CONTRATTO NAZIONALE, LA FABI SULLA STAMPA

Tutti i quotidiani nazionali e locali parlano dell’accordo raggiunto tra ABI e Sindacati. Determinante il ruolo della FABI. Sileoni: “Con questo Contratto siamo riusciti a dare delle risposte politiche ai problemi del settore”. Leggi i servizi

IL SOLE 24 ORE giovedì 2 aprile 2015
«Trovate le risposte politiche per il settore»
«Con l’accordo di rinnovo del contratto nazionale siamo riusciti a dare delle risposte politiche ai problemi del settore, creando strumenti e condizioni per difendere l’occupazione, per agire a tutela dei lavoratori in caso di banche profondamente in crisi, istituendo anche una piattaforma informatica ma bilaterale per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro nell’ambito del settore bancario». Il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni che, per buona parte della no stop finale per il rinnovo del contratto dei bancari, è apparso insolitamente quieto e insolitamente ha mandato avanti altri, alla fine è stata la figura che è riuscita a ricompattare una situazione che rischiava di sfuggire di mano. Molto amato dai suoi iscritti – e non solo -, amico fraterno di figure di spicco di altre sigle – una in particolare -, mal sopportato da altri che volentieri ne conterrebbero l’esuberanza e ne prenderebbero il posto, alla fine ha avuto un ruolo fondamentale nel riportare ordine nello scompiglio che si era generato, non senza preoccupazione tra le aziende. Il compito ormai gli riesce bene, senza più quegli eccessi che tutti ricordano bene nel precedente contratto. Nel cuore della notte, quando la sintesi sembrava sempre meno scontata, Sileoni ha cercato di fare capire che se non si fosse fatto il contratto ci sarebbe stata la disapplicazione: un problema per i lavoratori, lasciati allo sbando senza un contratto di riferimento. Sui singoli temi un po’ tutto il fronte ha dovuto ingoiare qualche amaro boccone: per esempio quasi a nessuno andava bene l’articolazione sugli inquadramenti e i demandi aziendali che sono stati faticosamente riscritti. è sfumata l’ipotesi dell’aumento sotto forma di Edr ma i sindacati hanno ceduto sui 6 mesi di Tfr pieno e così si sono pagati il mantenimento dell’area contrattuale, l’arricchimento del Fondo emergenziale, il Foc e la piattaforma. Tutte insieme al tavolo le 8 otto sigle hanno cercato di far tornare le compensazioni. Gli 85 euro stridono per un rinnovo del contratto dei bancari ma siamo in una fase di deflazione e quegli 85 euro corrispondono al 2,95% a cui va aggiunto l’1,70% degli scatti che non sono stati eliminati. Alla fine «non sono passate riforme strutturali», spiega Sileoni che sottolinea l’unità del sindacato e ringrazia «il governo che è sempre stato super partes».
è «un contratto non privo di sacrifici – riconosce il segretario generale della Fiba, Giulio Romani – purtroppo inevitabili in questa congiuntura economica, ma è anche un contratto che protegge la retribuzione dei lavoratori e lascia inalterate tutte le tutele del precedente contratto». Il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, sottolinea «la riconquista di un contratto di lavoro che è all’insegna della difesa, netta e chiara, dell’area contrattuale e degli inquadramenti professionali, condizione per difendere l’occupazione e rilanciare la contrattazione». Per il segretario generale della Uilca, Massimo Masi, è un risultato «complessivamente sostenibile» che «ha sconfitto il disegno di Abi di destrutturare il contratto nazionale». © RIPRODUZIONE RISERVATA C.Cas.
IL SOLE 24 ORE giovedì 2 aprile 2015
Banche, c’è il contratto – Sarà sottoposto al giudizio dei lavoratori
Abi e sindacati hanno raggiunto, la notte scorsa, l’intesa per il rinnovo del contratto nazionale. Ora essa dovrà essere approvata dai lavoratori. L’intesa prevede, fra l’altro, un aumento medio a regime di 85 euro: 25 euro il 1° ottobre 2016; 30 euro il 1° ottobre 2017; 25 euro il 1° ottobre 2018.
