CONTRATTO ABI, STOP ALLE TRATTATIVE
Si interrompe il confronto sul Contratto. Leggi le dichiarazioni del leader della FABI, Sileoni, su Corriere della Sera, Repubblica, Sole 24 Ore, Milano Finanza, Il Giornale e tutti i principali quotidiani locali e nazionali
MF-MILANO FINANZA martedì 24 marzo 2015
Contratto bancari, salta il tavolo – La rottura dopo che l’Abi ha ribadito di non poter garantire i livelli occupazionali. La disapplicazione delle vecchie norme è ora un’eventualità molto concreta, con il rischio di migliaia di vertenze individuali
di Mauro Romano
La possibilità di rinnovo del contratto nazionale dei bancari è appesa a una parola. Il termine usato da Abi e sindacati per definire la sospensione del confronto, decisa ieri a metà del primo dei tre giorni di discussione dedicati alla parte economica. Entrambe le parti, banchieri e sindacalisti, hanno parlato di «interruzione» e non di «rottura» della trattativa, una differenza semantica che significa che i fili del confronto non sono stati del tutto recisi.
Il problema è che di tempo, ora, ne è rimasto decisamente poco. Ieri in realtà entrambe le delegazioni avevano messo sul tappeto una proposta di compromesso, da una parte le imprese avevano accettato di non toccare l’attuale area contrattuale, rinunciando a un risparmio stimato in 200 milioni a regime (significa che il contratto bancario sarà comunque riconosciuto anche ai dipendenti dei settori in via di esternalizzazione), mentre i sindacati avevano proposto un percorso di scaglionamento dei futuri aumenti economici, che rimanda gli aumenti alla fine del triennio di durata del contratto.
Le reciproche aperture non sono bastate per ò per colmare le distanze, anche perché la rottura, o meglio «l’interruzione», è arrivata prima che si entrasse nel merito degli aumenti e dei meccanismi di incremento automatici (cioè di tfr e scatti, che restano uno degli scogli più ardui da superare). Il confronto è stato sospeso quando i sindacati hanno chiesto garanzie sul mantenimento degli attuali livelli occupazionali (309 mila addetti). Questione sulla quale il capo delegazione dei banchieri, Alessandro Profumo, ha spiegato di non poter prendere alcun impegno. «Il mondo è cambiato e il nostro mercato di riferimento è cambiato ancora di più. Sono mutate le regole, i supervisori, la tecnologia, le esigenze dei clienti, i tassi. Le banche devono adeguarsi a questa rivoluzione, ma non ci si pu ò chiedere di farlo considerando immutabile il perimetro occupazionale». Non solo, Profumo ha rigettato ogni impegno sull’altra questione pregiudiziale posta dai sindacati, ossia sullo sforzo per aumentare l’occupazione giovanile. O meglio, Profumo ha detto sì ai percorsi d’inserimento agevolati per i giovani, dal nuovo contratto d’ingresso ad altre forme d’incentivo, ma ha chiarito che l’inserimento di forze nuove è comunque collegato all’uscita dei lavoratori più anziani, perché l’obiettivo ineludibile delle banche è ridurre i costi complessivi. A questo punto il confronto s’è interrotto e a sentire i sindacati, che si riuniranno oggi per decidere le forme di agitazione, la responsabilità è tutta della controparte, che come sostiene il leader della Fabi, Lando Maria Sileoni, non dà «risposte contrattualmente e politicamente chiare e trasparenti», non solo sugli organici ma nemmeno «sul nuovo modello di banca a servizio del Paese, delle famiglie e delle imprese». Per il segretario della Uilca, Massimo Masi, le banche vogliono che il «contenimento dei costi e ogni nuova acquisizione contrattuale o mantenimento dello stato attuale» sia «pagato esclusivamente dai lavoratori», mentre il segretario della Fiba Cisl, Giulio Romani, accusa l’Abi «di considerare il precedente contratto inesistente se intende ridiscutere tutto ci ò che la categoria ha conquistato in 50 anni di contrattazione. Inoltre, continua a chiedere investimenti da parte dei lavoratori per il risanamento del sistema bancario. Tutto ci ò in assenza di assunzioni di responsabilità da parte di chi ha dissestato il settore». Duro anche Agostino Megale, segretario della Fisac Cgil, che avverte chi fra i banchieri punta a «far fallire il negoziato per arrivare al governo» a tenere a mente che anche su quel tavolo «il primo dei grandi problemi cui dare risposta» sarà comunque «l’occupazione e l’area contrattuale».
