare al mercato una perdita di 14 miliardi determinati da svalutazioni su avviamenti e accantonamenti a fronte di perdite su crediti inesigibili oltre alla dichiarazione di 5.700 esuberi in Italia, ha previsto nel piano industriale la vendita di Uccmb, nel 2014, a investitori internazionali. Uccmb è un “gioiello di famiglia”, valutato con il massimo rating da Standard & Poor’s. Eppure è considerato non più strategico. è un’ulteriore alchimia, che giustifica una esclusiva esigenza di cassa riproposta dallo stesso management “illuminato” fautore delle allegre gestioni del passato, per procedere alla liquidazione dei dividendi agli azionisti e giustificare la propria permanenza alla guida del gruppo. Un modo, nell’attuale congiuntura, per scaricare i debiti delle famiglie e delle piccole e medie imprese nelle mani della speculazione internazionale», conclude la Fisac. «La totale mancanza di garanzie occupazionali e professionali è inaccettabile. UniCredit torni sui suoi passi, anche alla luce della totale mancanza di motivazioni industriali», ha rincarato Maurizio Arena, segretario generale di DirCredito. nicola.borzi@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA
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