POPOLARE VICENZA, LA FABI SULLA STAMPA

All’indomani della presentazione del nuovo piano industriale, la FABI ribadisce il suo no ai 575 esuberi. Xausa: “”Magistratura faccia chiarezza sui manager. No a uscite obbligatorie”. La dichiarazione ripresa dai principali quotidiani nazionali e locali

IL GIORNALE (ed nazionale) giovedì 1 ottobre 2015
Pop Vicenza cerca la svolta e punta all’utile dal 2016 – L’ad Iorio chiude con i prestiti «privilegiati» ai soci e rimanda il matrimonio a dopo la Borsa. Nel 2020 profitti a 330 milioni
Massimo Restelli
Malgrado oggi sia in mezzo alla bufera, Banca Popolare di Vicenza promette che rivedrà l’utile l’aumento di capitale da 1,5 miliardi in agenda ad aprile. In parallelo, partirà la ristrutturazione con la vendita degli asset non strategici e un taglio ai costi: da e 575 gli addetti in esubero. L’obietivo è superare i 20 milioni di profitti nel 2018 e i 330 milioni nel 2020. Il nuovo piano industriale è stato presentato ieri dall’ad Francesco Iorio, arrivato a Vicenza risanare la Zonin. La ricerca dello sposo è invece rimandata a dopo la quotazione in Borsa, ha chiarito Iorio: tra «fine febbraio e inizio marzo» i soci saranno chiamati in assemblea per l’ok alla trasformazione in spa e all’aumento entro aprile, insieme alla quotazione. In un accordo entro l’anno i mille clienti che ha finanziato in modo «privilegiato» in cambio dell’appoggio alle vecchie ricapitalizzazioni. I prestiti sono peraltro finiti nel mirino degli ispettori Bce e la Procura ha avviato un’indagine che interessa Zonin e l’ex ad Samuele Sorato. Vicenza, ha detto Iorio, valuterà di responsabilità solo quando il quadro sarà «definito» La ricapitalizzazione è «difficile ma non impossibile» ha proseguito Iorio. E il prezzo sarà «significativamente più bas dei 48 euro attuali, peraltro già frutto della sforbiciata vicina al % imposta dalla se sarà per dal 2017 un pay- dell’ %. Iorio spera che le famiglie e mette in cantiere misure di incentivo: «A partire da novembre, istituzionali o privati potranno prenotare porzioni dell’aumento che è garantito da Unicredit. Il timore del governatore Veneto Luca Zaia è che, con l’aumento Vicenza venga tolta di spinge per le nozze con Veneto Banca: «Ognuno deve fare il sulla Borsa; quindi una frecciatina copertura crediti. Quanto al piano di dimagrimento, l’unica partecipazione che Vicenza ritiene strategica è Cattolica. 575 l’anno prossimo e 275 nel sindacati Fabi e Uilca sono preoccupati soprattutto Servizi bancari (300 addetti), che potrebbe finire all’azienda consortile Sec Servizi (di cui Vicenza ha il 49%)
IL TIRRENO giovedì 1 ottobre 2015
«Non penalizzare i lavoratori Bisogna fare pulizia al vertice» – Sindacati all’attacco «Tutelare i dipendenti dalle azioni legali»
SINDACATI in fibrillazione dopo la presentazione del piano industriale 2016/ della Banca popolare di Vicenza che conferma le indiscrezioni dei giorni scorsi su 575 esuberi (300 entro il 2016 più 275 entro il 2020) e la chiusura di 150 sportelli. «Su nostra precisa richiesta il consigliere delegato ha confermato che l’accesso al fondo esuberi sarà su “base assolutamente volontaria” – confermano in una nota congiunta le delegazioni Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Unisin che hanno incontrato i vertici della banca – Prima di qualsiasi intervento sul personale vanno comunque eliminati gli imbarazzanti consigli di amministrazione delle aziende del gruppo, certamente più costosi dei lavoratori. Il rilancio non pu ò partire dal sacrificio esclusivo dei dipendenti: deve essere completata l’opera di pulizia del vertice aziendale che deve includere tutte le figure apicali che hanno fatto scelte irresponsabili, scelto di non vigilare e umiliato il personale». I sindacati inoltre invitano i dipendenti a rivolgersi alla Procura della Repubblica per segnalare qualsiasi violazione di legge oltre ad aver chiesto esplicitamente al consigliere delegato «di tutelare i colleghi che hanno operato eseguendo gli ordini dei superiori». «Ribadiamo la nostra ferma contrarietà al piano di riduzione dei costi presentato dal Gruppo banca Popolare di Vicenza, che impatta pesantemente sui lavoratori, con