Critiche dal mondo della politica e degli economisti alla riforma delle popolari. Al convegno presente anche la FABI, col Segretario Nazionale Attilio Granelli. "Con questa legge a rischio modello di banca vicino al territorio e ai lavoratori"
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Critiche dal mondo della politica e degli economisti alla riforma delle popolari. Al convegno presente anche la FABI, col Segretario Nazionale Attilio Granelli. “Con questa legge a rischio modello di banca vicino al territorio e ai lavoratori”
?POPOLARI: QUALI RIFORME?, LA FABI A CONVEGNO

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La riforma delle popolari al centro delle critiche non solo da parte del sindacato, ma anche della politica e degli economisti.
Questo è emerso dal convegno “Banche popolari: quali riforme”, organizzato da Stefano Fassina, deputato del PD, e al quale sono intervenuti esponenti di altri partiti e del mondo sindacale.
Tra questi: il Sottosegretario al Ministero dell’Economia, Pier Paolo Baretta, i parlamentari Massimo Mucchetti, Paolo Tancredi e Francesco Boccia, l’ex Commissario Consob Salvatore Bragantini e il Presidente di Confartigianato, Cesare Fumagalli.
Presente anche la FABI col Segretario Nazionale Attilio Granelli.
I partecipanti al dibattitto hanno messo in luce tutti i rischi a cui andrà incontro il settore con la nuova riforma che prevede la trasformazione obbligatoria entro 18 mesi delle banche popolari con attivi superiori a 8 miliardi di euro (le prime dieci) in società per azioni, cancellando la norma sul voto capitario, che assegna un voto ad ogni azionista a prescindere dalla quantità di titoli posseduti.
Un decreto, emanato dal Governo a fine gennaio, che dovrà essere convertito in legge entro 60 giorni e su cui sono piovute numerose contestazioni.
La riforma, secondo i presenti, porterà all’ingresso massiccio di fondi speculativi e gruppi stranieri nel capitale delle popolari, all’allontanamento degli istituti dai loro territori di riferimento, e avrà impatti negativi sul credito alla piccola media impresa e sui posti di lavoro, con esuberi che Assopopolari quantifica attorno ai 20mila.
“Ci pare quantomeno singolare che una componente fondamentale dell’industria finanziaria italiana venga riformata senza un dibattito pubblico, con una legge che peraltro introduce un precedente preoccupante: la modifica per decreto degli statuti di aziende private”, ha sottolineato Attilio Granelli, Segretario Nazionale FABI.
La trasformazione delle popolari, secondo Granelli, porterà a nuovi tagli di posti di lavoro, e la loro conversione in spa cancellerà quell’attenzione all’occupazione che ha da sempre contraddistinto gli istituti popolari.
Quanto all’eliminazione del voto capitario, previsto dalla legge, Granelli ha detto che in questo modo “verrà meno un importante principio di democrazia economica, che consente ai soci di valutare ogni 3 anni il management degli istituti, e metterà il settore in balia dei movimenti speculativi”.
Infine una proposta. “chiediamo al Governo d’inserire all’interno della riforma una norma che imponga a tutte le banche la presenza nei consigli d’amministrazione di ogni stakeholder e quindi anche dei lavoratori”, ha concluso il Segretario Nazionale FABI.
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