iv style=”text-align: justify”>In dieci anni nel settore persi oltre 46mila posti di lavoro. E con le prossime fusioni il numero potrebbe lievitare. Sileoni: “No a ulteriori esuberi. Non ci sono strumenti per gestirli. Prepensionamenti obbligatori non praticabili”
CORRIERE ECONOMIA lunedì 22 Giugno 2015
Banche Non bastano (altri) 20 mila esuberi – Con quelle previste nei piani industriali si superano le 46 mila uscite. E poi ci sarebbero le fusioni…
Nei numerosi dossier che riguardano la prossima mano di risiko bancario, ovvero il processo di consolidamento del settore che dovrebbe prendere il via nella seconda metà dell’anno, interessando non solo le banche popolari di maggior dimensione, c’è un convitato di pietra con il quale tutte le parti sono chiamate a fare i conti: il numero dei dipendenti coinvolti.
Cambiamenti
Il lavoro bancario ha subito negli ultimi anni profondi cambiamenti, indotti in special modo dalla digitalizzazione del sistema, ma la categoria italiana rimane la più sindacalizzata d’Europa. Nonostante questo – e in forza soprattutto del finanziamento del Fondo esuberi da parte delle aziende di credito, quindi senza nulla toccare delle risorse pubbliche – nei cinque anni che sono trascorsi tra il 2009 e il 2014 hanno lasciato il lavoro in banca 26.754 dipendenti. Il totale è infatti passato da 330.458 a 303.704, con punte di significativi tagli in Lombardia (da 82.205 a 75.186 = -7.037), Toscana (da 28.486 a 24.578 =-3.908) e Piemonte (da 31.248 a 27.879 =-3.405). Ma tutto questo è alle spalle: un ciclo concluso. Davanti ci sono invece i piani industriali che porteranno i 14 maggiori istituti bancari italiani da qui al 2018 e in alcuni casi al 2020 e che prevedono – a questo momento – ulteriori eccedenze per un totale di 19.700 lavoratori. Una cifra che porterebbe il totale, nel decennio, a quota 46.454 posti di lavoro in meno e al superamento della soglia psicologica dei 300 mila lavoratori impiegati nel settore.
Nuovi parametri
Eppure tutto ci ò non basterebbe, perché tutte queste cifre sono al netto dei processi aggregativi allo studio, che basano il loro appeal proprio sulla capacità di ridurre in maniera significativa i costi fissi, di cui i dipendenti sono una delle voci più consistenti. «Dal nostro punto di vista – dice Lando Maria Sileoni, leader del sindacato Fabi, la più numerosa organizzazione dei lavoratori bancari in Italia – non ci sono spazi per ulteriori esuberi. La legge Fornero ha ristretto i sentieri praticabili e al momento non ci sono strumenti per pensare a riduzioni della popolazione bancaria, oltre alle operazioni già annunciate, concordate e finanziate dal fondo esuberi. E se gli istituti di credito pensano sia praticabile la via dei prepensionamenti obbligatori, questo equivarrà a una dichiarazione di ostilità». Sileoni arma le truppe, anche perché dopo l’estate il confronto si annuncia particolarmente severo e denso di incognite. Una di questa riguarda la controparte. Alessandro Profumo non dovrebbe più rappresentare l’Abi, ovvero le banche, nelle trattative. Le regole del dopo Mussari prevedono la decadenza immediata dagli incarichi associativi in presenza delle dimissioni in azienda e Profumo ha annunciato che lascerà la presidenza del Monte dei Paschi nel prossimo agosto. Chi lo sostituirà alla guida del Comitato affari sindacali dell’Abi? Il candidato più accreditato, al momento, è Eliano Omar Lodesani, chief operating officer di Intesa Sanpaolo dal 1° giugno 2014, quando sostituì Francesco Micheli, che a sua volta era a capo del Casl dell’Abi.
La scelta di Lodesani impatterebbe anche sui vertici dell’Associazione bancaria. Se il presidente Antonio Patuelli, al netto dei regolamenti, appare disponibile a una riconferma, si sta comunque formando una rosa di alternative, rappresentate da Gian Maria Gros-Pietro di Intesa (su questo impatterebbe la nomina di Lodesani), Luigi Abete (Bnl-BnpParibas) e Roberto Nicastro (Unicredit). Chi farà i conti sugli esuberi?
Partita «on line»
Un accordo, sulla base delle procedure note, non appare al momento possibile tanto più che su tutto il mondo dei lavoratori del credito incombe l’incognita della banca online . Finora, pochi si sono mossi su questo sentiero.
Secondo le forze sindacali il barile è già stato raschiato. Resterebbero, secondo alcuni, le piccole e medie banche dalle quali taluni suppongono di poter trarre efficientamenti nell’ordine delle 4-5 mila posizioni di lavoro. Sarà lì che si abbatterà la tagliola della razionalizzazione? Di sicuro anche le piccole e piccolissime Bcc, le banche di credito cooperativo, non sono escluse da questi processi e una parte dei 35 mila dipendenti del settore potrebbe essere prossimamente messa in discussione. @Righist-© RIPRODUZIONE RISERVATA