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CONTRATTO, LE STRATEGIE IN CAMPO PER ARRIVARE ALL’ACCORDO SECONDO LA STAMPA

Intanto il governo pronto a mediare se glielo chiederanno le parti. Ecco come leggono la vertenza Il Sole 24 Ore, Milano Finanza, Corriere della Sera e Libero
CONTRATTO, LE STRATEGIE IN CAMPO PER ARRIVARE ALL'ACCORDO SECONDO LA STAMPA
Intanto il governo pronto a mediare se glielo chiederanno le parti. Ecco come leggono la vertenza Il Sole 24 Ore, Milano Finanza, Corriere della Sera e Libero

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IL SOLE 24 ORE martedì 3 febbraio 2015
Credito. banchieri convocano il Casl e un esecutivo Poletti: il Governo pronto a mediare tra Abi e sindacati
Cristina Casadei
Quando le parti maturano la convinzione che è necessario un nostro intervento se ce lo chiedono siamo naturalmente disponibili. Prima per ò bisogna che le parti si confrontino e che lavorino a trovare una soluzione. Noi naturalmente non ci tiriamo indietro ma sulla contrattazione la parte principale è dei sindacati e dei rappresentanti delle imprese». Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in una dichiarazione a margine di un convegno a Monza, spiega che il governo, il cui intervento è stato caldeggiato soprattutto dai sindacati, è disponibile a intervenire per una mediazione nella vertenza dei lavoratori bancari, ma solo a fronte di una richiesta delle parti e dopo un loro lungo confronto. Dopo lo sciopero dei bancari del 30 gennaio a cui ha aderito oltre il 90% della categoria, costringendo le banche alla chiusura del 95% degli sportelli arriva la prima reazione del Governo che non sembra totalmente insensibile all’andamento andamento del negoziato. Sulla ripresa del confronto delle parti, invece, non ci sono novità. Ai sindacati, ancora, non è arrivata nessuna convocazione. In compenso all’interno interno di Abi, secondo indiscrezioni, sarebbe arrivata la convocazione di un Comitato affari sindacali e del lavoro per il 10 febbraio e di un Comitato esecutivo per il 17 o 18 febbraio. All’ordine del giorno ci sarà senz’altro altro una riflessione sul contratto e sulla ripresa del negoziato. Le trattative si sono interrotte alla fine di novembre e da allora le parti non hanno più avuto incontri formali. I nodi che hanno fatto saltare il tavolo e convocare lo sciopero nazionale sono stati il blocco degli scatti di anzianità e il conseguente ricalcolo della base del tfr, così come il rafforzamento del secondo livello di contrattazione, soprattutto per le spinte provenienti da alcuni grandi gruppi come UniCredit Credit. Lo stesso segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, in occasione dello sciopero ha parlato della propensione molto forte della banca verso un contratto aziendale e di gruppo. Certamente le diplomazie dei banchieri così come quelle dei sindacati sono al lavoro in questi giorni per capire come riprendere il dialogo. Con una differenza rispetto al passato. Il Governo, questa volta, sta a guardare. © RIPRODUZIONE RISERVATA
MF-MILANO FINANZA martedì 3 febbraio 2015
Sul contratto bancari potrebbe aprirsi una sponda Popolare
CONTRARIAN
Dopo lo sciopero di venerdì 30 e le quattro manifestazioni di Milano, Roma, Ravenna e Palermo, dove per la prima volta sono scesi in piazza oltre 25 mila bancari, è indispensabile che sindacati e banche riaprano il dialogo. A Milano si è mosso il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, con a fianco il leader della Fabi, Lando Sileoni. Camusso ha rampognato governo e banchieri e ha tuonato che «gli scatti d’anzianità non si toccano», perché la Cgil non vuole creare un precedente rispetto ai rinnovi contrattuali in corso di altre categorie di lavoratori. Sileoni è stato invece silente verso il governo, soffermandosi invece sulla crisi del settore e sullo stato dell’arte del rinnovo del contratto nazionale. Le banche denunciano un problema di costi che si riflette sui conti delle aziende. Chiedono recuperi rispetto al calcolo della rivalutazione del tfr e il congelamento degli scatti d’anzianità, che i sindacati non vogliono concedere. Il tema della difesa degli attuali livelli occupazionali riveste un ruolo fondamentale in questo rinnovo: le banche non vogliono impegni e l’Abi non intende forzare la mano sui gruppi, mentre il sindacato chiede agli istituti una posizione politica chiara rispetto agli organici. Secondo il leader della Fabi, l’Unicredit vorrebbe forzare la situazione, ovvero non rinnovare il contratto per aprire poi la strada a un proprio contratto aziendale e di gruppo, ma la banca smentisce. è possibile che Sileoni parli a nuora affinché suocera intenda, volendo in realtà far emergere la posizione d’Intesa Sanpaolo , che si annovera tra le colombe all’interno di Abi, ma in realtà non sembra voler riconoscere alle controparti il recupero totale dell’inflazione. Un