SCIOPERO BANCARI, ADESIONI RECORD
In 25mila in piazza: “Siamo bancari, non banchieri”. E Sileoni guida la protesta a Milano con la Camusso. “Se ABI non cambia, pronti ad altri scioperi”. Leggi la dichiarazione apparsa su tutti i quotidiani e i siti nazionali e locali
IL SOLE 24 ORE sabato 31 gennaio 2015
Bancari, rischio di nuovi scioperi
Hanno scioperato in massa, ieri, i bancari. Per gli autonomi della Fabi le adesioni hanno superato il 90%, mentre gli sportelli chiusi sono stati il 95%. Dato confermato da Fisac, Fiba e Uilca. Incuranti del freddo, soprattutto a Milano, sono scesi in piazza in 30mila, il 10% della categoria che conta 309mila addetti. Dicono che non sarà la sola volta se Abi non cambierà atteggiamento nel negoziato per il rinnovo del loro contratto. Già disdettato e con disapplicazione a partire dal primo aprile. Dal palco spartano di Milano, allestito su un furgone in piazza della Scala, a pochi metri da piazzetta Cuccia e da piazza Cordusio, il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, ha gridato: «Abbiamo la sensazione che l’Abi non esista». Le spinte, molto forti, di Unicredit per rafforzare il secondo livello di contrattazione per i sindacati sono in realtà il segnale di altro. Unicredit «spinge per avere un proprio contratto aziendale di gruppo», sostiene Sileoni. L’uscita da Abi, ipotesi che dal gruppo non smentiscono neppure, «non è indispensabile, ma è chiaro che ci stanno pensando, questo lo sappiamo con certezza», continua Sileoni per il quale è ora di fare «nomi e cognomi di chi vuole creare un precedente perché se passa il principio che il contratto nazionale non vale più niente questo accadrà anche per altre categorie». Lo stesso segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, osserva che «uno dei grandi problemi dei lavoratori italiani è l’uguaglianza dei diritti collettivi e la frantumazione aziendale non è la risposta. è per ò segno che la rappresentanza delle controparti ha grandi difficoltà».
Se i banchieri non cambieranno atteggiamento, «la politica del no, attuata fino a oggi, produrrà nuovi scioperi e nuove manifestazioni, se entro due settimane le banche non cambieranno radicalmente atteggiamento», dice Sileoni. Lo stesso segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, da Ravenna, città dove il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli è presidente della locale Cassa di risparmio, promette «una mobilitazione più dura e un nuovo pacchetto di scioperi, in tutti i gruppi, in tutti i territori e in tutto il Paese», se Abi non torna sui suoi passi. A Roma stessi toni anche al comizio del segretario generale della Fiba Cisl, Giulio Romani che dice «non ci fermiamo qui. O l’Abi sblocca questa situazione e viene a fare una trattative vera e seria, mettendo al centro l’interesse del paese oppure noi continueremo a manifestare e scioperare». «Abi è voluta arrivare alla conta – osserva da Palermo il segretario generale della Uilca Massimo Masi – e il risultato è stato schiacciante».
Diversamente dal 2013, per ò, nelle proteste, questa volta, i bancari si ritroveranno di fianco i sindacati confederali: «Se l’Abi continua così bisogna decidere come coinvolgere il Governo e noi come Cgil, Cisl e Uil lo faremo, senza divisioni. Siamo in piazza, siamo tanti e ci torneremo perché il contratto è il nostro obiettivo», assicura Camusso che accende la piazza con l’argomento dello stipendio dei top manager delle banche che secondo uno studio della Cgil relativo ai guadagni dei primi 5 amministratori delegati sarebbe in media 3,7 milioni di euro. Una cifra che non torna ad Abi secondo cui in media gli amministratori delegati guadagnano 703mila euro. E riferendosi al Jobs act: «All’Abi dico: non vi bastano i regali che vi ha fatto il governo?», ha urlato Camusso, consapevole del grande ruolo che le banche hanno nel paese. I confederali sono scesi in piazza «non solo per solidarietà nei confronti dei lavoratori bancari, ma anche perché i lavoratori delle banche non scioperano solo per loro stessi: non c’è solo il contratto, è in gioco cosa vuol dire avere banche in questo paese – continua Camusso -. Se le banche non tornano a fare il loro mestiere e cioè a dare credito noi da questa crisi non usciamo più». Il comizio milanese scivola velocemente al di là del contratto, la partita riguarda il paese. Coup de théâtre in chiusura con le note di “Bella ciao”. © RIPRODUZIONE RISERVATA C.Cas.