Da parte sua Profumo continua ad auspicare un’intesa «ma non a qualunque costo», ricordando che le banche hanno accettato che ci sia un incremento, anche se contenuto, del costo del lavoro. «Abbiamo dimostrato flessibilità in tutta una serie di ambiti, oltre questo non possiamo andare». Ora quindi i tempi si fanno stretti, il contratto attuale è scaduto a fine dicembre e l’Abi ha accettato di tenerlo in vita fino al 31 marzo, proprio per cercare un’intesa. Dal 1 aprile, per ò, se non ci sarà una firma le banche intendono disapplicare le vecchie norme, e senza contratto nazionale entrerebbero in gioco le norme di legge e lo statuto dei lavoratori ma anche, sottolineano i sindacati, gli accordi aziendali e di gruppo. Quindi, in assenza di una cornice di regole nazionali, tutta la conflittualità sindacale si sposterebbe dal centro alla periferia. Potenzialmente si potrebbero riversare sui tavoli dei responsabili delle risorse umane e dei sindacati interni migliaia e migliaia di ricorsi individuali. La replica dei sindacati alla minaccia della disapplicazione, agitata dalle banche, è proprio questa: «sarete sommersi da un diluvio di vertenze individuali». (riproduzione riservata)
IL SOLE 24 ORE martedì 24 marzo 2015
Banche, confronto interrotto – Per i sindacati dalle imprese nessuna garanzia sulla tenuta occupazionale
Le trattative tra Abi e i sindacati sul rinnovo del contratto dei bancari sono state interrotte. Non si sono chiuse, ma c’è stata una netta battuta d’arresto. Per il presidente del Casl di Abi, Alessandro Profumo «il tavolo si chiude il 31 di marzo. Oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo dato risposte importanti e abbiamo fatto passi avanti sulle componenti normative, politiche ed economiche. Abbiamo detto che siamo disposti a non modificare l’area contrattuale di cui non viene cambiato il perimetro».
Un impegno che è stato quantificato in oltre 200 milioni di euro ma che non ha convinto i sindacati. Nonostante questo sia l’unico settore ad avere l’area contrattuale e dove a parità di ruolo i compensi sono mediamente superiori agli altri comparti. I sindacati ieri non sono stati convinti neppure dagli altri passi avanti fatti dai banchieri come quelli sugli inquadramenti e sulla parte economica che è stata solo sfiorata. «Premesso che le trattative sulla parte economica si fanno al tavolo negoziale – continua Profumo – abbiamo previsto una dinamica del costo del lavoro bassa ma positiva». Certamente non quantificabile in poco più di qualche decina di euro. «Bisogna essere oggettivi – prosegue il banchiere – le banche hanno fatto passi avanti su tutti i capitoli». A mancare per ò, secondo i sindacati, sono state le garanzie sulle tutele occupazionali che riguardano i 309mila lavoratori. Garanzie che per Profumo sono «tecnicamente impossibili perché viviamo in un mondo diverso dal passato dal punto di vista delle tecnologie, dei tassi di interesse, della clientela».
L’interruzione della trattativa ufficiale non toglie che possano esserci riflessioni interne al sindacato sulla posizione di Abi e consultazioni informali. I sindacati non sembrano sul piede di guerra, ma chiedono risposte ai capitoli della loro piattaforma e intanto valutano il da farsi. Oggi ci sarà una consultazione, certamente non c’è chiusura di fronte a un’eventuale convocazione di Abi.
