SALVATAGGI BANCARI, SILEONI: “INFONDATE ACCUSE AI DIPENDENTI

Il leader della FABI rivela: “Oltre il 70% dei lavoratori di Banca Marche, Banca Etruria, CARIFerrara e CARIChieti hanno perso il loro investimento esattamente come gli altri risparmiatori”. Leggi la denuncia su tutta la stampa nazionale e locale
IL SOLE 24 ORE giovedì 10 dicembre 2015
Nicastro ai clienti: impegno a tutto campo
«Il sacrificio più grande è toccato ai possessori degli strumenti di investimento più rischiosi: le azioni e le obbligazioni subordinate. Il nostro impegno su tutti i tavoli, territoriali e nazionali, è quello di contribuire a trovare soluzioni compatibili con la rigorosissima normativa europea». è quanto Roberto Nicastro, presidente delle 4 “Good Bank” ha scritto in una lettera indirizzata ai clienti e pubblicata sui quotidiani dei territori in cui operano la Nuova Banca Marche, Nuova CassaFerrara, Nuova Banca Etruria, e Nuova CariChieti.
Nicastro ha ricordato che «sono stati tutelati i conti correnti, i depositi e le obbligazioni ordinarie delle famiglie e delle imprese – si legge nella lettera – e, conseguentemente, anche tantissimi soggetti finanziati» mentre «purtroppo, il sacrificio più grande» è toccato appunto a chi ha investito negli strumenti più a rischio. Ma, afferma il presidente, i clienti devono sapere che «prima di tutto noi ci siamo, e siamo pronti a rinnovare il nostro sostegno con la consueta cordialità e professionalità». «Siamo pronti a stare al vostro fianco quando avrete la necessità di finanziare i vostri progetti e condividere le vostre scelte finanziarie». Ma il presidente Nicastro ha evidenziato che gli istituti si sono «trasformati in Good Bank: ovvero la “banca buona” ha assunto i diritti, le attività e le passività della vecchia banca. La soluzione adottata dalla Banca d’Italia e dal Governo ci assicura risanamento e continuità operativa».
Nicastro ha evidenziato il «rinforzato spirito di fiducia» presente negli istituti e ha aggiunto in conclusione un’esortazione ai clienti stessi: «Anche in un anno non semplice come questo, il numero dei clienti è rimasto stabile, a riprova di una relazione forte, intensa e duratura nel tempo. Ora si apre un nuovo capitolo: facciamo insieme questo cammino!».
Sul caso delle azioni e bond subordinati “azzerati” – condizione questa che si è resa necessaria per varare il salvataggio delle banche – ieri sono intervenuti anche i sindacati. Che hanno messo in evidenza come tra gli stessi dipendenti degli istituti ci siano persone che hanno investito su bond e azioni ora finiti in fumo. «Oltre il 70% dei dipendenti di Banca Marche, Banca Etruria, Cariferrara avevano investito i loro risparmi in azioni o obbligazioni delle banche stesse. Questo la dice lunga rispetto alle accuse, assolutamente infondate, che da alcuni ambienti sono state indirizzate ai lavoratori dei quattro istituti», ha detto Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi. «Nello specifico – prosegue Sileoni -, nel Gruppo Banca Marche i lavoratori in possesso di azioni od obbligazioni subordinate sono 2.210 su 2800 dipendenti totali, in Carife sono oltre 500 su un totale di mille addetti, in Banca Etruria su 1700 dipendenti, 1200 sono titolari di azioni, mentre 100 hanno in portafoglio obbligazioni subordinate in proprio e circa 400 nel nucleo familiare per un controvalore di 3,8 milioni di euro». © RIPRODUZIONE RISERVATA A pagina 21 Salvabanche, pagano pure i dipendenti L. D.
IL SOLE 24 ORE giovedì 10 dicembre 2015
Salvabanche, «pagano» pure i lavoratori
In Banca Marche, Banca Etruria, Cariferrara e Carichieti a perdere gli investimenti ci sono anche 4mila lavoratori che hanno investito i loro risparmi in azioni e/o obbligazioni delle banche stesse. Si tratta di quasi il 70% dei dipendenti.