CORRIERE DELLA SERA sabato 31 gennaio 2015
Contratto, la protesta dei bancari «Paghiamo le colpe dei manager» – Camusso: pronti altri scioperi. L’Abi: richieste inconciliabili con i conti
MILANO Bisogna tornare al rinnovo del contratto dell’aprile’90 con Carlo Donat Cattin ministro del Lavoro per trovare un’altra mobilitazione dei bancari come quella vista ieri in giro per l’Italia. Allora si arriv ò a poco meno di cento ore di sciopero. A oggi le giornate perse sono «soltanto» due. Ma non è detto che le tensioni finiscano qui. Anzi. Lo hanno ripetuto ieri dal palco della manifestazione milanese sia Susanna Camusso per la Cgil che Lando Mario Sileoni per la Fabi: «O la vertenza si sblocca nelle prossime due settimane o ci saranno nuove mobilitazioni».
Il sindacato è soddisfatto della risposta dei bancari allo sciopero di ieri: secondo le stime delle sigle della categoria il 90% dei bancari ha incrociato le braccia e il 95% degli sportelli è rimasto chiuso. Trentamila le persone in piazza di cui 7.000 a Milano. Anche qui si parla di valutazioni degli organizzatori, per la Questura davanti a piazza della Scala c’erano tremila persone. Ma per una categoria poco avvezza a cortei e slogan è comunque una novità.
Dal canto suo l’Abi non arretra. Con un comunicato ieri ha sottolineato sì «la volontà di arrivare ad un rinnovo del contratto». Ma nello stesso tempo ha ricordato che la scadenza del 31 marzo oltre la quale il contratto sarà disapplicato resta «chiara e netta». La risposta del corteo sono stati i manifesti con fotomontaggi che immortalavano banchieri come Carlo Messina, Alessandro Profumo e Federico Ghizzoni nei panni dei pirati dei Caraibi.
Ad aiutare lo sciopero di ieri è arrivata la paura per le conseguenze sull’occupazione del decreto che trasforma le principali banche popolari in spa. Secondo Assopopolari, ai 12 mila esuberi stimati nel settore da qui al 2020 potrebbero aggiungersene altri 20 mila. Un motivo sufficiente da solo a far entrare in allerta la categoria. Ma non è solo questo. Ormai la vertenza dei bancari è assurta a ultima barricata. Se il contratto nazionale non venisse firmato per una categoria a cui appartiene la nobiltà del lavoro dipendente perché mai dovrebbe tenere in altri settori? E così ieri in piazza al fianco dei bancari sono scese anche Cgil, Cisl e Uil.
Altro aspetto rilevante: qualche grande gruppo mediterebbe di concludere accordi aziendali in sostituzione o anticipazione del contratto nazionale. Tra questi Unicredit. Parliamo di realtà in cui le relazioni industriali funzionano e i sindacati sono abituati a negoziare su tutto. Difficile comunque che fughe in avanti si consumino prima del 31 marzo, data del redde rationem , oltre la quale il contratto della categoria sarà disapplicato.
Da dove pu ò ripartire la trattativa? «Abi ha voluto contarci, adesso aspettiamo una convocazione», va a muso duro Massimo Masi, segretario generale della Uilca.