La tensione per ò si taglia col coltello perché «non abbiamo ricevuto, da parte di Abi, risposte contrattualmente e politicamente chiare e trasparenti sul mantenimento degli attuali 309mila addetti del settore, e sul nuovo modello di banca a servizio del Paese, delle famiglie e delle imprese», dichiara Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi. Anche alla nostra proposta «di concordare nuovi mestieri e nuove figure professionali per riportare la clientela allo sportello è stata data una risposta negativa – continua Sileoni -. Altrettanto negativamente ci è stato risposto sull’ipotesi di un patto triennale sull’occupazione giovanile».
«Basta con il gioco delle tre carte. Non è possibile andare avanti», dice il segretario generale della Fiba Cisl Giulio Romani. è «una non trattativa, quella che Abi ha portato avanti sino ad oggi, facendo rientrare dalla finestra quello che usciva dalla porta nell’incontro precedente, l’indisponibilità a misurarsi su quello che noi bancari abbiamo definito un modello di banca al servizio del paese». Il leader della categoria dei lavoratori del credito della Cgil, Agostino Megale aggiunge: «Abbiamo reso esplicito che chiunque continui a pensare alla disapplicazione del contratto dal primo di aprile troverà la categoria da subito pronta a nuove mobilitazioni e nuovi scioperi, fino al conflitto portato in ogni gruppo. Inoltre, anche chi ha pensato, e ancora oggi pensa, all’interno di Abi di far fallire il negoziato per arrivare al governo, deve avere ben chiaro che il primo dei grandi problemi a cui dare risposta è proprio l’occupazione e l’area contrattuale. Quest’ultima a difesa del perimetro di applicazione del contratto, che non era scambiabile prima, non lo è oggi e non lo sarà domani. Per questo, ribadisco, l’area contrattuale non si tocca». «Queste non sono trattative, ma richieste di presa d’atto da parte di Abi – continua il segretario generale Uilca Massimo Masi –. Le vere trattative non sono mai iniziate e non c’è mai stato un rapporto paritetico tra le parti». © RIPRODUZIONE RISERVATA Cristina Casadei
LA REPUBBLICA martedì 24 marzo 2015
Visco: "Mercato secondario con l’intervento dello Stato per le sofferenze bancarie" Nuovo intervento del governatore di Bankitalia Rinnovo contratto, rotte le trattative tra Abi e sindacati
MILANO Continua a tener banco il tema della bad bank, di una soluzione che liberi risorse per concedere nuovi crediti alleggerendo i bilanci bancari dalla mole sempre più grande di prestiti in difficoltà (350 miliardi, compresi anche gli incagli). Ieri è tornato a parlarne il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, sottolineando che per la bad bank serve «un intervento diretto dello Stato che, nel rispetto della disciplina europea sulla concorrenza, favorisca lo sviluppo di un mercato secondario» delle sofferenze bancarie. Solo pochi giorni fa il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, aveva parlato di una «soluzione leggera» che dovrebbe arrivare in tempi «molto rapidi». Uno dei nodi principali dell’operazione è di non incorrere negli strali di Bruxelles per aiuti di Stato; una delle mille ipotesi circolate nei giorni scorsi era stata di una garanzia statale prestata alle obbligazioni emesse dal veicolo che acquisterebbe i crediti deteriorati, proprio per aggirare l’ostacolo degli aiuti di Stato alle banche. L’altro nodo è il prezzo cui verrebbero ceduti questi asset (Intesa e Unicredit hanno già fatto sapere di non essere interessati). Tuttavia, ha sottolineato ancora Visco, un intervento simile «potrebbe contribuire a liberare risorse, di cui beneficerebbero in primo luogo le imprese», sottolineando che «la crescita di sofferenze, incagli e altri prestiti non ripagati è stata determinata dalla profondità e dall’asprezza della crisi del nostro sistema produttivo». Intanto sul fronte dei bancari battuta d’arresto al tavolo di trattative tra i sindacati e l’Abi sul rinnovo del contratto. Il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, ha spiegato che si è arrivati a una «interruzione» della trattativa «dovuta a una serie di mancati impegni dell’Abi partire dal mantenimento di livello occupazionale di 309 mila addetti». Dal punto di vista dell’Abi «sono stati compiuti passi avanti molto importanti, su componenti economiche, politiche e normative», spiega Alessandro Profumo, presidente della delegazione dei banchieri per la trattativa sindacale, ma «non è realizzabile la tutela dei 309mila addetti, non è possibile». Secondo il capo delegazione dei banchieri «è strumentale» la posizione dei sindacati su questa richiesta. Tuttavia la porta non è ancora chiusa: «la via d’uscita è la ragionevolezza; ci lavorer ò fino al 31 marzo» (quando scatterebbe la disapplicazione del contratto). (vi. p.)