modo come un altro, quello della Fabi, per tentare di isolare Intesa rispetto al tema del riconoscimento inflattivo. è evidente che, dopo la riforma delle Popolari, e il conseguente riordino del settore, il comparto bancario e dunque la clientela avranno bisogno di tutto fuorché di scioperi e di manifestazioni di piazza. Fabi e Fiba Cisl, che hanno una grande rappresentatività nelle popolari, si stanno muovendo per avere da parte dei rispettivi banchieri un immediato sostegno nella vertenza e Agostino Megale della Fisac Cgil, sia a Ravenna sia a Milano, tramite Camusso, ha preso una posizione molto critica verso il governo, evidenziando un attacco della politica rispetto alla finanza locale. Massimo Masi della Uilca e lo stesso segretario confederale Iul Domenico Proietti sono convinti che il sostegno del movimento delle popolari sarebbe determinante per chiudere il contratto. Le banche, comunque, hanno ragione quando sostengono che è indispensabile un rinnovo contrattuale morbido, per avere il tempo di rifiatare e rilanciarsi in un momento così difficile per l’economia italiana e internazionale. Il movimento sindacale chiede un contratto a difesa della categoria, per evitare altri tagli occupazionali e per recuperare il potere d’acquisto degli stipendi. Per questo anche la Fabi non ha timore di fare fronte unico con la Cgil: «Il Governo sarà chiamato solo se ci sarà unità d’intenti tra sindacati autonomi e confederali», ha dichiarato Sileoni il 30 gennaio. Nel caso in cui la situazione dovesse precipitare, lo scopo è presentarsi uniti di fronte a Renzi, che a quel punto dovrà decidere le sorti del turbolento e movimentato rinnovo contrattuale.
IL SOLE 24 ORE martedì 3 febbraio 2015
Poletti: il Governo pronto a mediare tra Abi e sindacati
«Quando le parti maturano la convinzione che è necessario un nostro intervento se ce lo chiedono siamo naturalmente disponibili. Prima per ò bisogna che le parti si confrontino e che lavorino a trovare una soluzione. Noi naturalmente non ci tiriamo indietro ma sulla contrattazione la parte principale è dei sindacati e dei rappresentanti delle imprese». Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in una dichiarazione a margine di un convegno a Monza, spiega che il governo, il cui intervento è stato caldeggiato soprattutto dai sindacati, è disponibile a intervenire per una mediazione nella vertenza dei lavoratori bancari, ma solo a fronte di una richiesta delle parti e dopo un loro lungo confronto. Dopo lo sciopero dei bancari del 30 gennaio a cui ha aderito oltre il 90% della categoria, costringendo le banche alla chiusura del 95% degli sportelli arriva la prima reazione del Governo che non sembra totalmente insensibile all’andamento del negoziato.
Sulla ripresa del confronto delle parti, invece, non ci sono novità. Ai sindacati, ancora, non è arrivata nessuna convocazione. In compenso all’interno di Abi, secondo indiscrezioni, sarebbe arrivata la convocazione di un Comitato affari sindacali e del lavoro per il 10 febbraio e di un Comitato esecutivo per il 17 o 18 febbraio. All’ordine del giorno ci sarà senz’altro una riflessione sul contratto e sulla ripresa del negoziato. Le trattative si sono interrotte alla fine di novembre e da allora le parti non hanno più avuto incontri formali. I nodi che hanno fatto saltare il tavolo e convocare lo sciopero nazionale sono stati il blocco degli scatti di anzianità e il conseguente ricalcolo della base del tfr, così come il rafforzamento del secondo livello di contrattazione, soprattutto per le spinte provenienti da alcuni grandi gruppi come UniCredit. Lo stesso segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, in occasione dello sciopero ha parlato della propensione molto forte della banca verso un contratto aziendale e di gruppo. Certamente le diplomazie dei banchieri così come quelle dei sindacati sono al lavoro in questi giorni per capire come riprendere il dialogo. Con una differenza rispetto al passato. Il Governo, questa volta, sta a guardare. © RIPRODUZIONE RISERVATA – Cristina Casadei
LIBERO martedì 3 febbraio 2015
Trattativa per rinnovo contratto I sindacati usano le Popolari per contrattare con le grandi banche