Solo un bluff per tenere alta la posta? «Negli ultimi 18 giorni ho partecipato a 12 assemblee nei luoghi di lavoro. Abbiamo fatto votare tutti sulla disponibilità a continuare la mobilitazione anche con altri scioperi se necessario. E il sì è stato plebiscitario», racconta lungo il corteo Marino Perrotta, segretario organizzativo della Fiba Cisl di Monza-Brianza e Lecco.
Se è vero che i bancari hanno posato penna e mouse per imbracciare bandiere e megafoni, resta il fatto che le banche tengono il punto delle loro istanze. Lo registra tra le righe del suo discorso dal palco improvvisato di piazza della Scala anche il leader della Fabi, Lando Maria Sileoni: «Alessandro Profumo, a capo delle relazioni sindacali per l’Abi, sembra avere una sorta di delega del no.
Solo no e sempre no, su tutto». Ma, nonostante la distanza delle posizioni, le diplomazie delle due parti hanno già cominciato a lavorare. E qualcosa potrebbe muoversi già settimana prossima. Ri. Que. @rquerze © RIPRODUZIONE RISERVATA
MF-MILANO FINANZA sabato 31 gennaio 2015
Bancari sciopero record
AVVENIRE sabato 31 gennaio 2015
I bancari in piazza Ma l’Abi è decisa: «Nessun aumento» La trattativa sul contratto resta in stallo Camusso: il decreto – Qualcuno sapeva
PAOLO PITTALUGA
MILANO – n piazza della Scala a Milano, in 7mila mila – secondo la Fabi – indossano una maglietta con scritto «io non sono un banchiere». In- fatti sono bancari, gli impiegati di banca che si sono ritrovati, a Milano come a Ravenna, Roma e Palermo, per aderire allo sciopero indetto per il rinnovo del contratto le cui trattative vivono una delicata fase di stallo. Un’astensione astensione dal lavoro che secondo la Federazione autonoma bancari d’Italia Italia (Fabi), condivisa anche dalle altre sigle sindacali del settore, ha avuto un’adesione adesione del 90%. Al di là del solito rimbalzo di cifre di lavoratori che hanno incrociato le braccia, sportelli chiusi quasi ovunque lungo lo Stivale ma bancomat perfettamente funzionanti: immagine che fotografa l’evoluzione evoluzione del settore, dove c’è è sempre meno bisogno della tradizionale agenzia. La querelle non è solo su posti in gioco e sugli stipendi. Il «non sono un banchiere» nasce dalle polemiche sugli emulamenti dei top manager. Così Susanna Camusso dal palco milanese sostiene che gli Ad delle banche guadagnano in media 3,7 7 milioni di euro all’anno anno – dato che l’Abi smentisce indicando invece 703 mila euro -. Inoltre, rimarca che se «il sistema bancario non torna a dare credito, da questa crisi non ne usciremo più». Il se- gretario, poi punta il dito sulla riforma delle popolari chiedendo «dove sta scritto che una spa funziona meglio di una popolare?». Non è, ha sentenziato, «la forma societaria che de- termina la qualità dell’impresa impresa» e chiosa: «Non è un bello spettacolo che subito dopo il decreto» sulle popolari «si scopra che c’è è chi lo sapeva» in anticipo «e ha speculato su questo». I banchieri, peraltro, ribadiscono che le prospettive del settore sono legate «alle oggettive condizioni economiche, finanziarie e normative» in cui operano le banche e chiedono un «nuovo modo di fare banca» razionalizzando e semplificando per recuperare «lo svantaggio nei confronti dei concorrenti europei» precisando «che ulteriori aumenti dei costi del lavoro non sono sostenibili». Osservazioni rimandate al mittente dal segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni che accusa l’Abi di «comportarsi come Ponzio Pilato», «la vandosene le mani», una politica «del no» che produrrà nuovi scioperi se entro due settimane le banche non cambieranno radicalmente atteggiamento». «Non si riforma il sistema tagliando il costo del lavoro o riducendo di più il personale senza un progetto vero di riforma, capace di riattivare un circuito virtuoso tra finanza, raccolta dei risparmi ed economia reale», ha osservato il segretario generale della