L’ipotesi di accordo prevede, quanto agli aspetti sociali, di «ridurre la penalizzazione del salario di ingresso per i neo assunti dal 18 al 10%, con riconoscimento anche per il personale già in servizio alla data di sottoscrizione dell’accordo attraverso il Fondo per l’occupazione; confermare il Fondo per l’occupazione fino al 31 dicembre 2018 e le modalità per alimentarlo, con specifico riferimento alla contribuzione del 4% delle retribuzioni del top management; ampliare le possibilità di utilizzo delle risorse del Fondo per la rioccupazione dei lavoratori destinatari della sezione emergenziale e di quelli licenziati per motivi economici; per la solidarietà espansiva; per la riconversione e riqualificazione professionale per fare fronte a possibile eccedenze di personale; per favorire l’ingresso di giovani nel mondo del lavoro». Sarà anche attivato un gruppo paritetico per definire le modalità operative del Foc.
«Dopo un anno e mezzo di durissime trattative, i bancari hanno un loro contratto nazionale. In questo modo è stata scongiurata l’eventuale disapplicazione del contratto stesso, che avrebbe creato enormi problemi ai lavoratori», ha commentato Lando Maria Sileoni, segretario generale Fabi.
«Il metodo della ragione che avevo invocato più volte ha dato frutti», ha detto il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli. «Abbiamo ottenuto il massimo dei risultati possibili; il nuovo contratto è di equilibrio innovativo».
A sua volta, Alessandro Profumo, presidente di Banca Mps e del Comitato affari sindacali e lavoro (Casl), che ha condotto le trattative, ha parlato di un «buon punto di equilibrio, anche se non facile».
Secondo Profumo, l’intesa è molto importante «perché, fino alla fine del 2018, dà un quadro chiaro sotto il profilo del costo del lavoro nell’ambito del quale noi lavoreremo».
La componente economica «è stata una delle più rilevanti», ha spiegato Profumo, aggiungendo che «si tratta di un aumento di poco al di sotto del 3% e crediamo sia un elemento importante, in quanto è comunque un numero positivo, a fronte di una situazione del settore bancario obiettivamente oggi molto complessa. © Riproduzione riservata
MF-MILANO FINANZA giovedì 2 aprile 2015
Sileoni: le tutele sono salve e ci sono nuovi meccanismi di difesa
di Mauro Romano
Lando Maria Sileoni, segretario della Fabi, guida il sindacato maggiormente rappresentativo dei lavoratori bancari. E il suo giudizio sull’intesa raggiunta parte dalla stessa valutazione di fondo fatta da Alessandro Profumo.
Domanda. Per voi bancari qual è il risultato principale che portate a casa?
Risposta.
Avere un contratto. Ora che si è chiusa la trattativa lo posso dire: abbiamo rischiato sul serio di arrivare alla disapplicazione del contratto. Le banche erano determinate e di certo per loro non sarebbe stato facile gestire la situazione che si sarebbe creata, ma per i lavoratori sarebbe stato peggio. Affrontare il cambiamento che ci aspetta senza regole certe e tutele consolidate sarebbe stato non solo complicato, ma pericolosissimo.
D. Le due piattaforme, per quanto diversissime, puntavano a una svolta di sistema che non c’è stata, né in un verso né nell’altro. Chi ha ceduto di più?
R. Con un po’ di presunzione direi che siamo riusciti a respingere un attacco serio delle banche all’attuale sistema di tutele dei lavoratori. Volevano la riforma degli inquadramenti e non l’hanno avuta, volevano eliminare l’area contrattuale ed è restata, volevano abbattere il costo del lavoro, interrompendo la dinamica dello stesso, e hanno avuto solo delle compensazioni e il congelamento del Tfr. In cambio noi abbiamo portato a casa un contratto che ha dentro un’anima sociale. Si tratta di un nuovo modo per difendere l’occupazione e gestire con strumenti contrattuali importanti i difficili e decisivi mesi che ci attendono, a partire dal processo di fusione delle banche popolari.
