SPECIALE STAMPA CONSIGLIO NAZIONALE

La FABI protagonista su tutti i maggiori quotidiani durante i lavori del 120° Consiglio Nazionale. Dal nodo del Contratto Nazionale al futuro di MPS. Leggi i servizi de Il Sole 24 Ore, Milano Finanza, Il Giornale, Il Messaggero, La Stampa, Repubblica.it
MF-MILANO FINANZA giovedì 20 novembre 2014
Banche L’Abi conferma la linea pregiudiziale su Scatti e Tfr. Duri i sindacati – Sul contratto tutti con Profumo – L’esecutivo dell’associazione bancaria ha confermato il pieno sostegno alla propria delegazione Oggi il nuovo statuto che eviterà altri casi Mussari e Berneschi. Taglio del 5% alle quote associative
di Luca Gualtieri e Antonio Satta
La rottura delle trattative sul contratto dei bancari è sempre più probabile. L’esecutivo dell’Abi, riunito questa mattina a Roma, ha chiarito che la posizione annunciata ai sindacati dal capo-delegazione dell’associazione, Alessandro Profumo, è quella di tutti i banchieri. All’Abi nessuno parla di pregiudiziali, ma resta il fatto che le banche vogliono una riduzione strutturale del costo del lavoro e che questa passa inevitabilmente per la sterilizzazione dei meccanismi di adeguamento automatici (scatti di anzianità e rivalutazione del Tfr). Margini residui sulla parte economica della trattativa (recupero dell’inflazione a parte) sono rinviati alla contrattazione aziendale. «Il comitato esecutivo di Abi ha pienamente confermato la linea portata avanti fino ad oggi con la solita compattezza che il presidente sa assicurare», ha detto infatti Profumo lasciando l’incontro, mentre il presidente Antonio Patuelli gli ha confermato pubblicamente «la fiducia e la stima» e «tutto il nostro appoggio». Discorso chiuso, quindi? A sentire le repliche dei sindacati sembrerebbe di sì. La Fabi, che sta tenendo a Roma il consiglio nazionale, aveva minacciato lo sciopero addirittura il giorno precedente l’esecutivo. «Se i banchieri continueranno ad adottare la linea intransigente, siamo pronti a scendere di nuovo in piazza», ha dichiarato proprio il numero uno Lando Sileoni. Se non si arriverà tra le parti a una condivisione del percorso per chiudere l’intesa entro fine anno, è insomma assai probabile che i sindacati decidano di convocare le assemblee dei lavoratori per iniziare azioni di mobilitazione e da parte dei banchieri potrebbe conseguire una nuova disdetta del contratto vigente e prorogato al 31 dicembre. L’ultimo sciopero della categoria del credito (il primo da 13 anni) è stato il 31 ottobre dello scorso anno con massicce adesioni dei lavoratori.
Ieri intanto il mondo sindacale si è occupato anche del delicato rinnovo contrattuale del credito cooperativo: «Se Federcasse rinnovasse il contratto nazionale di categoria dei 37 mila lavoratori del credito cooperativo prima dell’Abi, sarebbe un bel segnale di differenza e autonomia», ha dichiarato Sileoni durante il confronto con Alessandro Azzi, presidente di Federcasse. «Vogliamo un contratto che tenga insieme la salvaguardia dei lavoratori, del salario e del sistema», ha ribadito Sileoni durante la seconda giornata del consiglio nazionale. E fanno il viso dell’arme anche gli altri sindacati, come la Fiba Cisl, il cui segretario Giulio Romani vuole spiegare ai lavoratori «che non è il momento di avere paura. Si sta giocando una partita storica perché i banchieri vogliono sfruttare la perdurante crisi economica per liberarsi del sindacato, per avere mano libera e fare a meno del sistema bancario» Parole molto simili a quelle di Agostino Megale, segretario della Fisac-Cgil: «I banchieri devono smetterla di scaricare le difficoltà e le criticità del settore sui lavoratori, assumendosi invece la responsabilità di ridurre i loro compensi, dando l’esempio in tempi di difficoltà. I lavoratori i sacrifici li hanno già fatti, adesso tocca a loro».
