le=”text-align: justify”>
è stato firmato sabato mattina da sindacati e Banca Etruria l’accordo di ristrutturazione aziendale.
La banca aveva avviato la procedura lo scorso 22 dicembre per risanare i conti, dopo aver registrato sofferenze per 2 miliardi di euro e incagli per 800 milioni.
Per raggiungere l’obiettivo di riduzione dei costi del personale di 32 milioni nel triennio, sono state concordate misure che non avranno impatti traumatici sull’occupazione, una pregiudiziale posta dai sindacati sin dall’inizio della trattativa.
L’intesa prevede, infatti, 210 prepensionamenti entro il 2019, ma solo su base volontaria e incentivata, contro gli interventi inizialmente previsti dall’azienda su un totale 410 posizioni lavorative.
è stata, poi, negoziata una media di 38 giornate di solidarietà nel prossimo triennio, di cui 14 pagate al 60% dal Fondo esuberi di categoria, tenendo conto anche della fascia di reddito dei dipendenti. Ci ò significa che i lavoratori per quelle giornate di sospensione dell’orario di lavoro percepiranno oltre la metà del proprio stipendio.
Sono state, inoltre, previste, come rivendicato dai sindacati, misure di contenimento dei costi di governance e del management.
Nel triennio, i top manager della banca subiranno un taglio alla propria retribuzione che oscillerà tra il 10 e il 15%, mentre l’entità della riduzione sulle spese di governance delle società del gruppo ammonterà al 50% e sarà oggetto di monitoraggio attraverso un tavolo congiunto azienda-sindacati.
Tra gli altri interventi sul costo del lavoro, è stata stabilita la fruizione obbligatoria di ferie, banca ore e giorni di festività soppresse arretrati e l’accoglimento, nel triennio, fino a un massimo di 120 richieste di part time.
Infine, qualora il numero di domande d’esodo dovesse superare la soglia delle 210 concordate, le giornate di solidarietà dei lavoratori verranno ridotte, così come le altre misure di contenimento dei costi del personale.
La procedura avviata da Banca Etruria non rientra tra quelle su cui vige il blocco delle relazioni sindacali, disposto a livello nazionale dopo la rottura con ABI sul Contratto.
Aveva, infatti, caratteristiche di urgenza e c’era il rischio che, senza un confronto con i sindacati, venisse applicata la legge sui licenziamenti collettivi, con il pericolo di un possibile commissariamento.
“Attraverso questo accordo”, dichiara Giovanni Lorito, Coordinatore FABI di Banca Etruria, “siamo riusciti a dimezzare gli esuberi, ottenendo che le uscite avvenissero solo in forma volontaria e incentivata, e soprattutto abbiamo garantito il mantenimento dei posti di lavoro, nonostante le difficilissime condizioni di mercato”.
“Abbiamo preteso”, aggiunge Mauro Scarin, Segretario Nazionale FABI, “che i sacrifici per risanare i conti dell’azienda fossero condivisi anche dal management, negoziando un taglio della loro retribuzione. è giusto che coloro che hanno portato la banca in questa situazione paghino in prima persona. Infine, siamo riusciti a garantire il mantenimento della contrattazione integrativa, una delle voci sui cui l’azienda era fortemente determinata intervenire”.
Arezzo 09/02/2015
MF-MILANO FINANZA mercoledì 10 febbraio 2015
Banca Etruria, la spending review pesa sul capitale
di Claudia Cervini
La riorganizzazione prevista dalla Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio (Bpel) porterà un risparmio di costi nel medio periodo, ma nel breve peserà sul bilancio dell’istituto. La banca toscana presieduta da Lorenzo Rosi, a due giorni dal consiglio di amministrazione previsto per domani e convocato in vista della trimestrale, ha fatto sapere che l’accordo raggiunto con le organizzazioni sindacali porterà un risparmio di costi per 32 milioni di euro e a 210 prepensionamenti entro il 2019 (su base volontaria e incentivata), ma avrà un impatto sul bilancio 2014 e sul coefficiente di capitale primario di classe 1. L’impatto dipenderà dal numero di adesioni, ma si tratta di un importo stimato tra 45 e 55 milioni. Già all’ultima riunione del cda era emersa preoccupazione per il calo sotto il 5,9% del Tier 1 Ratio, indicatore-chiave per misurare l’adeguatezza del patrimonio. Si tenga conto che la normativa prudenziale applicabile a partire dall’esercizio 2015 fissa la soglia minima al 6% e che l’indicatore per Pop Etruria nel frattempo potrebbe essere peggiorato ulteriormente. Se la situazione patrimoniale si fosse aggravata ulteriormente e nessun partner si facesse carico del salvataggio, le strade percorribili sarebbero sostanzialmente tre: un aumento di capitale, l’emissione di un bond o l’avvio di un pacchetto di dismissioni ben più massiccio di quello annunciato. Intanto, come si legge nel verbale di accordo, la banca di Arezzo prevede nel secondo semestre dell’anno la chiusura di 30 filiali (quelle meno efficienti), la riorganizzazione di 15 sportelli (con orari part-time e automazione) e la riduzione delle direzioni territoriali, che da cinque passeranno a tre. è prevista anche «la rivisitazione delle strutture al servizio della istituenda divisione bad bank in prospettiva di maggiore sinergia e migliore efficienza, un rigoroso programma di riduzione sia delle spese generali sia delle consulenze, interventi sul pacchetto retributivo dei dirigenti con riduzione dei trattamenti monetari e benefit». Sempre in tema di risparmio dei costi è prevista una riduzione del 50% dei costi di governance. «Attraverso questo accordo», dichiara Giovanni Lorito, coordinatore Fabi di Banca Etruria , «siamo riusciti a dimezzare gli esuberi, ottenendo che le uscite avvenissero solo in forma volontaria e incentivata». 200 esodi sono previsti in Banca Etruria , 5 in Banca Federico del Vecchio, 4 nella Popolare Lecchese e uno in Etruria Informatica. (riproduzione riservata)
IL SOLE 24 ORE mercoledì 10 febbraio 2015
Banca Etruria taglia i salari ai manager – L’accordo firmato dall’istituto prevede risparmi sul costo del lavoro per 32 milioni
Sacrifici sì, ma per tutti, vertice compreso. E, soprattutto, riduzione al minimo dell’impatto sociale. L’accordo raggiunto da Banca Etruria che, spiega una nota sindacale, ha accumulato sofferenze per due miliardi di euro e incagli per 800 milioni, non riguarderà solo i bancari, ma anche i banchieri. Gli impatti sul bilancio 2014 sono in fase di quantificazione e dipenderanno dalle effettive adesioni all’esodo dei dipendenti interessati: al momento, secondo la banca, si pu ò stimare in una forchetta tra 45 e 55 milioni di euro. Il risparmio a regime del costo del lavoro sarà, invece, circa 32 milioni di euro.