La linea d’azione azione è definita. Così come il premier Matteo Renzi dialoga con tre maggioranze distinte, i sindacati bancari giocano con tre carte in mano la partita sul rinnovo del contratto di lavoro. Obiettivo è ottenere il rinnovo della piattaforma contrattuale disdettata unilateralmente dall’Abi nei mesi scorsi. La Confindustria delle banche ha indicato come termine per chiudere i negoziati il 31 marzo. Data oltre la quale le regole dei 312mila mila lavoratori del settore andrebbero in soffitta (disapplicate). Un pericolo pure per gli istituti, presi in contropiede e spaventati dal «rumore» dello sciopero dello scorso 30 gennaio: quei 25mila mila colletti bianchi in piazza – con una rilevanza mediatica senza precedenti, da tute blu – non se li aspettava nessuno ai piani alti dei colossi bancari. Ed è in questo contesto che ha preso forma la strategia sindacale, messa a punto in questi mesi dal segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Il quale vuole: dividere i grandi gruppi, giocare di sponda con le banche popolari con uno scambio «politico», compattare le organizzazioni qualora servisse l’intervento intervento del governo (ieri il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha dato la disponibilità a mediare). La prima questione è portare alla luce le distinte priorità di Intesa e Unicredit: Ca’ de Sass non intende riconoscere il recupero totale dell’inflazione inflazione, mentre il colosso guidato da Federico Ghizzoni, secondo i sindacati, sarebbe orientato, fra le smentite, al modello Fiat- Marchionne, ovvero contratto aziendale e addio piattaforma nazionale. Nel mirino dei sindacati sembra esserci soprattutto Unicredit, ma il cerino rischia di rimanere in mano a Intesa nella battaglia sull’inflazione inflazione. Il secondo pilastro del piano sindacale è l’asse asse di ferro con le popolari. In ballo c’è è uno scambio: le sigle si impegnano a sostenere la guerra al decreto sulla trasformazione in spa dei 10 istituti con attivi superiori a 8 miliardi (misura che cagionerebbe, tra altro, circa 20mila mila esuberi); e i vertici delle «coop» premono nel fronte datoriale affinché sia riaperto a stretto giro un negoziato fair e quindi rinnovato il contratto a condizioni soddisfacenti (aumenti e parte normativa). Terzo: il fronte comune con la Cgil. A Milano, il 30 gennaio, Sileoni, che tesse i rapporti con partiti e istituzioni, ha concesso un’apertura apertura incondizionata a Susanna Camusso, ponendo l’accento accento sull’unità unità sindacale: tutti compatti di fronte a Renzi. Camusso, nel dettaglio, è spaventata dalla linea dura dell’Abi, decisa a sterilizzare gli scatti d’anzianità anzianità: un’eventuale eventuale sconfitta delle sigle rappresenterebbe, del resto, un precedente scomodo rispetto ai negoziati in corso in altre categorie. Resta il fatto che, sul piano del consenso, a Renzi converrebbe senza dubbio schierarsi dalla parte dei lavoratori contro i banchieri.
CORRIERE DELLA SERA martedì 3 febbraio 2015
«Bancari, no al contratto a tutti i costi» – Sabatini (Abi): non si pu ò ignorare la rivoluzione digitale, aumenti solo con più produttività
Come si pu ò sbloccare la partita del contratto dei bancari? Dopo lo sciopero del 30 gennaio Abi proporrà un incontro? «Il nostro obiettivo è arrivare al contratto nazionale ma non a tutti i costi — risponde il direttore generale dell’Associazione bancaria italiana, Giovanni Sabatini —. Serve un contratto compatibile con il contesto».
Riannodare i fili della trattativa è difficile. Ieri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha detto che potrebbe intervenire solo su richiesta delle parti e dopo che le parti stesse si saranno «confrontate a fondo». Oggi per risedersi attorno a un tavolo, Abi pone una precondizione chiave al sindacato: «Le controparti devono essere consapevoli che il settore è investito da due cambiamenti epocali: la rivoluzione digitale e l’unione bancaria. Vogliamo fare il contratto nazionale e anche in tempi brevi. Ma deve essere compatibile con il nuovo modo di fare banca». Per andare al sodo: «Non possono essere previsti aumenti del costo del lavoro».
Sabatini parla di «eccesso di capacità produttiva» e «bisogno disperato di recuperare produttività». Morale: «Serve un contratto che tuteli l’occupazione dei giovani ma offra flessibilità e non faccia aumentare il costo del lavoro». Si possono quantificare gli esuberi del settore? «Tutto dipenderà dalla capacità del contratto di recuperare efficienza — risponde Sabatini —. Se potrà essere gestito il costo medio del lavoro il problema si porrà in maniera differente».
«Serve maggiore attenzione ai giovani», tira le fila del discorso Sabatini. E al sindacato — che contesta ad Abi proprio la penalizzazione dei giovani attraverso richieste come il blocco degli scatti d’anzianità e la riduzione della base di calcolo del tfr — Sabatini risponde così: «Non mi pare un’obiezione pertinente. Per creare opportunità anche per i giovani gli incrementi della retribuzione non possono essere un automatismo agganciato all’anzianità». Da notare: proprio su anzianità e tfr i sindacati chiedono un’apertura come condizione per risedersi al tavolo.
Senza un’intesa da aprile il contratto sarà disapplicato. La ragion d’essere di un’associazione è anche quella di firmare il contratto? «L’interesse di Abi è rappresentare gli associati — taglia corto Sabatini —. E ci ò pu ò avvenire solo con un contratto sostenibile». Rita Querzé @rquerze © RIPRODUZIONE RISERVATA
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