All’Abi per ò sono convinti che la trattativa, benché molto complessa, possa proseguire, non solo nei due giorni di incontri già fissati (25 e 26 novembre). Oggi intanto il comitato di presidenza dell’associazione approverà il nuovo statuto. Le regole, che dovrebbero evitare in futuro nuovi casi Mussari e Berneschi. Tra i vari punti, infatti, c’è la decadenza dagli incarichi in associazione per chi perde la posizione di vertice nel proprio istituto e la sospensione automatica per chi viene raggiunto da un provvedimento che lo privi della libertà personale, bastano, insomma, gli arresti domiciliari.
Ieri, intanto è stato approvato il bilancio preventivo 2015 dell’Abi che prevede per il secondo anno consecutivo una riduzione delle spese inglobando anche i costi del personale e delle strutture informatiche di «PattiChiari», che non peseranno più su capitoli aggiuntivi a carico degli associati, di conseguenza le quote associative scenderanno del 5%. (riproduzione riservata)
IL SOLE 24 ORE giovedì 20 novembre 2014
Fabi: le Bcc siglino l’intesa per prime
«Se Federcasse rinnovasse il contratto prima dell’Abi, sarebbe un bel segnale di differenza e autonomia. è necessario che l’associazione datoriale delle Bcc sia unita al proprio interno» è l’invito lanciato dal segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, al presidente di Federcasse, Alessandro Azzi, intervenuto ieri al consiglio nazionale della Fabi. Azzi ha spiegato che la presenza di rappresentanti dei lavoratori negli organi di governance delle Bcc è un argomento «su cui confrontarsi con moderazione ed equilibrio, con particolare considerazione al tema che riguarda la loro presenza negli organi di controllo». Le Bcc, inoltre, aggiunge Azzi, ora «devono confrontarsi con la Bce e ci ò avrà ricadute sul sistema e sul loro modo di operare
IL SOLE 24 ORE giovedì 20 novembre 2014
Contratto. Per i sindacati il solo riconoscimento del potere d’acquisto non basta e minacciano lo sciopero – Abi pronta allo showdown – Sì al recupero dell’inflazione ma blocco strutturale degli scatti
Cristina Casadei
Dicono i banchieri: il settore bancario nel suo insieme ha una capacità di generazione di ricavi e di sostenibilità dei costi che è limitata dal contesto esterno. Quindi è già un elemento di positività discutere della componente potere di acquisto, nel negoziato per il rinnovo del contratto dei 309mila bancari. Aggiungono: non è possibile avere altri elementi strutturali, come gli scatti, per esempio, che vanno eliminati, con ricadute sul calcolo del Tfr e, in prospettiva, sulle buste paga e sul costo del lavoro. Strutturalmente, dicono i banchieri. Quando sentono la disponibilità dei sindacati, come ha detto per esempio il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, a sedersi al tavolo e a parlare ma a patto che il blocco sia nell’ambito di questo contratto, rispondono, i banchieri, che questo significa non risolvere il problema.
Dal 25 novembre, martedì prossimo, Abi e i sindacati si metteranno al tavolo per rivedere insieme tutti i temi della trattativa che già qualche virata la ha fatta. Se in un primo momento, su richiesta dei sindacati, erano stati aperti due cantieri su area contrattuale e inquadramenti, dopo i primi incontri, ancora una volta su richiesta dei sindacati, i due temi sono stati riportati al tavolo principale per avere una visione complessiva del negoziato. Anche i banchieri del resto ritengono che le cose vadano tenute tutte insieme e che ogni controparte deve avere coscienza, chiaramente, dei punti rilevanti per l’una e per l’altra. Concedendo da una parte e dall’altra. Finora Abi sembra che sia disposta a concedere il riconoscimento dell’inflazione che, secondo un primo calcolo sarebbe pari all’1,85%, ossia un aumento di poco superiore a 50 euro, in media. I sindacati, in cambio, dovrebbero arretrare su scatti e tfr che per ò secondo un loro calcolo pesano molto di più di 50 euro: quindi lo scambio sarebbe decisamente in perdita per i lavoratori. Di qui le posizioni emerse al termine dei consigli nazionali di Fabi, Fiba, Fisac e Uilca che minacciano all’unanimità uno sciopero se i banchieri non cambiano posizione.
