BANCHE POPOLARI, LA FABI IN AUDIZIONE ALLA CAMERA
Stamani riunite le Commissioni Finanze e Attività Produttive per ascoltare i sindacati in merito alla riforma delle Banche Popolari. Granelli: “Abbiamo espresso le nostre perplessità sia per le ricadute occupazionali che per quelle sul territorio”
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Si sono riunite questa mattina, presso la Camera dei Deputati, le Commissioni Finanze e Attività Produttive, presiedute dall’Onorevole Guglielmo Epifani, per le audizioni nell’ambito dell’esame del Decreto legge 3/2015, recante misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti. Argomento, la Riforma sulle Banche Popolari. A partecipare la FABI, con il Segretario Nazionale Attilio Granelli, e le sigle confederali.
“Ho espresso le nostre preoccupazioni sulle ricadute che questa riforma potrebbe avere sui lavoratori – ha dichiarato Attilio Granelli a margine dell’audizione -. In particolare ho fatto presente come la stessa Assopopolari abbia stimato come l’aggregazione tra le banche porterà a 20mila eccedenze di personale che si sommeranno alle migliaia di uscite già programmate fino al 2020”.
Granelli durante l’audizione è entrato nel dettaglio fornendo una serie di punti della riforma che non convincono, e, soprattutto, evidenziato la mancanza di valutazioni rispetto ad alcune tematiche.
Ricadute occupazionali: probabilmente le uscite non potranno più essere ammortizzate attraverso il Fondo di Solidarietà per la mancanza di un bacino di lavoratori con le caratteristiche per rientrarvi. Questo significherebbe l’applicazione della 223. E, se gli esuberi di questi anni sono passati inosservati perché non hanno avuto un impatto sulla società, dal momento che i suoi costi sono stati assorbiti dallo stesso sistema, questi ulteriori 20mila esuberi, al contrario, faranno sentire i loro effetti sulla collettività. Senza dimenticare che chi ne pagherà le conseguenze, saranno i giovani, in quanto neo assunti;
Ricadute sul territorio: la riforma aprirebbe la strada ai capitali stranieri che non darebbero più garanzia dell’effettivo investimento dei risparmi delle famiglie in Italia. In questo modo verrebbe meno la natura propria delle nostre Popolari che distribuiscono la ricchezza sul territorio, dando credito a famiglie e piccole e medie imprese;
Voto capitario: la riforma non tiene conto delle diversità che già oggi esistono nelle varie Popolari in merito al voto dei soci dipendenti. Attualmente, non ci sono “pericoli” di eventuali scalate dei dipendenti soci;
La proposta: possibilità di introduzione di un rappresentante per ogni categoria portatrice d’interesse (azionisti, soci, clienti, fornitori, dipendenti) all’interno dell’azienda, con il compito di vigilare sugli affidamenti deliberati dal Consiglio, sulla retribuzione dei bonus dei manager e sulle ricadute che i piani industriali possono avere sulla categoria che essi rappresentato e tutelano.
I Parlamentari presenti all’audizione hanno molto apprezzato gli interventi dei sindacati per la chiarezza e la schiettezza nella rappresentazione delle problematiche, molte delle quali non erano state valutate.
Roma, 19/02/2015
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