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MF-MILANO FINANZA martedì 10 novembre 2015
è il momento del banchiere innovatore e non solo tagliatore
Contrarian
In questa settimana si riunisce, per la prima volta dopo l’insediamento del nuovo presidente Omar Lodesani, il Casl, il comitato dell’Abi preposto ai rapporti sindacali, per programmare la propria attività. Nelle scorse settimane la nomina del nuovo presidente, proveniente da Intesa -San Paolo e che ha sostituito Alessandro Profumo, è stata contestuale all’unanime designazione di Antonio Patuelli per un nuovo periodo statutario al vertice dell’Associazione. è seguita la girandola dei numeri dei presunti esuberi nel settore e ne è ritornata in auge la quantificazione di circa 30 mila, conseguenza di una serie di operazioni, a cominciare dalle aggregazioni ipotizzate nel mondo delle Popolari.
Si potrebbe dire che tutti i salmi finiscono in gloria. Delle concentrazioni non ancora avvicinate alla progettazione (quindi ben lontane dalla realizzazione) si potrebbe discutere per numerosi profili, a cominciare dalle strategie, dalla governance, dalle sinergie generali, dalle prospettive e, invece, si preferisce scendere subito nel merito del surplus di personale rozzamente calcolato, avulso dalle innovazioni organizzative e istituzionali, senza considerare le possibili frontiere di espansione, burocraticamente ripiegandosi nella considerazione di un ambiente economico-finanziario-istituzionale come immutabile e, dunque, concependo la banca come deterministicamente spinta ad agire senza capacità di innovare, di svilupparsi, di crescere anche in nuovi comparti. Una banca maltusiana, insomma. è sperabile che questa impostazione – che allontanerebbe molto dalla gestione di Profumo – non sia la linea che il Casl vorrà darsi, magari recependo le spinte di una parte, per quanto molto ristretta, di esponenti bancari che trovano facile agire sul personale, piuttosto che pensare di adottare tutte le possibili leve per lo sviluppo dell’attività che comportano valutazioni complesse e percorsi faticosi, ma sono suscettibili di dare risultati apprezzabili. Soprattutto, cominciare dagli esuberi significherebbe non certo voler dare uno sviluppo coerente a una buona impostazione delle relazioni industriali raggiunta con la stipula del nuovo contratto collettivo di lavoro, in parte ancora in corso di attuazione. La chiusura di quel negoziato fu difficile, soprattutto per la presenza, nella parte datoriale, di linee, anche se di netta minoranza e appartenenti a visioni conservatrici e passatiste, che avrebbero voluto inferire un colpo alle organizzazioni sindacali in una fase giudicata di minore forza di queste ultime, senza valutare l’enorme danno alla coesione, che è un bene per il sistema. Queste posizioni, alla fine, furono opportunamente circoscritte e si arriv ò positivamente alla conclusione delle trattative. Ora i sindacati del settore hanno cominciato a dare dei segnali su ci ò che potrebbe accadere se si capovolgessero le priorità. Più volte è, tra gli altri, intervenuto il leader della Fabi, Lando Sileoni con moniti da non sottovalutare. Dovrebbe essere chiaro che la questione del personale pu ò essere affrontata solo dopo che si sarà dimostrato di avere fatto tutto ci ò che è possibile e doveroso nel versante organizzativo, strategico, manageriale e in presenza di misure di tutela e garantistiche per i surplus che dovessero risultare e che non equivalgono alle cifre strampalate che oggi vengono fatte filtrare. Sarebbe, questo, il momento del banchiere-innovatore, non del banchiere-tagliatore.