BARCLAYS E L?USCITA DALL?ITALIA: SINDACATO IN ALLERTA
In settimana la direzione italiana volerà a Londra per avere risposte sul futuro, mentre il 16 maggio incontrerà i sindacati per relazionare sull’incontro con Barclays. Franco Morandi: “Aspettiamo di saperne di più, ma con la massima attenzione”
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è arrivata come un fulmine a ciel sereno la notizia che Barclays intende lasciare l’Europea, Italia compresa, con un impatto nel Bel Paese che coinvolgerà circa 800 unità di personale. La disposizione, presa con la firma del secondo piano strategico del colosso londinese, non ha assolutamente coinvolto gli attori europei che, così, si sono trovati a prendere atto di quanto già deciso. Immediata la mobilitazione del sindacato che, venerdì mattina, si è subito riunito in assemblea. FABI, DIRCREDITO, FIBA, FISAC, UGL , SINFUB e UILCA hanno quindi discusso la situazione, pur rimanendo ancora cauti ed attendisti sull’evolversi degli eventi che rimangono al momento poco chiari. Già per ò venerdì prossimo la nebbia potrebbe iniziare a diradarsi. In questi giorni, infatti, la direzione italiana volerà a Londra per avere lumi, mentre il 16 maggio incontrerà le nostre Organizzazioni Sindacali per relazionare sulla situazione. Nel comunicato diramato dalle stesse sigle, si evince la delusione per il trattamento riservato alla Country italiana che, “attraverso le dichiarazioni istituzionali e la spinta comune, operava per diventare la prima Banca Premier in Italia”.
“C’è l’indignazione per una storia che si ripete perché, lo dobbiamo ricordare, il Gruppo inglese ha già fatto questo percorso nel nostro Paese, uscendo malamente dal business degli anni ’80 – si legge nella nota unitaria – Troviamo inaccettabile, ancor più per questo motivo, che si possa disporre con tali modalità del futuro dei lavoratori di Barclays Italia annunciando e pianificando, la fine di una nuova parentesi italiana dopo aver propagandato il nome della banca attraverso il grande impegno dei dipendenti e il valore costruito nel tempo intercorso. Riteniamo di aver costruito buone basi, nonostante i clamorosi errori di strategia, e chiediamo che questo venga riconosciuto. Del nostro futuro vogliamo, al più presto, sapere di più. Per questo motivo non lasceremo che tutto si riduca ad una partita da chiudere, di nuovo, dopo aver spremuto risorse ed energie; non si pu ò lasciare che tale nuova inversione di percorso sia accolta dal nostro silenzio, da quello dei lavoratori”.
La FABI, primo sindacato all’interno della Barclays, aspetta di saperne di più sulle mosse degli inglesi che, secondo le indiscrezioni uscite sui giornali, starebbero pensando a più soluzioni: dalla costituzione di una bad bank alla vendita della rete, ma senza ancora certezze su modi e tempi.
“Come prima organizzazione non staremo certo a guardare – ha detto Franco Morandi, dirigente provinciale FABI Milano – al momento per ò dobbiamo aspettare di conoscere il reale stato delle cose e soprattutto le reali intenzioni della casa madre. Aspettiamo quindi l’incontro di venerdì, durante il quale la nostra dirigenza dovrebbe relazionarci su quanto emergerà dai vari incontri di questi giorni a Londra. Le risposte dovranno dire se esiste da parte di Barclays una linea strategica concreta e possibilmente condivisa”.
Milano, 12/05/2014
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