Secondo la Fabi questi sarebbero i dettagli. Nel Gruppo Banca Marche i lavoratori in possesso di azioni od obbligazioni subordinate sono 2.210 su 2.800 dipendenti totali, in Carife sono oltre 500 su un totale di mille addetti, in Banca Etruria su 1.700 dipendenti, 1.200 sono titolari di azioni, mentre 100 hanno in portafoglio obbligazioni subordinate in proprio e circa 400 nel nucleo familiare per un controvalore di 3,8 milioni di euro. Nel Gruppo Banca Marche e Carife, azioni ed obbligazioni subordinate sono in diversi casi possedute anche dalle famiglie dei lavoratori. Infine solo in Carichieti si va in controtendenza: su 700 dipendenti circa 25 hanno sottoscritto obbligazioni subordinate dell’istituto.
Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, ricorda che da anni le organizzazioni sindacali del credito si battono contro le pressioni commerciali fatte dai vertici delle banche ai loro dipendenti. Talvolta siamo dovuti intervenire per scongiurare sanzioni disciplinari a danno di quei lavoratori che manifestavano perplessità rispetto alla vendita di prodotti finanziari “a rischio”». Senza tralasciare che «più volte siamo intervenuti duramente contro le politiche spregiudicate di alcuni istituti di credito che, pur di incassare commissioni e guadagni di rilievo, pressavano quotidianamente i lavoratori bancari a contatto con la clientela per far collocare quanti più prodotti possibili», continua Sileoni. La via d’uscita in questa situazione, per ò ci sarebbe, per il sindacalista: «Sarebbe sufficiente per le banche spostare, invece che sul breve termine, sul medio e lungo termine tutti i ricavi provenienti dalla vendita dei prodotti finanziari. Ma da questo orecchio i vertici delle banche non sentono!». Dalle segreterie Fisac Cgil delle Nuova Banca Carife, CariChieti, Banca Marche e Banca Etruria, intanto, è arrivata una richiesta di incontro al presidente della Camera Laura Boldrini «per rappresentarle le proposte e le richieste che, in questi mesi di profondo disagio, abbiamo, tempo per tempo, condiviso con le lavoratrici e i lavoratori che rappresentiamo. Contestualmente chiediamo di essere ascoltati dalle Commissioni Bilancio, Finanze e Lavoro». © RIPRODUZIONE RISERVATA C.Cas.
IL TEMPO (EDIZIONE NAZIONALE) giovedì 10 dicembre 2015
Un provvedimento da banca rotta Risparmiatori furiosi per le perdite. Il crac di 4 istituti diventa caso politico Bankitalia contro Bruxelles. Ai nuovi commissari compensi di 2,4 milioni
Filippo Caleri
La bomba del salvataggio delle quattro banche italiane in default (Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti e Cassa Ferrara) esplode in tutta la sua potenza. Ed è un tutti contro tutti. 728 milioni di euro di obbligazioni subordinate vendute ai risparmiatori e andate in fumo con la procedura avviata dal governo rischiano di aprire una crisi tra le istituzioni italiane ed europee. mentre il sistema bancario mette in chiaro di aver già pagato abbastanza per risolvere la crisi, consumatori affilano le armi per consentire ai correntisti di riottenere le somme perdute. Così ieri la Banca d’Italia ha respinto tutte le accuse a proposito dei danni provocati ai risparmiatori che avevano investito in azioni e obbligazioni Carichieti, Cariferrara, Banca Marche e Banca Popolare dell’Etruria Casomai, la responsabilità ricade sull’Ue che ha impedito ogni alternativa. La soluzione proposta era un’altra ma l’intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei depositi «non è stato possibile per la preclusione manifestata da uffici della Commissione Europea, da noi non condivisa» ha detto il capo della Vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, in audizione alla Commissione Finanze. Insomma per via Nazionale la colpa delle perdite sarebbe da addebitare solo all’Europa Ma a stretto giro per ò Bruxelles ha rinviato le accuse al mittente. Un portavoce ha infatti citato un documento della Commissione che ha rivelato che all’Italia a metà novembre furono prospettate tre possibili soluzioni, due delle quali sarebbero comunque andate a colpire le tasche di chi possedeva obbligazioni subordinate, alla fine, secondo un portavoce della stessa Commissione, furono comunque le autorità italiane a optare per l’uso del Fondo di risoluzione e non del fondo Interbancario che avrebbe evitato il conto ai piccoli risparmiatori. La critica è arrivata anche dall’Associazione bancaria italiana. Per il direttore generale Giovanni Sabatini il Fondo di tutela sarebbe potuto intervenire. il presidente Antonio Patuelli ha rassicurato gli obbligazionisti dei 4 istituti facendo loro sapere che potranno in ultima istanza ricorre al giudice. Se i consumatori sono un subbuglio e le associazioni annunciano class action si muove anche la politica. Non solo le opposizioni con Renato Brunetta (Fi) che ha chiesto una commissione d’inchiesta sugli organi di vigilanza ma anche dal governo con Zanetti dei Scelta Civica che ha chiesto una commissione sulla Banca d’Italia protestare sono anche i dipendenti. «Oltre il 70% di quelli di Banca Marche, Banca Etruria, Cariferrara avevano investito i loro risparmi in azioni o obbligazioni delle banche stesse» ha spiegato Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi. E intanto si è scoperto che i vertici delle nuove banche costano 2,4 milioni di euro. Ammonterebbero in media a 600.000 euro i compensi di un anno per i Cda e i collegi sindacali dei 4 istituti salvati dal decreto del governo. Nel conto ci sarebbero anche i 400 mila del presidente Roberto Nicastro.