Uno scenario improbabile, dopo la giornata di ieri. «Il Comitato esecutivo di Abi ha pienamente confermato la linea portata avanti fino ad oggi con la solita compattezza che il presidente sa assicurare», afferma Alessandro Profumo che guida la delegazione di Abi nel negoziato per il rinnovo del contratto. Sugli interventi strutturali, quindi, niente passi indietro dei banchieri che, come riassume il presidente di Abi, Antonio Patuelli, confermano «la fiducia e la stima ad Alessandro Profumo» che ha «tutto il nostro appoggio», aggiunge. Nel prossimo incontro, il 25 novembre a Milano, si andrà allo showdown. Il comitato affari sindacali di Abi dove in queste settimane si sono susseguite discussioni molto aperte e intense su come dipanare l’intricata matassa del contratto andrà avanti compatto, i sindacati decideranno di conseguenza. Certamente uno sciopero in questo momento creerebbe non poche difficoltà. Per chi diventa più difficile la partita si vedrà, eventualmente, dopo. La disdetta del contratto del 31 dicembre non sembra in discussione. © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA REPUBBLICA giovedì 20 novembre 2014
Banchieri, addio superbonus e più controlli ecco i paletti di Via Nazionale sugli stipendi
IL MESSAGGERO (SU 15 EDIZIONI) giovedì 20 novembre 2014

Stress test, le banche sul piede di guerra – `Proteste in Abi: mandato a Patuelli per un intervento sul governo e su Bankitalia

R O M A Rivolta dei banchieri contro Bce e Eba a proposito degli stress test sui quali Bankitalia ha espresso un certo dissenso evidenziato dal vicedirettore generale Fabio Panetta. I risultati dell’esercizio esercizio sono stati definiti penalizzanti dai banchieri perché non hanno considerato la specificità degli istituti italiani che risentono del convincimento di essere patrimonialmente deboli. Per questo l’esecutivo esecutivo Abi, svoltosi ieri a Roma, ha dato mandato ad Antonio Patuelli e Giovanni Sabatini per un’azione azione di sensibilizzazione su governo e Bankitalia affinché trasmettano la protesta a Eurotower e all’Autorità Autorità guidata da Andrea Enria. Proprio quest’ultimo ultimo sarebbe stato il bersaglio dei vari interventi critici. Assenti Carlo Messina (Intesa), Federico Ghizzoni (Unicredit) e Giuseppe Castagna (Bpm). Dei presenti, alcuni hanno preso la parola sia sul tema dell’esercizio esercizio europeo, sia sul rinnovo del contratto oggetto di un faticoso negoziato con i sindacati. Ieri Lando Sileoni (Fabi) ha invitato Federcasse a chiudere il contratto delle Bcc prima di quello Abi. La prossima riunione fra le parti si terrà a Milano martedì 25 con prosecuzione il 26 e 27: l’esecutivo esecutivo ha confermato il mandato a trattare alla commissione guidata da Alessandro Profumo. Il presidente di Mps sarebbe intervenuto nel dibattito oltre che sul contratto anche sugli stress test: Siena e Carige sono le uniche banche italiane bocciate per un deficit di 2,9 9 miliardi su un campione di 13, di cui 9 rimandate dopo gli esami sugli attivi (aqr) e riabilitate a seguito delle azioni di rafforzamento attuate nei nove mesi 2014. EBA SUL BANCO DEGLI IMPUTATI Le banche italiane hanno una loro specificità, hanno detto Profumo, Roberto Nicastro, Victor Massiah che non è stata considerata nello svolgimento del test del quale Bankitalia (lo ha svelato Panetta) ha fatto verbalizzare la sua contrarietà: la decisione dell’Eba Eba di escludere i titoli di Stato dal portafoglio afs, cioè delle attività disponibili alla vendita. I banchieri hanno protestato anche per un esercizio che ha penalizzato le banche commerciali come le italiane (con minori rischi) rispetto alle universali. E sottolineato il timore che il maggior capitale richiesto per le banche sistemiche (tra cui Unicredit) possa essere esteso agli altri istituti. Dopo l’esecutivo esecutivo, si è riunito il consiglio dell’Abi Abi che ha approvato le modifiche statutarie che saranno varate oggi dall’assemblea assemblea straordinaria. r. dim