CORRIERE DELLA SERA martedì 24 marzo 2015
Il negoziato Contratto bancari, rotte le trattative «Ventimila a rischio»
(ri.que) «Trattativa interrotta». Nel lessico sindacale, potrebbe dire che la rottura si è consumata, resta un filo di speranza nella ripresa in extremis del confronto tra Abi e sindacati dei bancari per il contratto. Se si tiene conto che la categoria si è data tempo fino al 31 marzo per trovare un accordo, si capisce come il negoziato sia in ogni caso alle ultime battute. Oggi i sindacati si incontreranno alle 11 per decidere iniziative di protesta. Tra le possibilità anche un terzo sciopero. Su quale scoglio si è arenato il confronto? I banchieri, guidati nella trattiva da Alessandro Profumo (foto), puntano il dito sul fronte economico. «Abbiamo dimostrato nei fatti la nostra disponibilità in materia di area contrattuale e di inquadramenti — dicono in Abi fonti vicine alla trattativa –. Stiamo lavorando per fare il contratto. Ma c’è una condizione imprescindibile: costi di questo accordo devono essere contenuti». Abi sottolinea anche come la disponibilità a mantenere l’area contrattuale come è oggi di fatto comporti un costo. Duecento milioni: tanto pesa l’allargamento dei contratti complementari a un numero maggiore di attività. Ma il sindacato si smarca. «Non ci sto a fare la figura del corporativo che rompe sulla parte economica», si inalbera Lando Sileoni, a capo della Fabi. «La verità è che le banche vogliono mani libere sui tagli legati alle fusioni. E noi a queste condizioni non ci stiamo».
IL GIORNALE martedì 24 marzo 2015
Gli arabi di Abu Dhabi in discesa su Unicredit – Il fondo prepara un prestito convertibile per cedere almeno il 3 % del capitale Abi e sindacati rompono sul contratto
il fondo sovrano di Abu Dhabi, si prepara ad alleggerire la sua presenza in Unicredit dal 5 % al 3 La araba è infatti in procinto di mettere le sue azioni al servizio di un bond convertibile fino a 2 miliardi di i bond in due tranche da 750 milioni ciascuna, entrambe incrementabili di 250 milioni, con scadenza bar precisa comunque che resterà pienamente impegnato in Unicredit. Al bond starebbero lavorando Deutsche Bank, Bnp Paribas, Société Générale e Bank of America. rumor arrivano mentre fervono i lavori per le liste per il consiglio dell’istituto guidato da Federico Ghizzoni, del 13 maggio. Si era parlato di un certo malumore dei soci arabi, in particolare sulla conferma del presidente Giuseppe Vita, fino al punto di ipotizzare una seconda lista, asse con la Fondazione di Sace, Giovanni Castellaneta. Rassicurazioni sulla compattezza della compagine sociale sono comunque i soci») Luca di vicepresidente di Unicredit in quota proprio agli arabi: «Stiamo preparando una lista unica, un’ottima adora di A in Unicredit non è stata particolarmente dal punto di vista finanziario. Dal giugno del 2010, ingresso attraverso un collar (operazione finanziaria che consente di attutire le perdite), il titolo ha ceduto più del 40 %: – 0.48 % a 6,27 euro la chiusura di ieri. Ma del riassetto legato alle attese nozze tra le banche popolari, è l’intero settore del credito: ieri si è consumata un’altra altra sul rinnovo del contratto di categoria. Il punto di non ritorno è stata la mancata garanzia, da parte dell’Abi avanzata dai sindacati in cambio Richieste «irrealizzabili», secondo Alessandro Profumo che guida trattative per le banche come capo del " C ", perchè i sindacati non terrebbero in considerazione le La Fabi ha stigmatizzato come in filiale sia la firma giovanile. Da fine mese i bancari sono senza contratto, e si va verso un altro sciopero.