LA REPUBBLICA (NAZIONALE) giovedì 10 dicembre 2015
“La Ue ha bloccato il fondo di tutela” – Banca d’Italia svela l’altolà di Bruxelles che replica: “Non è vero, offerte tre strade”. Opposizione e Scelta Civica propongono una commissione di inchiesta su come si è vigilato sui quattro istituti in crisi – Il sindacato dei bancari denuncia: il 70% dei dipendenti ha comprato i bond incriminati
ELENA POLIDORI
ROMA. Nella storia delle quattro banche “salvate”- Marche, Etruria, Carife e Carichieti – s’apprende che la Banca d’Italia sarebbe stata favorevole all’intervento del Fondo di garanzia ma la Ue ha detto no. come dice Carmelo Barbagallo, capo dipartimento vigilanza bancaria, il Fondo non s’è attivato «per la preclusione manifestata da uffici della Commissione Ue, da noi non condivisa». E’ dunque per via delle norme imposte da Bruxelles che migliaia di risparmiatori si sono ritrovati coinvolti in quest’affare un pensionato si anche è suicidato- perdendo tutto, se azionisti o sottoscrittori di obbligazioni subordinate. poteva pure andare peggio: senza il decreto salva- ha attutito i costi, avrebbero pagato anche i depositanti oltre i 100 mila euro e gli obbligazionisti ordinari. «Saremmo cioè andati dopo il 1 gennaio 2016 inevitabilmente verso il bail- che coinvolge appunto pure queste altre categorie di risparmiatori, ammette Barbagallo. Perci ò, «l’intervento adottato è stato il meno cruento». Sulla stessa linea l’Abi l’associazione bancaria italiana. Secondo il direttore Sabatini «Non si ravvisavano gli estremi degli aiuti di Stato» e dunque il Fondo poteva intervenire. Aggiunge anche che non c’è un stato uno stop formale della Ue. Il presidente Patuelli ricorda che il Fondo era pronto a scattare «fin da inizio estate»; che il salvataggio «sarebbe costato meno di oggi, anche perché ripartito nei bilanci su 10 anni»; che i risparmiatori possono andare dai giudici se ritengono lesi i propri diritti. Ma la Ue non ci sta. Bruxelles replica per iscritto rivelando che all’Italia metà novembre, furono prospettate tre possibili strade per salvare le banche in questione: una con risorse private, una con il Fondo di tutela dei depositi che comunque avrebbe fatto scattare le perdite per gli obbligazionisti subordinati, la terza, poi percorsa, usando il salva- Questa scelta è stata effettuata dalle autorità italiane. «Se vengono usati fondi di Stato per sostenere le banche, indipendentemente da dove essi provengano, si applicano le norme Ue compresa la ‘condivisione degli oneri’», spiegano . Sul caso delle quattro banche divampa la polemica politica. Forza Italia e 5 stelle, ma anche il sottosegretario all’economia Zanetti di Scelta civica vogliono istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sulla vigilanza. leader della Lega Nord Salvini chiede al governatore Visco di «pagare di tasca sua». La Fi- Cgil sollecita un incontro con il presidente della Camera Boldrini sul salvataggio. La Fabi, il sindacato autonomo dei bancari, denuncia che il 70% dei dipendenti aveva investito i risparmi in azioni e obbligazioni degli istituti. «Padoan e il governo sono in un mare di guai», sintetizza l’ex ministro Brunetta. Così, mentre i risparmiatori colpiti creano un «comitato vittime del salva- livello politico circolano ipotesi di una possibile, parziale restituzione dei risparmi a chi li ha persi, il presidente delle quattro «goood bank» scrive ai clienti . Vuole rassicurare: «Il nostro impegno è quello di contribuire a trovare soluzioni compatibili con la rigorosissima normativa europea». Si apprende anche che i vertici delle nuove Banca Marche, Carife e Carichieti costano circa 2,4 milioni di euro. Ammontano infatti in media a 600.000 euro i compensi di un anno per i Cda e i collegi sindacali dei 4 istituti salvati dal decreto del governo. Nella somma è compreso anche lo ‘stipendio’ da 400.000 euro complessivi dello stesso Nicastro. Sul quale il Codacons ha presentato un esposto alla Corte dei