E dopo la rottura delle trattative, l'ABI accusa i sindacati di anacronismo. Ma Sileoni ironizza: "Hanno perfettamente ragione: siamo "anacronistici" perché difendiamo i diritti dei lavoratori. Onore al riformismo dei banchieri"
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CONTRATTO, BOTTA E RISPOSTA ABI SINDACATI

E dopo la rottura delle trattative, l’ABI accusa i sindacati di anacronismo. Ma Sileoni ironizza: “Hanno perfettamente ragione: siamo “anacronistici” perché difendiamo i diritti dei lavoratori. Onore al riformismo dei banchieri”
CONTRATTO, BOTTA E RISPOSTA ABI SINDACATI

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Botta e risposta tra la FABI e l’ABI dopo la rottura delle trattative sul rinnovo del Contratto dei bancari, avvenuta questa mattina a seguito della linea intransigente confermata dai banchieri sul blocco degli scatti e del TFR.
Al termine dell’incontro, le banche hanno, infatti, accusato i sindacati di anacronismo. “Nel corso della riunione odierna sul rinnovo del Contratto dei bancari”, ha scritto in una nota l’Associazione Bancaria, ” l’ABI ha ripercorso i cambiamenti strutturali che il settore sta attraversando e ha ribadito la volontà di discutere di salvaguardia del potere d’acquisto e trovare soluzioni innovative che diano prospettive di sostenibilità alle banche ed ai lavoratori. L’anacronistica indisponibilità dei sindacati a valutare positivamente tali aperture ha portato all’attuale situazione di stallo. In particolare – prosegue l’associazione -, il ciclo economico con la prolungata contrazione del Pil, i profondi cambiamenti normativi e di supervisione, le significative variazioni dei comportamenti dei clienti e l’evoluzione della componente tecnologica pongono le banche di fronte ad un cambiamento strutturale che caratterizzerà il breve, il medio e il lungo periodo riflettendosi sui modelli organizzativi e di business. Un contesto – conclude l’ABI – che segnerà la capacità futura delle banche italiane di continuare ad essere competitive e misurarsi sui mercati, continuando a garantire il sostegno alle imprese ed alle famiglie”.
Parole a cui ha prontamente risposto il leader della FABI, Sileoni. “L’ABI ha perfettamente ragione: siamo “anacronistici”- così ci definiscono i banchieri-, perché difendiamo i diritti dei lavoratori, perché vogliamo garantire alla categoria un Contratto di Lavoro. Siamo anacronistici perché non accettiamo l’eliminazione del pagamento del TFR e degli scatti d’anzianità, siamo anacronistici perché vogliamo rafforzare l’area contrattuale per impedire migliaia di licenziamenti nel caso di nuove aggregazioni, a seguito degli esiti degli stress test”, ha detto Sileoni.
“Siamo anacronistici perché chiediamo una riduzione del 30% del compenso dei manager, che guadagnano una media di un milione e 900mila euro all’anno. L’ABI ha ragione: loro sono moderni ed attuali, prova ne sono i 177 miliardi di sofferenze bancarie, generate soprattutto a causa dei prestiti regalati agli amici degli amici, e i 68mila posti di lavoro tagliati dal 2000 al 2020. Onore al riformismo dei banchieri”.
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