i 575 esuberi. Ancora una volta si utilizza la ricetta dei tagli al personale per rimediare agli errori di gestione di manager, sui quali ci auguriamo faccia al più presto chiarezza la magistratura», chiosa Giuliano Xausa, segretario nazionale della Fabi. Perplessità per Fulvio Furlan, segretario nazionale Uilca, sul passaggio di circa «400 lavoratori di Servizi bancari a una società consortile di cui la banca è nel capitale solo per il 49%». I sindacati nei prossimi mesi continueranno un confronto con il Gruppo che ha previsto anche «200 nuove assunzioni e l’indicazione per le uscite di ricorrere al Fondo di settore solo in termini volontari».
IL TIRRENO giovedì 1 ottobre 2015
BpVi parte il ridimensionamento – Indiscrezioni confermate: 600 dipendenti da tagliare, 150 filiali da chiudere, 75 subito. Il ceo Iorio: «Utili da 530 milioni in 4 anni»
Confermate le indiscrezioni sul futuro della banca Popolare di Vicenza. Il cda ha approvato ieri, il piano industriale che dovrà traghettare l’istituto di credito da qui fin al 2020 e che prevede un aumento di capitale per un miliardo e mezzo, la trasformazione in spa da concretizzarsi entro aprile 2016, con il cambio di governante da rinnovare entro giugno del prossimo anno. Il tutto per ò accompagnato da una profonda ristrutturazione delle macchina operativa. Entro il 2016 è prevista la chiusura di 150 filiali (75 già nel 2015), questione quindi di pochi mesi, le restanti 75 nel corso del prossimo anno. Non va meglio sul fronte dei dipendenti: gli esuberi, secondo il cda BpVi sono 600 (575 secondo fondi sindacali), 300 da mandare a casa nel corso del 2016, mentre i restanti tagli verranno spalmati anno dopo anno fino 2020. A fronte di una razionalizzazione così forte, per ò, il cda della banca ha annunciato circa 200 nuove assunzioni. «Al momento – affermano i sidacati Fabi, First Cisl, Fiasac Cgil e Unisin in una nota, i cui rappresentanti hanno incontrato nei giorni scorsi il direttor generale Francesco Iorio – è prematura ogni valutazione in quanto le ricadute dovranno essere discusse nell’ambito di un’apposita procedura nella quale queste organizzazioni sindatii negozieranno numeri, condizioni e tutele. Una cosa è chiara – hanno proseguito – non lasceremo indietro nessun collega a prescindere per quale società del gruppo lavori». Fabi, First, Fisac e Unisin ribadiscono la linea dura e chiedono che «prima di qualsiasi intervento sul personale» vadano eliminati «gli imbarazzanti consigli di amministrazione in essere nelle aziende del gruppo certamente più costosi dei lavoratori». Una “pulizia dei vertici” chiesta da gran voce da lavoratori e sindacati «che deve includere – proseguono i rappresentanti sindacali – quelle figure apicali che hanno fatto scelte irresponsabili, non hanno vigilato, hanno umiliato il personale e che ancora oggi cercano di rovesciare sui colleghi colpe che vanno cercate altrove». Secondo Giuliano Xausa, segretario nazionale della Fabi: «Il nuovo piano industriale incide pesantemente sui lavoratori e la magistratura deve fare chiarezza sugli errori gestione dei manager. Non accetteremo uscite obbligatorie e quanto alle annunciate assunzioni verificheremo che non restino lettera morta». E’ stato il direttore generale e consigliere delegato Ioroi a presentare i numeri del riassetto: «Prevediamo – ha detto – un utile superiore ai 200 milioni nel 2018 e superiore ai 330 milioni nel 2020». Mentre in relazione all’aumento di capitale che partirà nell’aprile nel 2016 (senza alcuna fusione fino alla quotazione in borsa) si è augurato che «i gli attuali soci possano essere convinti del valore della banca e sottoscrivano l’aumento di capitale. C’è la possibilità – ha proseguito che alcuni operatori istituzionali e privati possano partecipare in maniera anticipata allo stesso». Nell’ambito del riassetto che punta a una forte semplificazione complessiva del modello operativo bancario, Ioro ha anche annunciato «un accorciamento della catena di controllo e l’eliminazione di tutte le partecipazioni non strategiche. L’unica strategica – ha aggiunto – è Cattolica Assicurazioni, le altre saranno valutate in ottica di creazione di valore».