D. Vi aspettate un alto numero di esuberi?
R. No, ho letto cifre irrealistiche, addirittura 20 mila esuberi. Ma sono numeri che l’associazione delle popolari ha fatto circolare per spaventare il governo. Il quale peraltro non ha dimostrato di avere tanta paura. Questo non significa che non ci saranno riduzioni di personale. Se due banche si fondono, un riassetto è fisiologico, ma ora abbiamo gli strumenti per affrontare la situazione, a cominciare dalla piattaforma bilaterale, dal fondo emergenziale che è stato arricchito e dall’area contrattuale che non è stata cancellata. In questo modo riusciremo a gestire le fusioni senza forzature utilizzando le soluzioni che il contratto (capito quanto è importante averlo) ci concede, ossia con gli esodi incentivati e i pensionamenti volontari.
D. La nuova piattaforma nelle vostre intenzioni è un po’ la cabina di regia delle crisi. Come funzionerà?
R. è una macchina ancora da costruire ma funzionerà mettendo insieme tutte le risorse disponibili del fondo esuberi, di quello emergenziale e dell’altro per l’occupazione giovanile, in modo da affrontare ogni eventuale crisi con tutti gli strumenti possibili, coinvolgendo anche banche più solide che potranno assorbire una parte del personale eventualmente in esubero.
D. Il contratto tutelerà i dipendenti che verranno esternalizzati, ma non i nuovi assunti dei rami d’impresa usciti dal sistema bancario. Il futuro dell’area contrattuale è comunque a rischio.
R. Intanto l’abbiamo difeso. E non è stato facile. Non nego che il problema tra qualche anno si possa ripresentare. Ma oggi la tutela c’è.
D. Quello di 85 euro in quattro anni è un buon aumento?
R. è la difesa del potere d’acquisto dall’inflazione. Ma il valore economico del contratto va oltre, l’Abi voleva cancellare in modo permanente scatti e rivalutazione del Tfr, che invece sono rimasti. Inoltre abbiamo migliorato il salario d’ingresso dei giovani. Nella valutazione bisogna comprendere tutto.
D. Alla fine l’intervento del governo non c’è stato.
R. Non abbiamo aperto un tavolo al ministero del Lavoro, ma le posso garantire che il ministro Giuliano Poletti c’è stato vicino, molto vicino, come del resto il sottosegretario Luca Lotti e l’onorevole Lorenzo Guerini, e ci tengo a ringraziarli. (riproduzione riservata)
MF-MILANO FINANZA giovedì 2 aprile 2015
Profumo: abbiamo gli strumenti per gestire il cambiamento epocale
di Mauro Romano
Alessandro Profumo nella lunga trattativa per il rinnovo del contratto dei bancari è stato il capo delegazione dell’Abi. Questa è la sua interpretazione dell’intesa raggiunta.
Domanda. Dottor Profumo, qual è l’aspetto positivo per le banche di questo accordo?
Risposta. Intanto è positivo che ci sia stato un accordo, e non era scontato.
Abbiamo avuto momenti di contrapposizione dura e trovare una sintesi non è stato semplice. Come tutti gli accordi, poi, sconta una certa ritualità e il gioco del dare e dell’avere. Si sono dovuti fare dei compromessi, da una parte e dall’altra, ma il risultato alla fine è soddisfacente
D. Sì, ma le banche che cosa portano a casa?
R. Un punto di riferimento chiaro sul costo del lavoro fino al 31 dicembre 2018, che ci consente inoltre di avere una dinamica dei costi unitari del lavoro sufficientemente contenuta. Certamente avremmo preferito che lo fosse ancora di più, ma, avendo dovuto cercare degli equilibri, va bene così. Però l’aspetto più importante è che questo accordo ci permetterà di affrontare un momento di grande cambiamento del settore, n termini sia di assetti societari che di modelli di relazione con la clientela, avendo in piedi un sistema di relazioni sindacali chiaro e stabile.
D. Non si tratta però di un contratto di svolta, come quello che avevate auspicato con la vostra piattaforma.
R. La nostra non era l’unica. C’era anche una piattaforma dei lavoratori ed è stato trovato un equilibrio.
D. Resta il fatto che metà degli addetti al settore ha più di 50 anni ed è inquadrato ai livelli più alti e che c’è bisogno di una trasformazione radicale delle professionalità, che erano le premesse della vostra piattaforma. Basterà questo contratto per affrontare la sfida?
