SCIOPERO NAZIONALE, I BANCARI SI PRENDONO LA PIAZZA
Oltre il 90% della categoria aderisce allo sciopero nazionale indetto dai sindacati contro per rivendicare il diritto a un Contratto Nazionale. Chiusi il 95% degli sportelli. Manifestazioni a Milano, Roma, Ravenna, Palermo. Sileoni: “ABI come Ponzio Pilato”
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“Lo sciopero generale di oggi è stato un enorme successo, sia in termini di consenso, sia in termini di efficacia. Ha scioperato oltre il 90% della categoria e oltre il 95% degli sportelli è rimasto chiuso. L’ABI si comporta come Ponzio Pilato: non affronta i problemi e se ne lava le mani Manca una visione politica e strategica per trovare le soluzioni che il settore bancario richiede. La politica del no, attuata fino a oggi, produrrà nuovi scioperi e nuove manifestazioni, se entro due settimane banche non cambieranno radicalmente atteggiamento”.
Questo il messaggio lanciato dal leader della FABI, Lando Maria Sileoni, a margine dello sciopero nazionale dei lavoratori bancari indetto oggi da tutte le Organizzazioni Sindacali di settore contro la disdetta del Contratto Nazionale, a cui ha aderito oltre il 90% della categoria, con il 95% degli sportelli chiusi in tutta Italia.
I lavoratori non si sono limitati a incrociare le braccia, ma sono anche scesi in piazza a Milano, Ravenna, Palermo e Roma, per rivendicare il loro diritto a un Contratto Collettivo Nazionale.
Ad aver imbracciato megafoni e bandiere sono stati complessivamente 25mila lavoratori in tutta Italia, che hanno sfilato per le strade con indosso una maglietta sul quale a caratteri cubitali era scritto “non sono un banchiere”.
Milano. La piazza più gremita è stata quella di Milano. Lì un corteo di 8mila persone è partito alle 9 30 da via Olona, davanti alla sede ABI, per raggiungere intorno alle 12 piazza della Scala, dove il Segretario Generale della FABI, Lando Maria Sileoni, e il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso hanno tenuto un comizio, più volte interrotto da applausi.
Sileoni ha citato “The wall”, canzone simbolo dei Pink Floyd, paragonando le banche ai “parrucconi inglesi” che ostacolano il cambiamento.
Il leader della FABI ha poi svelato chiaramente quali sono gli obiettivi dei banchieri, in particolare di alcuni: smantellare il Contratto Nazionale per sostituirlo con contrattazioni aziendali diverse per ogni gruppo, che consentano di licenziare più facilmente e demansionare i lavoratori, per realizzare forti risparmi sul costo del lavoro.
Durissima anche l’accusa ai manager delle banche, colpevoli, attraverso la loro gestione, di avere contribuito a produrre quei 181 miliardi di sofferenze che zavorrano i bilanci e che adesso pretendono di far pagare ai lavoratori.
A dare manforte al leader della FABI il Segretario generale della CGIL, Camusso. Per entrambi i sindacalisti, se l’ABI non farà marcia indietro, si tornerà presto in piazza e a scioperare e si potrebbe chiedere l’intervento del Governo.
Roma. Anche Roma risponde compatta. I bancari in piazza dell’Esquilino hanno fatto sentire la propria voce contro l’arroganza di una ABI che ha, fino a questo momento, dimostrato una chiusura totale nei confronti della categoria.
“L’opinione pubblica – hanno ribadito dalla piazza – è convinta che siamo una classe di privilegiati. Ma non ha ancora chiaro che i bancari non sono i banchieri e che noi siamo lavoratori come tutti. Lavoratori che potrebbero non avere più un Contratto Nazionale di riferimento”.
Ma che significa non avere un Contratto Nazionale? E’ il Segretario Nazionale FABI, Mauro Morelli, a spiegarlo in poche parole: “Si aprirebbe il far west. Ogni azienda avrebbe mano libera creando lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. Noi, questo, non possiamo permetterlo. Ma essere qui, oggi, significa anche dimostrare che siamo vicini al territorio, alle imprese e alle famiglie. Perché quello che vogliamo è che il Paese torni alla stabilità e di certo non potrà farlo tagliando i posti di lavoro”.
Armati di bandiere, striscioni e fischietti, i bancari nella Capitale si sono fatti sentire, per difendere i loro diritti e non per chiedere privilegi.
La forte pioggia non ha impedito la massiccia presenza dei lavoratori bancari alla manifestazione.
Ravenna. Un corteo pacifico ma ‘rumoroso’ come rumorosa vuol essere la voce di tutta la categoria che oggi ha manifestato compatta. Una voce che è diventata un urlo quando il corteo ha sostato davanti la sede di CariRavenna, la banca di Patuelli, il Presidente di ABI.
Presente in prima fila, in rappresentanza della Segreteria Nazionale della FABI, Giuliano Xausa.
I lavoratori bancari hanno urlato: “No alla destrutturazione del Contratto”, “No alla perdita delle tante conquiste ottenute in decenni di concertazione”, “No ai privilegi dei banchieri”.
“Noi non siamo banchieri”, hanno gridato i lavoratori, ripetendo la stessa frase impressa sulle loro magliette, “vogliamo un Contratto che garantisca l’occupazione, che sostenga i diritti sociali, che mantenga il potere di acquisto delle retribuzioni, che sancisca un nuovo modello di banca vicina alle famiglie e alle imprese”.
Un Contratto che abbia una particolare attenzione ai giovani e alla nuova e buona occupazione, come sostenuto da Mattia Pari, Coordinatore giovanile della FABI, nel suo applaudito intervento.
Palermo. Oltre mille i bancari sono scesi in piazza a Palermo, oggi, a rivendicare il Contratto Nazionale di categoria. In Piazza Verdi, davanti al Teatro Massimo – uno dei principali teatri lirici d’Europa -, tra bandiere, striscioni e fischietti, tutte le sigle sindacali del credito erano unite da un solo obiettivo: la riconquista di un Contratto che rappresenta la dignità e l’essenza stessa di tutti i bancari italiani.
Numeroso lo “schieramento” FABI, con lavoratori e dirigenti sindacali provenienti da tutta la Sicilia.
“Scioperiamo per ottenere quello che ci spetta, scioperiamo per difendere i nostri diritti”, queste le parole del Segretario Generale Aggiunto Mauro Bossola, nell’applaudito intervento. “Siamo nel pieno di un percorso, di una lunga marcia che coinvolge non solo tutti i lavoratori, ma l’intero Paese. Una cosa è certa, non molleremo: o ci danno il Contratto, o ce lo andiamo a prendere noi!”.
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