Cisl Annamaria Furlan, invitando l’Abi a non fare «o- recchie da mercante» e a riaprire «subito il dialogo con i sindacati, nell’interesse interesse non solo delle banche, ma anche delle famiglie, dei risparmiatori e del sistema produttivo». «Ci aspettiamo che adesso si riaprano le trattative e che si possa iniziare a trattare seriamente con la controparte», ha tuonato da Ravenna Giuliano Xausa, segretario nazionale Fabi. E risposte adeguate per i 300mila mila lavoratori del settore le ha chieste, sempre da Ravenna, il segretario generale di Ugl Credito, Fabio Verelli. Emilio Contrasto, segretario generale Unisin ha invitato l’Abi a «cambiare atteggiamento andando verso un contratto che salvaguardi i livelli occupazionali, normativi e economici». © RIPRODUZIONE RISERVATA
CORRIERE DELL’UMBRIA/VITERBO/MAREMMA/DI SIENA sabato 31 gennaio 2015
Sciopero bancari Altissimo il consenso alla protesta, soddisfatto il segretario generale della Fabi. Camusso: “La mobilitazione continua” Sileoni: “Abbiamo raggiunto il 90% delle adesioni
Pienamente soddisfatto dell’altissima altissima partecipazione allo sciopero dei bancari, il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, sottolinea: “Abbiamo raggiunto il 90 per cento delle adesioni. Gli sportelli sono chiusi in tutta Italia”. In effetti la protesta contro la disdetta del contratto nazionale annunciata dall’Abi a partire dal primo aprile 2015, è stata largamente condivisa dai bancari. Lo sciopero di ieri potrebbe essere solo il primo di un lunga seria se l’Associazione Associazione bancaria italiana non scenderà a patti con i sindacati, preservando il contratto nazionale dei dipendenti del settore e non privilegiando invece la nuova contrattazione di secondo livello, quella aziendale. Dal primo aprile l’Abi intende infatti disapplicare i contratti collettivi della categoria. Decisa Susanna Camusso: “Qualche dato: il presidente della Banca centrale europea guadagna 600mila mila euro l’anno anno, i banchieri italiani 3 milioni e 700mila mila. Che altro dire? Le categorie continueranno con la mobilitazione e gli scioperi”.
LA STAMPA (NAZIONALE) sabato 31 gennaio 2015
SCIOPERO, ADERISCE IL 90%. CAMUSSO (CGIL) E SILEONI (FABI): CHIEDEREMO AIUTO AL GOVERNO – Bancari, 30 mila in piazza “Senza accordo nuove lotte” – L’Abi Abi: sì al dialogo ma altri aumenti del costo del lavoro sono insostenibili
FRANCESCO SPINI
MILANO – Sportelli chiusi, scontro aperto. I bancari si schierano in massa contro i banchieri e minacciano nuove lotte. Le adesioni al secondo sciopero della categoria del credito in poco più di un anno arrivano al 90% (il 96% delle agenzie è rimasto sbarrato) e ai quattro cortei di Milano, Roma, Palermo e Ravenna partecipano circa 30 mila persone. Colletti bianchi con fischietti e bandiere gridano «vergogna!» all’Abi che ha disdettato il contratto e, nella trattativa sul rinnovo, vuol cancellare scatti di anzianità e Tfr. In 8 mila a Milano La più partecipata – a sfilare sono stati quasi 8 mila, secondo gli organizzatori – è la manifestazione di Milano guidata, in un’inedita inedita accoppiata, dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, e dal leader della Fabi, Lando Maria Sileoni. Nel comizio finale in Piazza della Scala, Sileoni minaccia di coinvolgere nella vicenda Palazzo Chigi ma solo con l’accordo accordo di tutte le forze sindacali. Camusso dice di sì: «Se l’Abi continua così bisogna decidere come coinvolgere il governo e noi come Cgil, Cisl e Uil lo faremo, senza divisioni. Siamo in piazza, siamo tanti e ci torneremo perché il contratto è il nostro obiettivo». Con l’associazione associazione dei banchieri è scontro aperto. «Non vi bastano i regali fatti dal governo? Volete ogni volta di più?», chiede il leader della Cgil che durante il corteo riapre la polemica con l’Abi sui compensi dei banchieri, che «si sono arricchiti» mentre i lavoratori sono in difficoltà.