R. Nell’intesa c’è una parte importante che riguarda la piena fungibilità nell’area dei quadri, che ci permetterà una maggiore flessibilità organizzativa. Ma, come si può leggere nel documento conclusivo, sul tema degli inquadramenti e della gestione delle professionalità è stato individuato un gruppo di lavoro per studiare le soluzioni di sistema da discutere nel prossimo contratto, ma già ora i vari gruppi bancari, secondo le loro specifiche esigenze, affronteranno con i sindacati interni nuove soluzioni organizzative. Non c’è un unico modello di banca, ogni azienda si confronta con le altre sul mercato, seguendo una propria specificità ed è giusto che l’architettura organizzativa nasca nel confronto con i propri dipendenti.
D. Sugli inquadramenti ci sono queste novità, ma sull’area contrattuale avete fatto marcia indietro. Giusto?
R. Abbiamo ritirato la nostra proposta, ma bisogna ricordare che non è passata nemmeno la linea dei sindacati, che richiedevano un significativo rafforzamento dell’area contrattuale stessa. Sulla questione è finita 0 a 0.
D. C’è molta enfasi sul valore sociale di questo accordo. Mi pare che la novità principale sia questa piattaforma per il ricollocamento dei dipendenti. Basterà per gestire le migliaia di esuberi che arriveranno con il consolidamento delle popolari?
R. Non so se ci saranno esuberi e se saranno tanti o pochi. So che ci saranno riassetti societari e organizzativi e proprio in relazione ai modelli che saranno scelti per servire i clienti, avere relazioni sindacali non sfilacciate, come inevitabilmente sarebbe invece successo senza un contratto, è senza dubbio un fatto positivo. Gestiremo il cambiamento con interlocutori pienamente legittimati. Il metodo con cui abbiamo lavorato nel rinnovo contrattuale è stato di grande chiarezza, trasparenza e anche di asperità della discussione (più volte abbiamo sfiorato la rottura), ma abbiamo raggiunto il risultato. Lo stesso metodo applicheremo ora nei confronti successivi. Ma mi lasci fare ancora una riflessione.
D. Prego.
R. Credo vada riconosciuto ai leader sindacali il fatto che hanno capito la portata del cambiamento che stiamo affrontando.
D. A questo proposito sembra importante la premessa dell’accordo; due pagine sulle otto complessive per enumerare punto per punto gli scogli che il mondo bancario deve attraversare.
R. Proprio così. E le svelo un retroscena: Noi avevamo scritto una bozza di premessa ma nel confronto è stata ampiamente rimaneggiata per inserire i contributi dei sindacati e alla fine quello che è uscito è veramente un testo condiviso, che non nasconde nessuna delle difficoltà e affronta tutti i mutamenti epocali che il settore sta vivendo, cambiamenti di regole, supervisione, contesto macroeconomico, comportamento dei clienti, tecnologie. Cambia tutto
D. In nottata sembrava che sul calcolo del Tfr potesse saltare tutto; soddisfatto della soluzione finale?
R. La base di calcolo rimane quella stabilita nell’accordo precedente, e quindi più ristretta di quella contrattuale, questo ci consente di avere un andamento dei costi sostenibile. Di contro i sindacati hanno ottenuto un’ispirazione sociale del contratto che li ha soddisfatti.
D. Contento anche dell’entità dell’aumento concesso?
R. Sono 85 euro in quattro anni, che sulla nostra base tabellare rappresentano quasi un 3% di aumento. Avremmo voluto chiudere con zero aumento dei costi, ma come le dicevo all’inizio un contratto è sempre un compromesso. Va visto nel suo insieme, che è equilibrato. Sì, sono soddisfatto. (riproduzione riservata)
MF-MILANO FINANZA giovedì 2 aprile 2015
Bancari, un contratto per il risiko – L’accordo raggiunto alla vigilia di una nuova stagione di aggregazioni, a cominciare dalle popolari Aumenti a regime di 85 euro e durata quadriennale, ma previsti anche stipendi d’ingresso più pesanti
di Mauro Romano
La firma è arrivata alle cinque di mattina, mentre fuori da palazzo Altieri, sede dell’Abi, albeggiava. Solo a quel punto Alessandro Profumo, presidente del Casl (Comitato per gli affari sindacali e del lavoro) dell’associazione bancaria e i segretari dei sindacati presenti al tavolo (Fabi, Fiba, Fisac, Uilca, Unisin, Dircredito, Sinfub e Ugl credito), hanno potuto tirare un sospiro di sollievo e mettere le loro firme in calce alle otto pagine che compongono l’ipotesi d’accordo di rinnovo contrattuale, che diventerà contratto nazionale dei bancari dopo le ratifiche del comitato esecutivo dell’Abi e soprattutto della base sindacale.