IL GAZZETTINO (tutte le “6” edizioni) giovedì 1 ottobre 2015
Sindacati in allarme: «Troppi 575 esuberi, paghiamo errori di altri – Prevista la chiusura di 150 sportelli, 75 entro fine anno A rischio anche i trecento addetti della Servizi bancari
VICENZA – (m.cr Gli esuberi scendono a 575 rispetto alle indiscrezioni della vigilia ma è in vista anche al chiusura della Servizi Interbancari (300 addetti), le assunzioni vanno a 180, quel che rimane ferma nei piani del consigliere delegato Francesco Iorio è la chiusura di 150 filiali, 75 entro fine anno (una trentina sono già stati smobilitati). E il sindacato promette battaglia. «Ribadiamo la nostra ferma contrarietà al piano di riduzione dei costi presentato dal gruppo Banca Popolare di Vicenza, che impatta pesantemente sui lavoratori, con i 575 esuberi dichiarati dall’azienda Così Giuliano Xausa, segretario nazionale della Fabi, commenta il piano industriale 2015- approvato dall’istituto «Ancora una volta aggiunge – si utilizza la trita ricetta dei tagli al personale per rimediare agli errori di gestione di taluni manager, sui quali ci auguriamo faccia al più presto chiarezza la magistratura. Non accetteremo uscite obbligatorie – nota ancora Xausa – quanto alle annunciate 180 assunzioni verificheremo che non restino lettera morta». Xausa sottolinea poi di condividere «la necessità di rilanciare la banca», ma precisa che «ci ò non pu ò passare attraverso un impoverimento della presenza del gruppo sul territorio, con la chiusura di 150 sportelli e la pesante riduzione d’organico annunciata. Chiederemo il rispetto e la piena tutela dei lavoratori e anche degli azionisti». Il piano esuberi della Popolare di Vicenza non convince neppure la Uil: «Presenta elementi di preoccupazione». Secondo altri sindacalisti per ò non è un piano «lacrime e sangue, considerato che la riduzione dei costi al 2020 si limita ad uno 0,3 Inoltre, hanno aggiunto, c’è fiducia che il numero di esuberi, che ammonta appunto a 575 unità (300 uscite entro l’anno prossimo e altre 275 tra il 2019 e il 2020), possa essere gestito o ridotto nell’ambito della trattativa con le parti sociali. Le maggiori preoccupazioni riguardano invece il piano di dismissione della Servizi bancari Spa, che ad oggi dà lavoro a circa 300 persone. L’intenzione sarebbe di cederla all’azienda consortile veneta Sec Servizi, società specializzata nell’outsourcing per il credito e la finanza, di cui la Vicenza detiene un 49% al fianco ad altri istituti bancari tra cui Veneto Banca. Il presidente del Veneto Luca Zaia torna sulla questione e questa volta attacca il governo: «Ha obbligato le due banche popolari non quotate coinvolte nella riforma del settore, la Popolare di Vicenza e Veneto Banca, giocare in Borsa a carte scoperte e il risultato sarà un massacro in quotazione. A pagare saranno i soci, quasi sempre piccoli risparmiatori, e le imprese clienti. E le banche verranno regalate ad altri». © riproduzione riservata
CRONACA DEL VENETO giovedì 1 ottobre 2015
ALLA VICENTINA – SEICENTO ESUBERI E SPORTELLI TAGLIATI