CORRIERE DI SIENA/VITERBO/UMBRIA e MAREMMA giovedì 20 novembre 2014

Sileoni, segretario generale Fabi: "I banchieri cambino atteggiamento. Tagli? Potrebbero ridursi lo stipendio del 30%" Contratto, i bancari pronti a scendere in piazza
ROMA "Vogliamo proseguire la trattativa di rinnovo del contratto, ma le banche devono cambiare radicalmente atteggiamento, altrimenti siamo pronti a scendere di nuovo in piazza. Se i banchieri continueranno ad adottare la linea intransigente, si dovranno assumere la responsabilità di un’eventuale eventuale rottura del tavolo di confronto, davanti ai lavoratori e all’opinione opinione pubblica. Abbiamo chiesto risposte chiare sui temi dell’area area contrattuale, degli orari di lavoro, dei demandi alla contrattazione aziendale e di gruppo, ma finora non ci hanno voluto rispondere, se non in modo generico. Quanto alla pregiudiziale del blocco del costo del lavoro, posta dall’Abi Abi, proponiamo ai banchieri di dare l’esempio esempio diminuendo del 30% gli stipendi di quei 300 supermanager che guadagnano in media 1,9 9 milioni l’anno anno. Sarebbe un gesto di grande sensibilità sociale". Questo il messaggio lanciato da Lando Maria Sileoni, segretario generale della FABI, il principale sindacato dei bancari, nel corso del 120? consiglio nazionale della FABI, che si è aperto ieri a Roma e si concluderà il 20 novembre. All’evento evento partecipano circa 1700 i delegati sindacali venuti da tutta Italia per la trattativa sul rinnovo del contratto degli oltre 309 mila bancari italiani, giunta ormai la giro di boa. Presenti, in qualità di ospiti, anche i protagonisti del mondo bancario italiano, tra i quali Alessandro Profumo (Presidente Comitato Affari sindacali e lavoro di Abi e di Mps), i capi del personale di tutti i maggiori gruppi creditizi italiani, e Lando Maria Sileoni, Segretario generale della FABI. La trattativa per il rinnovo del contratto nazionale degli oltre 309mila mila bancari italiani è iniziata a maggio, e stando al comune impegno delle parti, dovrebbe concludersi entro il 31 dicembre. Le posizioni di banche e sindacati sono, tuttavia, ad oggi molto distanti e si rischia la rottura.

BRESCIA OGGI/L’ARENA e GIORNALE DI VICENZA giovedì 20 novembre 2014

Da Bankitalia una stretta su compensi e bonus
La Banca d’Italia stringe su compensi e bonus dei vertici bancari recependo le direttive Ue e i principi stabiliti dagli organismi internazionali. Spicca il divieto di bonus superiori alla parte fissa della retribuzione per il personale che si assume rischi e la soglia per il compenso del presidente del cda fissata alla parte fissa della retribuzione di ad o dg.
Negli ultimi due anni le retribuzioni sono state tagliate per effetto del crollo degli utili, che in alcuni casi ha azzerato i bonus e in genere la parte variabile. In alcuni casi le retribuzioni sono ancora a sei zeri e per molti sindacati sono inaccettabili.
Oltre a ridurre l’assunzione di rischi, la Banca d’Italia punta a far contenere i costi per esigenze di patrimonio e redditività.
Il costo degli oltre 300mila dipendenti del settore, è il muro su cui si sta infrangendo la trattativa fra Abi e sindacati per il rinnovo del contratto. L’incontro del 25 novembre a Milano rischia di terminare in una rottura che porti anche allo sciopero generale. L’Abi ha appoggiato la linea fin qui tenuta dal presidente del Calsi Alessandro Profumo che nei giorni scorsi ha posto come condizione la cancellazione degli automatismi nella dinamica del costo del lavoro vista la situazione di crisi del settore e dell’economia.