Conti. Barbagallo assicura che con i provvedimenti adottati, nonostante tutto, è stata garantita « la continuità operativa delle banche in crisi» e sono appunto stati tutelati «i risparmi raccolti in forma di depositi, conti correnti e obbligazioni ordinarie, è stata preservata l’occupazione e non sono state utilizzate risorse pubbliche». Ovviamente se il Fondo fosse intervenuto si sarebbe fatto carico, con un apporto dell’ordine di due miliardi, dell’intero intervento e «noi non avremmo avuto gli effetti che adesso vediamo sui portatori di obbligazioni subordinate e sugli azionisti». Ma «ci ò non è stato possibile» perchè la Ue ha bloccato tutto. «Data l’impossibilità di ricorrere a questo usuale meccanismo di salvataggio, fronte del rapido degenerare delle situazioni aziendali, l’unità di risoluzione della Banca d’Italia ha attivato, in tempi assai contenuti, poteri introdotti dal nuovo quadro normativo europeo in materia di gestione delle crisi». In gergo, il burden sharing, che coinvolge appunto i sottoscrittori di azioni e obbligazioni subordinate in essere. Barbagallo assicura che la vigilanza della Banca d’Italia sui quattro istituti in crisi «è stata continua, di intensità crescente al peggioramento della situazione aziendale, ha utilizzato l’intero spettro degli strumenti disponibili». ,, Le banche in crisi ,, LA BANCA D’ITALIA ©RIPRODUZIONE RISERVATA
CORRIERE DELLA SERA giovedì 10 dicembre 2015
La guida – Nuove regole, come difendersi – Lo scudo Mai investire senza capire bene che cosa si compra
Che cosa deve fare un risparmiatore? Per prevenire situazioni complicate — come quelle in cui si trovano i clienti e, secondo il sindacato dei bancari Fabi, anche 4 mila dipendenti delle banche in difficoltà — occorre aumentare il grado di vigilanza e di consapevolezza personali. Cambiare banca se la solidità di quella di cui si è correntisti non è più da prima della classe è un passo da valutare più che in passato. Chi acquista prodotti finanziari in banca deve rispondere ad un questionario (Mifid) che serve a stabilire il suo profilo di rischio e la conoscenza dei mercati finanziari. Negli ultimi anni la progressiva discesa dei tassi di interesse ha spinto i risparmiatori ad accettare più rischio per guadagnare. Il punto di approdo, per ò, non pu ò essere il destino di chi oggi perde soldi e non sa perché. Oltre alla possibilità di un aiuto pubblico, restano le vie legali. Secondo Vanna Pizzi, avvocato di Federconsumatori che segue la vicenda, se i contratti non permettono l’individuazione della natura «subordinata» dei titoli o se le persone a cui sono stati venduti sono chiaramente «incompatibili» con l’investimento si pu ò valutare il ricorso alla giustizia. Giuditta Marvelli © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL MATTINO (SU 7 EDIZIONI LOCALI) giovedì 10 dicembre 2015
Aveva perso i bond, un pensionato si suicida – Civitavecchia, sfumati a 78 anni i 100 euro investiti con la Banca dell’Etruria
Andrea Bassi
ROMA La vicenda delle quattro banche fallite, il cui salvataggio ha bruciare 300 di obbligazioni detenute da piccoli è ora aggravata dal suicidio di un pensionato di Civitavecchia. L’uomo Luigino D’A 78 anni, si era tolto la vita giorno fa, solo ieri il motivo è venuto alla luce. In una lettera ha spiegato il suo gesto giustificandolo con il timore di perdere i suoi risparmi, mila euro investiti in obbligazioni di banca Etruria. La moglie lo ha trovato impiccato con una corda legata alla ringhiera di un balcone della sua abitazione. Pensava che fosse stava bene. Poi il ritrovamento della lettera e la terribile verità. Sempre che sia questa perchè ci sono delle indagini in corso. In continua a cercare una soluzione per dare qualche ristoro a chi ha perso i propri soldi. Ma la questione è delicata. è come operare a mani nude su dei fili elettrici, il pericolo di prendere la scossa e bruciarsi è elevato. «Un errore nella definizione dei criteri per ” l’aiuto che