L’accordo, il cui perno sono i contratti di solidarietà, è stato raggiunto nonostante il blocco delle relazioni sindacali nei gruppi deciso dai sindacati nazionali per il rinnovo del ccnl: la procedura aperta dalla banca aveva carattere di urgenza perché c’era il rischio che, senza un confronto con i sindacati, venisse applicata la legge sui licenziamenti collettivi, con il pericolo di un possibile commissariamento. Nel negoziato sono intervenute anche le segreterie nazionali di Fabi, Fiba, Fisac, Uilca e Dircredito. «Abbiamo preteso – dice il segretario nazionale della Fabi, Mauro Scarin – che i sacrifici per risanare i conti dell’azienda fossero condivisi anche dal management, negoziando un taglio della loro retribuzione. è giusto che coloro che hanno portato la banca in questa situazione paghino». Viste anche le dinamiche a livello di rinnovo del contratto nazionale, i sindacati hanno chiesto di non toccare l’integrativo: integrativo che è molto più snello di altre banche e aumenta del 7-8% il contratto nazionale, quando nei grandi gruppi la percentuale pu ò arrivare anche al 20-25%. Questo è stato fatto a fronte di qualche giornata di solidarietà in più. «Abbiamo posto al tavolo l’impegno delle tutele occupazionali di tutti i lavoratori del gruppo, contenuto i tagli, mantenuto la contrattazione integrativa, utilizzato strumenti quali gli ammortizzatori, escludendo i licenziamenti collettivi previsti dalla l.223 e abbiamo preteso una equità nei sacrifici», spiega Sergio Girgenti, segretario nazionale Fiba Cisl.
Cominciando dal vertice, nel triennio, secondo quanto si legge nell’accordo, i top manager parteciperanno alla solidarietà in misura maggiore – con 54 giornate nel triennio – e vedranno ridotto il pacchetto di benefit e il pacchetto retributivo. Tra l’altro, se fino allo scorso anno potevano esserci incarichi retribuiti nelle varie società del gruppo, gli incarichi diventano a titolo gratuito. Secondo una stima dei sindacati questo porterà a un taglio della retribuzione dei manager che oscillerà tra il 10 e il 15%. Inoltre ci sarà una riduzione sulle spese di governance delle società del gruppo pari al 50% che sarà oggetto di monitoraggio attraverso un tavolo congiunto azienda-sindacati.
Venendo alle misure che interessano la base, invece, ci saranno 210 prepensionamenti entro il 2019, ma solo su base volontaria e incentivata. Gli interventi previsti dall’azienda prevedevano 410 tagli di posizioni full time equivalent (oltre il 20% della forza lavoro costituita da circa 1.800 dipendenti). «Siamo riusciti a dimezzare gli esuberi, ottenendo che le uscite avvenissero solo in forma volontaria e incentivata, e soprattutto abbiamo garantito il mantenimento dei posti, nonostante le difficilissime condizioni di mercato», spiega Giovanni Lorito, coordinatore Fabi di Banca Etruria. è stata, poi, negoziata una media di 38 giornate di solidarietà nel triennio – si va dalle 35 per chi ha un lordo inferiore a 40mila euro fino a 54 per chi supera i 100mila euro -: di queste giornate in media 14 saranno pagate al 60% dal Fondo esuberi di categoria, tenendo conto anche della fascia di reddito dei dipendenti, mentre le altre, in assenza di interventi pubblici, saranno a carico dei dipendenti. Significa che i lavoratori per le giornate di sospensione dell’orario di lavoro percepiranno oltre la metà del proprio stipendio.
Se poi dovessero arrivare alla banca più di 210 richieste di esodo incentivato le giornate di solidarietà dei lavoratori verranno ridotte, così come le altre misure di contenimento dei costi del personale. Per raggiungere l’obiettivo sono stati necessari anche altri interventi sul costo del lavoro, come la fruizione obbligatoria di ferie, banca ore e giorni di festività soppresse arretrati, l’accoglimento, nel triennio, fino a un massimo di 120 richieste di part time, e il blocco del turn over. © RIPRODUZIONE RISERVATA Cristina Casadei