La condizione è inaccettabile per i sindacati. Fabi e Fiba Cisl che hanno chiesto all’Abi di cambiare posizione, pena mobilitazioni fino allo sciopero
MF-MILANO FINANZA mercoledì 19 novembre 2014
Banche Profumo (abi) conferma la pregiudiziale e la fabi minaccia lo sciopero – Scatti e Tfr bloccano il contratto – Sileoni accetta che il recupero dell’inflazione parta solo al terzo anno, ma non cede sui meccanismi automatici e lancia un messaggio alle popolari: i soci lavoratori contrari alla trasformazione in spa
di Antonio Satta
Sì al contratto nazionale come cornice di regole, che facciano da punto di riferimento anche per la contrattazione aziendale, disponibili anche a discutere di come calcolare il recupero dell’inflazione, ma resta la pregiudiziale sulla riduzione strutturale della dinamica del costo del lavoro. Alessandro Profumo, capo delegazione dei banchieri nella trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, ha ribadito che l’Abi per ora non sposta di un passo la sua posizione. Ospite del consiglio nazionale della Fabi, nel corso di un dibattito con il segretario del maggiore sindacato del settore, Lando Sileoni (al quale hanno partecipato anche il chief operating officer di Intesa Sanpaolo, Omar Lodesani, e il responsabile risorse umane di Unicredit, Paolo Cornetta), il presidente di Mps ha chiarito che la situazione economica non permette aumenti di retribuzione generali, al di là del recupero dell’inflazione. Non solo, vanno sterilizzati stabilmente anche i meccanismi che fanno crescere automaticamente il costo del lavoro, in altre parole gli scatti d’anzianità e la rivalutazione del tfr. Posizione respinta al mittente da Sileoni. «Se i banchieri continueranno ad adottare la linea intransigente, si dovranno assumere la responsabilità di un’eventuale rottura del tavolo di confronto, davanti ai lavoratori e all’opinione pubblica», ha ribattuto a Profumo, ricordando che già dopo la disdetta anticipata del contratto decisa dall’Abi i sindacati non avevano esitato a scendere in piazza e scioperare. «Con il Tfr e gli scatti le banche vogliono risparmiare circa 1.700 euro in media per addetto». E’ un calcolo che riguarda circa il 75% dei 309 mila lavoratori bancari. Se le aziende vogliono tagliare il costo del lavoro, ha aggiunto Sileoni, i banchieri possono dare l’esempio «diminuendo del 30% gli stipendi di quei 300 super-manager che guadagnano in media 1,9 milioni l’anno. Sarebbe un gesto di grande sensibilità sociale». Profumo a sua volta ha replicato ricordando che le remunerazioni dei top manager sono scese sensibilmente, ma al di là di questo ha invitato i sindacati «ad avere una visione d’insieme». E a Sileoni ha replicato che «bisogna trattare fino all’ultimo giorno», considerando il contratto nel suo insieme (come anche la futura contrattazione aziendale), compresi i capitoli sui quali ci sono stati passi avanti (area contrattuale, recupero dell’inflazione e inquadramenti). Sileoni a sua volta ha detto che il sindacato è disposto a studiare formule che blocchino temporaneamente il costo del lavoro, come far slittare al terzo anno di contratto, senza altri adeguamenti, il recupero dell’inflazione, ma di rinunciare a tfr e scatti non se ne parla. E ai dirigenti delle banche popolari presenti sul palco ha detto che il sindacato resta contrario alla trasformazione di questi istituti in spa. (riproduzione riservata)
IL SOLE 24 ORE mercoledì 19 novembre 2014
Credito. Gli istituti puntano a spostare le dinamiche negoziali nel perimetro aziendale mentre i sindacati rivendicano la cornice nazionale – Banche, sui livelli contrattuali è stallo
Cristina Casadei
ROMA Il contratto dei 309mila bancari finisce sotto la lente dell’esecutivo Abi che si terrà oggi e dei consigli nazionali dei sindacati in corso in questi giorni. Il prossimo incontro tra le parti, il 25 novembre a Milano, porterà certamente una svolta nel negoziato. A Roma la Fabi, il principale sindacato del credito, ha invitato il presidente del Casl di Abi, Alessandro Profumo, oltre ai capi delle risorse umane dei principali gruppi, per rappresentare ai propri delegati lo stato del negoziato che, per ora, non ha dato risultati. I banchieri hanno chiesto ai sindacati di accettare la premessa, ossia nessuna possibilità di dinamiche salariali e rafforzamento del secondo livello, ma ancora non hanno scoperto le carte su metodo e calcoli. Profumo osserva che «bisogna dare certezze e prospettive alle persone che lavorano con noi, ma prima ancora devono avere prospettive le aziende. E oggi le banche non sono in grado di gestire dinamiche salariali strutturali a livello nazionale che vadano al di là dell’inflazione. è opportuno rafforzare il contratto aziendale e in quella sede si potrà discutere di produttività». Il sindacato, invece, in assenza di quadri precisi, non è disposto a trattare. La linea delle sette sigle (Fabi, Fiba, Fisac, Uilca, Dircredito, Sinfub, Ugl credito) per ora è netta. Il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, che ha chiesto ai banchieri di tagliarsi lo stipendio del 30 per cento, avverte: «La trattativa non va avanti finché non viene tolta la pregiudiziale del blocco degli scatti e del tfr che pesa per 1.700 euro a bancario. Altrimenti scendiamo in piazza. Noi – continua – vogliamo trovare una soluzione nell’ambito della durata del contratto nazionale».
