La FABI aveva avviato le procedure contro il famigerato art. 24 del Decreto Legge 201/2011. In campo con un ricorso alla Magistratura del Lavoro per incostituzionalità e cause pilota individuali. Sileoni: "Faremo ricorso per quei pochi che hanno perso la causa".
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CORTE COSTITUZIONALE BOCCIA BLOCCO DELLA PEREQUAZIONE

La FABI aveva avviato le procedure contro il famigerato art. 24 del Decreto Legge 201/2011. In campo con un ricorso alla Magistratura del Lavoro per incostituzionalità e cause pilota individuali. Sileoni: “Faremo ricorso per quei pochi che hanno perso la causa”.
CORTE COSTITUZIONALE BOCCIA BLOCCO DELLA PEREQUAZIONE

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Era partita a settembre 2013 l’iniziativa della FABI contro il blocco della perequazione delle pensioni. A distanza di un anno e mezzo è la Corte Costituzionale a mettere la parola fine alla questione. Una sentenza che ha riconosciuta l’illegittimità del blocco dei trattamenti pensionistici al costo della vita per gli assegni superiori a tre volte il minimo INPS. La FABI è subito scesa in campo per sostenere i pensionati toccati dalla riforma, coordinando tutte le vertenze. Una serie di “cause – pilota” che non potendosi rivolgere alla totalità dei casi, sono state adeguatamente definite e monitorate a livello nazionale.
Il primo passo è stato quello del ricorso alla Magistratura del Lavoro, con lo scopo di sollevare, presso la Corte Costituzionale, la questione di legittimità costituzionale delle norme vigenti; quindi, per ogni caso individuale si è proceduto con lettere all’INPS di riferimento, ricorsi amministrativi, fino ad arrivare ad azioni giudiziarie in varie province.
Ora, la sentenza della Corte Costituzionale boccia l’art. 24 del Decreto Legge 201/2011, un articolo che andava ad impattare fortemente sui pensionati che percepivano un assegno netto a partire da 1.217 euro.
E non è finita, lo stesso Segretario Generale della FABI promette: “Iniziative a tutela dei pensionati, faremo ricorso per quei pochi che hanno perso la causa”.
Roma, 04/05/2015
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