AVVENIRE martedì 24 marzo 2015
Abi- rottura trattativa su contratto
Rottura al tavolo di trattative tra i sindacati dei bancari e l’Abi sul contratto per i dipendenti del settore. Il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, ha spiegato che si è arrivati a una «in- della trattativa «dovuta a una serie di mancati impegni dell’associazione bancaria, partire dal mantenimento di livello occupazionale di 309 mila addetti, passando per la risposta non data sul nuovo modello di banca che riporti le famiglie e le imprese allo sportello e sulle nuove figure professionali e i nuovi mestieri». Oggi è prevista una riunione delle sigle sindacali di categoria per decidere eventuali iniziative di mobilitazione. Intanto sulla eventuale richiesta di un voto di fiducia sul Dl Banche, vede fra l’altro la riforma delle popolari, «vedremo domani (oggi, ndr)» alla ripresa della discussione al Senato».
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO martedì 24 marzo 2015
Scadenza 31 marzo per 309mila dipendenti Contratto dei bancari, saltano le trattative
Saltano le trattative per il rinnovo del contratto dei bancari fra sindacati e Abi e si profila lo spettro di una nuova serie di scioperi. Dopo che nei giorni scorsi i fili sembravano riannodati per una maratona finale di incontri in vista della scadenza del 31 marzo, data oltre la quale scatta la disapplicazione del contratto, ieri pomeriggio si è consumata la rottura. Il negoziato è saltato quando si sono toccati i temi economici: sindacati hanno chiesto garanzie per i 309mila dipendenti del settore nell’ambito di un patto triennale, in cambio di richieste meno esose sul fronte economico. A quel punto il presidente del Casl (il Comitato per gli Affari Sindacali e Lavoro) Alessandro Profumo ha risposto dichiarando che le garanzie, visto il clima di crisi presente e le scarse prospettive reddituali future, il mutato contesto tecnologico e anche l’ondata prevedibile di aggregazioni in arrivo sotto la spinta delle autorità di vigilanza e del governo, rendono impossibile una richiesta simile. Tanto è bastato per far alzare i sindacalisti dal tavolo e dichiarare l’interruzione del negoziato. I segretari generali si riuniranno stamattina per decidere il da farsi. Ma le loro richieste "sono irrealizzabili", ha detto Profumo poi ai giornalisti definendo "strumentale una richiesta simile". Ma per i sindacati nell’associazione ha prevalso la volontà di non ascoltare le loro proposte. "Oltre al mantenimento dei 309mila dipendenti – spiega Lando Sileoni della Fabi – anche la nostra proposta di concordare nuovi mestieri e nuove figure professionali per riportare la clientela allo sportello è stata negativa e così l’ipotesi di un patto triennale sull’occupazione giovanile". "Tutti gli errori del top management – dice il Massimo Masi della Uilca – devono ricadere sui lavoratori, loro si autoassolvono mentre i soli a pagare sono i dipendenti".
IL MATTINO/AVELLINO martedì 24 marzo 2015
Banche, rotte le trattative sindacati pronti allo sciopero
Abi e sindacati hanno rotto formalmente le trattative per il rinnovo del contratto. Infruttuoso il tavolo di ieri. Per la Fabi, la Federazione autonoma bancari italiani, l’Associazione delle banche non ha fornito risposte «contrattualmente e politicamente chiare e trasparenti sul mantenimento degli attuali 309 addetti del settore, sul nuovo modello di banca a servizio del Paese, delle famiglie e delle imprese». Alessandro Profumo, presidente della delegazione Abi al tavolo della trattativa ha invece sostenuto che per le banche italiane «non è realizzabile la tutela dei 309 addetti, non è possibile». Secondo il capo delegazione dei banchieri «è strumentale» la posizione dei sindacati su questa richiesta.