perso i loro soldi con le obbligazioni banche spiega una qualificata fonte del Tesoro, «rischia di aprire un vaso di Pandora». Chiunque si ritrovi nelle stesse condizioni, in futuro, potrebbe chiedere il sostegno pubblico per le perdite sui suoi investimenti. L’ennesima girandola di riunioni tra governo e maggioranza di ieri, non è bastata a sciogliere tutti i nodi. Il punto fermo, per ora, è quello dettato da Pier Carlo Padoan, cioè di un aiuto «umanitario» limitato alle persone che a causa dell’azzeramento del valore delle obbligazioni di Banca Etruria, Banca Marche, Cari e CariChieti rischiano di trovarsi in una situazione di indigenza. realtà, in queste ore, accanto a questo primo starebbe valutando di aggiungerne un altro. I risparmiatori non dovranno solo dimostrare di essere in una situazione economicamente precaria a causa delle perdite sui titoli delle quattro banche fallite e poi salvate dal governo, ma dovranno anche dimostrare di essere stati in qualche modo tratti in ” inganno “. Questo, per esempio, potrebbe essere accaduto nei casi in cui la banca ha erogato un elevato del valore dell’immobile inducendo il risparmiatore ad utilizzare la somma extra per comprare titoli subordinati. questo caso sarebbe evidente un legame tra la concessione del mutuo e la sottoscrizione dei bond. Differente, per esempio, potrebbe essere il caso di un investitore che consapevolmente ha investito tutti i suoi risparmi in un’obbligazione subordinata che, comunque, garantiva un rendimento superiore ad altri investimenti. Delimitare l’asticella tra ” consapevole “, è il problema più difficile da risolvere per il governo. Anche perché poi, a valutare i casi, dovrà probabilmente essere chiamata una commissione ad hoc che spulci uno per uno i documenti clienti delle quattro banche che hanno acquistato bond subordinati. Una soluzione è stata adottata negli anni scorsi in Spagna con il via libera della Commissione Nel create delle corti arbitrali. Se veniva dimostrato che il cliente era stato indotto in errore quando aveva sottoscritto obbligazioni subordinate, non comprendendo il rischio, allora avrebbe avuto diritto al rimborso ma carico ristrutturata grazie al salvataggio. In Italia le cose sarebbero diverse. soldi dovrebbero arrivare non rinati dalle ceneri delle banche fallite, ma da tutto sistema che dovrebbe ” volontariamente ” contribuire con 50 milioni al fondo di salvataggio. Legare la proposta italiana a quella spagnola, sarebbe un modo di superare i tanti dubbi dell’Ue sul fondo salva L’altra questione da risolvere, è come si stabilisce chi, oltre ad essere stato raggirato, è anche in stato di «indigenza». Per ora l’opzione più probabile è quella dell’uso dell’indicatore Isee, lo stesso utilizzato per accedere a buona parte del welfare pubblico. La soluzione finale al rebus del fondo «umanitario», si avrà soltanto sabato, quando il ministro Padoan andrà a riferire alla Camera. Ieri si era diffusa la voce di un possibile anticipo dell’audizione già a domani, al momento un’accelerazione appare difficile. © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL CORRIERE FIORENTINO giovedì 10 dicembre 2015
I dannati di Etruria: li denunciamo – La tragedia dei piccoli azionisti, mille riuniti: abbiamo perso tutto. E a Civitavecchia un pensionato si uccide
AREZZO Prima che l’assemblea dei risparmiatori di Banca Etruria inizi, la dipendente della Borsa Merci è costretta ad affiggere all’entrata un cartello: «Capienza massima raggiunta». Si sono presentati in 1.000 nell’auditorium della Camera di Commercio, da tutta la provincia e da Firenze, Livorno, Pistoia, Viareggio, Lucca e Grosseto. Tra loro c’è chi, nel volgere di una notte, ha perso 10.000 euro, chi 50.000 e chi si è «giocato» 250.000 eu- Quasi tutti pensionati, commercianti, artigiani, impiegati. In sala si urla, qualcuno bestemmia, alcune donne piangono e si disperano perché non hanno più nulla. Le loro storie sono tutte uguali, e secondo