Seicento esuberi e chiusura di più di 100 filiali. Queste alcune delle misure contenute nel piano industriale fino al 2020 della Popolare di Vicenza. Per quanto riguarda i colletti bianchi, per il momento non si parla di esuberi ma di pensionamenti puri e prepensionamenti distribuiti nell’arco di tre anni. Il terremoto che l’istituto presieduto da Gianni Zonin sta attraversando quindi, come era inevitabile, si rifletterà sui posti di lavoro con una consistente cura dimagrante anche per il network di sportelli. «Se i 600 esuberi del gruppo Banca Popolare di Vicenza dovessero essere confermati, ci troveremmo di fronte alla solita beffa confezionata ad arte contro i lavoratori». Così Giuliano Xausa, segretario nazionale della Fabi, commenta le indiscrezioni sui tagli di personale. “Riteniamo inaccettabile che le colpe di una gestione tutt’altro che trasparente dell’istituto vengano fatte pagare ancora una volta ai dipendenti – aggiunge Xausa – Contrasteremo in tutte le sedi questa politica selvaggia di taglio al costo del lavoro. Mandare a casa 600 addetti – prosegue – vuol dire eliminare il 10% dell’attuale organico della banca, impoverendone risorse e professionalità. Riteniamo che mai come in questo momento al gruppo servano proposte chiare di rilancio e una visione industriale a largo respiro, non l’ennesimo bagno di sangue a danno dei lavoratori e dell’istituto stesso», conclude.
LIBERO giovedì 1 ottobre 2015
I guai della Popolare di Vicenza – Zonin non si dimette ma lascia a casa 575 persone
Ci sono 117 soci decisi a dare battaglia. E i sindacati pronti a sparare le cannonate. Perché nonostante il piano industriale della Popolare di Vicenza presentato ieri indichi il ritorno all’utile già nel 2016, azionisti e lavoratori non ci stanno a pagare il conto. Così, i primi preparano azioni legali, perché hanno acquistato titoli a 62,5 euro che oggi valgono 48 euro e dopo l’aumento di capitale il valore potrebbe crollare a 10 euro. Mentre i colletti bianchi chiedono ai pubblici ministeri – che una l’ex vertice della banca indagato in blocco – di fare luce sul passato e «sugli errori di gestione dei manager». Del resto, il percorso tracciato dall’amministratore delegato, Francesco Iorio, prevede di lasciare a casa lavoratori in esubero e di chiudere la bellezza di 15 sportelli. Il dossier soci è uno dei più complicati: taglio drastico valore del titolo peserà sulle tasche degli azionisti, che hanno già dichiarato guerra con azioni legali finalizzate a sbloccare gli investimenti che erano stati proposti come blindati e sicuri mentre si sono rivelati un flop a dir poco clamoroso. Ma va ancora approfondito il discorso sulla adeguatezza dei rischi e il rispetto delle norme europee (direttiva Mifid) che impongono un test preventivo a i clienti e risparmiatori. E ai licenziamenti, sindacati puntano i piedi e oltre a chiamare in causa la procura, mettono le mani avanti col vertice: «Non accetteremo uscite obbligatorie, quanto alle annunciate 180 assunzioni verificheremo che non restino lettera morta» ha detto il segretario nazionale Fabi, Giuliano Xausa. «Nella trattativa che a breve partirà con l’a chiederemo il rispetto e la piena tutela dei lavoratori e anche degli azionisti». Preoccupata anche la Uilca. Sullo sfondo resta da capire il capitolo aggregazione. Iorio ha detto che faccenda, in ogni caso inevitabile per tenere in piedi la banca, sarà affrontata nel dettagli solo dopo la quotazione in Borsa. L’ad vorrebbe una «fusione paritetica con banche che abbiano stessa dimensione operativa». L’identikit