50 mila esuberi» Dal podio milanese Sileoni ricorda i «68 mila posti di lavoro persi negli ultimi 15 anni» e si dice certo che lo scopo dei banchieri sia quello, in fin dei conti di sfoltire ulteriormente il personale. «Mentre nelle trattative dicono di difendere l’occupazione occupazione, nei corridoi con un sorrisetto ci dicono che gli esuberi sono 50 mila…». C’è è chi ha già un piano B. «Unicredit – afferma Sileoni – sta alla finestra, sono pronti a farsi il proprio contratto aziendale di gruppo». Lo scontro rischia di proseguire: «La politica del no produrrà nuovi scioperi, se entro due settimane le banche non cambieranno atteggiamento». Anche dalle altre manifestazioni arrivano appelli all’Abi Abi. Annamaria Furlan (Cisl) chiede di «riaprire il dialogo» anche per il bene di «famiglie, risparmiatori e dell’intero intero sistema produttivo» e Carmelo Barbagallo (Uil) preannuncia «lotte crescenti». Dall’Abi rispondono che in una situazione di «forte pressione sui ricavi, ulteriori aumenti» del costo del lavoro «non sono sostenibili». Se rimarcano la «volontà di arrivare ad un rinnovo del contratto» che «possa conciliare le esigenze di recupero di redditività e produttività del settore, con le esigenze occupazionali e di tutela dei salari dall’inflazione inflazione», ricordano che il tempo stringe. Si deve chiudere entro il 31 marzo, perchè «un confronto eccessivamente prolungato ad ogni costo», dicono i banchieri, non è più giustificabile.
CORRIERE DELL’UMBRIA sabato 31 gennaio 2015
CREDITO – Partiti diversi pullman e molte auto private per raggiungere la manifestazione in Emilia Romagna – BANCARI IN PIAZZA, L’UMBRIA
PERUGIA – Cè chi cautamente parla dell’ 80 per cento, chi si spinge al 90 con la quasi totalità degli sportelli chiusi. I bancari sono scesi in piazza, sotto le bandiere di tutte le sigle sindacali per il rinnovo del contratto nazionale. Ed anche dall’Umbria Umbria quasi duecento manifestanti guidati dai propri rappresentanti hanno raggiunto Ravenna, dove si è svolto unO O dei cortei di protesta. Altre manifestazioni erano in programma a Roma, Milano e Palermo. Tanti lunghi serpentoni con manifesti e bandiere delle otto sigle sindacali (Dircredito, Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Sinfub, Ugl, Uilca e Unisin) hanno riempito le vie delle quattro città coinvolte. Tutto nasce dalla rottura delle trattive con l’Abi Abi, l’Associazione Associazione bancaria italiana, avvenuta lo scorso 25 novembre. A parlare di adesione al 90 per cento è stato in prima battuta il segretario nazionale della Fabi, Lando Sileoni, in corteo a Milano al fianco del leader della Cgil Susanna Camusso. “In piazza della Scala c’erano erano 7mila mila persone, arrivate su 130 pullman – ha detto il sindacalista – . Abbiamo la sensazione che l’Abi non esista. Unicredit – ha detto il sindacalista – spinge per avere un contratto aziendale di gruppo”. Commenti positivi sono arrivati anche