Sempre più spesso abbiamo la sensazione che il settore si sia trasformato in un labirinto formato da specchi che deformano la realtà, mentre la prospettiva di certi banchieri sembra continuamente più distante dal poter dare risposte ai reali problemi che caratterizzano la quotidianità del lavoro del bancario. Vogliamo un nuovo modello di banca al servizio dell'occupazione e del Paese e maggiore democrazia economica
Mattia Pari
Coordinatore F.A.B.I. Giovani
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IL LABIRINTO

Sempre più spesso abbiamo la sensazione che il settore si sia trasformato in un labirinto formato da specchi che deformano la realtà, mentre la prospettiva di certi banchieri sembra continuamente più distante dal poter dare risposte ai reali problemi che caratterizzano la quotidianità del lavoro del bancario. Vogliamo un nuovo modello di banca al servizio dell’occupazione e del Paese e maggiore democrazia economica
Mattia Pari
Coordinatore F.A.B.I. Giovani
IL LABIRINTO
Non so bene come siamo finiti in questo labirinto, ma è un posto strano ed inquietante pieno di specchi deformanti che riflettono la realtà, modificandola e distorcendola in un paradosso. Qualcuno ci suggerisce di divertirci come se, tutto sommato, fossimo in un Luna Park. Mi guardo attorno e provo a sorridere, ma la mia immagine riflessa nello specchio diventa subito una smorfia di dolore. Qui dentro è troppo difficile riconoscere la realtà. L'esercizio del dubbio sembra essere l'unica strada percorribile di fronte alla moltiplicazione delle prospettive possibili. Osservare più realtà con un solo sguardo è complicato e, a volte, si ha una strana sensazione di stordimento, specialmente quando queste visioni sembrano in contraddizione tra di loro. Ad esempio, come pu ò coesistere la valorizzazione della clientela con la standardizzazione dei prodotti e dei comportamenti che devono attuare i bancari durante il loro lavoro? - mi chiedo, osservando gli specchi contrapposti -.

Perché alcuni top manager del settore verrebbero indagati o rinviati a giudizio e confermati nelle loro funzioni per un principio garantista, mentre molti bancari sarebbero sospesi cautelativamente, per opinabili motivi, o sanzionati, attraverso procedure di contestazione a volte sommarie?

Quasi svengo. Osservare tutte queste situazioni è complicato, una realtà e migliaia di specchi che la riflettono in maniera diversa. La proiezione delle immagini sulle superfici lisce ci raccontano dell’avanzata della digitalizzazione del settore, una modernità che dovrebbe – a detta di qualche “nobile” seduto comodamente su poltrone lussuose – ridurre i posti di lavoro oppure potrebbe, come stiamo sostenendo noi da tempo, trasformarsi in un’opportunità per riqualificare e specializzare il lavoro del bancario con nuovi servizi di consulenza alla clientela. Abbiamo messo tutto molto chiaro e per iscritto nella proposta di un “nuovo modello di banca al servizio dell’occupazione e del Paese”, perché la nostra è un’idea di modernità trasparente. Nessuna contrapposizione ideologica tra uomo e tecnologia; nessun inutile salto indietro nel tempo, in pieno luddismo. Il sindacato propone novità, convinto che sia l’unico modo per scappare da questo labirinto e salvarci. In fondo, deve pur esserci una via di uscita da questo strano incubo.

Mi volto e vedo un’altra inquietante immagine riflessa e distorta mille volte sugli specchi: Come si conciliano le necessità commerciali con sistemi normativi e burocratici farraginosi, che scaricano continuamente responsabilità sugli operatori del settore?

Un’altra realtà moltiplicata ambiguamente fino a sentire le fitte allo stomaco. Come si pu ò pensare di riformare il sistema bancario, senza parlare di democrazia economica?

Come FABI, ad esempio, stiamo chiedendo una presenza dei rappresentanti dei lavoratori all’interno dei consigli degli istituti, come avviene in Germania, Francia, Austria, Svizzera e Olanda, e la costituzione di appositi comitati rappresentativi dei territori e dei soci azionisti, affinché i gruppi mantengano i necessari legami con il tessuto sociale. Questo labirinto degli specchi e delle domande sembra non finire mai: pare non esserci una via di fuga. Forse, dobbiamo abituarci a guardare oltre le prospettive distorte che si presentano. Dobbiamo immaginare una realtà sostenibile, che abbatta i luoghi comuni e sia in grado di coinvolgere, con proposte concrete, anche i più giovani. Gli scenari che abbiamo di fronte ci impongono il tentativo di essere parte di questo cambiamento e, per riuscirci, il primo passo è avere le idee chiare e continuare a trasmettere il nostro pensiero nel modo più trasparente possibile: occupazione, nuovo modello di banca, democrazia economica, equità distributiva e specializzazione professionale e consulenziale del bancario.

Proviamo dunque a sostituire gli specchi di questo strano labirinto con vetri che facciano vedere attraverso. In modo che la strada del nostro futuro sia chiara, senza finzioni e senza inganni.
Mattia Pari
Coordinatore F.A.B.I. Giovani
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