TERCAS, AZIONISTI SUL PIEDE DI GUERRA
Con l’acquisizione della banca da parte della Popolare di Bari, scompaiono le azioni di piccoli e grandi investitori. La FABI: “Liquidazione sarebbe stata disastrosa per lavoratori e clienti, ma il territorio non doveva scontare malagestione”
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TERCAS ancora al centro delle polemiche. Appena reso noto il buco da 602 milioni di perdite e le modalità di risanamento, 265 milioni del Fondo Interbancario e 230 da Banca Popolare che acquisirà il controllo a fine agosto, si prefigura una class action.
Dopo due anni di silenzi e incertezze, infatti, ora è chiaro che il salvataggio comporterà, oltre all’azzeramento totale della governance abruzzese, anche la scomparsa degli azionisti locali grandi e piccoli che, per riavere i loro soldi, dovranno intentare causa.
Dei 230 associati a Federconsumatori, al momento sono circa l’80% le situazioni di criticità tale da consentire un’azione giudiziaria.
Non a caso, si legge sulla stampa locale, il commissario di TERCAS, Riccardo Sora, avrebbe accumulato 17 milioni per far fronte alla cause con i clienti.
“Persone che nel grande buco della banca – ha detto Silvano Iannetti, Coordinatore FABI TERCAS – hanno visto sparire risparmi e investimenti di una vita. Il salvataggio per noi è importantissimo, perché l’alternativa sarebbe stata la liquidazione e la perdita di posti di lavoro, oltre al gravissimo impatto per correntisti ed obbligazionisti. Tuttavia, contestiamo fortemente l’assenza della politica nella vicenda TERCAS – CARIPE e il comportamento ambiguo da parte del commissario, che non ha mai fornito un quadro chiaro della situazione, allontanando possibili interventi da parte di altre banche come il Credito Valtellinese e delle Fondazioni, come più volte dichiarato, in occasione di incontri con i sindacati, da Mario Nuzzo, Presidente della Fondazione TERCAS. Il buco iniziale di 80 milioni è lievitato a 602. In tutto questo – ha concluso Iannetti – l’intervento di Bankitalia, che ha imposto di cedere il 100% di TERCAS alla Popolare di Bari rinunciando al diritto di opzione, ha significato impedire ai clienti e alla Fondazione stessa di acquistare le nuove azioni e perdere, quindi, ingenti somme di professionisti e aziende locali. Ci auguriamo che il territorio non debba pagare ulteriormente per la cattiva gestione degli amministratori e vigileremo affinché simili episodi non capitino più”.
Pescara 15/07/2014
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