dal presidente regionale dell’Unisin Unisin Fabrizio Gosti: “Siamo andati a manifestare nella città dove c’è è la Cassa di risparmio di Ravenna guidata dall’attuale attuale presidente dell’Associazione Associazione bancaria italiana”. A Ravenna secondo le stime dei manifestanti c’erano erano circa 3mila mila bancari. “Siamo scesi in piazza, passando davanti alla casa del presidente dell’Abi perché vogliamo banche al servizio delle famiglie e delle imprese – aggiunge – , che sostengano l’economia economia reale e favoriscono lo sviluppo del Paese. Siamo scesi in piazza – continua ancora – contro una gestione spesso autoreferenziale, in cui nessuno degli artefici degli errori che hanno portato il sistema bancario lontano dal paese, è mai stato chiamato a rispondere delle proprie responsabilità”. I cortei sono stati anche colorati, vivaci e comunque attenti al rispetto alle richieste poste al centro della protesta che i sindacalisti, avvertono, “potrebbe non essere l’ultima ultima”. La stessa leader della Cgil Susanna Camusso ha mandato un aut aut all’Abi affinché “cambi atteggiamento se non vuole che vengano indette altre manifestazioni”. Manifestazioni alle quali anche l’Umbria Umbria vuole essere presente visto l’interesse interesse e l’adesione adesione manifestate ieri e già nell’assemblea assemblea generale delle sigle sindacali che si era svolta la settimana scorsa a Terni quando il comparto, che nel Cuore verde, raccoglie circa 4mila mila addetti, ha fatto sentire la sua voce. B Mar.Ros
IL GIORNALE sabato 31 gennaio 2015
SUSANNA CAMUSSO (CGIL) IN PIAZZA PER IL CONTRATTO DEI BANCARI – Sileoni Fabi: Abi come Pilato
PLUS sabato 31 gennaio 2015
LA VERA POSTA IN GIOCO CON LO SCIOPERO
Dopo lo sciopero dei 310mila dipendenti delle banche associate all’Abi che ieri, 30 gennaio, sono scesi in piazza unitariamente contro la disdetta del contratto nazionale di categoria che sarà disapplicato dal primo aprile, lunedì 2 marzo saranno i 37mila dipendenti delle Bcc ad astenersi dal lavoro. I sindacati hanno rotto con Federcasse «dopo aver ripetutamente tentato di recuperare le condizioni minimali per la ripresa di costruttivo confronto» e dopo aver «registrato l’insussistenza di novità per procedere alla fase negoziale per il rinnovo del contratto nazionale di categoria». Intanto Assopopolari, l’associazione delle banche popolari italiane, ha ammonito che con il decreto “investment compact” che impone alle prime dieci banche la trasformazione in Spa entro 18 mesi si rischia di cancellare altri 20mila posti di lavoro e di causare una contrazione del Pil di 3 punti percentuali. Per i sindacati, dopo l’uscita anticipata di 68mila lavoratori accompagnati alla pensione negli ultimi 15 anni dal Fondo di solidarietà di settore, e dato che le principali banche hanno già attivato gli scivoli fino al 2020 e oltre, non ci sarebbe assolutamente modo di gestire una massa così imponente di nuovi esuberi.