porta a Veneto Banca, ma il discorso è legato alla trasformazione da popolari a società per azioni. Tuttavia, l’ipotesi che Pop diventi boccone di un player più grande e affamato non è da scartare. Iorio prevede di fare oltre 330 milioni di utili nel 2020 e di far sottoscrivere un aumento di capitale da 1,5 miliardi ad aprile prossimo. Un rafforzamento che, secondo il top manager, vedrà la partecipazione dei soci. Quanto alle partecipazioni, nel «portafoglio» banca so Cattolica Assicurazioni, ritenuta «strategica» visto il mix di offerta bancaria e assicurativa. Tutti gli altri pacchetti, invece, saranno liquidati in «un’ottica di creazione di valore». Che poi fare cassa e tappare i buchi nei conti. Iorio ha commentato pure lo scandalo finanziario che ha travolto il presidente Gianni Zonin (che non si di indagato insieme ad altre cinque persone, tra cui il suo predecessore Samuele Sorato. Oltre a ribadire che un’eventuale azione di responsabilità sarà valutata soltanto quando «il quadro» dell’inchiesta sarà «definito e determinato», ha spiegato che la banca sta «contattando quel migliaio di clienti» privilegiati dai finanziamenti concessi per sottoscrivere l’ultimo aumento di capitale. L’obiettivo ha detto, è «trovare un accordo» e «fissare i criteri entro la fine dell’anno per far rientrare questi investimenti». F.D.D.
GIORNALE DI BRESCIA giovedì 1 ottobre 2015
Popolare di Vicenza Incontro sindacati- solo mobilità volontaria – Ad aprile 2016 la trasformazione in spa. Nel 2016 già in utile
MILANO. Banca Popolare di Vicenza ha presentato ieri il suo nuovo piano industriale 2015- che prevede, per l’anno conclusivo, un patrimonio forte con un coefficiente Cet1 pari al 12,4 e un utile netto di oltre 330 milioni di euro, che, già nel 2018, dovrebbe superare i 215 milioni. «Una banca solida con un’ottima patrimonializzazione. è di oltre 215 milioni di euro di utile netto nel 2018 e 330 milioni di euro nel 2020», è il messaggio che il dg Francesco Iorio ha voluto lanciare nella conferenza stampa in cui sta presentando il piano approvato dal cda. Il manager ha spiegato come la «trasformazione e semplificazione del modello operativo» dell’istituto vicentino passino «attraverso una riduzione delle filiali», che saranno «150 in meno». Prevista anche una «ri- dell’organico di 575 persone, di cui 300 nel corso dei primi mesi del 2016 e altre 275 entro il 2020». Il tema degli esodi è stato al centro di un incontro a Vicenza tra i sindacati Fabi, First/ e Unisin con l’a.d e il d.g della Banca Popolare di Vicenza. Il piano come anticipato ieri dal nostro giornale è quello di chiudere 150 sportelli per un numero di esuberi complessivo di 575 addetti. Il 10% della forza lavoro. Dai vertici dell’istituto di credito veneto è stato inoltre confermato che l’accesso al fondo esuberi «sarà su base assolutamente volontaria». Il piano presentato ieri si sviluppa su 6 linee guida principali e prenderà le mosse dalla trasformazione della banca in una società per azioni quotata, pianificata entro aprile 2016. E’ inoltre previsto il rinnovo integrale della governance entro il 30 giugno 2016. La solidità sarà rafforzata anche attraverso un aumento di capitale fino a 1,5 miliardi, con il raggiungimento di ratio patrimoniali a livello dei principali operatori nazionali.