LA SICILIA/CATANIA martedì 24 marzo 2015
Bancari, interrotto il negoziato – Profumo: «Per le banche proposte irricevibili dato lo stato di crisi generale»
ROMA. Saltano le trattative per il rinnovo del contratto dei bancari fra sindacati e Abi e si profila lo spettro di una nuova serie di scioperi. Dopo che nei giorni scorsi i fili sembravano riannodati per una maratona finale di incontri in vista della scadenza del 31 marzo, data oltre la quale scatta la disapplicazione del contratto, nel pomeriggio si è consumata la rottura. Il negoziato è saltato quando si sono toccati i temi economici: sindacati hanno chiesto garanzie per i 309mila dipendenti del settore nell’ambito di un patto triennale, in cambio di richieste meno esose sul fronte economico. A quel punto il presidente del Casl (il Comitato per gli Affari Sindacali e Lavoro) Alessandro Profumo ha risposto dichiarando che le garanzie, visto il clima di crisi presente e le scarse prospettive reddituali future, il mutato contesto tecnologico e anche l’ondata prevedibile di aggregazioni in arrivo sotto la spinta delle autorità di vigilanza e del governo, rendono impossibile una richiesta simile. Tanto è bastato per far alzare i sindacalisti dal tavolo e dichiarare l’interruzione del negoziato. I segretari generali si riuniranno oggi per decidere il da farsi. Ma le loro richieste «sono irrealizzabili», ha detto Profumo poi ai giornalisti definendo «strumentale una richiesta simile». Il banchiere ha quindi rammentato le diverse aperture fatte dalle banche nel negosto del lavoro è fermo da 5 anni». Insomma per le banche «non si pu ò fare di più in queste condizioni» e sebbene si voglia chiudere il rinnovo non lo si vuole fare «a ogni costo» e questo lo pensa tutto il comitato esecutivo. Una stoccata a chi lo definisce "ostaggio" dei falchi all’interno dell’Abi Ma per i sindacati nell’associazione ha prevalso la volontà di non ascoltare le loro proposte. «Oltre al mantenimento dei 309mila dipendenti – spiega Lando Sileoni della Fabi – anche la nostra proposta di concordare nuovi mestieri e nuove figure professionali per riportare la clientela allo sportello è stata negativa e così l’ipotesi di un patto triennale sull’occupazione giovanile». «Tutti gli errori del top management – dice il Massimo Masi della Uilca – devono ricadere sui lavoratori, loro si autoassolvono mentre i soli a pagare sono i dipendenti». La Uilca, spiega Masi, oggi proporrà un pacchetto di ore di sciopero, manifestazioni nazionali e locali e il coinvolgimento di Uil, Cgil e Cisl perché la vertenza dei bancari ormai ha una valenza nazionale intercategoriale. ANDREA D’ORTENZIO
CORRIERE DELLA SERA/Flash 24 – 23/03/2015 18:14
Banche: sindacati, interrotta trattativa con Abi su contratto
18:14 ROMA (MF-DJ)–La trattativa tra Abi e sindacati per il rinnovo del contratto nazionale dei bancari si e’ interrotta perche’ "le banche non si vogliono prendere degli impegni per garantire i livelli occupazionali". Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, al termine dell’incontro Abi-sindacati. Anche il segretario generale della Fisac-Cgil, Agostino Megale, si e’ espresso sulla rottura della trattativa, precisando che "le banche non devono dare l’immagine di un sindacato che rompe sulla parte economica, perche’ il vincolo che noi poniamo principalmente e’ legato ad un patto relativo alla garanzia di 309.000 occupati". Della stessa opinione si e’ mostrata anche la Uilca, che tramite il segretario Massimo Masi ha ribadito che "stasera si e’ scoperto il gioco dell’Abi. Hanno portato sul tavolo delle proposte irricevibili, dove non c’era salvaguardia alcuna della categoria". Masi ha poi aggiunto che "domani ci riuniremo e concorderemo le nostre iniziative. Oltre agli scioperi si optera’ per manifestazioni con il coinvolgimento di attivita’ esterne". alu/rov (fine) MF-DJ NEWS 2318:14 mar 2015
REUTERS ITALIA lunedì 23 marzo 2015 19:16
Contratto bancari, rottura Abi-sindacati su occupazione
ROMA (Reuters) – E’ rottura tra Abi e sindacati sul rinnovo del contratto dei bancari per divergenze sui livelli occupazionali.