Appare insomma chiaro che DirCredito, Fabi, Fiba/Cisl, Fisac/Cgil, Uilca, Ugl Credito, Sinfub e Unisin stanno giocando una partita dalle conseguenze pesanti per tutto il comparto. In caso di disapplicazione del contratto nazionale, oltre a conseguenze rilevanti sul fronte dell’area contrattuale, scatterebbe in sostanza un “rompete le righe” che metterebbe in mano ai singoli gruppi e istituti la possibilità di definire la contrattazione su base aziendale. Ne risulterebbe innanzitutto una ricaduta immediata, con la divergenza nelle prassi da banca a banca, ma anche l’avvio di un meccanismo che potrebbe portare, di fatto, alla perdita di peso “politico” delle organizzazioni nazionali, sia sul fronte sindacale che su quello della stessa Abi. Un rischio sicuramente ben presente nelle riflessioni degli attori della contrattazione. nicola.borzi@ilsole24ore. © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA REPUBBLICA sabato 31 gennaio 2015
MILANO. Circa 30 mila manifestanti in quattro città e la chiusura di oltre il 95% degli sportelli — fonte sindacale
Hanno decretato il grande successo dello sciopero nazionale dei bancari, indetto dalle otto sigle di categoria. Sul piatto, il rinnovo del contratto. «Se l’Abi continua così bisognerà coinvolgere il governo — ha detto Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, nel corso del comizio a Milano — e noi come Cgil, Cisl e Uil lo faremo, senza divisioni: siamo in piazza, siamo in tanti e torneremo, perché il contratto è il nostro obiettivo». Manifestazioni si sono tenute in quattro città: Ravenna, Roma e Palermo, oltre che Milano. «Se nelle prossime due settimane l’Abi non cambia atteggiamento, unitariamente proclameremo un ulteriore sciopero della categoria», ha detto nel corso del suo intervento a Ravenna Agostino Megale, segretario generale della Fisac Cgil. «Abbiamo la sensazione che l’Abi non esista — ha dichiarato Lando Sileoni, segretario generale della Fabi — si comporta come Ponzio Pilato, non affronta i problemi e se ne lava le mani. Unicredit — ha detto ancora — spinge per avere un contratto aziendale di gruppo». La «frantumazione aziendale non è la risposta», gli ha fatto eco la Camusso, mentre secondo Massimo Masi, segretario generale Uilca, «il grande successo dello sciopero dei bancari dimostra, ancora una volta, che il disegno dell’Abi di destrutturare il contratto è fallito». Dal canto suo l’Associazione Associazione delle banche italiane con un comunicato ha precisato che «in questa situazione di forte pressione sui ricavi, ulteriori aumenti del costo del lavoro, specie con inflazione e tassi prossimi allo zero, non sono sostenibili per il settore». Da parte sua l’Associazione Associazione di Palazzo Altieri si è detta pronta a riaprire il tavolo delle trattative, purché il confronto sia breve.« Ladatadel31marzo 31 marzo—ha scritto l’Abi in una nota — indica una scadenza chiara e netta, oltre la quale è prevista inevitabilmente la disapplicazione del contratto» Inoltre l’Abi è tornata a correggere la Camusso sul guadagno medio dei banchieri italiani, che non è di 3,7 7 milioni di euro l’anno anno ma, per i soli ad, in media 703 mila euro. Secondo Megale quei dati «riguardavano i primi cinque grandi gruppi». «Il nostro lavoro non è come un derivato bancario abbiamo diritto al rispetto anche se abbiamo appreso che questo governo» non lo fa, ha detto ancora la Camusso, che è tornata a criticare il decreto sulle popolari («Credo che per il bene del paese sia bene cambiare quel decreto»). (vi. p.)
GIORNALE DELL’UMBRIA sabato 31 gennaio 2015
I bancari protestano per il contratto Sono scesi in piazza a Milano, Palermo, Ravenna e Roma
ROMA – Con la crisi i banchieri hanno continuato ad «arricchirsi», lasciando «in difficoltà» i bancari, in lotta per rinnovare il contratto di lavoro. Con questo leit motiv si è svolta a Milano e in altre tre grandi città italiane (Palermo, Roma e Ravenna) il corteo dei bancari in sciopero per il rinnovo del contratto nazionale. Le parole del segretario della Cgil Susanna Camusso si uniscono a quelle del segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, secondo cui l’adesione adesione allo sciopero dei bancari per il rinnovo del contratto nazionale «è altissima, at- torno al 90%». La posizione del segretario della Cgil, mentre sfila per le vie di Milano, è netta: «Se l’Abi non cambia linea sul rinnovo del contratto nazionale di lavoro dei bancari continueremo gli scioperi». Nel capoluogo lombardo i manifestanti sono alcune migliaia e hanno marciato
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