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MF-MILANO FINANZA mercoledì 8 luglio 2015
Sileoni (Fabi): da Abi niente scherzi sul contratto
di Bernardo Soave
Si chiude oggi la maratona per il rinnovo del contratto nazionale del lavoro per il settore bancario. Nella giornata dell’assemblea annuale dell’Abi, sindacati e vertici di Palazzo Altieri sottoscriveranno infatti il testo dell’accordo, ma il segretario generale della Fabi Lando Sileoni comunque mette le mani avanti: «Non accetteremo sorprese e invitiamo l’Abi a non inserire nel nuovo articolato argomenti non concordati. è meglio essere subito chiari per evitare contrapposizioni che potrebbero indurre le organizzazioni sindacali a decisioni drastiche».
Domanda. Segretario, ora il contratto passerà alla prova dei piani industriali nei gruppi. Si aspetta sorprese?
Risposta. I rappresentanti delle banche in Abi sono gli stessi che gestiscono i piani. Se ci saranno forzature, la questione sarà affrontata con determinazione. Questo giochino di stabilire regole a livello nazionale per poi tentare di superarle a livello aziendale e di gruppo deve finire. Non ci costringano a rivolgerci alla magistratura del lavoro o a diventare inaffidabili come loro.
D. Qual è il suo pensiero su risiko bancario, trasformazioni delle popolari in spa, stato di salute del settore?
R. La priorità è la creazione della bad bank a partecipazione sia pubblica che privata. Potrebbero così crearsi nuove risorse per garantire maggior credito a famiglie e imprese e rimettere in piedi un meccanismo virtuoso di erogazione del credito. Rispetto all’avvio delle fusioni, registro un forte rallentamento: nessuna banca vuole perdere il rapporto col territorio d’origine e soprattutto pesano gli egoismi e le ambizioni personali dei vertici di alcune aziende. Mi auguro che Mps rimanga a Siena e credo che alla fine potrebbe emergere un compromesso che porti alla nascita di un terzo polo bancario, salvaguardando per ò il marchio e la storia del gruppo senese. Anche il processo di trasformazione delle popolari in spa sta rallentando e in quest’ottica credo che sarebbe un errore la creazione di un modello di banca unica. Si perderebbero, infatti, i brand locali e il radicamento degli istituti sul territorio. Abbandonare il modello federale sarebbe un errore imperdonabile. Infine, in questi giorni, Intesa Sanpaolo sta ridefinendo il modello di governance. Se sparirà il duale, a breve anche il resto del settore bancario si adeguerà. è chiaro che un mercato denso d’incertezza rende più complicato fare fusioni a breve termine.
D. L’avvio delle fusioni porterà esuberi?
R Non vogliamo sentire parlare di esuberi. Ci sono le condizioni per mantenere i 309 mila addetti del settore. Siamo pronti a confrontarci per creare nuove professionalità, nuovi mestieri e nuove opportunità di lavoro, con l’obiettivo di mantenere e aumentare l’occupazione e gli stessi ricavi delle banche.
D. Come vede la situazione del settore bcc?
R. In questi ultimi tre mesi la cosiddetta autoriforma ha subito una battuta d’arresto, a causa delle pressioni che i parlamentari locali, su sollecitazioni delle bcc, hanno indirizzato al governo. A breve non ci saranno novità. Respingiamo il tentativo di evidenziare la necessità di alcune migliaia di esuberi nel settore. Affermare che le bcc non hanno le risorse economiche per finanziare i prepensionamenti volontari, pretendendo così un contributo di solidarietà da parte dei lavoratori, è inaccettabile e non veritiero.
D. Oggi è il giorno dell’assemblea annuale di Abi. Come giudica la presidenza Patuelli?
R. Considerata la difficile eredità che Patuelli ha dovuto gestire, giudico positivo il suo operato. Ha saputo ridare autorevolezza politica all’associazione e sotto la sua gestione abbiamo rinnovato il contratto nazionale. Mi dispiace che se ne vada Alessandro Profumo e spero che il nuovo presidente del Casl sia un uomo di tavolo negoziale, uno abituato a gestire sia le risorse umane sia le relazioni sindacali. In questo momento c’è bisogno di dialogo e non di atteggiamenti massimalisti e demagogici.
D. Come si supererà, secondo lei, l’attuale momento d’impasse?
R. Solamente quando il presidente della Bce, Mario Draghi, che ha dimostrato di essere un ottimo tecnico, ma anche un politico estremamente raffinato, prenderà in mano l’attuale situazione, insieme alla Banca d’Italia. Anche se l’esito di alcune inchieste della magistratura potrebbe avere impatti sullo sviluppo dello stesso risiko bancario. (riproduzione riservata)