Un sospiro di sollievo dovuto non solo alla scongiurata disapplicazione del vecchio contratto, che sarebbe dovuta scattare alla mezzanotte del 31 marzo (la dead line è stata superata di appena cinque ore), ma soprattutto alla consapevolezza di entrambe le parti che il nuovo accordo serve in particolar modo a far navigare il sistema bancario nelle turbolenze che il risiko delle banche popolari inevitabilmente innescherà. Già perché la parte più importante del nuovo pacchetto non è tanto quella economica, con l’aumento di 85 euro per la retribuzione base, che sarà completato a regime, ossia a fine 2018 (con lo slittamento di un anno dei termini, visto che la durata sarà quadriennale).
L’essenza principale di questo contratto è in quella che i sindacati hanno chiamato «anima sociale», ossia il pacchetto di strumenti a tutela dell’occupazione, come il fondo per la nuova occupazione, prorogato per tutta la durata del contratto e implementato anche in sinergia col Fondo di Solidarietà, per avere più massa critica a difesa di chi perderà il posto per ristrutturazioni, fusioni o crisi aziendali, cosi per disporre, a seconda dei casi, interventi di solidarietà espansiva, di riconversione o riqualificazione professionale del personale in esubero. è quella che i sindacati definiscono cabina di regia delle crisi e che dovrebbe avere nella nuova piattaforma bilaterale per il ricollocamento del personale, il suo braccio operativo, un hub telematico per mettere in connessione domanda e offerta di lavoro.
Ovviamente nell’intesa c’è molto altro, come riporta l’infografica qui a fianco, a partire dall’incremento dell8% della retribuzione per i neoassunti (che vale a regime circa 180 euro). Non c’è la riduzione da 13 a 6 dei livelli d’inquadramento, richiesta con forza dall’Abi, ma è stata garantita alle aziende la piena fungibilità dei primi quattro livelli, quelli dei quadri direttivi, mentre su base aziendale imprese e sindacati potranno definire nuove organizzazioni interne, mentre è rimasta intatta l’area contrattuale, e quindi il contratto bancario continuerà a valere anche per i lavoratori dei rami d’azienda esternalizzati. In ultima analisi, però, l’importanza dell’intesa, come assicura Profumo nell’intervista pubblicata nella pagina a fianco, è che un contratto nazionale continuerà ad esserci. E con i tempi che si avvicinano è già molto.
Soddisfatto, ovviamente, il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, convinto che sia stato raggiunto «il massimo dei risultati possibili. E il nuovo contratto è di equilibrio innovativo», in grado di «favorire l’efficienza sempre crescente delle imprese bancarie italiane», ma anche di valorizzare «le sensibilità sociali». Obiettivi condivisi anche dai sindacati, che pure rivendicano di aver ridimensionato i disegni dell’Abi, come fa Lando Maria Sileoni, segretario generale Fabi, contento di aver scongiurato «l’eventuale disapplicazione del contratto stesso, che avrebbe creato enormi problemi ai lavoratori lasciandoli senza tutele». Il segretario generale della Uilca, Massimo Masi, esulta perché è stato «sconfitto il disegno di Abi di destrutturare il contratto nazionale e si conferma il valore centrale e imprescindibile dello stesso come strumento di riferimento per la categoria dei bancari, di cui viene riconosciuta l’autonomia e l’importanza professionale». La Fiba Cisl, a sua volta, definisce l’intesa non prima di sacrifici, ma sottolinea come sia allo stesso tempo, «un intervento minimale che ridimensiona le attese dell’Abi e consente alla categoria di mantenere intatto il contratto di lavoro». Con l’ipotesi d’intesa abbiamo sconfitto la linea di chi in Abi aveva puntato alla disdetta e alla disapplicazione del contratto, aggiunge ancora il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, ricordando che «pur in un contesto di difesa dell’impianto contrattuale», l’intesa «introduce elementi di innovazione che guardano in modo particolare ai giovani e all’occupazione». (riproduzione riservata)