IL PICOLO/IL MATTINO DI PADOVA/LA TRIBUNA DI TREVISO/IL CORRIERE DELLE ALPI/LA NUOVA VENEZIA E MESTRE
giovedì 1 ottobre 2015
Popolare Vicenza, la stretta di Iorio – Piano “lacrime e sangue” del Ceo: confermata la chiusura di 150 sportelli con 575 esuberi: «Ritorno all’utile nel 2016»
di Maurizio Caiaffa
VICENZA. In utile già nel 2016, oltre i 215 milioni di profitti netti nel 2018 e a quota 330 nel 2020, che rappresenta l’orizzonte temporale del nuovo piano industriale, licenziato ieri dal cda. Al termine del quinquennio, assicura il consigliere delegato Francesco Iorio, la Banca popolare di Vicenza sarà «una banca commerciale pluriregionale a forte radicamento territoriale, specializzata nell’intermediazione creditizia e in una clientela fatta di famiglie e di piccole e medie imprese, quelle che caratterizzano i territori di maggiore insediamento»: il Veneto, il Friuli, la Lombardia, la Toscana, il Lazio e la Sicilia. «Questa banca ha un valore – dice il nuovo top manager a cento giorni dall’insediamento sono convinto che dopo aver fatto chiarezza e dopo la ricapitalizzazione programmata per aprile questo valore comincerà ad emergere». Addio per ò alla grandeur di questi ultimi anni: niente fabbriche- da dismettere gli immobili non strumentali e quasi tutte le partecipazioni, perché strategico viene considerato ormai solo il 15% detenuto nella veronese Cattolica Assicurazioni. Tagli al personale. A pagare le maggiori conseguenze del risanamento, parte i vecchi soci alle prese con una ricapitalizzazione a prezzi di gran lunga inferiori ai prezzi di carico, sarà il personale. Gli esuberi quantificati dal nuovo management sono 575 e le filiali da tagliare 150: nessun licenziamento, ma 300 dipendenti lasceranno il gruppo nel 2016, altri 275 entro il 2020. Al contempo nell’arco del piano sono previste 180 assunzioni. Al proposito i sindacati mostrano grande preoccupazione. «Non accettermo uscite obbligatorie», dice ad esempio Giuliano Xausa, segretario nazionale della Fabi. «Nella trattativa che partirà a breve chiederemo il rispetto e la piena tutela dei lavoratori e anche degli azionisti». L’aumento di capitale. Iorio ha spiegato anche quali siano le opzioni strategiche. «Se vedo Popolare di Vicenza ancora autonoma al termine del piano? Non posso assicurarlo», risponde il consigliere delegato. «Di certo lo sarà fino all’aumento di capitale, poi potremo valutare un’aggregazione paritetica con banche delle nostre stesse dimensioni operative». Un’assemblea straordinaria fra fine febbraio e inizio pmarzo 2016 dovrà approvare l’aumento da un miliardo e mezzo, interamente garantito da Unicredit. Nella stessa sede si chiederà ai soci anche il via libera per la trasformazione in Spa e per la contestuale quotazione. A novembre verranno raccolte le prime manifestazioni d’interesse per arrivare poi ad aprile all’aumento che sarà contestuale alla quotazione: «Auspico la partecipazione dei vecchi soci – dice Iorio – per i quali stiamo studiando qualche meccanismo premiale in caso di esercizio della prelazione. E poi ben vengano investitori istituzionali, ma anche nazionali e internazionali. Se per i vecchi soci il prezzo sarà un massacro? Non so se sarà un massacro, sarà il prezzo attribuito a PopVicenza dal mercato. Una lotteria dire quanto quoterà l’azione per ò di certo il prezzo sarà molto inferiore a quello attuale». L’ammontare Fra l’altro il consigliere delegato ha aperto alla possibilità che l’importo monstre della ricapitalizzazione possa scendere dal miliardo e mezzo previsto, un’eventualità che solo lunedì, all’assemblea degli industriali, era sembrata esclusa: «Se i