PORDENONE, LA FABI GUARDA AL FUTURO
Inaugurata la nuova sede FABI a Pordenone. Presenti il Segretario Nazionale Organizzativo Franco Casini e il Segretario Nazionale Giuliano Xausa. Focus sul territorio: in tre anni persi 100 posti di lavoro. Casini: “Serve un nuovo modello di banca che crei occupazione”
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Negli ultimi tre anni a Pordenone le banche hanno mandato a casa quasi un centinaio di lavoratori e chiuso 16 sportelli.
Dal 2011 al 2014, in provincia, gli istituti di credito hanno ridotto posti di lavoro e presenza sul territorio rispettivamente del 5 e dell’8%, soprattutto a causa delle numerose ristrutturazioni.
A denunciarlo la FABI, il sindacato più rappresentativo dei bancari, con oltre 102mila iscritti a livello nazionale, di cui più di 500 nella provincia di Pordenone.
I dati sono stati diffusi oggi, durante l’inaugurazione della nuova sede del sindacato a piazza Risorgimento. Evento a cui hanno preso parte il Segretario Nazionale Organizzativo Franco Casini, il Segretario Nazionale Giuliano Xausa, il Coordinatore territoriale Eddi Driussi, la Segreteria e il Direttivo Provinciale della FABI di Pordenone e numerosi rappresentanti sindacali locali, oltre a Monsignor Roberto Laurita, che ha benedetto i locali.
Rinnovato ad aprile scorso il Contratto Nazionale di categoria, la FABI adesso si prepara ad affrontare le ricadute occupazionali delle prossime fusioni e i piani industriali dei principali gruppi bancari.
Numerose le vertenze che toccano il territorio di Pordenone: da Unicredit, pronta a presentare il suo nuovo piano industriale che secondo indiscrezioni prevedrà ulteriori esuberi di personale, a Hypo Alpe Adria Bank, intenzionata a chiudere la sua rete italiana, passando per la Banca Popolare di Vicenza, che ha da poco aperto la trattativa con i sindacati sulle quasi 600 eccedenze di personale.
Forte anche la presenza, in provincia, delle banche popolari, tra cui UBI (da poco trasformata in SPA), il Banco Popolare e Veneto Banca, che entro il prossimo anno dovranno affrontare le aggregazioni.
“Non tollereremo fusioni che comportino un bagno di sangue in tema di esuberi e di perdita dei posti di lavoro e non accetteremo alcuna deroga al Contratto Nazionale di categoria, che è costato ai lavoratori due giornate di sciopero e che ha portato 50mila bancari in piazza”, ha ribadito Franco Casini, Segretario Nazionale Organizzativo della FABI.
“Serve un nuovo modello di banca vicino alle famiglie e al territorio, che crei posti di lavoro anche attraverso il recupero di nuove professionalità e nuovi mestieri legati alla consulenza”, ha sottolineato Casini.
“Come FABI, qui in provincia, siamo a fianco dei dipendenti bancari in tutte le principali vertenze locali”, ha poi ricordato Eddi Driussi, Coordinatore FABI Pordenone, “Ci stiamo battendo per mantenere il più possibile i posti di lavoro, contrastando qualsiasi ipotesi di uscita obbligatoria dei lavoratori. Forte è anche il nostro impegno a favore degli addetti del Credito Cooperativo. La delegazione nazionale sta lavorando duro per il rinnovo del Contratto Collettivo delle BCC, particolarmente complesso in questa fase di trasformazione e di autoriforma del settore, mentre la delegazione territoriale ha appena iniziato il confronto con la Federazione friulana delle BCC sul premio di risultato. In Friuli il Credito Cooperativo conta 1450 dipendenti, di cui oltre 700 iscritti alla FABI”.
Pordenone 06/11/2015
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