MF-MILANO FINANZA giovedì 2 aprile 2015
Un buon lavoro che può essere d’esempio per altre categorie
di Angelo De Mattia
Come previsto, è stata raggiunta, alla fine, l’intesa tra l’Abi e i sindacati per il rinnovo del contratto di lavoro dei 309 mila bancari. L’accordo è equilibrato, affronta i problemi dell’occupazione, con particolare riferimento a quella giovanile, e dell’occupabilità, introduce elementi di carattere sociale, preserva i confini dell’area contrattuale, prevede una valenza contrattuale di quattro anni e assegna aumenti economici di 85 euro. In una situazione difficile per entrambe le parti contraenti, il risultato è apprezzabile: adesso si dovrà tradurre nella concreta stesura del contratto dopo la valutazione da parte delle assemblee dei lavoratori. I bancari, dopo 18 mesi di incontri e trattative, ora hanno un contratto, il che non era affatto scontato, essendo giunti a ridosso del termine a decorrere dal quale avrebbe potuto essere attuata la disapplicazione del contratto vigente, come magari avrebbe voluto la parte, assai minoritaria, di banchieri non disposta a «ragionare, ragionare e ragionare», come Antonio Patuelli aveva più volte richiesto, con l’inizio di un periodo di conflittualità che non sarebbe stata nell’interesse vero di nessuna delle due parti. Vi saranno poi confronti successivi , a seguito di periodici monitoraggi, tra banche e sindacati sulle nuove professionalità, sull’evoluzione dei compiti dei dipendenti ai diversi livelli, sul modello di istituto di credito che si afferma nella trasformazione. In sostanza, l’intesa guarda dentro e fuori la categoria; ha presente gli interessi del sistema, ma valorizza pure, nei termini in cui oggi è possibile, il ruolo e le aspettative di chi opera nelle banche e, prevedendo il monitoraggio dell’evoluzione di queste ultime, in definitiva afferma una piena partecipazione dei lavoratori ai processi di innovazione. Non è poco, nelle condizioni date. Il capitale umano, la risorsa fondamentale del sistema bancario e finanziario, non viene sottovalutato. Ora, però, tutto ciò, essendo un mezzo (in senso nobile) per raggiungere con maggiore efficacia gli scopi istituzionali, dovrà consentire un apporto ancora più avanzato perché le banche possano svolgere meglio la loro funzione di sostegno alle famiglie e alle imprese e di tutela e valorizzazione del risparmio. E ciò in un periodo di crisi non del tutto superata e di innovazioni normative non sempre le migliori per far fronte a problemi reali, ma spesso affrontati con modalità sbagliate nel metodo e nella sostanza. Ovviamente, il migliore sostegno anzidetto comporta azioni nelle strategie, nella governance, nell’organizzazione e nei costi degli istituti: ma gli interventi ben potranno essere coerenti con i risultati dell’intesa in questione. Alessandro Profumo, il capo dei negoziatori dell’Abi, e gli esponenti di vertice delle diverse sigle sindacali possono, insomma, affermare di avere fatto un buon lavoro. Per taluni versi, l’accordo potrà essere un precedente da considerare anche per le negoziazioni di altre categorie. è fondamentale, insomma, che l’intesa venga vissuta come una piattaforma di rilancio, che sia di particolare impulso ad accentuare progettualità e dedizione, spirito critico e capacità di innovazione, merito ed esperienza: requisiti cruciali per un sistema che affronta le sfide del nuovo e della concorrenza. (riproduzione riservata)
CORRIERE DELLA SERA giovedì 2 aprile 2015
Contratto bancari, 85 euro al mese Niente Jobs act nelle ristrutturazioni. Patuelli: spazio ai giovani. Sileoni: tutele al lavoro