soci finanziati per partecipare al precedente aumento rifonderanno questi importi in misura apprezzabile, ci penseremo. A questo proposito, stiamo contattando quel migliaio di clienti per trovare un accordo e rientrare entro la fine dell’anno Quasi inutile sottolineare che l’aumento di capitale è il viatico per l’attuazione del piano: sotto il profilo patrimoniale il Cet1 il parametro chiave per la Bce, è previsto al 12% al 2020, e il pay out è visto all’ nel 2017, anche se Iorio non ha escluso categoricamente che – Bce permettendo – anche per il 2016 sia distribuito il dividendo. «Un punto chiave è la riqualificazione dell’attivo – afferma poi il manager – ed entro la fine del piano cederemo 1,5 miliardi di non performing loans», i crediti problematici. L’inchiesta giudiziaria. Il consigliere delegato ha poi chiarito la situazione sull’eventuale azione di responsabilità verso il suo predecessore Samuele Sorato, indagato insieme al presidente Zonin e ad altri due membri del cda: «Il quadro non è ancora de- è ancora presto, una fuga in avanti sarebbe controproducente per la banca». ©RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ARENA DI VERONA giovedì 1 ottobre 2015
L’ad della Popolare di Vicenza «Staremo solo in Cattolica» – Il numero uno dell’istituto berico ha presentato il Piano industriale: è l’unica nostra partecipazione strategica, il resto sarà dismesso
Camilla Ferro
VICENZA. L’unica partecipazione «strategica» è quella in Cattolica Assicurazioni; le altre, insieme ad altri business, saranno esaminati «nell’ottica della creazione di valore». Tradotto: saranno progressivamente dismesse in relazione alle opportunità di mercato. Sono queste le ricadute immediate per Verona contenute nel Piano industriale 2015- della Banca Popolare di Vicenza approvato ieri dal Cda e illustrato a sindacati e stampa dal consigliere delegato e direttore generale Francesco Iorio. L’ha detto chiaramente quale sarà il futuro degli investimenti satellite: «Ci sarà un accorciamento della catena di controllo con l’eliminazione di tutte le presenze che non riteniamo utili» esclusa, appunto, quella al 15.07 nella compagnia assicurativa scaligera di cui «valuteremo la svalutazione». Non sono più «tesori» da custodire né le quote in Veronafiere né quelle in Serenissima Sgr. Il rilancio della Popolare di Vicenza passa attraverso una serie di «manovre» necessarie per la «solidità» all’istituto e per valorizzare il suo ruolo di «banca commerciale radicata sul territorio focalizzata sull’offerta di servizi di qualità alle imprese e alle famiglie». «Torneremo in utile», ha assicurato il numero uno di via Framarin, «già con il prossimo bilancio, contando di far lievitare il risultato netto al 2018 oltre i 200 milioni e al 2020 oltre la soglia dei 330 milioni». Ne è convinto anche se, per riuscirci, deve affrontare passaggi propedeutici di non poco conto: l’atteso e discusso aumento di capitale di 1,5 miliardi ad aprile 2016, la trasformazione in Spa e la quotazione in Borsa entro giugno 2016. Tutti obiettivi legati a doppio filo al taglio dei costi da concretizzare «attraverso la chiusura di 150 sportelli e la riduzione dell’organico di 575 unità, 300 l’anno prossimo e le restanti 275 tra il 2019 e il 2020. Gli esuberi», ha garantito Iorio, «avverranno con esodo volontario attraverso un fondo di solidarietà». I sindacati di categoria (Uilca e Fabi), hanno chiesto l’apertura immediata di un tavolo di trattative. AUMENTODICAPITALE. Tra fine febbraio e inizio marzo sarà convocata l’assemblea dei soci per l’approvazione del bilancio e l’aumento di capitale che partirà ad aprile. «Daremo loro la