Federconsumatori (che ha organizzato la riunione) «la “rapina” messa in atto da Banca Etruria» riguarda più di 36.000 toscani: «In soli cinque giorni ci hanno chiesto aiuto 850 persone, la maggioranza ultra ottantenni» racconta Chiara Rubbioni, Cgil. E riguarda anche gli stessi lavoratori di Banca Etruria: secondo il sindacato dei bancari Fabi, su 1.700 dipendenti sono 1.200 quelli che avrebbero investito i loro risparmi in azioni e obligazioni. Mentre sul maxi schermo della Borsa Merci passano le slide che riassumono in pochi punti i documenti da portare al sindacato, Domenico Salvatore, di Foiano, irrompe in sala paonazzo per la rabbia: mia madre, che ha 89 anni, il direttore della banca le ha fatto vendere i Btp per comprare questa merda. Sapeva che quei 70.000 euro sarebbero serviti per curare mio fratello disabile al 100%. In tutti questi anni quella donna non ha mangiato neanche un gelato per mettere da parte quei denari. Quando ha saputo che aveva perso tutto ha avuto un collasso, è arrivato il 118. Ma uno che deve fare? Mettere una bomba?». La signora ha avuto un malore, Civitavecchia invece un pensionato non ha retto al colpo e lo scorso 28 novembre (solo ieri la morte è stata collegata al caso Banca Etruria) si è suicidato: aveva perso centomila euro. Alcuni correntisti si scagliano contro il governo Renzi, contro la ministra Boschi e il suo babbo, vicepresidente di Banca Etruria prima del commissariamento: «Da quando è scoppiato il caso Boschi ad Arezzo non si è più fatta vedere — ripetono — Il Pd qui non prenderà più un voto». A Roma il Pd si muove per restituire almeno una parte dei soldi ai risparmiatori, da Firenze il governatore Enrico Rossi spiega che «la Regione non pu ò mettere soldi» ma anche «che c’è bisogno di trovare il modo di intervenire (per salvaguardare i piccoli risparmiatori, ndr) anche tirando qualche cazzotto sui tavoli in Europa». Intanto si pensa ai prossimi passi: Pietro Ferrari, presidente di Federconsumatori Arezzo, anticipa che saranno presentate tre denunce, alla Procure di Arezzo, Milano e Roma contro il Cda, i sindaci revisori e la società che ha certificato i bilanci di Banca Etruria, poi contro Consob e Banca d’Italia «Chiederemo un incontro con i parlamentari toscani per capire se si possa ottenere il risarcimento totale delle perdite e vogliamo una Commissione d’inchiesta che accerti se chi aveva il compito di vigilare lo ha fatto». Prima che l’assemblea termini, tanti chiedono di poter raccontare la propria storia: «Siamo risparmiatori e non investitori», ripetono tutti. Massimo e Piero, una coppia di Arezzo, hanno perso quel che avevano: «Mio padre — dice il primo — ci aveva lasciato 250.000 euro, i risparmi di una vita. Ci dicevano che andava tutto bene, poi, una mattina, quella maledetta telefonata: il nostro conto si era prosciugato». Susanna, 79 anni e una licenza di terza elementare, era andata in banca per un prelievo e ne è uscita con obbligazioni per 35.000 euro: «L’impiegato mi diceva di non aver paura. Io sono ignorante e mi sono fidata». «Non c’è ri- non c’è rischio», ripeteva il direttore della filiale secondo il racconto di Anna, 67 anni e gravi problemi di salute, ma poi lei ha perso 15 mila euro, denaro che le serviva per sostenere una delicata operazione: «Quel… mi ha chiamata a casa: “Guarda Anna c’è una cosa molto buona e tranquilla che voglio farti sottoscrivere”. Il resto lo sapete». Alle 17 di oggi, sempre ad Arezzo, è prevista un’altra assemblea. Titolo: Banca Etruria ultimo atto. Non facciamoci derubare. Antonio Passanese © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL RESTO DEL CARLINO giovedì 10 dicembre 2015
A BALLARO’ Rabbia in tv «Cancellati per decreto»