I bancari hanno un nuovo contratto di categoria. Evitata in extremis la disapplicazione che sarebbe scattata dal primo di aprile. Non era scontato. Anzi: la settimana scorsa il sindacato aveva abbandonato il tavolo sbattendo la porta. Una rottura recuperata in extremis con due giorni di confronto a oltranza. La chiusura dell’intesa è arrivata nella notte tra martedì e mercoledì. Sul riconoscimento economico le parti si sono trovate a metà strada. 123 euro lordi chiedevano le sigle della categoria, 53 ne proponeva l’Abi Alla fine si è chiuso a 85 lordi, pari a una cinquantina netti in tre anni, divisi in tre tranche. Il sindacato è riuscito a mantenere l’area contrattuale, in altre parole il perimetro di applicazione del contratto. In compenso si è adattato al prolungamento di un anno del periodo di applicazione del nuovo accordo (che scadrà così il 31 di- 2018). L’Abi ha rinunciato alla cancellazione degli otto scatti di anzianità della categoria. Ma ha ottenuto che, per la durata in vigore del contratto, il tfr (la liquidazione) sia calcolato solo su stipendio base e scatti di anzianità, escludendo indennità e ad personam. L’associazione delle banche insisteva anche per una rimodulazione degli inquadramenti. Nulla di fatto in questa accordo ma si pongono le basi per il futuro con l’istituzione di un tavolo ad hoc. Un punto qualificante dell’intesa riguarda la deroga all’applicazione del Jobs Act per tutte le «cessioni individuali e collettive di rapporti di lavoro». Tradotto dal sindacalese: una banca cede un ramo d’azienda a un altro istituto, ai dipendenti che cambiano datore di lavoro non si applicherà il Jobs act. Per loro in caso di licenziamento illegittimo resterà aperta la strada della reintegrazione nel posto di lavoro. «Il metodo della ragione che avevo invocato più volte ha dato frutti. Abbiamo raggiunto il massimo dei risultati possibili», ha commentato ieri il presidente dell’Abi Antonio Patuelli. Sottolineando lo sforzo a favore dei giovani della categoria (i neoassunti con il vecchio contratto intascavano uno stipendio di 1.790 euro lordi, il 18% in meno dei minimi contrattuali, mentre con il nuovo contratto saliranno a 1.970 Dal canto suo Alessandro Profumo che ha guidato la delegazione Abi nella trattativa ha sottolineato come l’intesa sia importante «perché fino al 2018 dà un quadro chiaro del costo del lavoro». Dopo lo scampato pericolo i sindacati della categoria cantano vittoria. «La fortissima risposta dei lavoratori manifestata attraverso gli scioperi (due, ndr;) e le manifestazioni di piazza ci ha garantito forza politica e contrattuale, facendo recedere l’Abi dall’intento di smantellare il contratto nazionale, sostituendolo con i contratti di gruppo», è la lettura di Lando Maria Sileoni, a capo della Fabi. Con l’inflazione negativa per il sindacato la negoziazione dei contratti è diventata un’impresa in salita. Di qui gli occhi puntati sulla trattativa dei bancari. «Sia banche che commercio hanno accordato cifre superiori al bonus fiscale del governo», ha fatto notare in polemica con palazzo Chigi il segretario della Cgil, Susanna Camusso. In ogni caso, prima di entrare in vigore il primo luglio prossimo, l’intesa dovrà essere sottoposta ai lavoratori. Rita Querzé
IL GIORNALE giovedì 2 aprile 2015
Per i bancari un contratto solo a metà Firmata l’intesa economica, ma Abi e sindacati rimandano la definizione dei ruoli da svolgere allo sportello
MASSIMO RESTELLI
La banca del futuro deve attendere almeno un altro anno. All’alba di ieri Abi e sindacati hanno il nuovo contratto che disciplina stipendio (85 euro dei 309 addetti del settore, ma hanno demandato a aspetto più dei compiti in un’industria del sia per la «magrezza» degli utili nel dell’internet banking presso la clientela. In sostanza un accordo a metà. Resta da decidere come potrà il personale e chi dovrà svolgere i «nuovi mestieri» che nasceranno dentro e fuori filiali sempre più paperless al dilemma, molto sentito dai due big Intesa Sanpaolo e Unicredit, le parti si sono date altri 12 mesi per ragionare. Confermata «piena fungibilità» dei «quadri direttivi» dal livello Qd al Qd semplificando, il direttore di una grande filiale dirigente (Qd potranno essere o diverso inquadramento vale dei servizi (Qd Non si tocca per il base; quindi niente conversione forzata per giungere a filiali supermarket che

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