possibilità attraverso il diritto di prelazione (il diritto di opzione non è tecnicamente possibile perchè la banca non è quotata in Borsa, ndr) di sottoscrivere l’operazione ha garantito l’amministratore delegato della Pop Vicentina spiegando inoltre che «il cda sta valutando possibili forme d’incentivo Già a novembre 2015 alcuni investitori istituzionali potranno partecipare anticipatamente agendo come “anchor investor” prenotando porzioni d’aumento Il prezzo? «Non è stato individuato neanche come ipotesi», ha risposto il manager, sarà significativamente più basso rispetto ai 48 euro attuali per azione: fare previsioni ora sarebbe come dare i numeri del lotto. Non so se sarà un massacro per i soci», ha ammesso, «ma sarà il valore che il mercato darà alla banca. Gli unici sicuramente penalizzati saranno quelli che decideranno di non sottoscrivere l’aumento perchè saranno diluiti». FUSIONI. Per l’eventuale risiko delle popolari, Iorio rinvia tutto al post quotazione. Soltanto in seguito alla ricapitalizzazione e allo sbarco in Borsa «saremo forti per valutare l’operazione con calma», ha detto, «operazione che sarà comunque paritetica e possibilmente con realtà con la nostra stessa dimensione operativa. Di sicuro non vogliamo essere l’area Nord Est di una grande banca». LE INDAGINI. Commentando lo scandalo finanziario che ha travolto il presidente Gianni Zonin, indagato insieme ad altri cinque dalla Procura ipotizzando i reati di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza, l’ad ha spiegato che «un’eventuale azione di responsabilità di chicchessia sarà valutata solo quando il quadro dell’inchiesta sarà definito e determinato» aggiungendo che l’ispezione della Bce si è chiusa mentre resta aperta quella della Consob. «Ci ò che la banca sta al mo- facendo», ha confessato, «è contattare quel migliaio di clienti privilegiati dai finanziamenti concessi per sottoscrivere l’ultimo aumento di capitale con l’obiettivo di fissare i criteri per far rientrare questi investimenti». Si dimetterà Zonin? «Non ne ho notizia», ha chiuso l’incontro con i giornalisti, «dovete chiedere a lui».
IL CORRIERE VENETO (tutte le edizioni) giovedì 1 ottobre 2015
Confermati gli esuberi A casa 575, entrano 180 – Sindacati:«Trattiamo» – L’ad precisa: «Avverranno con esodo volontario
In faccia, sono stati accontentati. Gli obiettivi di Francesco Iorio si legano a doppio filo ad un piano di contenimento costi (-0,3 che passa attraverso la chiusura di 150 sportelli e 575 esuberi (300 nel 2016 e i restanti 275 tra il 2019 e il 2020), a fronte di 180 assunzioni. Confermate in buona sostanza le anticipazioni sulle “uscite” che preoccupano non poco il fronte sindacale che ha «immediatamente chiesto l’apertura di un tavolo di trattative» nell’incontro che ieri stesso, dopo l’approvazione del piano in Consiglio, hanno avuto con il consigliere delegato. Entrambi i due scaglioni di riduzioni – ha tenuto a precisare Iorio – avverranno con esodo volontario attraverso un fondo di solidarietà. Quello che preoccupa il fronte sindacale è anche la “cessione ” di un numero quantificato in circa 300 dipendenti delle due società Farban

BCC, IPOTESI DI NUOVO CONTRATTO APPROVATA COL 98% DEI SÌ

23/09/2024 |

BCC, IPOTESI DI NUOVO CONTRATTO APPROVATA COL 98% DEI SÌ

Via libera di lavoratrici e lavoratori del credito cooperativo all’’accordo sul ccnl sottoscritto da Fabi, …

BANCHE, A RADIO24 LE STIME FABI SUL CONTRIBUTO DI SOLIDARIETÀ

23/09/2024 |

BANCHE, A RADIO24 LE STIME FABI SUL CONTRIBUTO DI SOLIDARIETÀ

L’emittente del gruppo Sole24Ore riprende i dati riportati su Messaggero e Gazzettino in un articolo …