Certamente le aziende vorrebbero essere più libere e autonome dai cosiddetti automatismi nel redistribuire risorse sul secondo livello. Paolo Cornetta, responsabile human resource del gruppo Unicredit, aggiunge: «Le nostre banche hanno modelli distributivi e organizzativi diversi». Omar Lodesani, cfo di Intesa Sanpaolo, crede fortemente «nel modello differenziato. Le banche stanno trovando strade diverse, alcune più domestiche altre più internazionali. Noi vogliamo realizzare al meglio il nostro modello della banca dei territori ».© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL SOLE 24 ORE mercoledì 19 novembre 2014
Le alleanze. Profumo: vediamo se qualcuno arriva con «l’assegno in bocca» «Mps, partner estero? Valuteremo»
Monica D’Ascenzo
MILANO. Per eventuali alleanze al momento «non c’è nessuno in vista: oggi c’è solo un processo su cui dobbiamo lavorare con intensità e in riservatezza» ha dichiarato ieri il presidente di Banca Mps Alessandro Profumo, a margine del convegno a Roma della Fabi. Solo il giorno precedente l’amministratore delegato, Fabrizio Viola, aveva detto che gli advisor sono al lavoro sottolineando la necessità di investitori di lungo periodo. E proprio a un partner, possibilmente estero, guardano gli investitori. Le porte di Siena, almeno con l’attuale vertice, sono aperte a quest’ipotesi: «Se arriverà uno straniero con l’assegno in bocca lo valuteremo» ha commentato ieri Profumo, aggiungendo sull’ipotesi di "una soluzione francese": «Il problema non è se parla francese o meno; il tema è se ha già un business in Italia o meno perchè se ha già attività in Italia ci possono essere maggiori sinergie e quindi pu ò pagare un p ò di più». Profumo ha ribadito che al momento non c’è nulla e non ritiene che un partner bancario possa materializzarsi nel corso del prossimo aumento di capitale. «Tendo a escludere che una banca compri solo il 20% di Mps. Se arriva una banca compra il 100% o ci fondiamo» ha precisato il presidente di Mps. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Giornale (ed. Nazionale) del 19/11/14 pag. 20
«Pronti a valutare un’offerta estera»
Il presidente Profumo: «La banca non è la Lehman italiana, paghiamo i guasti del passato»
Non c’è nessuno in vista, anzi «la coda non c’è», ma se «arrivasse uno straniero con un assegno in bocca» per comprare il Monte dei Paschi bisognerà valutare anche questa opzione. Ancora una volta il presidente del gruppo senese Alessandro Profumo, questa volta al 120° Consiglio nazionale del sindacato Fabi, prospetta l’ipotesi di un’aggregazione o dell’ingresso di soci strategici, che si è fatta più insistente dopo il mancato superamento dello stress test della Bce. Opzione su cui sono al lavoro gli advisor e che procede «parallela», dice, all’aumento di capitale fino a 2,5 miliardi di euro previsto dal piano che deve ricevere il

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