Lo riferiscono i sindacati, che si dicono pronti a nuove mobilitazioni dopo lo sciopero di fine gennaio.
"Loro [l’Abi] non vogliono prendersi impegni sull’occupazione", ha annunciato il segretario generale Fabi, Lando Maria Sileoni, al termine dalla riunione.
E per Agostino Megale della Fisac-Cgil, i banchieri vorrebbero far passare l’immagine di un sindacato che rompe il negoziato sulla parte economica mentre "si profilano 20.000 posti lavoro a rischio in vista di aggregazioni" tra istituti di credito.
Alessandro Profumo, che al tavolo rappresenta le banche, si è detto pronto a lavorare per un accordo fino al 31 marzo "ma non a tutti i costi", ammonendo che senza accordo entro fine mese scatterà la disapplicazione del contratto.
Secondo il banchiere, la richiesta dei sindacati di tutelare tutti i 309.000 addetti del settore è "un po’ strumentale perché sanno già che non è realizzabile" alla luce del calo di 9 punti di Pil degli ultimi 7 anni, delle nuove regole della vigilanza e degli indirizzi del governo che spingono per una nuova fase di consolidamento.
Il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, ha spiegato che la valutazione che farà la vigilanza europea sui modelli di business delle banche potrebbe portare a chiedere più capitale e quindi "la tutela dell’occupazione passa attraverso la tutela della sostenibilità delle banche".
Profumo rivendica la disponibilità delle banche a un sostanziale aumento del salario d’ingresso e a innalzare di 80 euro onnicomprensivi il costo del lavoro, per far fronte alle richieste sindacali. Secondo le organizzazioni dei lavoratori, per ò, la cifra comprende anche impegni preesistenti riducendo l’aumento netto intorno ai 30 euro.
Paolo Romani (Fiba Cisl) annuncia che "si andrà verso ulteriori mobilitazioni. Loro chiedono che i lavoratori contribuiscano al risanamento, ma le sofferenze delle banche sono responsabilità di chi le ha gestite".
"Domani ci riuniremo, concorderemo varie iniziative oltre agli scioperi", dice Massimo Masi della Uilca, secondo il quale "disdettare e disapplicare il contratto comporterà un’avventura per il sistema bancario dagli esiti imprevedibili".
L’Associazione delle banche aveva deciso di disdettare il contratto a fine 2014 ma si era detta disponibile a trattare fino al 31 marzo 2015.
I bancari hanno già scioperato il 30 gennaio per il rinnovo del contratto. (Stefano Bernabei)
ASKANEWS lunedì 23 marzo 2015
Banche, rottura fra Abi e sindacati sul rinnovo del contratto – Profumo: "I sindacati chiedono aumenti insostenibili"
Banche, rottura fra Abi e sindacati sul rinnovo del contratto
Roma, 23 mar. (askanews) – è rottura nella trattativa tra l’Abi e i sindacati sul rinnovo contrattuale dei bancari. A palazzo Altieri oggi è ripreso il confronto, dopo alcuni giorni di sospensione, con l’obiettivo di arrivare a un accordo entro il 31 marzo. Dopo alcune ore di discussione, per ò, i sindacati hanno deciso di interrompere il negoziato, in disaccordo con le proposte dell’associazione bancaria. "Siamo arrivati – ha detto il capo del comitato sindacale dell’Abi, Alessandro Profumo – al nucleo chiave della discussione, che sono i soldi. Io fino al 31 marzo lavorer ò per trovare un accordo. Se non troveremo un accordo, si andrà alla disapplicazione del contratto". Mantenere 309mila occupati nel settore bancario "è una cosa che non esiste", ha detto ancora Profumo. "Il costo del lavoro deve crescere poco e chiedere di mantenere 309mila occupati, mi dispiace, ma è una cosa che non esiste. Anche perchè, con i cambiamenti tecnologici in corso, le relazioni tra banche e clienti sono mostruosamente diverse rispetto al passato". I sindacati, ha aggiunto Profumo, "ci chiedono incrementi del costo del lavoro che, secondo noi, non sono
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