«CANCELLATI per decreto». In diretta su Rai Tre a «Ballar ò» martedì sera, sono approdati azionisti e obbligazionisti da Jesi e dalle Marche. C’era anche il presidente degli azionisti privati Bruno Stronati, accanto ad alcuni risparmiatori che hanno perso tutto oltre all’avvocato Corrado Canafoglia che porta avanti le azioni legali. Faccia a faccia con il sottosegretario al Ministero dell’Economia Enrico Zanetti che ha evidenziato come per effetto della partecipazione al rischio i primi a rispondere sono azionisti ed obbligazionisti. Acceso il botta e risposta con il combattivo giornalista Marco Travaglio (foto). Gli azionisti, margine, hanno chiesto un incontro con il sottosegretario a Roma. intanto anche per placare il clima ancora infuocato dentro e fuori le filiali, Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, sindacato di maggioranza dei bancari fornisce le cifre: «Ben 2.210 su 2.800 cioè quasi l’ per cento dei dipendenti Banca Marche avevano investito i loro risparmi in azioni o obbligazioni delle banche stesse. Questo – aggiunge – la dice lunga rispetto alle accuse, assolutamente infondate, che da alcuni ambienti sono state indirizzate ai lavoratori dei quattro istituti. Nel Gruppo Banca Marche e Carife inoltre azioni ed obbligazioni subordinate sono in diversi casi possedute anche dalle famiglie dei lavoratori». mobilitazione tuttavia prosegue: il gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle Marche ha organizzato un incontro per domani (ore 17,3 all’auditorium Federico II per «fare chiarezza sulla vicenda Banca Marche e sulle iniziative che porteremo in Regione». Anche qui saranno presenti le associazioni degli azionisti, obbligazionisti e dipendenti e sindacati. Interverranno anche i parlamentari pentastellati.
GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO giovedì 10 dicembre 2015
Salvataggio banche Bankitalia contro Ue
Sulla procedura adottata dall’Italia per salvare le quattro banche sull’orlo del fallimento è stato ieri duello a distanza tra Banca d’Italia e Commissione europea. Dopo l’ondata di polemiche suscitate dal provvedimento adottato per salvare Banca Marche, Etruria, Carife e Carichieti, Via Nazionale è intervenuta per spiegare che il progetto di far scendere in campo il Fondo Interbancario di Tutela dei depositi, che avrebbe evitato il sacrificio di molti risparmiatori, fu stoppato dalla Commissione Ue contro il suo volere. Ma da Bruxelles un documento della Commissione ha invece rivelato che all’Italia a metà novembre furono prospettate tre possibili soluzioni, due delle quali sarebbero comunque andate a colpire le tasche di chi possedeva obbligazioni subordinate, alla fine, secondo un portavoce della stessa Commissione, furono comunque le autorità italiane a optare per l’uso del Fondo di risoluzione. L’intervento del Fondo Interbancario, ha messo in chiaro il capo della Vigilanza Carmelo Barbagallo davanti a una gremita commissione Finanze della Camera, “non è stato possibile per la preclusione manifestata da uffici della Commissione Europea, da noi non condivisa”. Non condivisa perchè la Banca d’Italia era convinta che “l’intervento del Fondo, insieme alle risorse di altre banche, avrebbe consentito di porre i presupposti per il superamento delle crisi senza alcun sacrificio per i creditori delle quattro banche”. Tuttavia, ha tenuto a precisare Barbagallo, “ci ò non è stato possibile” dunque si è fatta “la scelta meno cruenta” anche perchè se si fosse arrivati al primo gennaio 2016 sarebbe scattato il bail- e la situazione sarebbe stata “devastante”. Ma a poche ore dall’intervento del capo della Vigilanza di Bankitalia, un documento di Bruxelles riporta nero su bianco che per la Ue c’erano tre possibili strade per salvare le 4 banche italiane: una con fondi privati, una usando il fondo di tutela dei depositi, che comunque avrebbe fatto scattare la risoluzione e le perdite per gli obbligazionisti subordinati, la terza (poi percorsa) usando il fondo salva- gli uffici comunitari tengono a sottolineare che delle tre possibili strade prospettate la Commissione “non ne favorisce nessuna, fintanto che le regole Ue sono rispetta

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